angelo umana
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martedì 15 gennaio 2013
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in ogni falso si nasconde qualcosa di autentico
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L’amore, o anche la sola speranza di esso, apre i cuori più coriacei, ammorbidisce pure quelli cementificati da una vita condotta sempre allo stesso modo, con gli stessi piaceri e ruoli che sembrano bastare. Così è il cuore di Virgil Oldmann, ormai anziano ma appagato dal rispetto e dal successo che riscontra come battitore di aste e intenditore d’arte. E’ distante dagli altri però, i guanti che gli servono per non toccare direttamente i dipinti o gli oggetti preziosi di cui tratta sembrano anche una difesa dal mondo attorno. Le cene in solitudine nel prezioso ristorante e il suo ritirarsi nel bunker domestico dove custodisce pregiatissimi quadri ne farebbero un uomo che si circonda di cose belle.
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L’amore, o anche la sola speranza di esso, apre i cuori più coriacei, ammorbidisce pure quelli cementificati da una vita condotta sempre allo stesso modo, con gli stessi piaceri e ruoli che sembrano bastare. Così è il cuore di Virgil Oldmann, ormai anziano ma appagato dal rispetto e dal successo che riscontra come battitore di aste e intenditore d’arte. E’ distante dagli altri però, i guanti che gli servono per non toccare direttamente i dipinti o gli oggetti preziosi di cui tratta sembrano anche una difesa dal mondo attorno. Le cene in solitudine nel prezioso ristorante e il suo ritirarsi nel bunker domestico dove custodisce pregiatissimi quadri ne farebbero un uomo che si circonda di cose belle. Questi quadri se li procura in virtù di un accordo segreto con l’amico Billy (Donald Sutherland), che fa di tutto per aggiudicarseli in asta per rivenderglieli poi, come convenuto, al doppio del prezzo di aggiudicazione. Ma i quadri sono solo di donne, vive in quel bunker una realtà virtuale con compagnie femminili che gli sono sempre mancate, le donne vere gli suscitano “ammirazione, timore dell’incapacità di comprenderle”. Una vita pari a un deserto di sentimenti.
Il cuore comincia a “sciogliersi” quando entra in contatto, molto indiretto, con Claire, 27enne che vive rinchiusa perché sofferente di agorafobia da quando di anni ne aveva 15. Claire gli commissiona la stima di tutti i beni contenuti nella casa dei genitori ormai morti per un’eventuale vendita all’asta. Sono “reclusi” entrambi eppure è lei a fargli immaginare un’altra vita: quello che dapprima Virgil assume è il ruolo di un uomo maturo che cerca di infondere in Claire la fiducia nel mondo e il coraggio di uscire, lei gliene è riconoscente, poi il rapporto sembra divenire amore ma è la dipendenza di Claire, la sua gratitudine per il liberatore.
Il 60enne esperto d’arte abbraccia interamente il legame, chiede consigli al giovane conoscente Robert su come comportarsi con la nuova creatura; da un suo collaboratore sposato vuol sapere com’è la vita con una donna. La risposta è: “E’ come nelle aste. Non sai mai se la tua offerta sarà la migliore”. La frase che Tornatore mette nel film potrebbe essere argomento di discussione separata, se veramente nella vita a due l’uomo debba sempre fare un’offerta, se davvero il genere femminile debba essere destinatario designato di offerte e proposte allettanti, continuamente. Il personaggio di Virgil intenerisce per la sua mancanza di difese al cospetto di una dimensione nuova, sconosciuta, quella dell’innamoramento, che non sa maneggiare e che, complice un grande tradimento, lo condurrà alla pazzia.
Il film è un’antologia di sentimenti, come spesso sono i film di Tornatore (perciò la durata non è quasi mai comprimibile sotto le due ore). La storia e il suo condurla è però interessante, costellata di figure strane o forse oniriche del regista, come la nana, e di cura dei particolari come una candela che si spegne sulla torta o le bollicine dello spumante che evaporando rivelano una nuova scena. Dà spazio al suo estro. Molto meglio di Baarìa che realizzò per le pressioni del produttore pur non considerandolo ancora un lavoro pronto (dichiarazione dell’autore).
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mariella viavattene
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mercoledì 16 gennaio 2013
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"... questa é la sorte delle umane genti ?"
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Virgil Oldman, conoscitore e critico d’arte, ricco battitore d’aste, è convinto di essere infallibile.
