Challengers

Film 2024 | Drammatico, 131 min.

Regia di Luca Guadagnino. Un film Da vedere 2024 con Zendaya, Josh O'Connor, Mike Faist, Scottie DiGiacomo, Faith Fay. Cast completo Genere Drammatico, - USA, 2024, durata 131 minuti. Uscita cinema mercoledì 24 aprile 2024 distribuito da Warner Bros Italia. Oggi tra i film al cinema in 525 sale cinematografiche Valutazione: 3,5 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

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Ultimo aggiornamento venerdì 19 aprile 2024

Luca Guadagnino dirige un film ambientato nel mondo del tennis ma incentrato sulla rivalità (anche amorosa) tra tre ragazzi.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
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Guadagnino dirige un'esplorazione - maliziosamente - seduttiva del desiderio. Che rimbalza come una pallina da tennis.
Recensione di Paola Casella
venerdì 12 aprile 2024
Recensione di Paola Casella
venerdì 12 aprile 2024

Art e Patrick sono amici da quando avevano 12 anni, ed entrambi giocano a tennis sognando una carriera da professionisti. Ma quando in campo scende Tashi, la giocatrice più brillante della sua generazione, la loro amicizia viene messa alla prova dalla competizione per le sue attenzioni. Anni dopo, quando Art, che nel frattempo è diventato una star del tennis (ma sta ancora inseguendo il sogno di vincere gli US Open), partecipa a un challenger, ovvero un incontro di livello inferiore nel mondo dei tornei professionistici, si trova di fronte proprio Patrick, che nel frattempo si è perso per strada, riducendosi a dormire nella sua automobile. E sarà sempre Tashi l'ago della bilancia fra quei due sfidanti che "potrebbero essere contendenti", parafrasando il Marlon Brando di Fronte del porto, ma potrebbero invece soccombere alla loro tendenza a tirarsi la zappa sui piedi.

In realtà gli sfidanti sono tre, perché comprendono Tashi, la giovane donna volitiva e carismatica che sente il bisogno di controllare tutti e tutto - in primis i propri desideri.

Challengers, scritto dal drammaturgo e romanziere Justin Kuritzkes e diretto da Luca Guadagnino, è una esplorazione geometrica del desiderio che rimbalza come una pallina da tennis e colpisce gli avversari a 200 chilometri all'ora, quasi la velocità del proiettile.

Il triangolo non è l'unica geometria possibile, perché le figure si compongono e ricompongono in modo diverso.

Si fa prima a dire quello che Challengers NON è, a cominciare da "un film sul tennis", perché Guadagnino racconta lo sport da profano, cominciando col togliergli una delle sue caratteristiche primarie, ovvero il silenzio durante i match, che il regista invade di musica elettronica (firmata da Trent Reznor & Atticus Ross, quelli di The Social Network) pulsante come il battito del cuore di due amici-rivali che solo sul campo riescono a veicolare i propri impulsi più profondi: non a caso il primo riff in scena richiama quello di "I feel love" di Giorgio Moroder. Del resto, come dirà Tashi, "il tennis è una relazione", e Guadagnino lo usa in questa valenza: il fatto stesso di scegliere quello sport supremamente solitario e isolante per raccontare le regole (scorrette) dell'attrazione è intenzionalmente sovversivo.

Anche le inquadrature - i primissimi piani, le riprese fortemente inclinate o dal basso, come se i giocatori corressero sul vetro, o infine le soggettive, persino quelle della pallina - escono dal tradizionale racconto visivo del match di tennis e sono molto lontane anche da altre interpretazioni cinematografiche come Borg McEnroe o John McEnroe - L'impero della perfezione, ma più vicine al cinema di Sergio Leone, in particolare ai suoi duelli western. Quello che è realistico è invece l'universo fortemente brandizzato in cui si muovono i tre challenger, inconsapevoli di essere usati da un marketing che fa di loro eroi da detronizzare al primo fallimento. In questo senso Challengers sta al tennis come The Dreamers stava al '68: entrambi si muovono su sfondi apparentemente secondari rispetto alle tensioni fra i tre protagonisti, e in realtà determinanti nella costruzione dei loro destini futuri.

Tuttavia Challengers NON è neanche un romance, nel senso che non racconta i sentimenti ma, appunto, le pulsioni - sessuali, di rivalsa, di autoaffermazione - e i "pensieri stupendi" che animano tre individui intenti a definire il proprio ruolo in modi antitetici. Anche le scene più intime non raccontano infatti un abbandono emotivo ma l'affermazione di un rapporto di potere, come quello dei cani in un cortile: c'è chi domina e chi subisce, chi combatte per essere riconosciuto come top dog e chi china il capo (attenti a dove si trovano le teste dei personaggi dopo le scene di sesso) sottomettendosi simbolicamente al più forte, magari per non perderne le attenzioni. Il film di Guadagnino NON è nemmeno una celebrazione agiografica dell'omosessualità, che è invece continuamente ironizzata (vedi la citazione orale e visiva di banane, churros, manici di racchetta e membri maschili in situazioni beffarde).

