This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
This Must Be the Place
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il road movie visto da un italianodi davidearteFeedback: 936 | altri commenti e recensioni di davidearte |
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lunedì 2 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una ex rock star in pensione vive una vita agiata e apparentemente piatta in una Dublino preoccupata della crisi economica. Il suo mondo viene stravolto quando scopre che il padre, ebreo deportato in un campo di concentramento, cercava ancora vendetta dopo più di 60 anni dalla fine della guerra. Sarà compito del figlio (un grandioso Sean Penn alias Cheyenne) cercare il nazista in bizzarre località americane, ma come ogni buon road movie, la vera meta del viaggio è un’altra: i personaggi in cui si imbatte e le storie che scaturiscono da questi incontri lo faranno crescere e trasformeranno il viziato, annoiato e a tratti depresso musicista in un uomo capace di affrontare la vita. Ma nell’intreccio non mancano (anzi ce ne sono parecchi) esilaranti eventi al limite dell’impossibilità statistica (come l’autocombustione della macchina o la chiacchierata con l’inventore del trolley). Cheyenne è un personaggio dalle mille sfumature, ben costruito e credibilmente inserito nella realtà contemporanea, interpretato da un premio oscar che merita per questo un’altra statuetta. Fisicamente è evidentemente ispirato a Robert Smith (frontman dei Cure), ma negli atteggiamenti, per il vocabolario che usa, per come si veste in casa e per il vivace rapporto con la moglie assomiglia inequivocabilmente a Ozzy Ozbourne, protagonista di un reality di Mtv con tutta la sua famiglia. La fotografia è straordinaria e totalizzante in tanti momenti del film e la colonna sonora è azzeccatissima: spesso un attento mix di queste due cose dona uno spessore e un carattere incisivo alla storia, molto più di mille parole e di mille racconti. La qualità di questo film di Paolo Sorrentino dimostra che il cinema italiano non è morto e non è neppure solo cinepanettoni &co., ma è di alto livello e sta a testa alta nell’Olimpo della settima arte. Ottimo sotto tutti i punti di vista. Due scene da incorniciare: Cheyenne riesce a zittire cinque donne impegnate in alte discussioni estetiche (come far durare tutto il giorno il rossetto) e la partita a ping pong con il giovane americano.
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