miazitu
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lunedì 17 ottobre 2011
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inconcludente
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Lentamente il film scivola nella gratuità più assoluta: della storia (l'olocausto usato come puro espediente narrativo); delle situazioni (che si accumulano, ancora e ancora, senza un vero perché); della regia (che scivola in un manierismo da linguaggio pubblicità). Per arrivare a un finale piuttosto banale che ci "spiega" il senso della vita e ci mostra, in modo fin troppo didascalico, il cambiamento del protagonista. La noia del protagonista - che inizialmente lo spinge all'azione -diventa presto quella dello spettatore, saturo dal troppo compiacimento e dalla poca sostanza. Peccato.
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heisenberg
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lunedì 17 ottobre 2011
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altra perla del maestro sorrentino
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Ottimo film,altra perla del maestro Sorrentino..Sean Penn da oscar..bellissima anche la colonna sonora di un altro immenso artista,David Byrne..
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marezia
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lunedì 17 ottobre 2011
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p.s.
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Ops! Dimenticavo, anche alla Bim! A proposito, in sala c'è "A Dangerous Method", DA VEDERE. Chissà se ci sarà un clown anche lì... Ihihihihih.
[+] però non l'hai visto...
(di luana)
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[+] ma non l' hai visto
(di luana)
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marezia
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lunedì 17 ottobre 2011
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ultimo appunto e...
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consiglio a chiunque di aprire un dizionario prima di scrivere per evitare GRANCHI paurosi come l'uso della parola "clown". Ah.........................
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marezia
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lunedì 17 ottobre 2011
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ultimo appunto
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Leggete l'articolo di Roy Menarini e dimenticatelo. La morale qual'è? Come si oscura un'opera d'ingegno pur riconoscendo l'eccezionalità del suo autore. Solo in Italia si assiste a consensi così...
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intothewild4ever
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lunedì 17 ottobre 2011
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the strange place...
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Film davvero molto particolare, come tutti i film di Sorrentino del resto. Il personaggio di Sean Penn è davvero ben pensato e, come sempre, stupendamente recitato dall'attore Statunitense, il quale riesce miracolosamente a non trasformare lo stesso, in un personaggio grottesco, se non addirittura farsesco.
C'è molta ironia nel film e, certo, anche una bella dose di stravaganza (vedi il pellerossa in giacca e cravatta che si fa dare un passaggio in macchina, o il tizio vestito da Batman, se non la papera tenuta in casa), insomma, si ride spesso durante la visione del film, e ciò rende molto piacevole la sua visione, nonostante la trama sia a tratti un pò enigmatica.
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Film davvero molto particolare, come tutti i film di Sorrentino del resto. Il personaggio di Sean Penn è davvero ben pensato e, come sempre, stupendamente recitato dall'attore Statunitense, il quale riesce miracolosamente a non trasformare lo stesso, in un personaggio grottesco, se non addirittura farsesco.
C'è molta ironia nel film e, certo, anche una bella dose di stravaganza (vedi il pellerossa in giacca e cravatta che si fa dare un passaggio in macchina, o il tizio vestito da Batman, se non la papera tenuta in casa), insomma, si ride spesso durante la visione del film, e ciò rende molto piacevole la sua visione, nonostante la trama sia a tratti un pò enigmatica.
E' la storia di una rinascita, o meglio della tardiva crescita di una Rockstar rimasta bambino, che deve scontrarsi con la morte del papà perduto, fare la strana ricerca attraverso l'America dell'antico nemico del genitore, per riuscire infine a divenire adulto.
Da vedere, ma non è per tutti.
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(di weach)
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taniamarina
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lunedì 17 ottobre 2011
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un coro di pernacchie mancato
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Non può una fotografia sensazionale salvare un film stracolmo di reotrica, saccente e dalle movenze lente e pseudo intellettuali come una classica cinematografia italiana ha voluto negli ultimi anni. Si sperava in una sana e giusta estinzione di questo tipo di cinema ma Sorrentino, con un colpo di coda che francamente non ci si aspettava, l'ha fatto aimé risorgere. Doppiaggio fuori tiro e uno Sean Pean ridondante, fanno di questo film osannatissimo un film in realtà assolutamente perdibile e inutile. Si aggiunga il riferimento ad un Olocausto messo lì a caso, ed un finale che meriterebbe sonore pernacchie. Peccato.
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marezia
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lunedì 17 ottobre 2011
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come tra i registi anche tra i critici...
