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![]() Po: Maestro shifu non morire… Maestro Shifu: Non sto morendo idiota!
dal film Kung Fu Panda (2008)
Fabio Volo Po (voce nella versione italiana)
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Un Volo senza ritorno. Irriverente, trasgressivo, poco discusso. Un attore per "caso" da rivedere e riapprezzare. Un mito per molti adolescenti che adorano la sua scrittura geniale, forte, intelligente. È capace di far sorridere e ridere, è un intervistatore istrionico, un conduttore spassosissimo di programmi televisivi, un attore cinematografico convincente e dotato. Come direbbero i giovani, Fabio Volo è un grande. Scoperto da Claudio Cecchetto, esattamente come Fiorello, è l'incarnazione più simpatica del politicamente-corretto: non è mai razzista, misogino, sboccato, ma intrattiene il pubblico con pensieri comici semplici e genuini. Incompatibile con la tv dei nostri giorni, è forse fra i più talentuosi volti della nuova commedia italiana.
Cantante, conduttore radiofonico/televisivo e scrittore
Seppur nato a Bergamo, si sente bresciano nel cuore e a tutti gli effetti. Brescia è stata la città nella quale ha trovato il suo rifugio e i suoi amici, fin da quando, dopo le scuole medie, comincia a guadagnarsi il pane con qualche lavoro saltuario: come panettiere nella forneria del padre, come barista e, il più importante, come cantante di musica dance: lavoro che lo porterà a incidere alcuni singoli fra il 1994 e il 1995 per l'etichetta Media Records. Uno di questi, "Volo", gli dà l'idea per il suo nome d'arte. Assunto a Radio Capital nel 1996, dopo esser stato scoperto da Claudio Cecchetto, viene scippato da Radio Deejay nel 2000 che gli affida "Il volo del mattino", ottimista morning show che ancora conduce. Dal 1998 passa al piccolo schermo come conduttore, accanto a Simona Ventura e Andrea Pellizzari, del programma "Le Iene" su Italia 1. Fra il 2001 e il 2002 è a MTV, al cui interno conduce "Ca'Volo" e "Il coyote". Negli stessi anni è anche su Italia 1 con "Smetto quando voglio" e "Lo spaccanoci", divertentissimo talk show in seconda serata. Nel 2006 ritorna su MTV con "Italo-Spagnolo", programma trasmesso da un attico di Barcellona e, visto l'enorme successo del programma, replica con "Italo-Francese" (2007), condotto da un appartamento di Parigi, e "Italo-Americano - Homeless Edition" (2008), all'interno del quale, con il suo amico Ivo, studierà (scherzosamente) i modi di vivere dell'America e la sua cultura.
Importantissima per Fabio Volo è la carriera di scrittore che gli offrirà la fuga dalla facile etichetta di attore e conduttore. La sua opera prima, "Esco a fare due passi", è un successo di oltre 300.000 copie, mentre "È una vita che ti aspetto" (2003) diventa il best-seller dell'anno, seguito da "Un posto nel mondo" (2006), "Il giorno in più" (2007) e "Il tempo che vorrei" (2009).
Non contento, si dà anche al teatro con "Il mare è tornato tranquillo", pièce scritta e diretta da Silvano Agosti e con le musiche del grande Ennio Morricone.
Il Volo cinematografico
Molteplici i rapporti con il cinema, anche se il mestiere d'attore non è certamente il suo lavoro principale. Debutta nel 2002, diretto da Alessandro D'Alatri, con Casomai (2002), storia d'amore e odio di una coppia di sposini. Lui è Tommaso, la sua partner, Stefania Rocca, è invece Stefania. È così convincente nel ruolo del marito che viene nominato al David di Donatello come miglior attore protagonista. D'Alatri è così soddisfatto che lo chiama anche per La febbre (2005) con Valeria Solarino, Arnoldo Foà, Julie Depardieu e Cochi Ponzoni impegnati nella storia di un geometra trentenne (Fabio Volo, per l'appunto) che è pervaso dalla sua voglia di essere utile al mondo, ma anche dall'amore che prova per la bellissima Linda. Volo è perfetto per il ruolo del protagonista, Mario Bettini, ed esce vincitore anche da questa sfida cinematografica. Nel 2010, dopo molti altri lavori, recita nella commedia Matrimoni e altri disastri, ma è importante sottolineare anche la sua carriera di doppiatore per film come Opopomoz (2003), dove presta la voce al diavoletto Farfaricchio, e la pellicola digitale della DreamWorks Kung Fu Panda (2008), dove è Po, il panda ninja.
