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Il remake de La dolce vita: ma perchè?

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena de La dolce vita di Federico Fellini.
Marcello Mastroianni (Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni) 28 settembre 1924, Frosinone (Italia) - 19 Dicembre 1996, Parigi (Francia).

domenica 9 agosto 2015 - Focus

Ci sarà un remake, o qualcosa di simile, del capolavoro di Fellini. Questa proprio ci mancava. Scrivo questo pezzo avendo solo le notizie di un annuncio e qualche ottimistico commento generico dei personaggi coinvolti nel progetto. Diciamo che mi sta a cuore il principio. Soprattutto se si tratta di un'opera che ha trasceso il cinema per diventare modello di Italia nel mondo, e patrimonio del mondo stesso. Insomma, La dolce vita, nell'oltre mezzo secolo della sua vita si era guadagnato l'immunità, soprattutto dal remake. "Remake"" è un termine che mi è sempre stato sgradito, significa toccare qualcosa che sarebbe già perfetto: è semplice, altrimenti non meriterebbe un remake. Però, come si dice, c'è modo e modo. Sono centinaia i remake. Non c'è dubbio che certi film "rifatti" abbiano un senso. È soprattutto un fatto di mercato e trattasi di film da mercato. Prendiamo Colpo grosso, del 1960 firmato da Lewis Milestone, con cast prestigioso, tutto il "gruppo Sinatra", da Sinatra stesso a Dean Martin, Peter Lawford e Sammy Davis. Un thriller divertente: un gruppo di ex reduci decide di svaligiare cinque casinò di Las Vegas. È legittimo, che, quarant'anni dopo questa storia venga riproposta secondo progresso, tecnologia, chiave di spettacolo, e va detto che il nuovo gruppo è all'altezza: George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Andy Garcia. Insomma ci sta.

Le quattro piume è il più bel film di guerra di tutti i tempi, del 1939 firmato da Zoltan Korda. Si racconta di un ufficiale che non parte per il Sudan, siamo nel 1885, e i suoi compagni d'armi gli recapitano quattro piume, segno di vigliaccheria. L'ufficiale dovrà compiere quattro atti di eroismo per riabilitarsi e restituire le piume. Nel 1955 lo stesso Korda rifece il film sequenza per sequenza, cambiando solo gli attori. La magia non c'era più ma valeva il promemoria. Nel 2002 Shekhar Kapur ha ripreso la storia mantenendo solo... le piume. Ha aggiunto nuovi personaggi utili per un'indicazione di integrazione culturale e religiosa. Ci può stare, anche se il master iniziale rimane irraggiungibile.

Il grinta è il film che diede l'unico Oscar a John Wayne e quel personaggio identifica l'attore se non in assoluto, certo in profondità. Il regista era Henry Hathaway, ottimo mestierante di western. Nel 2010 Jeff Bridges è diventato... Wayne. Diciamo che nessuno può diventare Wayne, ma Bridges è stato efficace e si è avvicinato.

Poi ci sono gli... intoccabili. Il delitto perfetto (1954) di Hitchcock, rifatto da Andrew Davis nel 1998, cerca in tutti i modi di evolvere gli elementi del thriller, inserendo momenti di violenza. Ma... non ci sta. Se poi tocchi Psycho ti ferisci a morte. Gus Van Sant, autore vero, ha rifatto il superclassico. Ma non è bastato non mettersi in competizione col maestro inglese, percorrendo esattamente le stesse sequenze del master, e persino cambiando il titolo, aggiungendo una "h" allo Psyco originale. E poi Vince Vaughn non lambiva neppure la performance di Perkins nel ruolo di Norman, lo psicopatico dal quale il cinema di genere non ha più potuto prescindere.

Ma il remake che non avrebbe mai dovuto essere girato è Sabrina. Perché Julia Ormond, ha cercato di competere con Audrey, solo che il confronto non era ad armi pari, perché nessuna sarebbe "ad armi pari" con la Hepburn. E Julia è rimasta lontanissima dalla personalità, dall'appeal, da quell'unicum che è Audrey. E torniamo al titolo. Francesca Fellini, erede del regista ha ceduto i diritti a tali Daniele Di Lorenzo, Andrea Iervolino e Monika Bacardi di Ambi Group, casa di produzione italoamericana. Non si conoscono ancora interpreti e regista che saranno, sembra, americani. La "Fellini" ha risposto alla diffidenza generale del sistema difendendosi con queste parole: "Nessuna scopiazzata né scimmiottamento...non sarà un remake ma un omaggio a un grande film che resta intatto nella storia". E ancora "dopo la sua morte Fellini è stato dimenticato, i giovani d'oggi non lo conoscono". Ebbene non è vero, lo conoscono eccome. I segnali ci sono, recenti. Alludo a Nine, di Rob Marshall, del 2009: è un remake, seppure non esplicito, di 8 ½ ed è la versione dell'omonimo musical di Broadway, altro segnale "ecumenico" della presenza di Fellini. E poi un remake de La dolce vita c'è già stato, abbastanza esplicito e di buona qualità, La grande bellezza, di Sorrentino, che grazie a quell'ispirazione si è portato a casa anche l'Oscar, il suo primo, il sesto di Fellini.

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