Centrato su di sé e sul mondo che conosce, si guarda bene dal mettersi in relazione con altri mondi,
schermandosi emblematicamente con i guanti attraverso i quali tocca gli oggetti, perfino le posate con cui porta il cibo in bocca.
Il bisogno dell’Altra metà del cielo e la difficoltà a stabilire reali rapporti, lo costringe a “possedere” soltanto immagini del Femminile che “RUBA” spudoratamente durante le varie aste,
complice il suo amico Billy, in una coazione a ripetere che gli dà la vertigine dell’onnipotenza.
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Virgil Oldman, conoscitore e critico d’arte, ricco battitore d’aste, è convinto di essere infallibile.
Centrato su di sé e sul mondo che conosce, si guarda bene dal mettersi in relazione con altri mondi,
schermandosi emblematicamente con i guanti attraverso i quali tocca gli oggetti, perfino le posate con cui porta il cibo in bocca.
Il bisogno dell’Altra metà del cielo e la difficoltà a stabilire reali rapporti, lo costringe a “possedere” soltanto immagini del Femminile che “RUBA” spudoratamente durante le varie aste,
complice il suo amico Billy, in una coazione a ripetere che gli dà la vertigine dell’onnipotenza.
E’ determinato a continuare all’infinito.
Lo spettatore viene affascinato e trascinato in questo mondo immaginario, resta turbato dalla visione delle innumerevoli “donne” incorniciate ed affisse alle pareti di quella stanza-museo, segreta ed inaccessibile, della cui esistenza egli si compiace e si bea.
Per quanto tempo ancora? “Per sempre” parrebbe rispondere la logica e la determinazione di Oldman.
La casualità ha, invece, disposto altri destini. Chi guarda il film non sa…
Tornatore trattiene in mano il groviglio di fili, consegnandoci il bandolo che noi spettatori lentamente svolgeremo.
Tutto è vero: l’invito di Claire a Virgil cui viene chiesto un incontro per valutare gli arredi di un’antica villa, i pretesti incredibilmente credibili di Claire che disattende gli appuntamenti, l’illusione di Oldman di avere scoperto il segreto che tiene Claire prigioniera ed occultata alla vista altrui: l’agorafobia.
La corsa di Claire verso la strada per andare in soccorso di Virgil ferito, induce lo spettatore a pensare che l’amore ha vinto la malattia.
Peccato che Claire non fosse affetta da alcuna malattia e tutto era stato un inganno studiato nei particolari .
Il puzzle che lo spettatore aveva costruito va in frantumi, si atomizza in una indeterminatezza che lascia i più a bocca spalancata e amara ma che induce a riflettere sui concetti : realta-finzione, certezza-incertezza, determinismo-indeterminismo…
E vengono in mente i versi del poeta : “Questo è quel mondo, questi i diletti, l’amor …questa la sorte delle umane genti?”
Mariella Viavattene
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[+] l'amore vive sempre...forse
(di armonica)
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archipic
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martedì 22 gennaio 2013
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un "pacco" molto ben realizzato
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Tornatore ritorna alla grande, dopo il deludente Baarìa, con una pellicola dal perfetto meccanismo. Il senso della storia narrata è quello dell'illusione, della distorsione della realtà, dell'inganno e della truffa. Tutti ne sono partecipi e tutti ne sono, chi più chi meno, protagonisti e vittime. Un bravissimo Geoffrey Rush incarna alla perfezione un personaggio solo e solitario, con notevoli paranoie e altrettante notevoli mancanze affettive, che ne fanno il bersaglio ideale di chi, sfruttandone la generosità seppur nascosta da atteggiamenti irosi, gli gira intorno costruendo un castello di menzogne nel quale si ritroverà solo e sconfitto.
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Tornatore ritorna alla grande, dopo il deludente Baarìa, con una pellicola dal perfetto meccanismo. Il senso della storia narrata è quello dell'illusione, della distorsione della realtà, dell'inganno e della truffa. Tutti ne sono partecipi e tutti ne sono, chi più chi meno, protagonisti e vittime. Un bravissimo Geoffrey Rush incarna alla perfezione un personaggio solo e solitario, con notevoli paranoie e altrettante notevoli mancanze affettive, che ne fanno il bersaglio ideale di chi, sfruttandone la generosità seppur nascosta da atteggiamenti irosi, gli gira intorno costruendo un castello di menzogne nel quale si ritroverà solo e sconfitto. Sorretto da una sceneggiatura che non lascia punti morti, il film scorre senza pause con un crescente alone di mistero e pathos. Impeccabile la direzione degli attori che si calano nei personaggi con delicatezza e maestria. Da rimarcare la scenografia; gli interni sono ottimamente realizzati costituendo in sè un ulteriore personaggio che si adatta alle diverse sfumature di ogni scena. Sorprendente la camera del tesoro di Virgil; un'enorme stanza bianca riempita di ritratti di donna di ogni epoca pittorica. Un meraviglioso museo privato che toglie il fiato, affollato com'è dalle donne, seppur solo su tela, che hanno accompagnato la vita del protagonista che appesantito dalla misoginia tenta il riscatto me ne rimane scottato. Ottimo Tornatore.
