melandri
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mercoledì 19 ottobre 2011
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l'elogio della lentezza
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Paolo Sorrentino alla sua prima prova internazionale fa sicuramente centro.Dopo gli indimenticabili personaggi "made in italy" interpretati magistralmente dal suo attore feticcio Toni Servillo,Sorrentino ci regala(grazie anche all'ennesima grande prova d'attore del 2 volte premio Oscar Sean Penn)un'altra figura che restera' per molto tempo nella mente dello spettatore.L'ex rockstar darkeggiante Cheyenne(il look "rubato" al leader dei Cure Robert Smith non è casuale)che vive ormai di rendita e di rimorsi in una casa troppo grande quanto vuota.Consolato solo dalla moglie pompiere(anche questo non è un caso)che lo asseconda ma al tempo stesso lo completa essendone la controparte attiva e positiva,il nostro,causa la morte del padre che non vede da 30 anni,sarà costretto(o forse era proprio quello che stava aspettando?)a sradicare la sua omai monotona vita per portarla in un lungo viaggio on the road per gli states alla ricerca del nazista che durante la seconda guerra mondiale si rese colpevole di un torto mai digerito dal genitore.
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Paolo Sorrentino alla sua prima prova internazionale fa sicuramente centro.Dopo gli indimenticabili personaggi "made in italy" interpretati magistralmente dal suo attore feticcio Toni Servillo,Sorrentino ci regala(grazie anche all'ennesima grande prova d'attore del 2 volte premio Oscar Sean Penn)un'altra figura che restera' per molto tempo nella mente dello spettatore.L'ex rockstar darkeggiante Cheyenne(il look "rubato" al leader dei Cure Robert Smith non è casuale)che vive ormai di rendita e di rimorsi in una casa troppo grande quanto vuota.Consolato solo dalla moglie pompiere(anche questo non è un caso)che lo asseconda ma al tempo stesso lo completa essendone la controparte attiva e positiva,il nostro,causa la morte del padre che non vede da 30 anni,sarà costretto(o forse era proprio quello che stava aspettando?)a sradicare la sua omai monotona vita per portarla in un lungo viaggio on the road per gli states alla ricerca del nazista che durante la seconda guerra mondiale si rese colpevole di un torto mai digerito dal genitore.Tra personaggi a volte felliniani e panorami da west end Cheyenne(accompagnato dall'inseparabile trolley)si muove in un'apparente lentezza di intenti che lo porteranno a scoprire molto di piu' di quello che credeva di trovare alla sua partenza.I viaggi piu' importanti ,ci ricorda Sorrentino,sono sempre quelli che facciamo dentro noi stessi.
Menzioni particolari per l'ottima fotografia e la coinvolgente colonna sonora dell'ex Talking Heads David Byrne.
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luana
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mercoledì 19 ottobre 2011
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oscuro
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nel significato; nel simbolismo visivo e nelle scene stesse. Immagini che suggeriscono densità e intensità contrappuntate da una specie di unico monologo filosofeggiante.Ambizioso, patisce però parecchio intellettualismo. A tratti ridicolo e stucchevole. Mi ha fatto a tratti pensare a un bellissimo videoclip dove ti godi le immagini senza cercarne un significato.Ma essendo un film, ti aspetti altro.E io non ho proprio capito, nonostante l'ottima forma, quello che voleva comunicare il regista.
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astromelia
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mercoledì 19 ottobre 2011
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da oscar
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davanti a queste pellicole mi si inibisce il giudizio,ma la coerenza mentale con la quale si seguono fa capire che il film ha dato i suoi frutti; che sean penn sia un'attore formidabile tutti lo sanno,dunque la sua interpretazione non sorprende,però qui sorrentino ha azzeccato tutto e il film risulta un poker d'assi,dall'introspezione analistica , al contorno che ruota sul protagonista,alla vicenda narrata che ti aspetteresti leggera, faziosa,clownesca ed invece prende una svolta drammatica nella seconda parte....sono pochi i buoni film che si vedono in giro,quelli che meritano di esistere ,storia nella storia ancor prima di essere girati,e questo ne fa parte,lo vorrò rivedere perchè ad una seconda visione a volte cambia il metro di giudizio,credo comunque rimarranno inalterate le verità di fondo contenute,al di là delle immagini pur belle e significative, ho dato un'interpretazione personale al ruolo dei vari personaggi,dubbi inesplicabili ma auspicabili.
