Quando il cinema rifugge ogni moda: un film animato sul tempo perduto e sull'importanza di una folle fantasia. Animazione, Francia, Lussemburgo2024. Durata 75 Minuti.
Un'opera animata che esplora con delicatezza i temi dell'infanzia e della crescita. Espandi ▽
Francia, fine anni '40. L'undicenne François vive in un villaggio sulle rive della Marna con la madre Geneviève e il padre adottivo Pierre. Un giorno scopre che Pierre ha cominciato a costruire in giardino la replica della Spray, la leggendaria barca a vela sulla quale nel 1895 il marinaio Joshua Slocum completò per primo il giro del mondo in solitaria. Per François è la scoperta di un mondo e dell'inizio di un nuovo rapporto con il padre.
Classe 1939, il regista d'animazione francese Jean-François Laguionie realizza un lavoro autobiografico in cui il racconto di formazione lascia il posto al resoconto di una fantasia lontana. Laguionie riesce a trasporre le emozioni del suo personaggio in modo dolce e anti-narrativo, trasformando il realismo in fantasia onirica e seguendo senza soluzione di continuità il passaggio all'adolescenza di François.
In Una barca in giardino si coglie, dunque, la saggezza di un maestro dell'animazione capace di trasmettere l'amarezza del tempo perduto e insieme la leggerezza di un cinema che rifugge ogni moda: non solo quella dell'infantilizzazione del genere animato, ma anche quella del racconto di formazione come unico modo per raccontare l'adolescenza. Recensione ❯
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Un bambino viene adottato ma qualche anno dopo la madre naturale chiede di lui. I genitori adottivi decidono di andarla a cercare. Espandi ▽
È il 2008 quando Francesca e Simone, una coppia di italiani, ottengono dopo un iter di due anni l’adozione di Vakhim, un bambino di quattro anni proveniente da un villaggio cambogiano. Lo vanno a prelevare da un orfanotrofio, documentando tutto con la loro piccola videocamera digitale. Non la spegneranno più, nei mesi e negli anni a venire, per tracciare puntualmente l’ingresso di Vakhim in un Paese nuovo, con una lingua e una cultura differenti.
“Per la legge siamo una famiglia ma in realtà siamo degli estranei che improvvisano un copione sconosciuto”, dice nei primi momenti del film la voce di Francesca Pirani, che accompagna le immagini per tutto il suo corso.
Una lunga osservazione, nell’arco di quindici anni, della conoscenza reciproca tra un bambino che parla solo khmer e due genitori attenti, affettuosi e decisi a rispettare e abbracciare le sue radici. La sfida tecnica del film è armonizzare due piani: quello di osservazione, fatto di home movies, e quello della ricostruzione finzionale con attori in Cambogia, nel tentativo di cogliere ciò che è misterioso. Recensione ❯
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Prima di affrontare la sfida più dura della sua vita Nino trascorre il weekend girovagando per la sua Parigi e affrontando alcune questioni irrisolte che lo riconnetteranno con il mondo e con se stesso. Espandi ▽
A Parigi, Nino si reca in ospedale per un controllo di routine ma scopre all’improvviso di avere un tumore alla gola. Servirà iniziare una terapia invasiva entro tre giorni, un periodo durante il quale il ragazzo dovrà anche prendere decisioni sul suo futuro, per preservare la possibilità di avere figli e per ragionare su quale sia davvero il rapporto con le persone che lo circondano, dalla madre al migliore amico. Avendo perso le chiavi e non riuscendo a rientrare a casa, Nino si avventura per la città alla scoperta di sé. Il bell’esordio nel lungometraggio della regista francese Pauline Loquès non è un “film sulla malattia”, nonostante ne abbia tutte le premesse. Ha più a che fare con lo sgomento che precede la realizzazione, e nel comprimere la finestra temporale a pochi giorni e nell’immaginare un protagonista schivo e reticente, Loquès firma uno studio di momenti fugaci, in perenne controtempo. Ricco di sfumature e di sottili trovate narrative, Nino è una piccola opera che contiene moltitudini. Recensione ❯
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In perfetto equilibrio tra fiaba e realtà, un esordio che dimostra che il particolare può avere una risonanza universale. Drammatico, Iraq, USA, Qatar2025. Durata 102 Minuti.
