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Giuseppe Tornatore

Giuseppe Tornatore è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, montatore, assistente alla regia, è nato il 27 maggio 1956 a Bagheria (Italia).
Nel 2013 ha ricevuto il premio come miglior regia al David di Donatello per il film La migliore offerta. Dal 1987 al 2013 Giuseppe Tornatore ha vinto 9 premi: David di Donatello (2007, 2013), Nastri d'Argento (1987, 1991, 1996, 1999, 2007, 2013). Giuseppe Tornatore ha oggi 67 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.

Peppuccio goes to Hollywood

A cura di Fabio Secchi Frau

È un'Italia tutta dorata come il grano, nera come il vestito di certe comari siciliane e illuminata solo e unicamente dalla luce dei proiettori cinematografici. È un'Italia popolata di individui dalle espressioni serie, con occhi pieni di vita però, e i capelli un po' scompigliati. È un'Italia allegramente nostalgica e amara, che nel suo sorriso nasconde la disperazione, un po' di irresponsabilità e tanta sfiducia nella politica. Un'Italia dove gli uomini di mezza età confabulano ancora con i cani, dove certe bellezze femminili infiammano la cinepresa in kammerspiel ontologici o in thriller con echi drammatici, dove certi vecchi e certi bambini sono protagonisti silenziosi di kolossal astratti che vogliono parlare allo spettatore così come farebbe un libro e spiegano, con un retrogusto particolare, la difficoltà di ogni individuo ad affrontare la propria esistenza. Giuseppe Tornatore è appunto questo. È un regista che sa farsi amare dal pubblico perché schietto e onesto, perché anche il più semplice degli uomini riesce a comprendere e subire la sua fascinazione per quel mezzo cinematografico cui l'autore dà gloria, perché capace di creare, con il suo lavoro, quella luce che squarcia il buio e ti trascina nell'emozione e nella Storia più longeva del cinema italiano. Arrivare sul grande schermo non è stato facile per questo siciliano brillante, ma quando ci è arrivato, la sua personalità influente ha avuto un successo incredibile, al quale ha contribuito largamente nella costruzione di un'identità, i numerosi premi ricevuti. Il più importante: l'Oscar per il miglior film straniero. Nello stile di Tornatore, anche il caos ha un suo rigore e tutti sono esemplari umani di qualcosa, siano essi famigerati criminali o semplici persone che pregano un santo in chiesa. Siano essi cani blu, pianisti leggendari che vivono sull'Oceano o bambini che frequentano un cinema chiamato Nuovo Cinema Paradiso.

La passione per l'immagine
Nato a Bagheria, nella provincia palermitana, Giuseppe, detto "Peppuccio", cresce assieme al fratello Francesco (che diverrà poi un produttore cinematografico). A soli 10 anni, guadagna i suoi primi soldini facendo il proiezionista. Più in là, organizza cineforum scolastici e recita in un piccolo gruppo di teatro. Da adolescente, si dedica alla fotografia, realizzando servizi fotografici per i matrimoni e le feste di famiglia. È con il denaro guadagnato e conservato che si compra le prime attrezzature cinematografiche: un Super8, un apparecchio per il montaggio e un proiettore. A 16 anni, riesce a dirigere teatralmente opere di Luigi Pirandello e di Eduardo De Filippo, nel frattempo, si diploma al liceo classico Francesco Scaduto del suo paese e, una volta fatto questo, si lancia nel genere documentaristico.