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davanti a queste pellicole mi si inibisce il giudizio,ma la coerenza mentale con la quale si seguono fa capire che il film ha dato i suoi frutti; che sean penn sia un'attore formidabile tutti lo sanno,dunque la sua interpretazione non sorprende,però qui sorrentino ha azzeccato tutto e il film risulta un poker d'assi,dall'introspezione analistica , al contorno che ruota sul protagonista,alla vicenda narrata che ti aspetteresti leggera, faziosa,clownesca ed invece prende una svolta drammatica nella seconda parte....sono pochi i buoni film che si vedono in giro,quelli che meritano di esistere ,storia nella storia ancor prima di essere girati,e questo ne fa parte,lo vorrò rivedere perchè ad una seconda visione a volte cambia il metro di giudizio,credo comunque rimarranno inalterate le verità di fondo contenute,al di là delle immagini pur belle e significative, ho dato un'interpretazione personale al ruolo dei vari personaggi,dubbi inesplicabili ma auspicabili.
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[+] che oscar sia
(di lunetta)
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fablic83
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mercoledì 19 ottobre 2011
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trovare la pace attraverso la riconoscenza
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Il nuovo film di Paolo Sorrentino che ha come protagonista principale (nascosto sotto un parruccone alla Robert Smith, uno strato spesso di cerone e del rossetto rosso sangue) Sean Penn. Il film racconta la storia di Cheyenne, una rockstar ormai in pensione, che vive le sue giornate all'interno della sua enorme casa a giocare a pelota con la moglie dentro una piscina vuota (Ah! non vi azzardate a chiedergli perché non l'ha mai riempita d'acqua!).
La sua vita scorre lenta e monotona. Sempre le stesse cose, sempre le stesse persone: la moglie pompiere, la sorella distrutta dalla scomparso del figlio e la nipote adolescente. A quest'ultima lo lega, oltre allo stesso look e gli stessi gusti musicali, un rapporto molto stretto, quasi filiale, tanto da spingerlo ad improvvisarsi Cupido e tentare, per buona parte del film, di farla fidanzare con un bravo ragazzo, troppo timido e impacciato per farsi avanti nel modo giusto.
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Il nuovo film di Paolo Sorrentino che ha come protagonista principale (nascosto sotto un parruccone alla Robert Smith, uno strato spesso di cerone e del rossetto rosso sangue) Sean Penn. Il film racconta la storia di Cheyenne, una rockstar ormai in pensione, che vive le sue giornate all'interno della sua enorme casa a giocare a pelota con la moglie dentro una piscina vuota (Ah! non vi azzardate a chiedergli perché non l'ha mai riempita d'acqua!).
La sua vita scorre lenta e monotona. Sempre le stesse cose, sempre le stesse persone: la moglie pompiere, la sorella distrutta dalla scomparso del figlio e la nipote adolescente. A quest'ultima lo lega, oltre allo stesso look e gli stessi gusti musicali, un rapporto molto stretto, quasi filiale, tanto da spingerlo ad improvvisarsi Cupido e tentare, per buona parte del film, di farla fidanzare con un bravo ragazzo, troppo timido e impacciato per farsi avanti nel modo giusto. La sua vita è segnata da un evento tragico: due ragazzi, vent'anni prima, seguendo alla lettera i testi delle sue canzoni deprimenti, si tolsero la vita. Da allora decise di non cantare più. Quasi come una punizione auto-inflittasi, ad eternare quella colpa che si sentiva addosso sulla propria pelle, mantenne però negli anni a venire gli stessi vestiti e lo stesso trucco di allora. Quest'uomo depresso, annoiato da una vita che ha perso ogni senso e incapace ormai di sorridere (in tutto il film non fa che produrre dei "ridolini" isterici) trova il modo per dare una svolta alla sua esistenza grazie ad un altro triste evento. Il padre ebreo, con il quale non aveva più contatti da quando aveva iniziato la sua carriera musicale, muore. Scopre allora che suo padre, per tutta la vita, era stato alla ricerca di un vecchio criminale nazista, suo carceriere nel lager in cui era stato imprigionato da bambino. Cheyenne parte allora per un viaggio che lo porterà a girare l'America, a conoscere cose nuove (lui stesso dice: "in questo viaggio ho fatto tante cose per la prima volta", che detto da una rockstar sembra una battuta, ma probabilmente in questo caso è tutto vero) e persone nuove.
