bettedavis
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mercoledì 16 gennaio 2013
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in che direzione va questo film?
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Capita di uscire dal cinema e chiedersi cosa si ha visto.....questa è una di quelle volte.
E'un film drammatico?Non direi...manca di quell'intensità che ti permette di viaggiare per due ore lontanto dentro allo schermo.
E' un thriller?Beh non scherziamo.....la soluzione finale è chiara quasi da subito.
Un thriller dell'anima o dell'amore?Gli manca quella profondità necessaria..
Insomma non si va da nessuna parte....la sceneggiatura sfiora il ridicolo in più punti e i personaggi non vantano alcun spessore....Rush fa del suo meglio e riesce in qualche modo a salvarsi da quel grande attore che è...la povera Sylvia Hoeks alle prese con un personaggio insopportabile e monocorde reagisce con un'interpretazione piatta e al limite dell'accettabile.
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Capita di uscire dal cinema e chiedersi cosa si ha visto.....questa è una di quelle volte.
E'un film drammatico?Non direi...manca di quell'intensità che ti permette di viaggiare per due ore lontanto dentro allo schermo.
E' un thriller?Beh non scherziamo.....la soluzione finale è chiara quasi da subito.
Un thriller dell'anima o dell'amore?Gli manca quella profondità necessaria..
Insomma non si va da nessuna parte....la sceneggiatura sfiora il ridicolo in più punti e i personaggi non vantano alcun spessore....Rush fa del suo meglio e riesce in qualche modo a salvarsi da quel grande attore che è...la povera Sylvia Hoeks alle prese con un personaggio insopportabile e monocorde reagisce con un'interpretazione piatta e al limite dell'accettabile....
Ma la cosa più grave è la quasi totale mancanza di una qualsiasi atmosfera coerente....boh è l'unico commento possibile.
Tornatore sa usare bene la macchina da presa ma la bellezza di alcune riprese non riesce a mascherare la vuotezza dell'insieme.
Peccato perchè l'idea di base non era affatto mele e il personaggio principale ricco di possibilità.
A condire il tutto una colonna sonora magniloquente e invadente oltre che già sentita del maestro(altrove) Ennio Morricone.
Un'occasione mancata....a parere mio un certo cinema di genere non è nelle corde dei registi italiani.
Alla prossima.
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dreamers
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venerdì 4 gennaio 2013
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ma è di tornatore o della sua scuola?
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Falso/autentico, anziano/giovane, visibile/invisibile, chiuso/aperto, artificiale/reale... "La migliore offerta", l'ultimo film di Giuseppe Tornatore, è un film che procede così, è un marchingegno ad avanzamento pendolare. Lo stesso ticchettio dell'ultima scena è la segreta colonna sonora dell'intero film: un colpo alto e uno basso, anche in senso qualitativo. La struttura è in questo senso solidissima, viaggia con la sicurezza di un orologio mitteleuropeo (contesto in cui per altro la storia si incornicia) ma inevitabilmente finisce per marciare come gli stessi automi cui fa riferimento. Soprattutto nella parte centrale non un cambio di passo: le scene si alternano, più che si succedono, con un ritmo binario degno di un metronomo.