Il documentarista
I titoli delle sue prime opere sono: Il carretto, Cronaca di una festa per il Santo Patrono, C'era una volta un paese in festa, Scene di morte a Bagheria e Le minoranze etniche in Sicilia, che gli fa ottenere il suo primo premio (al Festival di Salerno). Entrato in RAI, dirige prima un altro documentario Diario di Guttuso, poi passa alla regia televisiva di programmi come "Ritratto di un rapitore - Incontro con Francesco Rosi" e "Scrittori siciliani e cinema - Verga, Pirandello e Sciascia". Nel 1979, viene eletto consigliere comunale nelle liste del PCI, poi viene rieletto nel 1984, a Roma, dove ormai si è trasferito per questioni di lavoro, ma si dimetterà molto presto. Del suo rapporto con la sua regione d'origine dice: «Ho un mio personalissimo teorema, amo la Sicilia, ma per esprimere tutto il mio amore ne devo stare lontano. Quando ci torno, ritrovo tutte le contraddizioni, ritorna tutta la mia rabbia, l'impotenza...Sono abbastanza pessimista, anche se vedo la speranza nei giovani». Sceneggiatore e aiuto regista di Giuseppe Ferrara, lavora con lui alla realizzazione del film Cento giorni a Palermo (1984) con Lino Ventura, Giuliana De Sio, Lino Troisi, Stefano Satta Flores, Arnoldo Foà e Adalberto Maria Merli.

L'esordio alla regia
L'esordio alla regia con un lungometraggio arriva poco dopo, nel 1986, quando Tornatore decide di mettere in scena Il camorrista, trasposizione cinematografica di un libro di Giuseppe Marrazzo sulle imprese sanguinarie di un inquietante boss della camorra detto "il Professore" e sui suoi rapporti con i servizi segreti, i colleghi malavitosi americani, i politici italiani e il terrorismo. Protagonista è Ben Gazzara, assieme a un cast che comprende anche Leo Gullotta, Nicola Di Pinto, Maria Carta, Franco Interlenghi, Marzio Honorato, e Marino Masé. Gli basta per vincere un Nastro d'Argento come miglior regista esordiente e per proseguire su quella strada.

Nuovo Cinema Paradiso e l'Oscar
Il 1988 è invece l'anno del capolavoro Nuovo Cinema Paradiso con Philippe Noiret, l'allora piccolo Salvatore Cascio, Marco Leonardi e Agnese Nano. La storia è quella di Salvatore Di Vita, regista affermato a Roma che, dopo 40 anni di lontananza dal suo paese natio siciliano, torna nell'isola per i funerali del suo migliore amico, il protezionista Alfredo, cui deve tutto il suo amore per il cinema. In un decennio, quello degli Anni Ottanta, asfittico e anemico, Tornatore emoziona e firma una trionfale dichiarazione d'amore alla settima arte. La pellicola, però, incontra qualche problema. Esce due volte nelle sale, la prima versione, quella integrale, è completamente ignorata dal pubblico, mentre l'altra (più breve e che prevede la sparizione del personaggio interpretato da Brigitte Fossey, adulto primo amore di Salvatore) ottiene una fama enorme, soprattutto all'estero. È Franco Cristaldi a credere nel suo film che meritatamente vince due BAFTA (come miglior film non in lingua straniera e per la migliore sceneggiatura originale, senza contare una nomination come miglior regista), il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, una candidatura come miglior film straniero ai César, il Premio Speciale della Giuria all'European Film Award e soprattutto l'Oscar per il miglior film straniero. Al momento di ricevere il premio, Tornatore annuncia: «Non considero questo Oscar una rivincita, né tanto meno una vendetta. Credo soltanto che il film abbia avuto un impatto molto difficile all'inizio perché in Italia abbiamo gravi problemi di distribuzione». Ricca e riflessiva, la pellicola parla universalmente del nostro mondo, di quei paesi che stanno sempre "dalle nostre parti", dando voce ed esorcizzando i nostri dolori (istinti?) più bassi (o alti?). Da quel momento in poi, Tornatore che aveva irriso l'ipocrisia del potere con il suo film di debutto, da un bagno nell'infantilismo della nostra cultura, mentre dall'altra riesce a tenerci tutti insieme, come una famiglia attaccata a principi conservatori italiani, all'essenzialità di fare nucleo.