Guadagnino tiene desta l'attenzione del pubblico non tanto attraverso la tensione erotica fra i tre quanto attraverso l'abilità con cui manipola le relazioni fra i personaggi, che oscillano fra il materno, il fraterno e il trasgressivo. Anche la più adamantina fra i tre, Tashi, si rivela fragile davanti a chi la confronta con la verità su se stessa: l'interpretazione di Zendaya, un'attrice di cui è "impossibile non innamorarsi", la salva sul ciglio del baratro della misoginia, così come con la sua espressione finale - che dovrebbe durare qualche secondo più a lungo, o addirittura trasformarsi in un freeze frame - e il suo grido "come on" - che speriamo venga tradotto con la giusta comprensione del suo significato - fanno di lei la divinatrice della "morale" della storia.

Challengers ha fragilità strutturali di cui tenere conto, come una timeline che rischia di confondere gli spettatori con i suoi continui balzi avanti e indietro nel tempo (suggerimento per il pubblico: tenere il taglio di capelli di Zendaya come punto di riferimento temporale), o l'assenza del primo incontro a due fra Tashi e Patrick, che renderebbe più comprensibile ciò che accade più avanti. Ma nella sua voglia di giocare con la natura volubile e feroce del desiderio e con le dinamiche del dominio e della sottomissione, Challengers ha in sé qualcosa di ludicamente, e maliziosamente, seduttivo.

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FOCUS
INCONTRI
lunedì 22 aprile 2024
Paola Casella

“È veramente difficile, al giorno d’oggi, raccontare al cinema una storia di relazioni adulte e di sesso: e io ne avevo le scatole piene!”, esordisce durante un incontro con la stampa internazionale Amy Pascal, produttrice (insieme a Zendaya) di Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino. “E non riesco a pensare ad un regista migliore di Luca per far tornare di moda questo tipo di film”. Del resto è stata proprio Pascal a portare a Guadagnino il copione dello scrittore e drammaturgo Justin Kuritzkes, autore anche dell’adattamento del racconto "Queer" di William S. Burroughs, che sarà la prossima regia di Guadagnino
“Io e Amy ci siamo corteggiati per anni sperando di poter lavorare insieme: fra noi c’è sempre stata una tacita storia d’amore”, dice il regista sorridendo. “Quando mi ha mandato la sceneggiatura di Challengers stavo lavorando ad un altro progetto e non avevo tempo per leggerlo, ma lei mi ha tempestato di telefonate, letteralmente ogni mezz’ora. Alla fine l’ho letto nelle pause di lavoro e l’ho trovato fantastico, con tre magnifici protagonisti e una struttura così cinematografica che ho chiamato Amy e le ho detto subito di sì. Il fatto poi che Zendaya abbia accettato il ruolo della tennista Tashi Duncan e si sia proposta anche come coproduttrice è stato decisivo. Infine hanno completato il quadro due grandi attori come Josh O’Connor e Mike Faist.”

“Anche io ero su un set quando Amy Pascal mi ha proposto Challengers: stavo girando la serie Euphoria, e tutti sanno che quando lavoro resto concentrata totalmente e non accetto distrazioni”, ricorda Zendaya. “Ma appena ho letto il copione me ne sono innamorata e allo stesso tempo spaventata a morte, perché non assomigliava a nient’altro che avessi interpretato prima: faceva ridere ma non era una commedia, c’erano momenti drammatici ma non era un dramma, si parlava di tennis ma non era uno sport movie. E quando qualcosa mi spaventa in quel modo mi dico: forse è il caso di interpretarlo.”
Il fatto che fosse Luca Guadagnino a dirigerlo è stato per Zendaya un altro forte incentivo. “Sono una sua superfan da molto tempo e ci eravamo già incontrati ad una cena in cui era stato gentilissimo con me, aiutandomi a trovare un’opzione vegetariana in un ristorante italiano, dato che non parlo la sua lingua. Per Challengers ci siamo rivisti via zoom, abbiamo chiacchierato a lungo e ho capito che aveva la mia stessa comprensione della storia e dei personaggi: siamo entrati subito nei dettagli del mio, fino a discutere di quale crema per il corpo Tashi avrebbe usato prima di andare a dormire!”

