This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
This Must Be the Place
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lento deprimente e riflessivodi owlofminervaFeedback: 2677 | altri commenti e recensioni di owlofminerva |
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venerdì 9 marzo 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lento, instabile e deprimente fino al percorso on the road. Cheyenne è un ossimoro: è una rock star, lo è stata, si concia come tale ma dice di non esserlo, ne respinge l’immagine anche se non riesce a liberarsi dalla maschera che indossa come una seconda pelle, una condanna al ricordo delle sue colpe. Ancora si ostina ad avere capelli neri cotonati, labbra rosse, matita nera intorno agli occhi, unghie laccate, abiti attillati in stile gotico. Ha un’andatura dondolante, uno sguardo ingenuo e assente e una vocina flebile ed effeminata, garbata, gentile e generosa, un personaggio problematico, a tratti umoristico ma non grottesco. Per camminare si deve sempre aggrappare a qualcosa: al carrello della spesa o al trolley con le ruote. Da solo non si regge. Continua a bere ma solo analcolici colorati. Ha deciso di eclissarsi dal mondo Cheyenne e vive comodamente senza far nulla insieme ad una moglie che gli fa da madre e da argine alla sua depressione. Serve una botta e arriva dal padre. Da bambino, aveva deciso che il padre non gli voleva bene. E di quell’intuizione ne è ancora convinto con la presunzione di un bambino. La fine del padre rappresenta per il figlio l’inizio di un lungo percorso. Il sedentario Cheyenne trova la motivazione per viaggiare: trovare il nazista che aveva umiliato il padre. Lo trova. È solo, macilento, scheletrico, vecchio e indifeso. L’ex-nazista ormai vecchissimo compare nudo in mezzo alla neve: in quell’inquadratura estremamente realistica e insieme simbolica c’è tutta la ferocia del tempo che passa sui nostri corpi e l’umiliazione dell’umanità. Somiglia tanto alle povere vittime, vecchie e denudate, accasciate nella morte sulla neve nei campi di sterminio.Quel vecchio senza abiti, sulla neve, in una luce bianca, muove a pietà più che a vendetta. Ha ritrovato il padre e scoperto il suo ruolo. E’ il momento in cui si capisce che il protagonista si è finalmente liberato della maschera. Adesso può tornare a casa. Cheyenne non ha più capelli lunghi e il rossetto sulle labbra. È un uomo come gli altri. È diventato se stesso. Dal cuore l’odio è fuoriuscito e finalmente sorride. This Must Be the Place, questo dovrebbe essere il posto. Un pellicola che lascia con l’amaro in bocca di mille interrogativi. Introspettivo e riflessivo.
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