Un film che si chiede cosa fare quando sai che ti rimangono 21 giorni di vita. Espandi ▽
Ventuno giorni che scorrono come un countdown in quel di Skopje, in Macedonia, dove la regista Teona Strugar Mitevska tiene un diario intimo delle sue riflessioni sulla morte, sui sogni e sulla vita, con tutti i suoi rimpianti e le sue riflessioni. Era il 2019 quando la regista macedone Teona Strugar Mitevska conosceva il maggior successo della sua carriera con Dio è donna e si chiama Petrunya, ben recepito sia dal circuito festivaliero che dal pubblico più disparato. Poi vennero gli anni della pandemia, e con questo piccolo film interamente oggetto d’analisi personale la regista ripercorre come siano stati per lei nel momento di crisi più acuta. Realizzato con mezzi modesti nell’isolamento dell’ambiente domestico, il film è spartano ma non sciatto. E a più riprese la franchezza di Mitevska nel mettersi a nudo fisicamente ed emotivamente lascia stupefatti, intrisa com’è di un certo sconvolgimento sentimentale dovuto all’idea della morte, del cambiamento, e ovviamente dell’incertezza da isolamento pandemico.