Il film di Sorrentino, regista de Il Divo, è una sorta di manuale che potrebbe avere questo titolo: come trovare un senso a una vita che non ce l'ha. Cheyenne la ritrova facendo del bene agli altri. Generando riconoscenza (che è "la cosa più bella del mondo", secondo il biker tatuato che incontra in un bar). Dà agli altri e, senza chiedere, spontaneamente, ottiene dagli altri ciò che stava cercando: dal mezzo per viaggiare ai nomi e gli indirizzi che lo avvicinano sempre più al nazista novantenne. Durante il suo viaggio prende in prestito un auto per fare un favore a uno sconosciuto incontrato in autogrill; allontana, anche solo per poco, la solitudine di una donna anziana; ridona il sorriso a un bambino e la fiducia negli altri a sua madre; dà un passaggio nel deserto ad un enigmatico e silenzioso indiano; dà la possibilità ad un inventore geniale ma sconosciuto di essere "riconosciuto". Infine "vendica" il padre, in una maniera abbastanza particolare e inaspettata.
Ma soprattutto, ritrova se stesso. E, citando Kung Fu Panda, trova la sua "pace interiore". Alla fine del viaggio farà pace con se stesso e potrà finalmente abbandonare la maschera che portava addosso da anni per proteggersi da un passato doloroso con il quale aveva paura di confrontarsi.
In un mondo sempre più solo e fatto di individui, il regista ci invita a non restare chiusi in noi stessi, a non lasciare che i dolori e le difficoltà ci isolino dal mondo ma al contrario a cercare negli altri ciò che sentiamo mancare in noi stessi. E riesce a farlo senza annoiare, né far piangere, ma con il sorriso, mescolando dramma e comicità come nella migliore tradizione della commedia italiana (Monicelli docet).
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paperina8711
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mercoledì 19 ottobre 2011
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estetizzante
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A me è piaciuto, anche se a volte, confesso, Sean Penn ha una recitazione molto border line con la parodia dellla rock star fusa di cervello. Frances Mac Dormand molto brava. Non penso sia il miglior film di Sorrentino: a volte rischia di cadere in una messinscena estetizzante: belle inquadrature, ma fine a se stesse. Inoltre avverto anche uno scollamento, una mancanza di progressione lineare fra la prima e seconda parte.
La parte americana non mi ha convinto: quella riguardate la caccia al nazi...
Io avrei preferito che il film si concentrasse sul pesonaggio di Cheyenne: ritorno a casa si', ma nel senso di un ritorno a se stesso, a confrontarsi con le proprie paure e senso di fallimento ecc
detto ciò: bravo a Sorrentino per il coraggio della sua visione.
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A me è piaciuto, anche se a volte, confesso, Sean Penn ha una recitazione molto border line con la parodia dellla rock star fusa di cervello. Frances Mac Dormand molto brava. Non penso sia il miglior film di Sorrentino: a volte rischia di cadere in una messinscena estetizzante: belle inquadrature, ma fine a se stesse. Inoltre avverto anche uno scollamento, una mancanza di progressione lineare fra la prima e seconda parte.
La parte americana non mi ha convinto: quella riguardate la caccia al nazi...
Io avrei preferito che il film si concentrasse sul pesonaggio di Cheyenne: ritorno a casa si', ma nel senso di un ritorno a se stesso, a confrontarsi con le proprie paure e senso di fallimento ecc
detto ciò: bravo a Sorrentino per il coraggio della sua visione.
