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Storia 'poconormale' del cinema: i film, i modelli (1)

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Puntata 50

venerdì 5 febbraio 2010 - Focus

Puntata 50
Ci sono nelle arti epoche, artisti e opere che hanno inventato, determinato cambiamenti, prodotto trasformazioni. Parlo di letteratura, di arti figurative, anche di cinema. Il discorso è molto largo naturalmente. Metto a fuoco un esempio, una data, tre artisti e tre opere. 1907: Picasso compone Les demoiselles d' Avignon, un'opera che stravolge tutti i codici della pittura fino ad allora. Superando la tendenza espressionista che già si allontanava dalla pura riproduzione dell'immagine "naturale", l'artista spagnolo sorpassava l'idea della visione, naturale appunto, da un unico punto di vista per scomporla in sezioni simultanee. Detto in altro modo: di un volto vedevi gli occhi, la bocca e la parte davanti, ma anche le tempie e la nuca. In quello stesso anno Stravinskij iniziava la composizione dell'Uccello di fuoco, nel quale scomponeva l'armonia tradizionale delle composizioni: una ricerca omologa, in un certo senso, a quella di Picasso. Ancora nel 1907 James Joyce cominciava a scrivere l'Ulisse che introduceva tecniche di racconto inedite, come il flusso di coscienza, il monologo interiore, attraverso una scrittura che scombinava l'armonia tradizionale della frase inserendovi vocaboli o sintagmi nuovi. Insomma, tre opere omologhe. Era il 1907, come si dice: "era nell'aria".

Giovane
Al cinema, arte molto giovane, non si possono attribuire momenti come questo, perché il cinema (lo ribadisco ancora) non ha qualità delle arti nobili. Ha altre qualità. Comunque nel contesto del cinema ci sono state opere che se non hanno prodotto trasformazioni hanno per lo meno agito sul sentimento e sulla moda, inoltre, e davvero non è poco, hanno fatto vendere tanti prodotti.
Ho dedicato dei capitoli ai film che hanno "venduto". Voglio ricordare il Potemkin, manifesto della rivoluzione d'Ottobre, e poi Il sergente York, proclama interventista nel 1940, e ancora Ninotchka, pronunciamento anticomunista durante la paura rossa degli anni trenta. Il concetto vale, in parallelo, per i modelli. Anche in questo senso il mio discorso si incrocerà con nomi già fatti. Sono nomi che ricorrono, i grandi identificatori e, a loro volta inventori: da Garbo a Bogart, a Brando, Dean, Marilyn e Audrey, a salire...

Fondamentali
Nel primo capitolo della storia poconormale citavo questi titoli fondamentali. Cappello a cilindro, Tempi moderni, La grande illusione, Via col vento, Les enfants du paradis, Ossessione, Il porto delle nebbie, Notorious, Ladri di biciclette, Viale del tramonto, Cantando sotto la pioggia, Shane, Il posto delle fragole, Sentieri selvaggi, Lawrence d'Arabia, Amarcord, Qualcuno volò..., Il padrino, Apocalypse now, Toro scatenato, Manhattan, Lisbon Story, Tutto su mia madre, Fratello dove sei, La stanza del figlio, Il signore degli anelli. Certo capolavori riconosciuti da tutti, critica e pubblico. Raccontando i grandi momenti del cinema ho citato i titoli del Fronte popolare, del Realismo italiano, del cinema tedesco degli anni '70, e altri. Ancora capolavori unanimemente accreditati. Tutti i titoli detti sopra valgono un grande impatto artistico, alcuni valgono un impatto sociale e umano. Un esempio: Tempi moderni. Il quadro che Chaplin offre del lavoro, dello sfruttamento e dell'abuso, e della patologie relative (strappa i bottoni della signora elegante credendoli bulloni) è più efficace di tutti i saggi pubblicati in quel senso. C'è l'immagine, la rappresentazione geniale, il modello e c'è la chiave (anche comica) dell'indicazione. Qualche anno dopo Chaplin fece Il grande dittatore, opera benemerita del mondo, perché attaccò Hitler nel modo più efficace, quasi devastante, il ridicolo.

Irresistibili
A fronte di titoli nobili come quelli citati, ci sono film certamente senza nobiltà che però hanno costituito esempi irresistibili e dettato comportamenti. Un film ignorato dalla critica, un drammone melò, con tutti gli ingredienti sentimentali per farsi disprezzare dai cinefili è Scandalo al sole (1959). Riporto uno stralcio della mia recensione.
".... Un film che non ha alcuna pretesa artistica confezionato secondo il più puro stile hollywoodiano, col solo intento di portare molta gente nella sale cinematografiche. Film bello e assolutamente non grande. Ma sono pochissimi i film che hanno altrettanto condizionato moda e comportamento e che hanno altrettanto chiaramente manifestato e allarmato. I genitori di tutto il mondo seppero che a un certo punto ci si poteva anche separare; seppero che due adulti infelici avevano diritto alla felicità, magari a scapito di qualcuno. Appresero inoltre che gli adolescenti avevano scoperto il sesso e lo facevano. Piace immaginare la stessa storia raccontata da un regista svedese, in bianco e nero, con attori meno belli, insomma con meno Hollywood e senza spettacolo: la critica l'avrebbe idolatrata. I due ragazzi divennero gli idoli dei loro coetanei, gli shorts di Donahue furono adottai dai giovani anche se non erano alti uno e novanta, così come i golfini gemelli di Sandra Dee. Il mercato ringraziò..."

Film non grandi-ma-belli, e comunque molto importanti.

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