Ritorna sul grande schermo con Niente paura di Piergiorgio Gay, film documentario in cui la nostra identità nazionale è raccontata da uomini e donne comuni,da tanti volti conosciuti (tra i quali Margherita Hack e Carlo Verdone), ma anche da Luciano Ligabue, voce narrante e autore della colonna sonora. Nel 2010 interpreta Lucio nella commedia amara sul precariato Figli delle stelle di Lucio Pellegrini che, assieme ai vari Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Paolo Sassanelli e Giorgio Tirabassi, costituiscono un gruppo di rapinatori molto improbabili. L'anno successivo è il protagonista del sentimentale Il giorno in più, tratto dal suo omonimo romanzo di successo, mentre poco dopo è il protagonista del film Studio illegale, tratto dal romanzo di Federico Baccomo "Duchesne". In seguito sarà un chirurgo rampante nella commedia di Massimo Gaudioso ambientata in Lucania Un paese quasi perfetto. Nel 2021 lo vedremo nei panni di un padre, insegnante di filosofia, in lotta contro i social network in Genitori vs Influencer di Michela Andreozzi.
La nostra non è una generazione di bamboccioni, ma solo di persone che non sanno ancora cosa vogliono fare da grandi". A parlare è Fabio Volo, scrittore, attore, conduttore televisivo. Showman poliedrico e disinvolto che al Torino Film Festival presenta Il giorno in più, commedia sentimentale diretta da Massimo Venier e tratta dal suo quarto romanzo. "Non sono d'accordo con chi associa me alla sindrome di Peter Pan. Non è questione di una mancanza di crescita ma di un crollo dei ruoli. Forse anche mio padre e mio nonno non erano convinti di fare i mariti e i padri, ma lo sono diventati perché in fondo quelli erano i loro ruoli".
Parla di una generazione complessa, Fabio Volo, una generazione non catalogabile e allergica a qualunque tipo di responsabilità. Una generazione di cui Giacomo Pasetti, il suo personaggio, è forse uno dei più rappresentativi esemplari. Manager milanese di quarant'anni, poco propenso al matrimonio e alla stabilità sentimentale, è dotato di un'ironia capace di conquistare immediatamente le donne. Un giorno, però, un casuale incontro in tram cambierà la sua vita, spingendolo oltreoceano alla ricerca dell'amore.
Isabella Ragonese, Michela, è la donna che fa innamorare l'impenitente Giacomo. Anche lei, come Volo, trova nel suo personaggio un richiamo ai giovani di oggi: "Mi sono ispirata alle ragazze che vedo in giro e frequento, tanto intraprendenti nel lavoro quanto timorose nella vita privata. Michela non è la classica ragazza-velina che spesso si vede nei film, ma una donna impegnata, con un background molto complesso''.
Il giorno in più uscirà in poco meno di 450 sale, distribuito da 01 distribution, a partire da venerdì 2 dicembre.
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Dopo liceali "seriali" e famiglie disfunzionali, Lucio Pellegrini torna sul grande schermo con una commedia corale che riflette sul precariato e sulla difficoltà degli italiani ad aderire ai politici che li rappresentano. Ispirato dallo sguardo empatico di Monicelli e influenzato dalla migliore commedia all’italiana, Pellegrini alza il tiro e realizza un film amaro addolcito da un cast in stato di grazia. Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Paolo Sassanelli, Giorgio Tirabassi, Fabio Volo e Claudia Pandolfi costituiscono un gruppo (anti)eroicomico deciso a cambiare lo stato delle cose e, per questo, a sequestrare un celebre quanto impopolare ministro della salute. Niente andrà come previsto e l’improbabile banda di precari muoverà lungo una serie di prove e di imprese che non li condurranno alla gloria ma a uno scacco e a un più modesto "piatto di pasta e ceci". A Roma per presentare il loro film, Pellegrini e il suo cast ci raccontano il malessere sociale e una generazione che ripiega sulla nostalgia e sulla canzone vintage.