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Falso/autentico, anziano/giovane, visibile/invisibile, chiuso/aperto, artificiale/reale... "La migliore offerta", l'ultimo film di Giuseppe Tornatore, è un film che procede così, è un marchingegno ad avanzamento pendolare. Lo stesso ticchettio dell'ultima scena è la segreta colonna sonora dell'intero film: un colpo alto e uno basso, anche in senso qualitativo. La struttura è in questo senso solidissima, viaggia con la sicurezza di un orologio mitteleuropeo (contesto in cui per altro la storia si incornicia) ma inevitabilmente finisce per marciare come gli stessi automi cui fa riferimento. Soprattutto nella parte centrale non un cambio di passo: le scene si alternano, più che si succedono, con un ritmo binario degno di un metronomo. A) Lui con lei nella villa/; B) lui col giovane amico nel negozio... avanti così, per un'ora in un andirivieni tra azione e spiegazione della stessa inspiegabilmente obbligato. L'impressione è che l'ineccepibile solidità di Tornatore-regista (anche qui un impianto visivo rarissimo per il nostro cinema in quanto a rigore e intensità) trovi nella scrittura un limite persino imbarazzante. Tutto il percorso che accompagna per esempio la ricostruzione dell'uomo meccanico del '700 è di una fragilità inimmaginabile in un film con simili ambizioni. L'epilogo di questo pur rilevante segmento narrativo è poi addirittura grottesco, fumettistico. Meglio non citarlo. più che per rispetto nei confronti di chi non ha ancora visto il film, per rispetto verso Tornatore stesso. Viene davvero da chiedersi: ma come mai? E così anche di fronte ad altre insospettabili ingenuità: i fili d'erba sulla giacca del protagonista per dire quanto sia stata affannosa la ricerca della sua amata. O ancora L'espressione da Vittorio Feltri incupito estorta a un pur inappuntabile Geoffrey Rush nella scene che, tardivamente, conducono ai titoli di coda... Come mai? C'è una tale disparità di livello tra alcune soluzioni davvero geniali (la danza della macchina da presa nella stanza dei ritratti femminili o gli stessi dettagli sulla tintura dei capelli) e simili scivolate che alla fine ti verrebbe da avvicinarti di più allo schermo, con una lente all'occhio destro, la fronte aggrottata, e sussurrare: Ma è di Tornatore o della sua scuola?
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icaro
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giovedì 3 gennaio 2013
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il passato ti rende migliore?
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Virgil è un uomo vecchio, che vive nel passato e fugge da tutto ciò che comporta una relazione con il futuro. Non ha donne, non usa congegni moderni e alimenta la sua unica passione di quadri "datati" e immensi che raffigurano la figura femminile. Fugge dalle relazioni personali (ha un unico amico) e conduce fondamentalmente una vita avara di soddisfazioni e monotona.
Tornatore avvolge lo spettatore con una rappresentazione minuziosa di una personalità all'apparenza forte ma significativamente fragile. E lentamente ci intriga conducendoci per mano nella mutazione inevitabile del protagonista.
Film solido che accumunerei con (i più riusciti) Una pura formalità e La sconosciuta, ha come punto di forza la messa in scena e il magnetismo che riesce a trasmettere.
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Virgil è un uomo vecchio, che vive nel passato e fugge da tutto ciò che comporta una relazione con il futuro. Non ha donne, non usa congegni moderni e alimenta la sua unica passione di quadri "datati" e immensi che raffigurano la figura femminile. Fugge dalle relazioni personali (ha un unico amico) e conduce fondamentalmente una vita avara di soddisfazioni e monotona.
Tornatore avvolge lo spettatore con una rappresentazione minuziosa di una personalità all'apparenza forte ma significativamente fragile. E lentamente ci intriga conducendoci per mano nella mutazione inevitabile del protagonista.
Film solido che accumunerei con (i più riusciti) Una pura formalità e La sconosciuta, ha come punto di forza la messa in scena e il magnetismo che riesce a trasmettere. C'è qualche ingenuità ( la fidanzata del ragazzo che va a trovare Virgil ) ma alla fine la sensazione che rimane è quella di aver passato 2 ore in apnea. Il finale (intendo l'ultima scena) è splendidamente inevitabile.
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armonica
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domenica 13 gennaio 2013
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la solitudine violata
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La solitudine violata
Quando ognuno di noi entra in un cinematografo e scosta le pesanti tende della sala di proiezione stringe un tacito patto con se stesso:per un breve lasso di tempo parteciperà ad un viaggio in un mondo completamente diverso che è fatto soprattutto di luce e di storie che ci riguardano.
Le immagini che scorrono sullo schermo diventano il nostro specchio o un nuovo sguardo sulla vita...ognuno vive ciò che vede secondo la sua esperienza e sensibilità. Durante la visione capiamo se il meraviglioso artificio che chiamiamo cinema ci consente di trascendere per poche ore lo spazio e il tempo, facendoci vedere quali speranze e paure riponiamo nel profondo della nostra coscienza.
