Fondamentale capolavoro argentiano, che rappresenta la perfezione della sua formula per il thriller e un momento di passaggio. Giallo, Italia1975. Durata 123 Minuti.
Marc, giovane pianista, assiste all'assassinio di una parapsicologa ma non riesce a vedere il volto dell'omicida. Mentre indaga aiutato da una bella giornalista, le persone con cui viene in contatto cominciano ad essere assassinate una dopo l'altra. Espandi ▽
Il musicista inglese Marc Daly è casualmente testimone del sanguinario omicidio della sensitiva Helga Ullman. Poco prima, durante un congresso di parapsicologia, Helga aveva avvertito in sala una presenza malevola, di una persona che aveva già ucciso e che avrebbe ucciso ancora. Marc è turbato e incuriosito da quanto ha visto e decide di indagare per conto suo, trovando una sponda nella giornalista Gianna Brezzi. La pista investigativa che segue porta Marc in direzione di una scrittrice, Amanda Righetti, ma, quando arriva a casa sua per parlarle, la trova morta assassinata. Il killer ha colpito ancora.
Profondo rosso è un film fondamentale nella filmografia e nel percorso artistico di Dario Argento. È, insieme, il perfezionamento definitivo della sua formula per il thriller e nel contempo funge da momento di passaggio verso l'horror tout court.
L'uso della musica è esemplare in questa ricerca dell'innovazione creativa: l'utilizzo del rock progressivo dei Goblin e di nenie infantili deformate e ossessionanti è significativo ed è rimasto un paradigma da imitare. Di notevole fascino è anche l'uso di esterni in grado di caratterizzare in modo decisivo la visualizzazione della storia. Recensione ❯
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Un bambino viene adottato ma qualche anno dopo la madre naturale chiede di lui. I genitori adottivi decidono di andarla a cercare. Espandi ▽
È il 2008 quando Francesca e Simone, una coppia di italiani, ottengono dopo un iter di due anni l’adozione di Vakhim, un bambino di quattro anni proveniente da un villaggio cambogiano. Lo vanno a prelevare da un orfanotrofio, documentando tutto con la loro piccola videocamera digitale. Non la spegneranno più, nei mesi e negli anni a venire, per tracciare puntualmente l’ingresso di Vakhim in un Paese nuovo, con una lingua e una cultura differenti.
“Per la legge siamo una famiglia ma in realtà siamo degli estranei che improvvisano un copione sconosciuto”, dice nei primi momenti del film la voce di Francesca Pirani, che accompagna le immagini per tutto il suo corso.
Una lunga osservazione, nell’arco di quindici anni, della conoscenza reciproca tra un bambino che parla solo khmer e due genitori attenti, affettuosi e decisi a rispettare e abbracciare le sue radici. La sfida tecnica del film è armonizzare due piani: quello di osservazione, fatto di home movies, e quello della ricostruzione finzionale con attori in Cambogia, nel tentativo di cogliere ciò che è misterioso. Recensione ❯
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Un rigoroso documentario che attraverso la musica parla del nostro Paese senza chiudere la porta al grande pubblico. Documentario, Italia2025. Durata 120 Minuti.
Un documentario girato tra le varie regioni di Italia in cui si scoprono diverse tradizioni popolari. Espandi ▽
Dalla Liguria alla Calabria, dalle Marche alla Sicilia, una storia fatta di frammenti che catturano diverse realtà italiane attraverso gli strumenti musicali che appartengono a ognuna di esse. Cos’è un paese, una cultura, quando ne si va a cercare il nucleo più tangibile? La risposta dei fratelli De Serio è un rigoroso documentario in undici tappe, sparpagliate per le varie regioni italiane, che guarda in particolare alla musica, al canto e agli strumenti che lo rendono possibile per raggiungere una dimensione autentica del folklore e della ricerca etnografica. Ricco in suggestioni e riscoperte, il film parla di noi senza però distogliere lo sguardo dagli oggetti e dalle tradizioni che hanno segnato la nostra storia, restando mirabilmente concreto. La magia più grande del film, che di per sé non sarebbe fuori posto nei dipartimenti di musicologia internazionali, è che riesce a non chiudere la porta a un pubblico più ampio. Recensione ❯
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Dal romanzo Mia sorella mi rompe le balle di Damiano e Margherita Tercon. Espandi ▽
Irene sta per comprare un appartamento a Roma con il suo compagno, ma viene richiamata nella sua città natale, Rimini, per occuparsi del fratello maggiore Omar. Sua madre deve partire per approfondire delle analisi mediche, suo padre l'accompagnerà e occorre prendersi cura di un fratello autistico che ha sogni ambiziosi. Per realizzarli la sorella prova a fargli un "corso intensivo per diventare adulti" che include la scelta di salire o meno sul palco di un talent show a esibirsi e coronare così il desiderio di una vita. Nel frattempo, grazie a Omar, sarà la stessa Irene a capire molto di se stessa e di cosa voglia veramente dalla vita.