Commedia & realtà
Lucio Pellegrini: Considero Figli delle stelle una commedia fortemente radicata nella realtà quotidiana. In Italia si producono molte commedie ma quasi mai aderenti al periodo storico che stiamo vivendo. Così ho pensato ai miei registi preferiti, da Monicelli a Pietrangeli, e ho creato una banda di magnifici perdenti che credono di poter fare qualcosa di buono e di reggere lo stress di un’impresa senza senso. Ma la loro naturale vocazione alla "sfiga" è evidente da subito e così finiscono per sequestrare uno dei pochi uomini politici che crede davvero nel suo lavoro e che cerca di farlo nel modo migliore. Sarà proprio la relazione con l’onorevole Stella di Giorgio Tirabassi ad alimentare e illuminare le loro coscienze.
Cast stellare
Lucio Pellegrini: Nel mettere insieme il cast e la mia banda improvvisata di rapitori ho pensato senza ombra di dubbio ai Soliti ignoti di Monicelli. Ho sempre ammirato lo sguardo empatico del maestro sui perdenti della terra, sguardo troppo poco praticato dal nostro cinema. Del magnifico risultato raggiunto devo ringraziare tutti i miei attori che, nonostante le diverse esperienze e provenienze, hanno saputo creare sul set una sintonia perfetta. L’armonia tra gli attori era fondamentale per la riuscita del film dal momento che Figli delle stelle si sforza di partire proprio dai personaggi, precari dell’esistenza che condividono un disagio comune da cui vorrebbero emanciparsi.
Il cuore della commedia
Lucio Pellegrini: Il cuore della mia commedia sta tutto nell’applauso finale che scroscia dopo la liberazione dell’onorevole Stella. Quell’applauso racconta molto bene l’ipocrisia diffusa in questo Paese. Volevo esprimere col sorriso che quello che abbiamo è quello che in fondo ci meritiamo, perché gli italiani sono come la comunità valdostana descritta nel film: prima partecipano al rapimento e prendono i soldi e poi applaudono la scarcerazione di un innocente. Prima partecipano a un’azione illegale e poi si scandalizzano per quella stessa azione.
Alan Sorrenti e i favolosi anni Ottanta
Lucio Pellegrini: Il titolo del mio film nasce in seconda battuta. Avevo deciso di chiudere un gruppo di rapitori improvvisati dentro una casa che non veniva aperta dagli anni Ottanta. A quel punto mi sono chiesto, cosa avrebbero trovato i miei protagonisti in quell’appartamento? Quali dischi? Quale musica? E così oltre a Finardi ho pensato a Sorrenti e alla sua canzone, probabilmente simbolo di quella generazione. Volevo che a unire in un corpo solo i personaggi non fosse soltanto il disagio sociale ma anche una canzone. Una canzone da condividere dentro una pausa ludica.
Il padano
Fabio Volo: Sono entusiasta di aver partecipato a un film che ha qualcosa di importante da dire. Il mio ruolo mi ha subito appassionato soprattutto perché mi offriva l’opportunità di indossare dopo trenta lunghi anni una giacca di jeans col pelo. Quando, dopo la lettura della sceneggiatura, Pellegrini mi confessò che avrei indossato quella giacca per tutto il film il mio cuore ha esultato perché negli anni Ottanta ne avevo una uguale a cui ero affezionato e che mia madre finì per buttare a mia insaputa. Ho chiesto alla fine delle riprese che mi venisse regalata e così è stato, adesso quella giacca è nella mia casa di Roma. Mi vergogno a indossarla a Milano ma a Roma è ancora di moda. Scherzi a parte trovo che Lucio abbia reso onore alla sceneggiatura con la sua regia, realizzando una commedia sul precariato non tanto professionale quanto esistenziale. Tutti i personaggi, compreso il mio, vivono in attesa di qualcosa e di qualcuno, e in quella sospensione si finisce spesso per fare qualsiasi cosa.