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nerò77
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martedì 1 luglio 2014
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meritava l'oscar
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Film geniale, ben diretto, ben interpretato e caratterizzato da una sceneggiatura di alto livello.
Non annoia mai anche se in realtà accadono pochi fatti e ancor meno colpi di scena.
Una fotografia e scenografie di alto livello arricchiscono la storia che accompagna il pubblico dall'inizio alla fine.
Il colpo di scena finale lascia l'amaro in bocca ma è la ciliegina sulla torta in un film che meritava veramente l'oscar. Se avete visto "la grande bellezza" e lo avete apprezzato, guardate questo film e giudicate voi quale sia un vero capolavoro.
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valywally
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giovedì 3 gennaio 2013
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un quadro in lontananza.
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Un quadro antico è difficile da valutare. Anche questo film lo è. La storia è quella di un antiquario che ha costruito tutta la sua ricchezza sulla capacità di capire il valore e l'autenticità delle opere d'arte. Un uomo che ha messo la passione per l'arte al centro della sua vita. Ma così come nell'arte, anche nella vita esistono i falsi e, purtroppo per lui, sono molto più difficili da scoprire. La trama del film è accattivante e l'atmosfera che il regista è riuscito a creare tiene lo spettatore attaccato allo schermo dall'inizio alla fine. Ma il risultato è un po' deludente. La storia si snocciola in modo coinvolgente ma allo stesso tempo troppo lungo e questo permette allo spettatore di intuire "il falso" molto prima del gran finale.
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Un quadro antico è difficile da valutare. Anche questo film lo è. La storia è quella di un antiquario che ha costruito tutta la sua ricchezza sulla capacità di capire il valore e l'autenticità delle opere d'arte. Un uomo che ha messo la passione per l'arte al centro della sua vita. Ma così come nell'arte, anche nella vita esistono i falsi e, purtroppo per lui, sono molto più difficili da scoprire. La trama del film è accattivante e l'atmosfera che il regista è riuscito a creare tiene lo spettatore attaccato allo schermo dall'inizio alla fine. Ma il risultato è un po' deludente. La storia si snocciola in modo coinvolgente ma allo stesso tempo troppo lungo e questo permette allo spettatore di intuire "il falso" molto prima del gran finale.
Il messaggio c'è, ma poteva essere "mascherato" in modo più semplice.
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armonica
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sabato 12 gennaio 2013
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la solitudine violata
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La migliore offertadi Giuseppe Tornatore.
La solitudine violata
Quando ognuno di noi entra in un cinematografo e scosta le pesanti tende della sala di proiezione stringe un tacito patto con se stesso:per un breve lasso di tempo parteciperà ad un viaggio in un mondo completamente diverso che è fatto soprattutto di luce e di storie che ci riguardano.
Le immagini che scorrono sullo schermo diventano il nostro specchio o un nuovo sguardo sulla vita...ognuno vive ciò che vede secondo la sua esperienza e sensibilità. Durante la visione capiamo se il meraviglioso artificio che chiamiamo cinema ci consente di trascendere per poche ore lo spazio e il tempo, facendoci vedere quali speranze e paure riponiamo nel profondo della nostra coscienza.
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La migliore offertadi Giuseppe Tornatore.
La solitudine violata
Quando ognuno di noi entra in un cinematografo e scosta le pesanti tende della sala di proiezione stringe un tacito patto con se stesso:per un breve lasso di tempo parteciperà ad un viaggio in un mondo completamente diverso che è fatto soprattutto di luce e di storie che ci riguardano.
Le immagini che scorrono sullo schermo diventano il nostro specchio o un nuovo sguardo sulla vita...ognuno vive ciò che vede secondo la sua esperienza e sensibilità. Durante la visione capiamo se il meraviglioso artificio che chiamiamo cinema ci consente di trascendere per poche ore lo spazio e il tempo, facendoci vedere quali speranze e paure riponiamo nel profondo della nostra coscienza.