È una tenera commedia di formazione emotiva a due teste, il film che segna il debutto alla regia dell'attrice Greta Scarano. Nel suo La vita da grandi mette tutto il suo cuore, la dolcezza e quell'approccio irriverente al mondo che restituisce sullo schermo attraverso la figura di Irene, interpretata al meglio da Matilda De Angelis. Folgorata dal libro di Damiano e Margherita Tercon (i Terconauti) "Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale", Scarano firma una commedia garbata che parla di sogni, legami familiari, inclusione, ma anche chiassose cene familiari davanti al televisore, tra racconti, incomprensioni e recriminazioni. Al suo debutto nel lungometraggio la neoregista dimostra di avere già uno stile definito e di non aver paura di osare una storia e un tema su cui era facile schiantarsi, sprofondando nella retorica o nel ricatto morale. Più vicino alla commedia di formazione che al dramma esistenzialista, l'opera fluisce con un buon ritmo senza mai dimenticare il binomio efficace di cuore e umorismo, profondità e leggerezza. Recensione ❯
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Un documentario prezioso capace di entrare in uno spazio intimo, dove le donne rivelano segreti mai svelati prima sulla maternità. Documentario, Italia2023. Durata 75 Minuti.
Intorno a un'ostetrica esperta, una comunità di donne in gravidanza nasce e si confronta nel parco del
Bosco di Capodimonte, a Napoli. Espandi ▽
Un gruppo di donne incinte si ritrovano all'aria aperta (anche quando piove) insieme a Teresa De Pascale, ostetrica settantenne e fondatrice di Terra Prena, "un'associazione che favorisce l'incontro e lo scambio di esperienze durante il periodo della gravidanza e dopo il parto". Il gruppo è disomogeneo per età, provenienza, ceto sociale, ma unito dall'unicità del periodo di gestazione, e spesso dalla preoccupazione per il parto a venire, che per molte è il primo.
Teresa le guida, le consiglia, talvolta le abbraccia con slancio materno, e le accompagna nel lungo viaggio per diventare madri, anche dopo che il loro bambino è nato, perché "C'è sempre un'ambivalenza durante la gravidanza", dice De Pascale, sdoganando la sensazione che ogni puerpera ha provato quando una parte di sé si è detta con sgomento: "Non potrò più tornare indietro".
Tempo d'attesa è più di un documentario: è un viatico verso una maternità consapevole, fuori dai tempi affrettati che la società e la professione medica spesso impongono, ed è la testimonianza del clima di fiducia che si può creare fra donne anche molto diverse fra loro, così come nei confronti di una figura femminile con maggiore esperienza e un grande cuore. Recensione ❯
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Salce sa cogliere con ironia ma anche con pietas i tratti caratteriali di Fantozzi, facendoci ridere di noi stessi e della nostra ignavia. Comico, Italia1975. Durata 100 Minuti.
