Titolo originale | Father Figures |
Anno | 2017 |
Genere | Commedia, |
Produzione | USA |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Lawrence Sher |
Attori | Owen Wilson, Ed Helms, J.K. Simmons, Katt Williams, Terry Bradshaw Ving Rhames, Christopher Walken, Glenn Close, Katie Aselton, Retta, Ryan Cartwright, Harry Shearer, Brian Huskey, June Squibb, Robert Mello, Zachary Haven, Mary Grill, Ann Mckenzie, Jessica Gomes, Sarah Skeist, Jo Helton, Debra Stipe, Hannah Black, Sarah Stipe, Essence Wallace Odomes, Robert Pralgo, Niki Davis, Donna DuPlantier, Robert Walker Branchaud, B'nard Lewis, Andrew Wilson, Ryan Gaul, Taylor Treadwell, Jack McGee, Jim France, Ali Wong. |
Uscita | giovedì 1 marzo 2018 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,22 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 5 marzo 2018
Lawrence Sher debutta alla regia di un film su due fratelli che vanno alla ricerca del padre biologico creduto morto da tanti anni. In Italia al Box Office Due gran figli di... ha incassato 295 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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I fratelli gemelli Kyle e Peter sono molto diversi. Peter è un annoiatissimo proctologo in piena crisi di mezz'età, separato dalla moglie e detestato dal figlio. Kyle vive nel lusso senza fare nulla, perché la sua immagine è finita sull'etichetta di una salsa barbeque di enorme successo, inoltre sta per sposarsi e per avere un figlio con una donna giovane e sexy. Ragion per cui Peter non lo sopporta, ma quando alla festa per il nuovo matrimonio di mamma scopriranno che lei aveva mentito sull'identità del loro vero padre, i due partiranno insieme alla ricerca del genitore. Convinti di trovarlo facilmente a Miami, dovranno invece ripercorrere a ritroso le avventure sessuali della loro disinvolta madre.
«Erano gli anni 70, la monogamia non era una priorità» dice all'incirca Glenn Close dando il là alla vicenda del film, calandosi quindi quasi in un alter ego della madre interpretata da Meryl Streep in Mamma Mia!, solo che qui al posto di una figlia in fiore ci sono due maturi e litigiosi gemelli.
È una variante sufficiente per costruirci intorno un film? Tutto sommato no, infatti 2 gran figli di... ha avuto una realizzazione laboriosa ed è stato posticipato e in parte rigirato dopo i test screening, con tanto di sostituzione di Bill Irwin in favore di Christopher Walken. Ciò nonostante non è riuscito a fare breccia nel pubblico e nella critica americana. Tanto che in Italia è arrivato come un'uscita tecnica, già destinato alla Tv o all'home video, che sono in fondo la sua collocazione più naturale.
Ed Helms e Owen Wilson sembrano scritturati secondo il più totale typecasting, così il primo è l'uomo dalla vita fin troppo regolare che dovrà imparare sciogliersi e il secondo è un mezzo hippie spesso fumato che finisce per riconoscere di avere delle responsabilità. Anche Glenn Close nel ruolo di vice-Meryl Streep non è certo una scelta originale e dunque il film parte con le più scontate premesse. Ad aggravare il problema ci sono le quasi due ore di durata, che solo le migliori commedie sanno reggere e 2 gran figli di... non è certo tra queste.
Le gag ricorrono a un repertorio piuttosto consunto, con battute sui costumi sessualmente liberati degli anni 70 e commenti decisamente inopportuni sulle performance della madre a letto, definita da Ving Rhames "la donna che sussurrava ai piselli". La gratuità del turpiloquio non ha nulla di dirompente o eversivo e la sola scena che davvero si spinge oltre i limiti è quando, in un bagno pubblico, un bambino fa pipì su Owen Wilson e il padre gli dice di ricambiare il gesto perché impari la lezione. Quel che si definisce strafare: perché ovviamente una parentesi di pissing pedofilo è ingestibile e gli stessi autori fanno il possibile per scoparla in fretta sotto il tappeto, ma rimane un'immagine difficilmente dimenticabile che aleggia sul resto del film. Per altro la scena successiva in auto denota tutta la sciatteria della produzione con un palese errore di continuità: i pantaloni di Owen Wilson vengono incastrati nella finestra e quando vediamo l'auto da fuori questi sono mossi dalla corrente d'aria, mentre durante il dialogo all'interno dell'auto di corrente non c'è più traccia e sono come stesi su uno stendino in casa.
I due protagonisti, nel loro percorso on the road, incontreranno varie glorie americane, da Terry Bradshaw, che come il suo personaggio è stato una star del Football, a J.K. Simmons fino a Christopher Walken. C'è poi il comico nero Katt Williams, a cui Peter accetta di dare un passaggio solo se lui si farà legare. Vorrebbe forse qui esserci una piccola critica sociale, visto che i due bianchi gemelli sembrano immuni alle conseguenze della legge, non solo quando cercano di commettere un furto, ma persino quando causano un incidente ferroviario e i poliziotti addirittura li aiutano nella loro ricerca del padre. Al contrario il nero è per loro un pericolo e come tale viene trattato dai due, anche se alla fine dimostrerà di avere una vita più regolare di quella dei protagonisti. Ma tutto questo è davvero lasciato alle fantasie dello spettatore e a poco vale che Katt Williams dica in una battuta di essere "magico", citando quindi criticamente lo stereotipo culturale "magical negro", visto che è una sottigliezza per pochi e per pochissimi fuori dal mondo anglosassone.
Terribile poi anche la risoluzione finale, esageratamente lieta, del resto è una di quelle cose nate per reazioni ai test screening, che avevano ritenuto il primo finale troppo poco allegro. Non sappiamo come fosse la versione originale, ma è probabile che la pezza sia peggio del danno, perché questo epilogo è più stucchevole di un film TV natalizio.
Da una storia banale le situation commedy si sprecano e soprattutto un cast mitico… si è capito che mi è piaciuto? Ancora a leggere? Guardatelo! un'ora e passa di divertimento. Non è indicato ai puritani.
Premetto che stimo tantissimo Owen Wilson e seguo ormai da sempre tutti i suoi film, quindi principalmente sono andato a visionare questo film per lui. La trama è abbastanza semplice e in se per se poteva anche essere una buona commedia ma alcuni lunghi dialoghi, situazioni improponibili e battute volgari messi lì solo per far sorridere un po', lo ha reso tutto molto forzato e quindi non godibile. Vai alla recensione »