La coscienza appunto … come dice Amleto: lo spettacolo ecco la cosa con cui catturerò la coscienza del Re.
Il cinema di Tornatore ci cattura perché riesce a creare, nei suoi film, un mondo tutto suo. Un mondo incredibilmente umano, con le sue regole e le sue forme: lo spettatore può entrarvi e godere della sua bellezza e dei suoi drammi oppure restarne fuori e non apprezzarlo.
Anche La migliore offerta, l’ultimo dei mondi che Tornatore ci regala, mantiene interamente la promessa di catturare le coscienze presentandoci una storia che ci pone molte domande : Che valore hanno per noi le persone? Che cosa sono gli oggetti e quali desideri scatenano? Siamo disposti a rischiare il fragile equilibrio della vita quando le emozioni diventano passioni forti e sconvolgenti? Esiste un modo per vivere senza ferirsi o ferire?
Il film , come nelle antiche tragedie greche, inizia con un prologo che presenta il protagonista e il filo che ordisce la trama del film e continua con una vicenda ricca di colpi di scena e di eventi raccontata assumendo sempre il punto di vista del personaggio principale. Il pubblico sente e prova tutte le emozioni di Virgil Oldman, grande esperto d’arte e battitore di aste importantissime, affabile ed astuto nel lavoro ma soprattutto gelido con le donne alle quali non rivolge manco lo sguardo.
Sembra privo di passioni ma scopriremo che ne ha una predominante :come il Don Giovanni mozartiano tiene un suo personale catalogo di donne sotto forma di una raccolta, imponente e straordinaria , di ritratti femminili dipinti dai migliori pittori di tutti i tempi . In una stanza blindata e monacalmente arredata Virgil Oldman colleziona e ammira, solo e felice, tutte le donne del mondo. Virgil, antiquario nell’anima, tocca e accarezza con le sue mani solo quei ritratti e gli oggetti d’arte. Con il resto degli oggetti e dell’umanità usa invece guanti di tutte le fogge per non avere nessun contatto fisico.
Tra Oldman e il mondo comune c’è un velo invisibile ma potente che lo salva dal caos. Anche il luogo dove si svolge l’azione è spiazzante:un mosaico di città europee barocche e moderne. La vera casa di Virgil è la cripta blindata con i ritratti.
Un critico intelligente ha scritto che Tornatore è un Nomoteta cioè imprime nel nome del personaggio quasi il sigillo e il nucleo della storia…magari non è sempre così… però Virgil Oldman è Virgilio …non un banale Gino bensì un Virgilio , vecchio e saggio, che non soffre e che sta sulla soglia dell’inferno e del paradiso.
Virgil è bravissimo nel suo lavoro, persino scaltro e furfante quando c’è da soddisfare il suo collezionismo, ma la sua solitudine beata ha piedi d’argilla. Come è giusto presto incontra un’anima opposta e gemella: una ragazza, Claire , che violerà la solitudine di Virgil. Pure il nome di Claire contiene tutta la storia… anzi persino nel cognome Ibbetson (un amico mi suggerisce che forse rimanda al film di Hathaway appunto Peter Ibbetson del 1935).
Con l’incontro-scontro tra Virgil e Claire scatta un dramma narrativo che conduce al di-svelamento circolarmente perfetto della vicenda.
Notava il buon Aristotele che attraverso peripezie e riconoscimenti il racconto deve suscitare pietà o paura producendo purificazione nello spettatore :nel caso de La migliore offerta sia Virgil che il pubblico restano avvinti dalle straordinarie geometrie emotive mostrate da immagini visivamente stupende congegnate e montate da Tornatore con una cifra formale e narrativa che sintetizza il miglior cinema d’autore insieme al genere giallo/thriller ( psicologico aggiungerei). Quanto cinema ci sia nei film di Tornatore è materia ovvia come chiedersi quanta letteratura ci sia nei romanzi di Mann o Tolstoj: ogni artista parla la lingua della sua arte e la buona conoscenza della grammatica filmica e della storia del cinema non costituisce di per sé una garanzia di stile ma per fortuna non è mai il caso di Tornatore. Il regista bagherese respira aria di cinema da sempre e tutta la sua opera è ispirata da uno sguardo stilistico che rende i suoi personaggi e le sue storie diversi e sempre fedeli ad un’idea del cinema come il grande spettacolo nel quale attirare la coscienza del pubblico per farlo vivere in un mondo artisticamente diverso ma tanto più vero della realtà quotidiana.