Nell'Iraq di Saddam, la piccola Lamia deve trovare gli ingredienti per la torta del presidente, pena il carcere o la morte. Un'impresa di sopravvivenza. Espandi ▽
Primavera 1990. Sull’Iraq pesano le sanzioni dell’ONU. Eppure, nonostante la carestia, come ogni anno, in tutte le scuole del Paese è obbligatorio festeggiare il compleanno del presidente Saddam Hussein. L’ingrato compito tocca in sorte a Lamia, una bambina di nove anni che vive con la nonna in una casa galleggiante di fango e giunchi. Le due donne partono, dunque, all’alba alla volta della città per procacciarsi gli ingredienti necessari per la torta del presidente, in compagnia di Hindi, un gallo che Lamia porta sempre con sé nel marsupio e che considera il suo migliore amico. Hasan Hadi, procedendo a partire da un personale ricordo d’infanzia, instaura una premessa che sa immediatamente di paradosso e dunque contiene in sé tanto il motore di una possibile commedia quanto la natura dell’impresa impossibile tipica della fiaba, ma di fatto fotografa una drammatica realtà. La torta del presidente è anche la dimostrazione che il particolare, quando sincero e sentito, ha risonanza universale. Recensione ❯
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Nel 2001, Kamal Aljafari e l'amico Hasan viaggiano a Gaza per cercare un ex compagno di cella, esplorando luoghi, volti e ferite della città. Espandi ▽
In una serie di registrazioni risalenti al 2001 e ritrovate solamente di recente, Kamal Aljafari riporta alla luce un viaggio dell’epoca fatto a Gaza, in compagnia dell’amico Hasan. Il regista palestinese si era recato sul posto in cerca di un uomo con cui aveva brevemente condiviso una cella in prigione, più di dieci anni prima. Senza avere molte informazioni su di lui, i due si inoltrano per le strade di Gaza, parlano con gli abitanti, assistono alla distruzione già perpetrata dall’esercito israeliano, e si avventurano in auto nei territori fuori dalla città. In questi anni di conflitto atroce a Gaza, il cinema multidimensionale e autoriflessivo di Kamal Aljafari si propone come complemento ideale alle testimonianze documentarie più dirette e lineari che hanno a che fare con l’attualità nelle terre palestinesi. Dopo A Fidai Film del 2024, Aljafari torna con un’opera più essenziale e anche più personale, ancora una volta basata sullo scarto temporale tra periodi diversi e sulla riflessione ontologica di quale sia il significato di un’immagine preesistente una volta che ne cambiamo il contesto. Recensione ❯
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Una sofisticata opera di contrasti. Una fiaba nera che affonda negli abissi del mistero, delle inquietudini, del misticismo. Drammatico, Francia2025. Durata 98 Minuti.
Nel 1899, una giovane insegnante arriva in un remoto villaggio alpino e porta modernità, ma si scontra con credenze oscure e misteri nascosti. Espandi ▽
È una notte tempestosa dell’inverno 1899 quando Aimée, una giovane ed emancipata insegnante, arriva in un villaggio innevato sperduto tra le Alpi italo-francesi. Aimée inizia a diffondere una certa modernità di pensiero laddove ancora resistono oscure credenze. Ma nulla è come sembra.
L’esordio nel “lungo” di finzione di Louise Hémon è una sofisticata opera di contrasti, polarizzata tra il nero assoluto e il bianco abbacinante, tra i silenzi e i suoni/musiche assordanti, tra la civiltà e la forza irresistibile della wilderness, tra il buio delle antiche credenze e la luce della ragione.
Intersezione fra generi e filoni consolidati - horror, thriller, feminist movie, sensual drama - senza dimenticare il documentario antropologico e sul folklore di cui è già composta parte della filmografia di Hémon, L’engloutie è soprattutto una fiaba nera che affonda negli abissi del mistero, delle inquietudini, del misticismo. Recensione ❯
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Un giovane ragazzo si innamora di una prostituta. Quando però suo padre esce dal carcere dovrà scegliere tra l'amore e il genitore. Espandi ▽
Attilio è un diciassettenne che vive nel quartiere Traiano di Napoli. Con il padre appena uscito dal carcere, per guadagnare qualcosa accetta di fare da guardiano ad Anastasia, una giovane prostituta che viene dall'Est Europa. Progressivamente tra i due nasce un sentimento che spingerà il ragazzo a fare delle scelte.
Edgardo Pistone, nel passaggio dal cortometraggio al lungo, conferma le qualità già manifestate. Non nascondendo i propri riferimenti cinematografici (Escalante e il Cuaron delle origini) apre questa ricerca di una possibile speranza con i tuffi di Attilio e dei suoi coetanei. Il gettarsi nel vuoto della vita che li circonda è la forma di rito iniziatico collettivo che hanno trovato.