Il ragionier Ugo Fantozzi, ineguagliata icona della sopravvivenza alla quotidiana ferocia della vita da impiegato. Espandi ▽
Il ragionier Ugo Fantozzi, dimenticato da molti giorni nei gabinetti murati della società ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica viene ritrovato grazie a una 'rispettosa' telefonata della moglie Pina che ha osato finalmente chiedere sue notizie. Da quel momento veniamo a conoscenza della sua vita familiare (ha una figlia, Mariangela, dall'aspetto decisamente poco invitante), del suo segreto amore (la collega signorina Silvani) e soprattutto delle vessazioni a cui è sottoposto (e a cui talvolta si auto sottopone preventivamente) al lavoro. Recensione ❯
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Un'adolescente viene arrestata. Suo padre dovrà cercare di affrontare la situazione. Espandi ▽
Sofia è un’adolescente che ha perso la madre e mal sopporta la nuova compagna di suo padre Pietro. Una sera i conflitti tra le due sfociano nell’irreparabile. Quando Sofia verrà arrestata inizierà un lungo percorso, e suo padre Pietro si ritroverà a dover mettere in pratica valori come comprensione e accettazione, ma il perdono non è scontato. Ivano De Matteo è un regista che ci ha abituati da sempre a opere che sospendono ogni giudizio e affrontano tematiche complesse, difficili, spesso dure. Non sono film che si dimenticano facilmente, i suoi. Non sono facili da digerire, ed è un complimento. Un cinema non rassicurante e per questo interessante, capace di intercettare certe espressioni di malessere sociale e raccontarle senza fronzoli e senza retorica. Questa volta, ispirandosi liberamente al libro “Qualunque cosa accada” di Ciro Noja, sceglie di riflettere su un dramma che si consuma tra le pareti domestiche e torna a indagare il complesso rapporto tra un padre e una figlia. Recensione ❯
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Un doc che ci fa entrare all'interno di un cerchio magico, invitandoci a compartecipare dell'allegria contagiosa dei tre protagonisti. Documentario, Italia2025. Durata 100 Minuti.
Un documentario che racconta l'amicizia tra Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè. Espandi ▽
Nel 2014 Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri, amici e collaboratori artistici fin dagli anni Novanta, fondano il gruppo che porta i loro tre cognomi e incidono l'album "Il padrone della festa", lanciandosi poi in un tour europeo. Le registrazioni del megaconcerto di Napoli e quello al PalaLottomatica di Roma del gruppo Fabi Silvestri Gazzé diventeranno un doppio album live nel 2015. A un decennio di distanza, il 6 luglio 2024, il supergruppo ha riportato il concertone al Circo Massimo in una reunion subito sold out.
Ma Fabi Silvestri Gazzé - Un passo alla volta, diretto da Francesco Cordio, è più di un concert movie: è la storia dell'amicizia trentennale fra tre musicisti molto diversi per indole e ispirazione ma uniti da un comune sentire e un affetto profondo, nonché dalla capacità di stimolarsi a vicenda a creare divertendosi.
Nel ricreare quel mitico concerto del 2014, Fabi Silvestri Gazzé si sono preoccupati di "rispettarne la magia", e di fatto l'hanno ricreata, restituendo Un passo alla volta i brani più amati dal pubblico nella loro (quasi) integrità, e interamente nella loro energia. Recensione ❯
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Un giovane ragazzo si innamora di una prostituta. Quando però suo padre esce dal carcere dovrà scegliere tra l'amore e il genitore. Espandi ▽
Attilio è un diciassettenne che vive nel quartiere Traiano di Napoli. Con il padre appena uscito dal carcere, per guadagnare qualcosa accetta di fare da guardiano ad Anastasia, una giovane prostituta che viene dall'Est Europa. Progressivamente tra i due nasce un sentimento che spingerà il ragazzo a fare delle scelte.
Edgardo Pistone, nel passaggio dal cortometraggio al lungo, conferma le qualità già manifestate. Non nascondendo i propri riferimenti cinematografici (Escalante e il Cuaron delle origini) apre questa ricerca di una possibile speranza con i tuffi di Attilio e dei suoi coetanei. Il gettarsi nel vuoto della vita che li circonda è la forma di rito iniziatico collettivo che hanno trovato.
Il cinema, ancora una volta, si colloca dalla parte degli ultimi senza proclami ma con profonda empatia. Recensione ❯
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Tra kung fu, universo tarantiniano e la Roma multietnica, Mainetti si confronta alla pari con il cinema internazionale. Drammatico, Italia2025. Durata 137 Minuti.