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mammut
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mercoledì 19 ottobre 2011
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ben fatto
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sono andato al cinema un pò titubante, confuso dai giudizi del pubblico per me sempre importanti che erano in netta contraddizione tra loro.Dopo averlo visto condivido questa netta spaccatura tra il pubblico. A me è piaciuto e pure pareccio, ben fatto perl'appunto.Comprendo i giudizi negativi di alcuni, la minoranza, è un film difficile, bisogna andare preparati e ben disposti. Anche nel mio caso è capitato di lasciarmi coinvolgere subito,perciò me lo son gustato sin fino ai titoli di coda
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angolo
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martedì 18 ottobre 2011
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riconciliazioni
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Questo dev'essere il posto e il momento per riconciliarsi, con sè stessi e con il tempo che passa inesorabile, con il proprio passato, con gli affetti e la famiglia, con le colpe non scontate, è questo il posto per rimettere in ordine le foto dell'album di una vita, di lasciare il vecchio pellerossa imborghesito alle sue praterie e affrontare con coraggio la realtà.
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melania
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martedì 18 ottobre 2011
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originale ma poco convincente
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Non mi ha molto convinta!trama originale ma molto laccata,non mi ha dato emozioni.sicuramente pittoresco cheyenne,piacevole da guardare,ma alla fine niente di più.
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olgadik
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martedì 18 ottobre 2011
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un film che fa riflettere
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Realista-visionario: un ossimoro per inquadrare un regista, creatore di immagini indimenticabili. Se poi la specificità del linguaggio è esaltata da una interpretazione come quella di Sean Penn, ricca di sfumature, difficile da mantenere in equilibrio senza cadere nel grottesco e intensa fino al drammatico, si ha un’idea della forza di questo film. Né si può tacere dei comprimari eccellenti: una per tutti Frances McDormand nel ruolo della moglie del protagonista, donna concreta, pronta al sorriso e all’empatia, in netto contrasto con la lentezza triste del marito. Ci sono poi altri due elementi che contribuiscono a rendere quest’opera difficile da dimenticare.
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Realista-visionario: un ossimoro per inquadrare un regista, creatore di immagini indimenticabili. Se poi la specificità del linguaggio è esaltata da una interpretazione come quella di Sean Penn, ricca di sfumature, difficile da mantenere in equilibrio senza cadere nel grottesco e intensa fino al drammatico, si ha un’idea della forza di questo film. Né si può tacere dei comprimari eccellenti: una per tutti Frances McDormand nel ruolo della moglie del protagonista, donna concreta, pronta al sorriso e all’empatia, in netto contrasto con la lentezza triste del marito. Ci sono poi altri due elementi che contribuiscono a rendere quest’opera difficile da dimenticare. Alludo alla espertissima fotografia di Luca Bigazzi, volta a sottolineare la cura estrema e il coraggio estetico dell’autore, che riprende dall’alto e di lato, esalta i dettagli fino al grottesco, insinua rapidi flash all’indietro nella narrazione. Infine citerei la colonna sonora di David Byrne nonché la scena in cui egli canta la canzone che dà il titolo al film; alle spalle del cantante, Sorrentino su un piano perpendicolare mette in scena simbolicamente il passato con un effetto complessivo straordinario. Altra sequenza indimenticabile sul piano linguistico si trova nelle ultime sequenze. L’ex-nazista ormai vecchissimo compare nudo in mezzo alla neve: in quell’inquadratura estremamente realistica e insieme simbolica c’è tutta la ferocia del tempo che passa sui nostri corpi e l’umiliazione dell’umanità. Quel vecchio senza abiti, sulla neve, in una luce bianca, muove il protagonista a pietà più che a vendetta. E’ il momento in cui si capisce che il protagonista si è finalmente liberato della maschera di cerone che ne celava la vera identità, facendolo apparire quasi come un fantasma in una casa bianca e singolare, accanto alla moglie che gli fa da madre, sfiorando, col suo sguardo bambino, cose e persone. Dondolante l’andatura, bassa la voce, ma indicibilmente espressivo lo sguardo ingenuo o remoto a seconda del contesto. Finché a lui non muore il padre ed egli entra finalmente in contatto con quell’estraneo fondamentale in ogni crescita che si rispetti. Lasciata l’Irlanda e raggiunti gli States comincia un on-the-road che ricorda molto Wenders e Antonioni, ma che risulta singolare pur se già visto. Strana infatti e inusuale è la meta di questo andare. Il rocker cerca un ex-aguzzino nazista che ha profondamente umiliato in passato il padre ebreo e perciò da lui ossessivamente inseguito per tutta la vita. Nel viaggio del figlio tanti sono gli incontri, surreali o emblematici, ma tali da fargli capire qual è il suo “posto”. Ed una cosa è certa: la sua straordinaria attenzione alla complessità-semplice della realtà muove alla riflessione lo spettatore. Mi accorgo di avere usato ancora un ossimoro alla fine di queste impressioni: sarà un caso o l’uso è ineludibile in tale contesto?