Il cinema, ancora una volta, si colloca dalla parte degli ultimi senza proclami ma con profonda empatia. Recensione ❯
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Dietro il divertissement, un'opera che lascia emergere il lato più politico e libertario di Miyazaki. Animazione, Giappone1992. Durata 94 Minuti. Consigli per la visione: Film per tutti
Marco è un aviatore che, assunte le sembianze di un maiale a seguito di un incidente aereo, vive le sue giornate sulla costa Adriatica tra combattimenti aerei e l'amore di due donne. Espandi ▽
Italia, periodo tra le due guerre mondiali. Un misterioso pilota di aerei dalle sembianze di maiale, detto Porco Rosso, è il terrore dei pirati del Mare Adriatico, almeno finché questi non si affidano all'americano Curtis, avventuriero spavaldo che sfida Porco Rosso a duello. Quello che a prima vista potrebbe apparire come uno dei lavori più scanzonati del maestro dell'anime giapponese è al contrario la perfetta cartina di tornasole per cogliere alcuni temi portanti della poetica di Miyazaki. Sotto le vesti del divertissement, infatti, ecco spuntare il lato più politico e libertario del regista nipponico, incarnato nell'anarchico escapismo di Porco Rosso, eroe senza tetto né legge, solitario come un ronin errante, che rifiuta ogni forma di omologazione. Pur scegliendo un approccio visivamente quasi dimesso, quella che Miyazaki ci regala è una pagina tutt'altro che minore del grande libro delle sue visioni, in grado di stupire al pari di quanto sanno insegnare. Recensione ❯
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Remis, un luogo misterioso e nascosto tra le montagne che al tempo stesso isolano e proteggono i suoi abitanti. Espandi ▽
Il nuovo insegnante di educazione fisica, Sergio Rossetti, arriva a Remis, un paesino nascosto in una valle isolata tra le montagne. Grazie all’incontro con Michela, il professore scopre che, dietro questa apparente serenità, si cela un inquietante rituale: una notte a settimana, gli abitanti si radunano per abbracciare Matteo Corbin, un adolescente capace di assorbire il dolore degli altri. Paolo Strippoli si ritrova perfettamente a suo agio nel cinema di genere e costruisce un intenso racconto di crescita personale portandolo fino alle sue estreme conseguenze. Ma non sono i tempi di un film che, dal thriller, si trasforma in horror, pur essendo in definitiva un dramma, a interessare il regista quanto piuttosto tutta la caratterizzazione del personaggio del giovane ‘benefattore’ Matteo Corbin Questa continua tensione tra naturale e soprannaturale, tra sacro e profano, tra padri putativi e religiosi, porta il livello del racconto a toccare questi temi con una problematicità che non si riscontra facilmente in un ‘classico’ film italiano. Recensione ❯
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Love story all'insegna della fantasia e della sperimentazione. Villoresi mette in mostra un talento determinato. Fantasy, Italia2025. Durata 74 Minuti.
Un fantasy diretto da Virgilio Villoresi. Espandi ▽
Il giovane pianista Orfeo suona ogni sera in un locale, il Polypus, dove gli capita di incrociare lo sguardo di Eura Storm nel pubblico, e di venirne rapito. L'infatuazione sembra reciproca, ma la ragazza scompare, lasciando Orfeo nella disperazione. La rivedrà soltanto di sfuggita, mentre varca la soglia di un edificio non lontano da casa sua. Nel tentativo di inseguirla, scopre che la porta conduce a un mondo misterioso, presidiato dall'Uomo verde e popolato di creature immaginifiche come la Giacca, che è il diavolo custode dell'aldilà. Tra loro Orfeo si lancia, determinato a ricongiungersi alla sua Eura.
Tra il surreale e il fantasy, tra l'animazione e il reale, il primo lungometraggio di Virgilio Villoresi è una summa sorprendente e originale delle sue sensibilità artistiche, colte all'incrocio tra la rivisitazione del mito di Orfeo ed Euridice e l'eredità di Dino Buzzati, del cui "Poema a fumetti" il film è una trasposizione.
Love story all'insegna della fantasia e della sperimentazione, il film assale lo sguardo e la mente in egual misura, e rappresenta soprattutto un personalissimo tour de force per Villoresi, che mette in mostra un talento vasto e determinato. Recensione ❯
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Appassionato horror d'animazione che non indietreggia mai di fronte alle regole e alle virtù del genere. Animazione, USA2012. Consigli per la visione: Film per tutti
Il piccolo Norman affronterà mostri, streghe e fantasmi per salvare la propria città. Espandi ▽
Quando una piccola città viene presa d'assalto dagli zombie l'incompreso Norman, che ha la capacità di parlare con i morti, è costretto a entrare in azione per proteggere la sua città. Il ragazzino se la dovrà vedere solo coi morti viventi, con i fantasmi, le streghe e mostri di vario genere che scorazzano nella cittadina per colpa di un'antica maledizione. Recensione ❯
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un'opera-monstre per proporzioni e ambizioni, che ha richiesto dieci anni di lavorazione prima di essere portata a termine. Drammatico, Gran Bretagna2024. Durata 215 Minuti.
