Rubare la grazia ad Audrey Hepburn, la sensualità di Juliette Binoche e l'audacia delle vere attrici del passato. Riuscire ad essere tutte queste cose non è un'impresa semplice. Ma Julia Ormond sembra esserci riuscita. Nominata una delle 50 donne più belle del mondo dalla rivista People, amata dal pubblico e dalla critica, è una delle attrici inglesi più apprezzate. Lontana da riflettori e vizi da diva, è un'artista versatile, capace di ridere, piangere e soffrire per fare il bene il suo mestiere.
Un'infanzia all'insegna dell'arte
Seconda di cinque figli, Julia Ormond cresce in un ambiente privilegiato sotto la guida di un padre rispettato, esperto tecnico di laboratorio, che non le fa mancare niente. I genitori divorziano quando lei è ancora molto giovane e proprio per questo motivo trascorrerà diversi anni della sua infanzia con i nonni, entrambi appassionati di cultura cinematografica e teatrale che la educano all'amore per l'arte della recitazione. Frequenta la scuola privata di Cranleigh, dove dimostra di avere del vero talento per il teatro, così decide di iscriversi alla Webber-Douglas Academy of Dramatic Art, diplomandosi nel 1988. L'anno successivo si sposa con il collega Rory Edwards ma il matrimonio non funziona e divorziano dopo poco tempo. Dopo un riconoscimento come miglior debuttante, esordisce in tv nella serie Traffik (1989), seguita dalla partecipazione a La giovinezza di Caterina (1991) e al biopic televisivo Stalin (1992) al fianco di Robert Duvall.
La principessa del grande schermo, innamorata dei film in costume
La prima esperienza nel mondo del cinema è datata 1993 e porta la firma di Peter Greenaway, autore controcorrente che la rende protagonista di The Baby of Mâcon, una sorta di messa nera dall'impianto teatrale che vuole polemizzare contro i crimini e la violenza della Chiesa della Controriforma. Interpreta nuovamente una donna del passato nel mistico Nostradamus (1994) di Roger Christian, poi veste i panni di una ragazza rimasta sola che si innamora di un uxoricida (Tim Roth) nel britannico Captives - Prigionieri di Angela Pope. Nello stesso anno è una seducente e temeraria fanciulla del West, dalla bellezza delicata, fonte di fascino che incanterà i tre fratelli Ludlow (indimenticabile la scena d'amore con Brad Pitt, ai tempi ancora selvaggio e capellone) in Vento di passioni di Edward Zwick. Nel 1995 è Ginevra nell'avventuroso Il primo cavaliere, circondata dal Lancillotto (Richard Gere) e dal re Artù (Sean Connery), dove spicca per la naturalezza della sua recitazione, sempre posata, difficilmente sopra le righe, ma ricchissima di sfumature.
La sfida con Audrey Hepburn
Il ruolo più importante della sua carriera, difficile da reggere perché già interpretato nel 1954 dalla diva Audrey Hepburn nel film di Billy Wilder, è quello di Sabrina (1995) diretto da Sidney Pollack, grande regista che riesce a sostenere il confronto con il film precedente, attualizzandolo in epoca moderna. Dai toni caldi della commedia romantica a quelli più freddi del drammatico Il senso di Smilla per la neve (1996), per poi proseguire nella gelida Russia di fine Ottocento nel melodramma Il barbiere di Siberia (1999) di Nikita Mikhalkov, dov'è Jane, un'avventuriera yankee a caccia di intrighi amorosi. Presta la voce ad un personaggio animato della Animal Farm di John Stephenson, poi ritorna al cinema con The Prime Gig (2000) con Ed Harris e Vince Vaughn ma è solo una parentesi perché nel 2001 la rivediamo sul piccolo schermo in Varian's War, al fianco del giornalista coraggioso William Hurt. La carriera prosegue con Resistance (2003), una piccola parte nel film tv Angeli d'acciaio (2004), un ruolo da co-protagonista nella mini-serie Beach Girls (2005) e una comparsa in The Way (2006).
La serialità televisiva e il ritorno al cinema d'autore
Dopo un periodo non troppo glorioso, dedicato soprattutto a piccole parti al cinema e a ruoli un po' banali in tv, ritorna prepotentemente in forma con l'onirico Inland Empire - L'impero della mente (2006) di David Lynch. Un po' in ribasso con il thriller Il nome del mio assassino (2008), si trasforma in una spietata agente FBI in Surveillance (2008) diretto da Jennifer Lynch (figlia del regista David Lynch), e prende parte della biografia di Che Guevara Che (2008) diretta da Steven Soderbergh. Ma non solo, affronta a testa alta anche un ruolo comico in Kit Kittredge: An American Girl con Abigail Breslin e quello intenso di Caroline nell'originale ringiovanimento di Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher. Torna al cinema successivamente in due importanti biopic: quello di Soderbergh Che - L'argentino, e quello di Simon Curtis Marilyn, incentrato su una settimana della vita di Marilyn Monroe.
