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Sergio Rubini, il regista che ama le donne

In Dobbiamo parlare, presentato alla Festa del Cinema di Roma, si chiede: l'amore è sufficiente a tenere insieme due persone per la vita?
di Mauro Gervasini

In foto Sergio Rubini.
Sergio Rubini (64 anni) 21 dicembre 1959, Bari (Italia) - Sagittario. Regista del film Dobbiamo parlare.

mercoledì 21 ottobre 2015 - Focus

Nonostante abbia diretto 12 film (l'ultimo, Dobbiamo parlare, in anteprima in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma) Sergio Rubini (classe 1959) è ricordato sempre come attore. Anche giustamente, data l'importante carriera cinematografica e teatrale come interprete.
Cerchiamo però di correggere il tiro, perché il Rubini cineasta è vario e interessante. Anche discontinuo, sia chiaro: a fronte di film riusciti (La stazione, 1990) o molto riusciti (La terra, 2006) ve ne sono anche di velleitari (La bionda, 1992, Il viaggio della sposa, 1997) o francamente brutti (L'uomo nero, 2009). Però sa cogliere spesso lo spirito del tempo, sia che si concentri sui difficili rapporti di coppia o tra coppie (come in Dobbiamo parlare, racconto fin dal titolo un po' didascalico della dialettica tra i sessi) sia che invece faccia i conti con la propria origine culturale, radicata nel Mezzogiorno, in Puglia, ed è il Rubini che più intriga, per una certa visceralità. Un approccio diretto che ricorda per molti versi un altro attore-autore pugliese spesso interessato a tematiche non così lontane, Michele Placido.

Da una commedia di Umberto Marino, La stazione fece scalpore, oltre a rivelare ai più il talento di Margherita Buy. Una ragazza trova riparo dal fidanzato possessivo in una stazione, in piena notte, dove l'accoglie, all'inizio sorpreso e riluttante, il capostazione Rubini. Il primo treno è alle 6.12, il clima è d'assedio. Kammerspiel claustrofobico che non respinge l'impianto teatrale di partenza, ma lo arricchisce attraverso gli espedienti tipici di un cinema intimo e d'atmosfera, di sicuro efficace. Un bell'esordio. Dobbiamo parlare oggi quasi chiude un cerchio, moltiplicando i personaggi (4 al posto di 2) che si blandiscono, poi si scannano, si alleano secondo variabili diverse, si ricompattano, di nuovo esplodono, secondo uno schema che ricorda Carnage di Reza/Polanski. Il salotto di una casa borghese al posto della stazione, entrambi "teatri di guerra".

L'attore/regista che ama le donne. Interessante il lavoro del Rubini-regista sulle attrici con cui lavora più spesso. Soprattutto Margherita Buy, celebre dominatrice in Prestazione straordinaria (1994), storia di un "travet" costretto a soccombere alle avance sessuali della sua capa. Abbondano volgarità da "chiappa e spada" anni '70, la commedia sexy nostrana costruita su doppi sensi e battutacce a sfondo sessuale, ma il film è sugli scudi dell'attualità, e tutti ne parlano.
Oppure Valentina Cervi e Violante Placido, dark la prima e redentrice la seconda, in L'anima gemella (2002), tra i suoi titoli più interessanti. Rubini è il figlio di una "bruja", che significa strega in spagnolo ma è anche la fattucchiera ammaliatrice della nostra tradizione meridionale. Il film si ricollega a La terra per il contesto (una Puglia marginale, arcaica, assolutamente lontana da qualunque tentazione pittoresca) e il legame teatral-letterario (Shakespeare in L'anima gemella, Dostoevskij in La terra, indirettamente ispirato a "I fratelli Karamazov"). Quest'ultimo però elaborato da uno sguardo originale che rende vividi, a modo loro originali e memorabili, i personaggi.
Anche in Dobbiamo parlare, dove si avvale delle ottime performance di Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ragonese e Maria Pia Calzone, Rubini si conferma molto bravo nel dirigere gli attori, nel mettersi, anche come interprete, al loro servizio, facendo da sponda alla diversità dei caratteri. In questo dimostrandosi un regista oltremodo intrigante.

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