Non è la sede adatta per discutere con buone ragioni ( che ci sono) l’autorialità di Tornatore nel cinema mondiale però chiunque può notare come la galleria di personaggi e di storie raccontate e mostrate in tanti film abbiano spesso una valenza interessantissima e quasi sempre presente: una polarità tra ordine e disordine esistenziale che è dell’intelligenza e delle passioni e che ha come teatro di guerra gli spazi dell’esistenza individuale e le strutture della società oppressiva sia nelle strutture architettoniche che sociali.
Anni fa scrissi a proposito de La leggenda del pianista sull’oceano che molti dei personaggi che Tornatore ha creato sono spinti da una tensione tra il principio Speranza, che è il sogno di una vita compiuta e perfetta , e la disperazione causata da eventi non sempre prevedibili e difficilmente controllabili che sconvolgono il loro equilibrio interiore.
Ne La migliore offerta l’irrompere dell’amore sgretola la maniacale esistenza di Virgil Oldman provocando in lui reazioni contrastanti e dolorose. Qual’è la migliore offerta?
Tutti siamo chiamati a fare offerte nell’asta della vita: Virgil ci osserva e aspetta solo un nostro cenno; lui la migliore offerta l’ha già fatta!
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carmy_na
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giovedì 4 luglio 2013
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"le conseguenze dell'amore"
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Non a caso cito il titolo del bellissimo film di Paolo Sorrentino, perché, pur essendo diversi per stile e racconto, trovo molte analogie tra la maschera impassibile di Tony Servillo (nei panni di Titta Di Girolamo) e quella di Geoffrey Rush (alias Virgil Oldman). Le loro vite solitarie, le abitudini maniacali, la misoginia dei protagonisti... un equilibrio forzato che man mano si sgretolerà quando nelle loro esistenze si insinuerà il sentimento, a loro sconosciuto, dell'amore, con le drammatiche conseguenze che ne deriveranno.
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Non a caso cito il titolo del bellissimo film di Paolo Sorrentino, perché, pur essendo diversi per stile e racconto, trovo molte analogie tra la maschera impassibile di Tony Servillo (nei panni di Titta Di Girolamo) e quella di Geoffrey Rush (alias Virgil Oldman). Le loro vite solitarie, le abitudini maniacali, la misoginia dei protagonisti... un equilibrio forzato che man mano si sgretolerà quando nelle loro esistenze si insinuerà il sentimento, a loro sconosciuto, dell'amore, con le drammatiche conseguenze che ne deriveranno... "Non sono mai stato amato da nessuno, io." dice Titta, così come Virgil, vissuto senza affetti familiari, è incapace di amare a sua volta: "L'ammirazione che provo per le donne è pari al timore che ho di conoscerle!" E poi la questione del falso/vero, posta da Tornatore, si può comparare alla teoria del bluff, enunciata da Titta Di Girolamo, che -come Virgil Oldman- della truffa ne fa una apparentemente irreprensibile e rigorosa professione: "Per assicurarsi una buona riuscita, il bluff dev'essere condotto fino in fondo, fino all'esasperazione..." E anche il finale, in cui Virgil, nonostante la drammaticità degli eventi, non perde la speranza, riporta a un'altra affermazione di Titta: "Non bisogna mai smettere di avere fiducia negli uomini..."
Al di là di queste analogie di senso, i due film sono sicuramente diversi.
Tornatore si misura stavolta col genere "noir" e lo fa con la maestria del grande regista, disseminando il film di colte citazioni, anche visive/artistiche, di metafore filosofiche e psicologiche, di elementi classici del thriller, pur senza crimini né azione, ma capace di tenere inchiodato lo spettatore, nel dipanarsi della storia... La cura nella ambientazioni, fino al minimo dettaglio scenico, la scelta degli attori, icone nel loro genere e nei caratteri: l'aplomb del britannico Rush, la consueta ambiguità di Donald Sutherland... tutto concorre, come tessere di un puzzle, a realizzare alla fine un film elegante, avvincente e coinvolgente. La genialità del film sta anche nel fatto che il regista lascia allo spettatore la libertà di attribuire il suo significato alla storia, proprio come si fa nei confronti di un'opera d'arte, sia essa un quadro o una poesia... e qualsiasi spiegazione ha una sua plausibilità.
Un film sicuramente da non perdere! ...e -anzi- da rivedere anche una seconda volta! ...come succede spesso, dopo aver letto o visto un bel romanzo "giallo".