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[+] olgadik,
(di marezia)
[ - ] olgadik,
[+] non sa proprio scrivere, sa?
(di marezia)
[ - ] non sa proprio scrivere, sa?
[+] olgadik,
(di marezia)
[ - ] olgadik,
[+] ottima splendente
(di weach)
[ - ] ottima splendente
[+] che maleducata marezia ma che maleducata
(di luana)
[ - ] che maleducata marezia ma che maleducata
[+] perdonarsi e perdonare
(di weach )
[ - ] perdonarsi e perdonare
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sandro roy
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martedì 18 ottobre 2011
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arrivederci cheyenne
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Cheyenne è una ex rockstar dalla vita agiata e annoiata. Sul viso porta tutti i segni di un passato maledettamente intenso ma glorioso allo stesso tempo.
Con lo spirito controverso, ma con l’animo infantile, Cheyenne si trascina per le vie di Dublino con l’espressione persa nel vuoto e la camminata quasi sofferente, ormai demotivato e dimissionario a qualsiasi stimolo.
Ma l’incoraggiamento e l’aspirazione gli si presentano proprio alla morte del padre. Quel padre che aveva ignorato l'esistenza per trentanni e che fece della rivincita il suo scopo di vita.
Così Cheyenne, deciso a ”vendicarlo” , intraprende un viaggio magnifico per le sue circostanze dove riscopre non solo se stesso ma anche le meraviglie di questo mondo e dei suoi abitanti, nonostante le apparenze.
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Cheyenne è una ex rockstar dalla vita agiata e annoiata. Sul viso porta tutti i segni di un passato maledettamente intenso ma glorioso allo stesso tempo.
Con lo spirito controverso, ma con l’animo infantile, Cheyenne si trascina per le vie di Dublino con l’espressione persa nel vuoto e la camminata quasi sofferente, ormai demotivato e dimissionario a qualsiasi stimolo.
Ma l’incoraggiamento e l’aspirazione gli si presentano proprio alla morte del padre. Quel padre che aveva ignorato l'esistenza per trentanni e che fece della rivincita il suo scopo di vita.
Così Cheyenne, deciso a ”vendicarlo” , intraprende un viaggio magnifico per le sue circostanze dove riscopre non solo se stesso ma anche le meraviglie di questo mondo e dei suoi abitanti, nonostante le apparenze.
Look tetro e occhi celesti. Di Cheyenne t’innamori subito. Questo nuovo Edwar Mani di Forbice dalla risatina estremamente simpatica e contagiosa, dalle sue rughe scavate e l’andatura goffamente claudicante che raccontano tutto il suo passato, benchè non ce ne sia bisogno. Carattere fragile sempre in bilico tra tenerezza e ira, Innamorato della non bellissima moglie (Frances McDorman, molto apprezzata anche in Burn After Reading dei Coen) che solo lei però sa assecondarlo in tutti i suoi patemi, le sue controversie, le sue stravaganze e anche le sue marachelle.
Che poi Cheyenne è interpretato da un immenso e stratosferico Sean Penn, diretto da un grandissimo Sorrentino, immerso in una meravigliosa cornice fotografica e accompagnato da una splendida colonna sonora che ne accompagnano le gesta, è del tutto stranamente marginale.
Questo è Cheyenne, tenero, meraviglioso, intenso e stravagante, “he’s spectacular”
Arrivederci Cheyenne, ci si rivede il 26 Febbraio, ne sono sicuro.
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