Gli altri film
Di seguito, Tornatore dirige un mostro sacro del cinema italiano, Marcello Mastroianni, ne Stanno tutti bene (1990) che gli fa ottenere un Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura originale (è la storia di un uomo che visita tutti i figli sparsi per l'Italia) e il Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes. Nel 1991, lavora con Giuseppe Bertolucci, Francesco Barilli e Marco Tullio Giordana al film a episodi La domenica specialmente (1991), dove ritorna a dirigere Noiret ne Il cane blu. Membro della giuria al Festival di Venezia del 1993, affronta gli oscuri meandri dell'alta tensione con Una pura formalità (1994) all'interno del quale dirige gli amici Gérard Depardieu e Roman Polanski. Tornatore è anche autore della canzone del film "Ricordare". Poi torna al genere documentaristico con Lo schermo a tre punte (1995) e alla sceneggiatura con la miniserie Il grande Fausto (1995) diretto da Alberto Sironi e che racconta la biografia del grande ciclista italiano Fausto Coppi, magistralmente interpretato da Sergio Castellitto, accanto a Ornella Muti, Nicola Di Pinto, Paolo Graziosi e Massimo Ceccherini. Ma Castellitto sarà lui stesso diretto da Tornatore ne L'uomo delle stelle (1995), che farà vincere al regista un Nastro d'Argento e un David di Donatello come migliore autore, nonché un Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Venezia (senza contare una candidatura per la miglior sceneggiatura). Un altro David di Donatello lo aspetta per il toccante kolossal La leggenda del pianista sull'oceano (1998) che gli varrà anche il David di Donatello conferito dai ragazzi e due Nastri d'Argento (regia e sceneggiatura). Nel 2000, arriva la silenziosa Malèna che lancia definitivamente Monica Bellucci in un film che si aggiudica una candidatura ai BAFTA, ma che rimane (ahinoi) troppo sottovalutato.

La carriera di produttore
Come produttore, Tornatore finanzia la pellicola sarda Il figlio di Bakunin (1997) di Gianfranco Cabiddu con Fausto Siddi, Renato Carpentieri, Laura del Sol, Massimo Bonetti, Paolo Bonacelli, Luigi Maria Burruano, Simona Cavallari e Nicola Di Pinto, seguito da Il manoscritto del principe (2000) con Jeanne Moreau che gli frutta un nuovo Nastro d'Argento per la migliore produzione. Dark e terribilmente avvincente è invece La sconosciuta (2006), pellicola grazie alla quale torna alla regia, ottenendo due David di Donatello per la migliore regia e film e un Audience Award Best Film all'European Film Award.

Il coraggio di Tornatore
Il 23 agosto del 2007, Giuseppe Tornatore viene aggredito nel quartiere Aventino, da alcuni giovani rumeni, che lo hanno prima colpito al capo e poi derubato, dandosi alla fuga. Dopo pochi giorni dal fatto, i tre sono stati arrestati. Nel frattempo, La sconosciuta arriva a rappresentare l'Italia al Premio Oscar 2008, sottolineando ancora una volta come Tornatore possa essere uno dei pochi registi italiani d'oggi a pensare in grande, rifacendosi alla tradizione cinematografica di Luchino Visconti e di Sergio Leone. Quella tradizione, oggi in controtendenza da molti punti di vista, che voleva l'artigianato storico sposato alle nuove tecnologie, il lirismo sposato al politicamente scorretto. Bisogna essere orgogliosi di Tornatore che da sempre si deficinisce un "massimalista dello stile contro il minimalismo del nostro cinema". Forse un po' antinaturalistico, forse imperfettamente fortunato, forse voce di quegli individui che fanno del loro complesso di inferiorità la loro forza, emerge nella Storia del cinema italiano per il suo forte senso della spettacolarizzazione, realizzando con grandiosa cura, con l'uso di attori preferibilmente internazionali (come ne La migliore offerta con Geoffrey Rush e La corrispondenza con Olga Kurylenko e Jeremy Irons) e con l'importanza dei temi musicali (quasi sempre affidati al nostro Ennio Morricone), ma soprattutto con coraggio, caustici e sentimentali storie italiane. E a Morricone è dedicata l'opera Ennio, documentario che verrà presentato Fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021 e si aggiudicherà il premio per il miglior documentario ai David di Donatello.

Ultimi film

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I film più famosi

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