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dario
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lunedì 3 agosto 2015
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impeccabile
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La sceneggiatura non è memorabile. Buchi e scompensi non mancano. Ma la regia è splendida e la recitazione di Rush ammirevole. Narrazione di livello, buona padronanza della storia, ottima atmosfera, giusta suspence. Godibile davvero.
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kimkiduk
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giovedì 3 gennaio 2013
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ritorno al noir
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Tornatore torna al noir. Film bello, ti lascia due ore incollato, anche se capisci abbastanza presto come probabilmente andrà a finire. Film sulla falsità di tutti, anche di Virgin, uno splendido ed azzeccatissimo Geoffrey Rush. Ache se a me era piaciuto più Una Pura Formalità, Tornatore torna dopo Baaria a fare un film buonissimo. Si potrebbe dire che sa di America, ma anche in altri due suoi "La leggenda del Pianista sull'Oceano" e "Una Pura Formalità" non sembravano film italiani. Tornatore è uno se non il migliore regista che abbiamo e nello scenario di oggi dobbiamo solo applaudire. Piccola nota dolente, per me, la musica di Morricone, che se pur bella assomiglia troppo a musiche di C'era una volta in america e della Leggenda del pianista.
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Tornatore torna al noir. Film bello, ti lascia due ore incollato, anche se capisci abbastanza presto come probabilmente andrà a finire. Film sulla falsità di tutti, anche di Virgin, uno splendido ed azzeccatissimo Geoffrey Rush. Ache se a me era piaciuto più Una Pura Formalità, Tornatore torna dopo Baaria a fare un film buonissimo. Si potrebbe dire che sa di America, ma anche in altri due suoi "La leggenda del Pianista sull'Oceano" e "Una Pura Formalità" non sembravano film italiani. Tornatore è uno se non il migliore regista che abbiamo e nello scenario di oggi dobbiamo solo applaudire. Piccola nota dolente, per me, la musica di Morricone, che se pur bella assomiglia troppo a musiche di C'era una volta in america e della Leggenda del pianista. Flm sulla falsità ripeto, dove alla fine il meno falso e quello che dà speranza a qualcosa di vero è proprio Virgin, aspettando una promessa ricevuta: "Qualsiasi cosa accadrà ricorda che ti amo" e lui aspetta, credendo nell'amore in cui non aveva mai creduto.
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[+] genere
(di miraj)
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weach
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domenica 6 gennaio 2013
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thriller della vita
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Oggi al cinema.
Mi sono domandato subiti se questo è un film che avrei rivisto.
La risposta è stata decisa:no ; ma tale risposta non implica un giudizio negativo, piuttosto posso sentirmi di dire che questo è uno dei film che non si vede due volte ma una volta e con attenzione .
La trama del lungometraggio viaggia lrallenttata come voluto da una regia sapiente., nel tentativo riuscito, in parte, di generare suspense.
Una nota di merito speciale per regia ma anche per l''attore protagonista Geoffrey Rusch.
Il peso positivo dei tempi lenti? Quello di incidere nella psiche dello spettatore.
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Oggi al cinema.
Mi sono domandato subiti se questo è un film che avrei rivisto.
La risposta è stata decisa:no ; ma tale risposta non implica un giudizio negativo, piuttosto posso sentirmi di dire che questo è uno dei film che non si vede due volte ma una volta e con attenzione .
La trama del lungometraggio viaggia lrallenttata come voluto da una regia sapiente., nel tentativo riuscito, in parte, di generare suspense.
Una nota di merito speciale per regia ma anche per l''attore protagonista Geoffrey Rusch.
Il peso positivo dei tempi lenti? Quello di incidere nella psiche dello spettatore.
Alla fine il film ti resta dentro.............magari dici. forse avrei gradito una trama meno statica.........ma queste sono opinioni strettamente personali.
Un grande atto non può essere grande se non è diretto da un grande regista: un pessimo regista fa scomparire anche il miglior attore.
E' un thriller'.
Forse, ma in prima istanza emergono contenuti esistenziali forti.
E' il film di uomini riservati, solitari che passano l'intera vita nella loro solitudine , ed all'interno dei loro miti, per una drammatica paura di aprirsi verso il mondo; uomini che per un attimo lascino aperto un varco verso gli altri ed in quell'attimo perdono tutto .
Bello , elegante, introspettivo :non se ne può restare indifferenti.
Complimenti.
Da vedere .
Un film di un regista italiano che merita tutta la nostra attenzione
che onora il cinema italiano finalmente.
buona visone al cinema!!!!!!!!!!!!!!!!!
weach illuminati
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