Sensazione mediatica dello scorso anno, “Joker”, diretto da Todd Phillips e interpretato da un magistrale Joaquin Phoenix, racconta le origini del celeberrimo villain della DC Joker.
In una Gotham City sporca e trasandata vive Arthur Fleck, un comico fallito affetto da gravi disturbi mentali. Vittima di numerosi abusi e abbandonato dalla sua comunità, Arthur trova rifugio solo nella sua casa, dove, insieme alla sua madre malata, può assistere allo show del suo idolo, Murray Franklin (interpretato da Robert de Niro). Dopo essere stato licenziato dal suo precario lavoro da clown, durante uno dei numerosi abusi, il protagonista uccide tre ragazzi nella metropolitana: data l’appartenenza dei ragazzi ad una famiglia ricca di Gotham, il gesto viene letto dagli strati più bassi della società come un atto di ribellione nei confronti dei ricchi, e quindi la figura di Arthur diventa simbolo di numerose e violenti proteste (l’identità del vero assassino, Arthur, rimane ignota, dato che durante il delitto era ancora travestito da clown). Da qui Arthur si renderà conto di ciò che è stato in grado di creare e porterà avanti una serie di altri crimini che culmineranno nel climax finale: Arthur, invitato come ospite al Murray Franklin Show, finirà per uccidere il conduttore, per poi essere arrestato nel caos delle proteste, ormai trasformatesi in guerriglia urbana, che dilaniavano Gotham. In tutto questo, il film è intervallato da sequenze della realtà e sequenze che mostrano le fantasie di Arthur, portando lo spettatore a dubitare di cosa sia vero e cosa no. Di conseguenza, non possiamo essere certi se questo finale corrisponda alla realtà o meno: infatti, questa avrebbe potuto essere una delle svariate sequenze fantastiche, data l’inverosimiglianza degli accaduti.
Il film si presenta come un prodotto di ottima fattura sotto alcuni aspetti, ma possiede anche gravi mancanze sotto altri: si passa da una recitazione ottima ed una colonna sonora ricercata e raffinata ad una scrittura con numerosi punti deboli. Il soggetto del film, infatti, presenta due problemi principali a mio parere: in primo luogo, tenta in ogni modo di farci forzatamente empatizzare con un personaggio col quale è quasi impossibile farlo, facendolo così risultare patetico e a volte al limite dell’imbarazzante; inoltre, come già detto, il film si sforza di trasmette un messaggio di critica sociale, il quale però è fondato su basi troppo generiche e ha un pretesto incerto. Infatti, buona parte della critica si basa sul concetto del “povero contro ricco” senza addentrarsi in nulla di più specifico, rendendo impossibile la comprensione, e di conseguenza la condivisione, delle forze motrici di questa rivoluzione. Se questo non bastasse, l’intera protesta è sfociata dal gesto omicida di Arthur, gesto totalmente ingiustificato e senza nessun significato politico.
Inoltre, vorrei far notare quanto questo film prenda in prestito dalla filmografia di Martin Scorsese e come voglia porsi al livello di quella Nuova Hollywood che rese tanto famoso il regista sopra citato, risultando però in quella che, a mio parere, può essere considerata solo come una brutta copia.
Voto: 3/5
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