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Breve cenno su ciò di cui stiamo parlando. Una maschera dalla notte del rock si aggira accolto, ricco, benvoluto e benevolente prima in Irlanda e poi in Usa. Sean Penn dark e clownesco un po’ “Chance il giardiniere” ci guida in un viaggio meraviglioso nell’America buona, tra cacciatori di nazisti e morti viventi. Non dico di più guasterei la festa.
Dico subito che questo film non avrei voluto vederlo, “La grande Bellezza” non mi è piaciuto e la prospettiva di un film di Sorrentino non mi faceva impazzire. È stato invece uno dei rari momenti di sommergente riconoscenza per l’inventore della televisione (in questo caso IRIS). Uno dei film migliori degli ultimi anni. Bello il plot, la sceneggiatura, la recitazione pazzesca di Sean Penn e il cinema cinema. Quello di Sorrentino alla Jim Jarmush: apparizioni caleidoscopiche convergenti (come anche ne “La grande Bellezza”) sulla comparsa dell’animale totemico, chiave simbolica di rivelazione narrativa (in “This must be the place”, bisonte americano; ne “La grande Bellezza”, fenicotteri). Meraviglioso.
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