Una famiglia fugge dall'Europa per costruirsi una nuova vita in America. I loro sogni vengono però ostacolati. Espandi ▽
Quando il visionario architetto László Toth e sua moglie Erzsébet fuggono dall'Europa del dopoguerra nel 1947 per ricostruire la loro famiglia e assistere alla nascita dell'America moderna, le loro vite vengono cambiate per sempre da un misterioso e ricco cliente. Recensione ❯
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Un documentario che non fa sconti ma ci invita a porci delle domande su una realtà che non vogliamo vedere. Documentario, Italia2024. Durata 86 Minuti.
L'umanità che vive attorno alla stazione Termini di Roma vista insieme ad uno dei suoi componenti. Espandi ▽
Damiano (35 anni), fuggito dall’ospedale psichiatrico di Breslavia, in Polonia, è arrivato a Roma alla ricerca di una nuova vita e, senza un soldo in tasca, si è immerso nel brulicante mondo che bazzica intorno alla stazione Termini. Rifiutandosi di vivere come un senzatetto, ha trovato rifugio in una torre sulle antiche mura romane e ha cominciato a frequentare la determinata Sofia. Un documentario senza filtri che ci immerge in un microcosmo che chiunque sia passato dalla stazione Termini di Roma ha sicuramente sfiorato magari voltando lo sguardo. I due registi non hanno la benché minima intenzione di fare del pietismo e di tracciare un ritratto agiografico di questo mondo e dei suoi abitanti. Si mostra la realtà così come si presenta. Con le sue luci e con le sue ombre invitandoci a porci delle domande. Perché queste persone sono lì? Qual è il loro vissuto? Qualcuno ce lo racconta. Qualcuno, come Sofia, mostra un carattere deciso pur tra innumerevoli contraddizioni. Recensione ❯
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Due sorelle affrontano il ritorno del padre regista e l'arrivo di una star americana che sconvolge gli equilibri della loro fragile famiglia. Espandi ▽
Nora (nome ricorrente nella drammaturgia internazionale) è un’attrice di teatro che soffre di attacchi di panico ogni volta che deve entrare in scena. Ha una relazione con un collega sposato, non ha figli ed è legata solo a sua sorella Agnes e alla di lei famiglia. Gustav, il padre di Nora e Agnes, è un famoso regista che dopo il divorzio ha lasciato la Norvegia (e la famiglia) per tornare nella nativa Svezia. Ora però è tornato per il funerale della ex moglie, e per chiedere a Nora di interpretare la protagonista della sua ultima sceneggiatura, a suo dire la più riuscita e personale, che dovrebbe essere ambientata proprio nella casa dove Nora e Agnes sono cresciute.
In Sentimental Value il regista e sceneggiatore norvegese Joachim Trier fa una cosa difficilissima: imprimere la propria cifra stilistica personale e inconfondibile ad un argomento già molto frequentato dal cinema mondiale (compreso quello nordico), ovvero la complessità dei rapporti famigliari.
La regia di Trier si muove con la consueta morbidezza e fluidità nelle transizioni fra gli spazi e i sentimenti, spesso interrotta da schermi al nero e brusche frenate musicali, e riproduce la natura caleidoscopica dei rapporti, mantenendo una raffinatezza compositiva rarefatta ed essenziale, ma mai algida o priva di pathos. Recensione ❯
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Il regista visionario Michael Gracey racconta la storia di un uomo che ha avuto il coraggio di realizzare i suoi sogni: Robbie Williams. Espandi ▽
Robert Williams è un bambino timido che vive in una cittadina dello Staffordshire. A 16 anni Robbie entra a far parte della boy band Take That e la sua vita cambia drasticamente, gettandolo in una spirale di successo e assuefazione ad alcolici e droghe. Anche i rapporti con gli altri membri della boy band non saranno idilliaci. E Robbie continuerà ad essere minato da una sindrome dell'impostore che lo perseguiterà per sempre. Solo quando riuscirà a mettere un fermo alla sua vita spericolata riuscirà a trovare una via di salvezza.
L'asso nella manica di Better Man è la maestria di Gracey, già regista di The Greatest Showman, nel gestire il registro del musical e gli strepitosi numeri di danza di un film che procede a rotta di collo, con un montaggio velocissimo e un'abilità pirotecnica che supera persino quella del più scatenato Baz Luhrmann.
Better Man è esattamente come il suo protagonista: straripante, eccessivo, esagerato, ma immensamente divertente: un tour de force visivo e acustico che ci fa rivivere i successi dei Take That come le grandi performance dal vivo del Willliams solista, senza mai farci dimenticare la dark side di quell'eterno bambino. Recensione ❯
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