Il rivoluzionario
Giuseppe Battiston: Il mio personaggio è un disgraziato vero, un assistente di sociologia livoroso e rancoroso che cerca in ogni modo di ribaltare i piani dei suoi strampalati compagni. Bauer è però un puro di cuore, un rivoluzionario che come me comprò un eskimo tanti anni fa convinto che prima o poi gli sarebbe servito. Quello che indosso nel film è davvero mio ma mai avrei pensato che un giorno mi sarebbe stato utile per girare un film.
Il bravo ragazzo
Pierfrancesco Favino: Mi piaceva l’idea di partecipare a una commedia che affrontasse il disagio sociale con il sorriso e una buona dose di cinismo. Il mio personaggio ha superato i trentacinque anni ed è un istruttore ISEF precario, sogna di aprire un ristorante e di trovare una posizione nel mondo ma finisce con un gruppo di compagni sghembi come lui per rapire un onorevole. Pepe è soltanto un bravo ragazzo che spera con un rapimento di cambiare il mondo, un mondo in cui da troppo tempo si sente spaesato.
Che sia un cittadino del mondo, eclettico e poliedrico artista internazionale, è fuori dubbio. Fabio Volo, all'anagrafe Bonetti, classe 1972, destreggiandosi con abilità tra la radio e il cinema e sfornando libri di grandissimo successo, non dimentica la televisione che continua a corteggiarlo e a proporgli la conduzione di programmi destinati a quel pubblico che da anni lo segue con smisurato affetto. Sono i lettori dei suoi libri, quelli che iniziano la giornata con caffè e "Volo del mattino", che si ritrovano a filosofeggiare sulle idee di Osho, che imparano a conoscere e ad amare Silvano Agosti, che si perdono nei versi di Salinas, Hikmet e Neruda, pieni d'amore ma incapaci d'amare una persona sola. E non perché egoisti, bensì esattamente il contrario: sono in grado di cogliere di ogni individuo le qualità migliori e di innamorarsi quotidianamente delle situazioni. Si contano a centinaia di migliaia e fanno parte di quella grande fetta di over trenta che, rinnegando di fatto la sindrome di Peter Pan, mettono il naso fuori di casa per respirare il mondo, alla ricerca di storie ed emozioni, pieni di sogni e progetti da realizzare. Fabio Volo è uno di loro ed è loro che va a cercare in un viaggio on the road ripreso dalle telecamere di Mtv Italia (in onda da martedì 17 giugno alle 23) e che, partendo dalla roccaforte di Chicago del vincitore delle elezioni primarie, il democratico Barack Obama (di cui Volo è ufficialmente un sostenitore) e passando per New York, Washington, New Orleans, Las Vegas e San Francisco, arriva fino a Los Angeles. A differenza delle precedenti edizioni, quelle europee di Italo francese ed Italo spagnolo che lo vedevano in pianta stabile in un loft parigino prima e nell'attico della Rambla a Barcellona poi, questa volta Volo - reduce peraltro da un'importante esperienza di doppiaggio che lo ha visto prestare la voce al protagonista del film d'animazione Kung Fu Panda e a breve sul set dell'apprezzata regista napoletana Nina di Majo - torna sul piccolo schermo con Italo americano homeless edition.
Un viaggio in Africa su commissione ha ispirato l'ultimo film di Cristina Comencini. Girato interamente a Roma, dove le vie "bianche" infilano quelle dei quartieri neri, come il marito bianco di Fabio Volo insinua il cuore della sposa nera di Aissa Maiga. Eur, Piazza Vittorio e Stazione Termini fanno da sfondo a una commedia che sorridendo prova a riflettere sull'integrazione, il razzismo e i suoi clichè. Deviando dal corso del suo (ultimo) cinema, la Comencini sceglie di affidarsi alla commedia e a personaggi e a parole più leggere. Dopo La bestia nel cuore e Il più bel giorno della mia vita interpreta gli stereotipi "bianchi e neri" attraverso una storia d'amore "a due colori". Racconta la condizione comica e tragica insieme di un amore che si realizza (quello tra Volo e Maïga) e di un amore che non si sente più (Volo/Angiolini e Maïga/Ebouaney).
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