Mei, arrivata a Roma per trovare la sorella scomparsa, incontra Marcello, un cuoco che difende il ristorante di famiglia. Tra pregiudizi e nemici spietati, scopriranno che vendetta e amore sono inseparabili. Espandi ▽
Cina, 1979. Due genitori sfuggono all'obbligo del figlio unico mettendo alla luce le bambine Yun e Mei. Mei, la secondogenita, è però costretta a nascondersi. Da grande Mei si ritrova nella Roma multietnica del quartiere Esquilino, presso il ristorante cinese La città proibita. Quel luogo è la chiave della ricerca che l'ormai giovane donna ha intrapreso per ritrovare la sorella maggiore, che è diventata una prostituta nella Città Eterna. I destini di Mei si incroceranno con quelli di Marcello. In più Annibale cerca di dare loro una mano, anche perché detesta il proprietario di La città proibita e i tentativi degli immigrati di diventare "padroni in casa sua".
Laddove Lo chiamavano Jeeg Robot giocava con l'immaginario audiovisivo dei supereroi applicato alla romanità di margine, La città proibita si muove fra il Kung Fu movie, l'universo tarantiniano e la Roma multietnica. La regia di Mainetti gestisce con destrezza le scene di azione e si confronta alla pari con i più elevati standard di professionalità del cinema internazionale, in particolar modo quello statunitense (più che quello dell'Estremo Oriente), e la fotografia di Paolo Carnera è come sempre impeccabile.
Quello che lascia purtroppo a desiderare è invece la sceneggiatura, una sorpresa essendo il team di scrittura formato dalla formidabile coppia Stefano Bises-Davide Serino, insieme allo stesso regista. Recensione ❯
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Veronica, una ragazza di sedici anni, sta trascorrendo le vacanze di Natale da suo nonno in un paesino dell'entroterra siciliano quando una donna scompare e torna la paura del mostro che aveva seminato terrore nella zona dieci anni prima. Espandi ▽
Veronica trascorre le vacanze di Natale dal nonno in un piccolo paesino della Sicilia, ma
quando una donna scompare e riaffiora il terrore legato a un famigerato assassino di dieci anni
prima, la ragazza inizia a nutrire un sospetto inquietante: e se il colpevole fosse proprio suo
nonno? Molti criminali sfuggono alla giustizia e si limitano a... invecchiare. Ma cosa accadrebbe se
uno di questi mostri venisse smascherato dall'innocente curiosità della sua amata e ignara nipote? Recensione ❯
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Il percorso di crescita interiore di una donna affetta da schizofrenia. Espandi ▽
La quarantaduenne Charlotte soffre di schizofrenia e vive con il padre in Trentino. Quando il genitore viene ricoverato il fratello la raggiunge per portarla con sé in Svizzera. Lei che, sino ad allora, ha vissuto in una condizione di sottomissione e senza mai lasciare il paese scopre nuove modalità di vita con le quali deve rapportarsi. A volte con fatica ed altre con gioia. Ancora una volta Colla entra nel profondo della psicologia dei propri personaggi con un’indagine che ha anche aspetti antropologici: una riflessione sulla schizofrenia che si avvale della straordinaria interpretazione di Linda Olsansky che aderisce al personaggio di Charlotte con una mimesi di altissimo livello. La sua Charlotte cattura immediatamente lo spettatore il quale ne desidera l’affrancamento sin da subito da un mondo in cui è relegata come ‘malata’ da un padre non privo di colpe. Colla già ci aveva mostrato la sua attenzione nei confronti di coloro che la società tende a respingere, con questo film ce ne offre un’ulteriore conferma. Recensione ❯
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A settant'anni dalla nascita, il primo documentario ufficiale su uno dei più amati maestri della musica italiana contemporanea. Espandi ▽
Come si fa a parlare di Pino Daniele in modo esaustivo e originale, quando da un lato il talento del cantautore e strumentista partenopeo sfugge a qualsiasi definizione e imbrigliamento, dall'altro già molto si è detto e mostrato della sua vita e carriera?