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La solitudine violata
Quando ognuno di noi entra in un cinematografo e scosta le pesanti tende della sala di proiezione stringe un tacito patto con se stesso:per un breve lasso di tempo parteciperà ad un viaggio in un mondo completamente diverso che è fatto soprattutto di luce e di storie che ci riguardano.
Le immagini che scorrono sullo schermo diventano il nostro specchio o un nuovo sguardo sulla vita...ognuno vive ciò che vede secondo la sua esperienza e sensibilità. Durante la visione capiamo se il meraviglioso artificio che chiamiamo cinema ci consente di trascendere per poche ore lo spazio e il tempo, facendoci vedere quali speranze e paure riponiamo nel profondo della nostra coscienza.
La coscienza appunto … come dice Amleto: lo spettacolo ecco la cosa con cui catturerò la coscienza del Re.
Il cinema di Tornatore ci cattura perché riesce a creare, nei suoi film, un mondo tutto suo. Un mondo incredibilmente umano, con le sue regole e le sue forme: lo spettatore può entrarvi e godere della sua bellezza e dei suoi drammi oppure restarne fuori e non apprezzarlo.
Anche La migliore offerta, l’ultimo dei mondi che Tornatore ci regala, mantiene interamente la promessa di catturare le coscienze presentandoci una storia che ci pone molte domande : Che valore hanno per noi le persone? Che cosa sono gli oggetti e quali desideri scatenano? Siamo disposti a rischiare il fragile equilibrio della vita quando le emozioni diventano passioni forti e sconvolgenti? Esiste un modo per vivere senza ferirsi o ferire?
Il film , come nelle antiche tragedie greche, inizia con un prologo che presenta il protagonista e il filo che ordisce la trama del film e continua con una vicenda ricca di colpi di scena e di eventi raccontata assumendo sempre il punto di vista del personaggio principale. Il pubblico sente e prova tutte le emozioni di Virgil Oldman, grande esperto d’arte e battitore di aste importantissime, affabile ed astuto nel lavoro ma soprattutto gelido con le donne alle quali non rivolge manco lo sguardo.
Sembra privo di passioni ma scopriremo che ne ha una predominante :come il Don Giovanni mozartiano tiene un suo personale catalogo di donne sotto forma di una raccolta, imponente e straordinaria , di ritratti femminili dipinti dai migliori pittori di tutti i tempi . In una stanza blindata e monacalmente arredata Virgil Oldman colleziona e ammira, solo e felice, tutte le donne del mondo. Virgil, antiquario nell’anima, tocca e accarezza con le sue mani solo quei ritratti e gli oggetti d’arte. Con il resto degli oggetti e dell’umanità usa invece guanti di tutte le fogge per non avere nessun contatto fisico.
Tra Oldman e il mondo comune c’è un velo invisibile ma potente che lo salva dal caos. Anche il luogo dove si svolge l’azione è spiazzante:un mosaico di città europee barocche e moderne. La vera casa di Virgil è la cripta blindata con i ritratti.
Un critico intelligente ha scritto che Tornatore è un Nomoteta cioè imprime nel nome del personaggio quasi il sigillo e il nucleo della storia…magari non è sempre così… però Virgil Oldman è Virgilio …non un banale Gino bensì un Virgilio , vecchio e saggio, che non soffre e che sta sulla soglia dell’inferno e del paradiso.