CELEBRITIES
lunedì 8 aprile 2024
Marzia Gandolfi

C’è qualcosa di Bertolucci, di Visconti e di Zurlini nel gesto creativo di Luca Guadagnino. Di Bernardo il ritratto della giovinezza che si afferma e si rivela nel suo desiderio, di Luchino l’attenzione all’estetica e alla rappresentazione di una società venuta dal passato e abitata dalla bellezza, di Valerio la capacità di cogliere una nostalgia semplice e commovente. Una combinazione di toni a cui si aggiunge l’arte poliforme di un autore che cita per amore, per tramandare, per cercare nel lirismo di un altro lo slancio che gli permetta di fare i conti con quello che è. E Guadagnino è tanto, è tutto. È alto e basso, è Nord e Sud, è palermitano e milanese, è ancestrale e moderno, è regista e architetto, è un gioiello Art déco e un paesaggio vulcanico, è l’Italia e il mondo. È un percorso cosmopolita come i suoi film al servizio del desiderio, lontano dalla pura italianità, in più lingue, con attori di diverse nazionalità e personaggi con background di mille colori, sollevati da vincoli materiali e completamente liberi di consacrarsi alle cose dello spirito o della carne. Ma Guadagnino non resuscita soltanto i fantasmi del cinema italiano (Suspiria, Morte a Venezia…), il suo ultimo complesso movimento di appropriazione si chiama Challengers ed è improntato al mélo hollywoodiano. La figura geometrica è di nuovo quella del rettangolo, blu e liquido in A Bigger Splash, rosso-argilla e compatto in Challengers, ménage à trois in cinque set. In campo ci sono due uomini e una donna, prodigio del tennis che dopo un infortunio diventa allenatrice del marito, un ex campione in declino, e ‘amante’ per sempre del suo miglior avversario. Tra il principe (Josh O’Connor) e il ballerino (Mike Faist), si accomoda Zendaya, giocando a tre una partita che prevede il singolo o il doppio. Ma qui non c’è mai due senza tre, e senza lei. I sentimenti occupano di nuovo tutto lo spazio, sono un ‘rimbalzo alto’ in una pop-opera grandiosa e barocca costruita sui flashback. Tra racchette e stupore, Guadagnino intrappola il suo triangolo in un loop fatale che si abbatte come un colpo di vento sui personaggi e in una ridondanza che impregna tutto: colori, gesti, sguardi, dialoghi, coreografie sportive, fughe in avanti dei suoi eroi che sono incessantemente ripresi dal loro destino. Traslocato in America, Guadagnino dimostra ancora una volta una sensibilità eccezionale per gli ambienti e le atmosfere che nei suoi film hanno sempre il primo ruolo. Da Villa Necchi di Piero Portaluppi a Villa Albergoni nella campagna lombarda, dall’edificio Art déco di Suspiria alla Tenuta Borgia immersa in un parco mediterraneo, i suoi décor hanno contribuito quanto i suoi attori al successo del suo cinema. Rimanendo sempre fedele a quello che i personaggi e la storia domandano, li accomoda come una composizione nostalgica tra vasi e tappeti, specchi e quadri sans âge, per esplorare in immagini il desiderio e le epifanie, le tempeste intime e le estati solari. La forza del suo cinema è lo ‘spazio’, lo spazio è tutto, la base per le sue trame e per la cultura condivisa dai personaggi, ogni oggetto e ogni luogo influenza consciamente o inconsciamente le loro decisioni. Con Challengers, Guadagnino cambia ‘set’ e serve un nuovo gioco…

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
venerdì 12 aprile 2024
Valerio Sammarco
La Rivista del Cinematografo

A tennis si può giocare in due. Al massimo in quattro. Quando si è in tre c'è poco da fare, o non si gioca o ci si alterna. Scelto da Venezia 2023 come film d'apertura, poi cancellato a causa dello sciopero degli attori americani, Challengers di Luca Guadagnino arriva finalmente nelle sale (dal 24 aprile, con Warner Bros.), ed è un approdo travolgente: il presente della storia è nel 2019, ad agosto, [...] Vai alla recensione »

NEWS
CELEBRITIES
lunedì 8 aprile 2024
Marzia Gandolfi

Il regista torna al cinema con il nuovo film ambientato sui campi da tennis: Challengers, dal 24 aprile al cinema. Vai all'articolo » 

TRAILER
giovedì 22 febbraio 2024
 

Regia di Luca Guadagnino. Un film con Zendaya, Mike Faist, Josh O'Connor, Faith Fay, Scottie DiGiacomo. Da mercoledì 24 aprile al cinema. Guarda il trailer »

NEWS
martedì 18 luglio 2023
 

Favino, Pio e Amedeo, Guadagnino, Garrone e tanti altri. Tra la seconda parte del 2023 e il 2024 attese decine di titoli importanti. Sfoglia Fortune Entertainment | Vai all'articolo »

MOSTRA DI VENEZIA
giovedì 6 luglio 2023
 

L’attesissimo film con Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist sarà presentato in anteprima mondiale mercoledì 30 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema. Vai all’articolo »

TRAILER
mercoledì 21 giugno 2023
 

Regia di Luca Guadagnino. Un film con Zendaya, Mike Faist, Josh O'Connor, Faith Fay, Scottie DiGiacomo. Prossimamente al cinema. Guarda il trailer »

SHOWTIME
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