Titolo originale | Slocum et moi |
Anno | 2024 |
Genere | Animazione, |
Produzione | Francia, Lussemburgo |
Durata | 75 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Jean-François Laguionie |
Attori | Elise Tielrooy, Grégory Gadebois, Coraly Zahonero, André Marcon, Mathilde La Musse Jérémy Prévost. |
Uscita | giovedì 13 febbraio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Trent Film |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 6 febbraio 2025
Un'opera animata che esplora con delicatezza i temi dell'infanzia e della crescita.
CONSIGLIATO SÌ
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Francia, fine anni '40. L'undicenne François vive in un villaggio sulle rive della Marna con la madre Geneviève e il padre adottivo Pierre. Un giorno scopre che Pierre, al quale è molto affezionato, nonostante sia un uomo serissimo e rigido, ha cominciato a costruire in giardino la replica della Spray, la leggendaria barca a vela sulla quale nel 1895 il marinaio Joshua Slocum completò per primo il giro del mondo in solitaria. Per François è la scoperta di un mondo e, attraverso le avventure del vero Slocum, dell'inizio di un nuovo rapporto con il padre (soprannominato scherzosamente Slocum...) che coincide con il passaggio all'adolescenza e dunque con l'addio a un pezzo della sua vita.
Classe 1939, il regista d'animazione francese Jean-François Laguionie realizza un lavoro autobiografico in cui il racconto di formazione lascia il posto al resoconto di una fantasia lontana.
Per chi ricorda il bellissimo Le stagioni di Louise (uscito nel 2016 e nella versione italiana doppiato da Piera Degli Esposti) riconoscerà in Una barca in giardino la cifra pittorica del regista francese. Nelle sue tavole animate, il tratto leggero a mano si combina con un uso calibrato della computer grafica, andando a muovere dolcemente ciò che già di per sé è reso cangiante dai colori tenui e dalle linee spesso sfrangiate e incompiute.
Attraverso il filtro del ricordo, espresso dalla voce narrante del protagonista che ricorda la sua infanzia, Laguionie riporta nella Francia del dopoguerra, in un paese ancora impegnato a rimettere insieme i propri pezzi (splendida l'iniziale corsa in bici di François, che mostra i lavori di ricostruzione lungo le rive della Marna e le code delle persone con la tessera annonaria), ma che già sogna il benessere del boom economico sfogliando riviste con immagini di tostapane o frigoriferi.
La barca che il papà di François costruisce in giardino rappresenta quello stesso sogno umanissimo e piccoloborghese, ma lo trasporta significativamente su un piano ideale, fantasioso, quasi folle. Per questo, nel segno di un progetto che in apparenza non appartiene a un uomo misurato come Pierre, François si innamora di Slocum e di rimando del padre, l'uno eroe senza macchia del mare e l'altro eroe più fallibile, ma non per questo meno amato, della terraferma.
Il film assume così due registri espressivi (come si evince anche dal titolo originale, Slocum et moi, che non scioglie l'ambiguità del riferimento alle due figure paterne del protagonista - la terza, il padre naturale, esce presto di scena), fondendo le fantasie letterarie di François, che legge tutto della vita di Slocum e delle sue avventure, e il racconto della costruzione della barca e del rapporto con la madre e il padre, tra l'amore incondizionato della prima e la lontananza che diventa prossimità del secondo.
Laguionie riesce a trasporre le emozioni del suo personaggio in modo dolce e anti-narrativo, trasformando il realismo in fantasia onirica (splendido il sogno mai così credibile con l'esondazione della Marna...) e seguendo senza soluzione di continuità il passaggio all'adolescenza di François, e dunque la sua negazione della figura del padre e l'incontro con la solitudine e con l'amore.
In Una barca in giardino si coglie, dunque, la saggezza di un maestro dell'animazione capace di trasmettere l'amarezza del tempo perduto e insieme la leggerezza di un cinema che rifugge ogni moda: non solo quella dell'infantilizzazione del genere animato, ma anche quella del racconto di formazione come unico modo per raccontare l'adolescenza.