Virgil è bravissimo nel suo lavoro, persino scaltro e furfante quando c’è da soddisfare il suo collezionismo, ma la sua solitudine beata ha piedi d’argilla. Come è giusto presto incontra un’anima opposta e gemella: una ragazza, Claire , che violerà la solitudine di Virgil. Pure il nome di Claire contiene tutta la storia… anzi persino nel cognome Ibbetson (forse rimanda al film di Hathaway appunto Peter Ibbetson del 1935).Con l’incontro-scontro tra Virgil e Claire scatta un dramma narrativo che conduce al di-svelamento circolarmente perfetto della vicenda.Notava il buon Aristotele che attraverso peripezie e riconoscimenti il racconto deve suscitare pietà o paura producendo purificazione nello spettatore :nel caso de La migliore offertasia Virgil che il pubblico restano avvinti dalle straordinarie geometrie emotive mostrate da immagini visivamente stupende congegnate e montate da Tornatore con una cifra formale e narrativa che sintetizza il miglior cinema d’autore insieme al genere giallo -psicologico . Quanto cinema ci sia nei film di Tornatore è materia ovvia come chiedersi quanta letteratura ci sia nei romanzi di Mann o Tolstoj: ogni artista parla la lingua della sua arte e la buona conoscenza della grammatica filmica e della storia del cinema non costituisce di per sé una garanzia di stile ma per fortuna non è mai il caso di Tornatore. Il regista bagherese respira aria di cinema da sempre e tutta la sua opera è ispirata da uno sguardo stilistico che rende i suoi personaggi e le sue storie diversi e sempre fedeli ad un’idea del cinema come il grande spettacolo nel quale attirare la coscienza del pubblico per farlo vivere in un mondo artisticamente diverso ma tanto più vero della realtà quotidiana.
Non è la sede adatta per discutere con buone ragioni ( che ci sono) l’autorialità di Tornatore nel cinema mondiale però chiunque può notare come la galleria di personaggi e di storie raccontate e mostrate in tanti film abbiano spesso una valenza interessantissima e quasi sempre presente: una polarità tra ordine e disordine esistenziale che è dell’intelligenza e delle passioni e che ha come teatro di guerra gli spazi dell’esistenza individuale e le strutture della società oppressiva sia nelle strutture architettoniche che sociali. Tornatore ha spesso creato dei personaggi che sono spinti da una tensione tra il principio Speranza, che è il sogno di una vita compiuta e perfetta , e la disperazione causata da eventi non sempre prevedibili e difficilmente controllabili che sconvolgono il loro equilibrio interiore.
Ne La migliore offerta l’irrompere dell’amore sgretola la maniacale esistenza di Virgil Oldman provocando in lui reazioni contrastanti e dolorose. Qual’è la migliore offerta?Tutti siamo chiamati a fare offerte nell’asta della vita: Virgil ci osserva e aspetta solo un nostro cenno; lui la migliore offerta l’ha già fatta!
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riccardo tavani
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martedì 29 gennaio 2013
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la verità del cinema nell'ingranaggio dell'inganno
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Storia di un raffinato quanto crudelissimo imbroglio, consumato dentro un mondo altrettanto raffinato con al centro il personaggio di un battitore d'asta, elegante nei modi, nel vestire e nel linguaggio, coltissimo ed esperto d'arte come pochi al mondo, ma anch'egli privo di scrupoli e incline al raggiro dei suoi altolocati clienti. Dentro la trama del film il regista “monta” anche un discorso sul cinema. Lo “monta” attraverso la rappresentazione dell'assemblaggio di un automa, che avviene pezzo per pezzo nel tempo, con molle, ruote dentate, viti, perni, lamelle e altri aggeggi d'epoca, trovati qua e là dal battitore d'asta nella vecchia villa signorile, nella quale è incaricato di fare una stima delle opere contenute e redigerne un catalogo.
