È davvero desolante pensare che “Milion dollar baby”, il nuovo film di Clint Eastwood, abbia vinto quattro statuette, (come miglior film, regista, attrice protagonista e attore non protagonista). Non perché gli altri candidati agli oscar meritassero di più, ma proprio per il fattore contrario, perché questo film, insieme agli altri, marchia un’ annata cinematografica da buttare al vento. Infatti siamo lontani da quel Eastwood regista prima maniera che non ne voleva sapere di piegarsi alle esigenze delle case di produzione cinematografiche. Evidentemente le ultime statuette vinte con Mistic River gli sono servite per concedersi a un genere più commerciale. La passione per i grandi temi resta, per carità, e resta anche il suo modo di narrare i fatti particolarmente ironico, tuttavia manca qualcosa. Infatti film come “cacciatore bianco cuore nero”, non destinati a riscuotere successo per inadeguatezza ai gusti della grande massa, sono stati certamente opere ben riuscite di Eastwood. Esse, (ma c’ è poco da stupirsi), non sono state prese in considerazione nemmeno per gli Oscar, ed è li che probabilmente Clint Eastwood si è convinto a strizzare un occhio al pubblico. C’ è da dire comunque che se è vero che questa annata cinematografica è da dimenticare, è altrettanto vero che “Milion dollar baby” è meglio di “Aviator” e dunque l’ Oscar come miglior film è meritato. Forse meno meritato quello come miglior regista, è vero che spesso i due premi vanno a braccetto, ma non dovrebbe essere così. Mi spiego. “Milion dollar baby” è un film che, come di consueto per Clint, tratta più temi importanti, fra tutti quello dell’ eutanasia, mai come oggi così attuale. E’ proprio questo più che altro a fargli meritare l’ Oscar. Clint fonde nel film un crogiolo di problemi scottanti con cui l’ umanità si deve confrontare, tuttavia non riesce a conferire alla narrazione quella scorrevolezza, ma soprattutto quel pathos, quella profondità, che un tal film meriterebbe. Sarà perché stavolta di fronte alla grandezza di questi temi non funziona l’ ironia in stile inglese o americano, (fate voi), che il regista imprime al film. Ascoltare dialoghi di dieci minuti sui calzini puzzolenti o sul burro di arachidi non è certo il massimo, come non è il massimo descrivere in chiave comica il rapporto conflittuale e di indifferenza tra la protagonista e la sua famiglia. Nello stesso modo viene descritto il legame che si instaura tra la protagonista, ( una ragazza che voleva sfondare nel mondo della boxe) e il suo mister (proprio Clint Eastwood). Anche questo gioca un brutto scherzo al film, visto che il profondo rapporto che lega i due è tangibile solo alla fine della narrazione. Fatto sta che il film, probabilmente, risulta più godibile nella seconda parte, mentre alla fine del primo tempo viene da chiedersi, : “e che film stiamo mai guardando? E questo ha vinto i quattro premi Oscar?”. Forse parte della colpa è attribuibile ad un cattivo doppiaggio, ma la sensazione che permane alla fine della proiezione è che trattato in maniera differente, sarebbe uscito un capolavoro. Così non è, ed ecco spiegata la nostra astrusità nei confronti della statuetta come miglior regista, che forse poteva andare al perenne sfortunato Martin Scorsese. Forse Eastwood con la vecchiaia ha perso parte della sua verve, anche se rimane un gran personaggio. Una nota poi sul premio Oscar come miglior attrice, Ilary Swanck.
Sicuramente anche per lei all’ inizio sembrerebbe inspiegabile la clamorosa vittoria, ma si rifà ampiamente sul finale quando interpreta la parte della disabile dopo l’ incidente. Riguardo il successo di Morgan Freeman, diciamo che è interessante la sua parte, (un ex pugile adulto che aveva perso un’ occhio in combattimento). Questa parte rende l’ analogia con il personaggio principale, (la pugile), ma anche qui l’eccessiva ironia superficiale operata da Eastwood non scava fino in fondo nel personaggio, quindi ne va a perdere l’ interpretazione di Freeman che non risulta eccezionale.
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mic
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martedì 8 luglio 2008
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uno dei migliori film a colori
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Peccato invece che questo sia uno dei migliori film a colori
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morgan freeman
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domenica 5 ottobre 2008
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e' un capolavoro, un'opera d'arte.....
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Un film meraviglioso che racconta in maniera unica il dramma dell'emarginazione sociale. Da Danger, il matto illuso che non ha nessuno ed è convinto di diventare un campione, ad Eddie, che lo asseconda, essendo ancora più solo e dimenticato, mentre trascorre il resto dei suoi giorni in quella sudicia palestra. La stessa dolcissima Maggie vive un'esistenza tragica, dimenticata dalla famiglia per inseguire il suo sogno vive d'avanzi raccolti mentre sparecchia i tavoli e passa il suo 31esimo compleanno allenandosi da sola; mentre FranKie, che da anni vede ritornare indietro le lettere spedite ininterrottamente per 23 anni alla sua unica figlia.Ne nasce una storia struggente che intreccia il tema fede e dell'eutanasia, con la poesia della box, il sogno del riscatto, della rivincita, con il rapporto padre figlia(Frankie in Maggie ritrova sua figlia, Maggie in Frankie ritrova suo padre).
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Un film meraviglioso che racconta in maniera unica il dramma dell'emarginazione sociale. Da Danger, il matto illuso che non ha nessuno ed è convinto di diventare un campione, ad Eddie, che lo asseconda, essendo ancora più solo e dimenticato, mentre trascorre il resto dei suoi giorni in quella sudicia palestra. La stessa dolcissima Maggie vive un'esistenza tragica, dimenticata dalla famiglia per inseguire il suo sogno vive d'avanzi raccolti mentre sparecchia i tavoli e passa il suo 31esimo compleanno allenandosi da sola; mentre FranKie, che da anni vede ritornare indietro le lettere spedite ininterrottamente per 23 anni alla sua unica figlia.Ne nasce una storia struggente che intreccia il tema fede e dell'eutanasia, con la poesia della box, il sogno del riscatto, della rivincita, con il rapporto padre figlia(Frankie in Maggie ritrova sua figlia, Maggie in Frankie ritrova suo padre).Un capolavoro che non può non commuovere...La poesia e tragedia della vita...Grazie Clint.
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