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Negli studi di Cinematografo si è consumato un misfatto: la recensione orale di Bertarelli. Non lo so, se fosse stato un intervento A LATERE, allora si potrebbe anche sorridere ma avendo purtroppo sulla carta uguale validità rispetto a quelli degli altri meno, molto meno. Non voglio credere che pensi davvero quello che ha detto perché altrimenti dovrebbe recensire SOLO UN DETERMINATO GENERE, lasciando perdere il filone serio. Un appello al Giornale: lo mandino ad esaminare solo commedie e horror perché su film come questo dà risultati imbarazzanti. Un CAPOLAVORO come questo non merita una pubblicità come la sua.
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nigel mansell
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lunedì 17 ottobre 2011
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sorrentino e' il migliore
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Sorrentino è a mio parere il nostro miglior regista, il nostro Spike Lee. Il film ha una regia attenta, quasi classica ma che non rinuncia a movimenti di camera stupefacenti, come quando cala dall'alto facendo entrare nelle vicende o scorre parallela ai potragonisti che camminano. La fotografia è immensa e stupefacente, sì a vole con scenari quasi irreali che danno un qualcosa di favolistico alla pellicola. Sean Penn superlativo anche in questo moderno Edward Mani di Forbice. E poi la musica su tutto, come in Le conseguenze dell'amore, e il tema della Soah affronato però dalla parte più inconsueta e minimale... Forse dovrei aggiungere una stellina.
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svampa
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lunedì 17 ottobre 2011
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la trama non conta
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Il mio professore di cinema all’università, il critico Flavio de Bernardinis, diceva che la trama dei film non gli interessava. Quando agli esami ci chiedeva notizie su un film, non gli importava minimamente di che parlasse quel film. Quello che voleva sapere erano le introspezioni del regista, il significato di quelle scene, i simboli.
Paolo Sorrentino ospite a “Che tempo che fa” su Rai3, da Fabio Fazio, ammette che questo è un film senza trama. Ma del resto – continua – è ora di finirla di pensare alle TRAME. L’idea di fare un film con una trama che abbia un inizio ed una fine, è obsoleta. La vita, aggiungo io, non ha una trama. Si vive giorno per giorno, ma non c’è un finale, se non quello mortale.
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Il mio professore di cinema all’università, il critico Flavio de Bernardinis, diceva che la trama dei film non gli interessava. Quando agli esami ci chiedeva notizie su un film, non gli importava minimamente di che parlasse quel film. Quello che voleva sapere erano le introspezioni del regista, il significato di quelle scene, i simboli.
Paolo Sorrentino ospite a “Che tempo che fa” su Rai3, da Fabio Fazio, ammette che questo è un film senza trama. Ma del resto – continua – è ora di finirla di pensare alle TRAME. L’idea di fare un film con una trama che abbia un inizio ed una fine, è obsoleta. La vita, aggiungo io, non ha una trama. Si vive giorno per giorno, ma non c’è un finale, se non quello mortale.
Un amico resta tale, anche se non lo si vede da molti anni. This must be the place, richiama il finale de Le conseguenze dell’amore dove Titta di Girolamo, prima di morire ricorda il suo migliore amico. Qui invece è Cheyenne a sintetizzare questo verità sull’amicizia.
È un film poco Sorrentiniamo, la quinta opera del regista napoletano e si carica di atmosfere e dialoghi concreti, tipici del cinema americano, lasciando (solamente in parte) lo stile surreale dei personaggi al di sopra delle righe visti nei suoi precedenti film. Solo il protagonista resta confinato nel suo mondo, nel mondo Sorrentiniano, mentre gli altri sembrano calarsi in personaggi più reali, meno fantasiosi. Tanto che, alcune scene appaiono relativamente lente ed abbassano di molto un film già di per se lento. Ma la lentezza del film, che si impregna sulla lentezza dello straordinario protagonista Sean Penn, carica la pellicola di situazioni inverosimili e proprio per questo incantevoli. Tutto il film è una parabola inquietante e struggente che poteva nascere solo dalla mente dell’attuale miglior regista italiano vivente e secondo solo a Fellini, di tutti i tempi.
Pur rendendomi conto di essere di fronte ad un capolavoro, ritengo che il film poteva essere migliorato con un montaggio più serrato, riducendo la durata di una quindicina di minuti, due ore di film sono forse troppe. Alcune scene macchinose, potevano essere tagliate o comunque abbreviate.
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