Francesco Lettieri, regista e sceneggiatore napoletano con al suo attivo tanti video musicali e tre lungometraggi, fra cui Il segreto di Liberato, sceglie una strada duplice: individua nel giornalista e critico musicale Francesco Vacalebre (coautore della sceneggiatura) un Virgilio pronto ad addentrarsi nei vicoli di Napoli per scoprire il Pino più segreto, con l'aiuto del figlio del cantautore, Alessandro; e crea dei minifilm per illustrare visivamente le canzoni più amate, veri e propri spaccati di vita partenopea.
La seconda scelta forse è la meno azzeccata, poiché tutto il resto basterebbe a delineare la figura di Pino Daniele e il suo impatto sulla sua città e sulla musica, non solo italiana. È molto azzeccata invece l'idea di Lettieri di far partecipare al documentario una serie infinita di artisti che hanno conosciuto Daniele quasi esclusivamente in voce e attraverso immagini di repertorio, invece che con la classica lunga intervista posata. Recensione ❯
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Un documentario sugli attivisti di Ultima Generazione che centra l'obiettivo di mostrare le azioni del movimento. Documentario, Italia2024. Durata 90 Minuti.
La storia e le esperienze di questo gruppo di giovani pieni di volontà e voglia di vivere. BIGLIETTI QUI »Espandi ▽
"A partire dal 2018 sono nati in Europa e nel mondo movimenti di resistenza civile non-violenta che lottano per ottenere dai governi interventi immediati ed efficaci per contrastare la crisi climatica in corso. Uno di questi si chiama Ultima Generazione".
La didascalia sui titoli di testa è già rivelatrice. Le azioni di Ultima Generazione hanno spesso diviso l'opinione pubblica quando, per esempio, gli attivisti si sono stesi per strada e incatenati per bloccare il traffico, hanno colorato l'acqua come quella di Fontana di Trevi a Roma, si sono incollati con le proprie mani al vetro che protegge La Primavera del Botticelli il 22 luglio 2022. Sono anche intervenuti in prima persona, per esempio, in Toscana e in Emilia- Romagna dopo le alluvioni (i cui danni sono stati stimati in circa 11 miliardi di euro) o la tromba d'aria a Jesolo. I numeri riferiti al 2023 sono inquietanti: è stato l'anno più caldo sulla terra, si sono verificati 378 eventi metereologici estremi e l'emissione dei gas serra continua ad aumentare.
Prodotto da Paolo e Ottavia Virzì e Marco Belardi, il documentario diretto da Riccardo Cremona e Matteo Keffer mostra gli attivisti di Ultima Generazione in azione, ma racconta anche il 'dietro le quinte' e squarci della loro vita privata. Recensione ❯
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Maria Callas scrive il suo gran finale e si aggiunge alla tribù di donne di Larraín a cui il mondo non smette di chiedere conto. Biografico, Germania, USA, Emirati Arabi Uniti, Italia2024. Durata 123 Minuti.
Il racconto degli ultimi giorni di Maria Callas. Espandi ▽
Chissà se quella di Pablo Larraín ha sempre voluto essere una trilogia, o se i suoi ritratti di icone femminili del ventesimo secolo – colte sul precipizio della tragedia in una perenne lotta tra identità e aspettative esterne – si sono semplicemente affastellati uno sull’altro come dei bellissimi misteri insolubili. Fatto sta che, dopo aver visitato Jacqueline Kennedy nei drammatici momenti successivi all’assassinio del presidente suo marito, e Diana Spencer prigioniera in una casa degli orrori reali, il regista cileno aggiunge un’artista al gruppo narrando con eleganza e riserbo degli ultimi giorni di una Maria Callas brillantemente interpretata da Angelina Jolie.
Più di ogni altra cosa il film è uno studio su come si scriva, e prima ancora si pensi, una conclusione; il senso di una fine è un istinto che si applica bene tanto al terzo atto della Callas quanto a Larraín e alla sua tribù di donne a cui il mondo non smette di chiedere conto. Recensione ❯
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