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Prima serata, diretta televisiva. Un'entrata perfetta del reietto, dell'ermaginato, dello psichiatrico. Balla, fuma e bacia in bocca la vecchia ospite dello show. Il pubblico vibra, ritmo da David Letterman. Il cinema si appiattisce nella televisione. Poi una battuta fuori tempo cambia registro. Il pubblico in sala si sente a disagio, è complice della televisione. Nemmeno l'audience di una confessione in diretta di un triplice omicidio recupera il disagio. I dialoghi si fanno scomposti, fastidiosi. Il film perde in dissonanze di immagini. a. Taxi driver arma la mano di Re per una notte, e uccide sé stesso. Uno sparo in faccia all'anchorman riprende il filo dell'estetizzazione violenta della televisione, e il corso del film. Hollywood festeggia nelle strade un'orgia dionisiaca l'assassinio della televisione e della sua egemonia del successo costruita sul dominio opprimente di wall street. White Room dei Cream celebra una nuova woodstock in un carnevale di violenza, sublimato nel sorriso di sangue di Joker resuscitato dalla folla.
Questo è Joker. Il subalterno vissuto per far ridere gli altri che viene all'esistenza sparando a chi lo ha socialmente dominato. Uno straniero al contrario, che prende forma dall'assassinio e si fa presenza soffocando non edipicamente la madre. Un continuo rimando all'eredità di Jack Nicholson di Batman attraverso Qualcuno volò sul nido del Cuculo. All'antipsichiatria. Alla politicizzazione della marginalità attraverso un'esplosione collettiva in rivolta onirica anticapitalista deideologizzata che echeggia extinction rebellion e friday for futures.
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