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Akira Kurosawa

Akira Kurosawa è un regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, montatore, è nato il 23 marzo 1910 a Tokyo (Giappone) ed è morto il 6 settembre 1998 all'età di 88 anni a Setagaya (Giappone).
Nel 1990 ha ricevuto il premio alla carriera al Premio Oscar. Dal 1959 al 1990 Akira Kurosawa ha vinto 2 premi: Festival di Berlino (1959), Premio Oscar (1990).

Il samurai che amava la pioggia

A cura di Ingrid Malossi

Soprannominato "l'imperatore del cinema giapponese" nonostante si consideri, al contrario, uno "schiavo della settima arte", nasce a Tokyo cento anni fa, il 23 marzo 1910, discendente da una famiglia di samurai. Deve al fratello Heigo la passione per la letteratura, in particolar modo Shakespeare e i romanzieri russi, che ritorneranno a poco a poco nella sua vasta filmografia. Ma Akira è anche appassionato di pittura e, dopo un apprendistato nel campo delle arti figurative, entra nel cinema incoraggiato dall'amico Yasujiro Ozu. Già dalla sua prima opera La leggenda del grande judo (1943), presenta una perfetta sintesi fra il cinema d'azione americano e la ricerca psicologica autenticamente nazionale, che imponeva l'esaltazione dello spirito di sacrificio del singolo per il bene del paese.

Il samurai che incantò Hollywood
Nei primi anni del dopoguerra Akira può esprimersi con maggiore libertà, spaziando fra pellicole incentrate su problematiche sociali e film storici, raccontando storie di uomini in caparbia lotta contro i mali e le ingiustizie della società, come in Non rimpiango la mia giovinezza (1946), L'angelo ubriaco (1948) e Cane randagio (1949), tanto che molti critici definiscono il suo cinema come una forma di "realismo umanistico", prossimo ai valori occidentali. Anche se l'etichetta che lo identifica come il più "occidentale" dei registi giapponesi non risponde del tutto a verità, i film di Kurosawa sono molto accessibili allo spettatore straniero, proprio per la presenza di diversi soggetti ripresi dalla letteratura occidentale come Il trono di sangue (1957) tratto dal Macbeth di Shakespeare e Ran (1985), ispirato molto liberamente a Re Lear. Ma non è solo questo. Il suo punto di forza è stato quello di trovare un perfetto equilibrio fra la tradizione culturale giapponese e la cultura letteraria occidentale, con i temi forti del potere, del comando, della dedizione; a conferma di tutto ciò, sarà proprio la sua filmografia a influenzare gli occidentali e non viceversa: I sette samurai (1954, leone d'oro al Festival di Venezia), che verrà "rielaborato" nel western I magnifici sette di John Sturges (1960); La sfida del samurai che fornì la base per il primo "spaghetti- western" di Sergio Leone Per un pugno di dollari (1964); La fortezza nascosta (1958), storia di una principessa, un generale e due contadini avidi e astuti, che avrà notevole influenza per la creazione della saga di Guerre stellari di George Lucas.

Quando la verità non è una sola
La sua fama internazionale è però dovuta a Rashômon (1950) che gli varrà il Leone d'oro al Festival del cinema di Venezia e poi l'Oscar ad honorem come miglior film straniero, pellicola che si fa superba indagine sulla capacità che l'uomo ha di mentire, a se stesso prima che agli altri. Il cineasta giapponese lavora molto sull'immobilità dei personaggi, sulla tensione dei loro sguardi, sull'incertezza e l'attesa di una loro azione, resa attraverso effetti di montaggio giocati sul conflitto grafico, sui movimenti di macchina circolari e sui lunghi piani sequenza, come nel sorprendente Kagemusha (1980, che vince la palma d'oro a Cannes), dove vi è un'inquadratura fissa lunga vari minuti su tre uomini identici. Il suo stile semplice e spettacolare e la sua capacità di essere cantore dell'epos, di valori umani comprensibili e condivisibili dalle platee di tutto il mondo, gli costarono la venerazione della generazione americana dei movie brats ("ragazzacci"), quali George Lucas e Francis Coppola, che finanziarono i già citati Kagemusha e Ran, mentre Sogni fu coprodotto da Spielberg.

L'ultimo canto
Nel 1990, a 80 anni, ottiene un riconoscimento speciale, l'oscar alla carriera. L'ultimo suo film Madadayo - Il compleanno (1993) appare quasi una sintesi finale, fredda e commovente, della visione del mondo del cineasta giapponese che, probabilmente, si identifica con il vecchio professore festeggiato dai suoi ex allievi, non ancora pronto a lasciare la vita. Il maestro si spegne il 6 settembre 1998 a Setagaya, un quartiere di Tokyo. In occasione del centenario dalla sua nascita, il Festival internazionale del film di Roma rende omaggio al cineasta presentando un evento speciale: il ritorno dopo 60 anni di Rashômon, pellicola restaurata dalla Academy Film Archive, in associazione con la Fondazione Kadokawa.

Ultimi film

Fantastico, (Giappone, USA - 1990), 120 min.
Drammatico, (Giappone - 1985), 161 min.
Drammatico, (Giappone - 1970), 140 min.
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