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Storia di un raffinato quanto crudelissimo imbroglio, consumato dentro un mondo altrettanto raffinato con al centro il personaggio di un battitore d'asta, elegante nei modi, nel vestire e nel linguaggio, coltissimo ed esperto d'arte come pochi al mondo, ma anch'egli privo di scrupoli e incline al raggiro dei suoi altolocati clienti. Dentro la trama del film il regista “monta” anche un discorso sul cinema. Lo “monta” attraverso la rappresentazione dell'assemblaggio di un automa, che avviene pezzo per pezzo nel tempo, con molle, ruote dentate, viti, perni, lamelle e altri aggeggi d'epoca, trovati qua e là dal battitore d'asta nella vecchia villa signorile, nella quale è incaricato di fare una stima delle opere contenute e redigerne un catalogo. Questi antichi pezzi sono appunto tutte le modalità di regia, le trovate sceniche, i trucchi del montaggio escogitati dal cinema, dalla sua origine a oggi, per raccontarci realisticamente una storia. Ovvero per ingannarci. Il realismo cinematografico è sempre il frutto di una manipolazione, di un inganno scenico, di taglio e montaggio della pellicola. Che Peppuccio Tornatore si riferisca al cinema diviene esplicito, quando la proprietaria della villa, un inquietante personaggio femminile dalla memoria prodigiosa, ci dice che il suo immobile è spesso affittato come location di set cinematografici. Ora il problema è che qualsiasi opera d'arte si basa su un inganno, sul “farci credere” ciò che non è. Anche un romanzo, un quadro, una sinfonia. Per questo l'autore dovrebbe sempre trovare il modo, dentro le pieghe dell'opera, di dirlo, suggerirlo, lasciarlo intendere che si tratta di una rappresentazione illusoria. Questo è vero soprattutto per le opere che hanno anche un contenuto morale che immagina e mette in scena una via di riscatto dei mali del mondo. Lo spettatore potrebbe davvero credere che quel mondo rappresentato sia vero, e non guardare più in faccia la realtà per quello che è, lasciando indisturbato il potere che è causa di quei mali. Il cinema, prima di tutti, per la forza delle immagini che crea, ha questo micidiale potere illusorio. Nella pellicola di Tornatore lo svelamento dell'inganno è improvviso quanto devastante, praticamente mortale. Qualcosa di vero, però, ci vuole dire l'autore, rimane. Nel fondo dell'ingranaggio, della nostra coscienza sensibile, emotiva e razionale sentiamo che qualcosa di autentico è avvenuto davvero. L’amore è scattato davvero tra le molle e le ruote dentate che fanno muovere lo strambo automa, l’artificioso maninichino. C’è un momento cruciale nel quale il protagonista ha la certezza che quella giovane donna, pur nell’inganno, lo ha amato veramente, perché è nel trasporto di un loro amplesso che lei non può trattenere un’invocazione sincera d’amore, quale vera “voce dal sen fuggita”. Questo punto, per lui interiormente certo, trova la conferma in un’altra verità esterna che lei ha pronunciato pur nel vortice di falsità del raggiro e che non aveva nessuna necessità di raccontare, anzi, perché non faceva parte in nessun modo dell’ingranaggio della messinscena. Quel Caffé del tempo, in quella città straniera, del quale lei ha parlato come di un aspetto importante della sua vita, esiste veramente. È in quel labile frammento di verità che lui va ad aspettarla, perché la verità è senza tempo e a lui basta la memoria e la speranza di una nuova possibilità.
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armonica
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domenica 13 gennaio 2013
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la solitudine violata
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La solitudine violata
Quando ognuno di noi entra in un cinematografo e scosta le pesanti tende della sala di proiezione stringe un tacito patto con se stesso:per un breve lasso di tempo parteciperà ad un viaggio in un mondo completamente diverso che è fatto soprattutto di luce e di storie che ci riguardano.
Le immagini che scorrono sullo schermo diventano il nostro specchio o un nuovo sguardo sulla vita...ognuno vive ciò che vede secondo la sua esperienza e sensibilità. Durante la visione capiamo se il meraviglioso artificio che chiamiamo cinema ci consente di trascendere per poche ore lo spazio e il tempo, facendoci vedere quali speranze e paure riponiamo nel profondo della nostra coscienza.
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La solitudine violata
Quando ognuno di noi entra in un cinematografo e scosta le pesanti tende della sala di proiezione stringe un tacito patto con se stesso:per un breve lasso di tempo parteciperà ad un viaggio in un mondo completamente diverso che è fatto soprattutto di luce e di storie che ci riguardano.
Le immagini che scorrono sullo schermo diventano il nostro specchio o un nuovo sguardo sulla vita...ognuno vive ciò che vede secondo la sua esperienza e sensibilità. Durante la visione capiamo se il meraviglioso artificio che chiamiamo cinema ci consente di trascendere per poche ore lo spazio e il tempo, facendoci vedere quali speranze e paure riponiamo nel profondo della nostra coscienza.
La coscienza appunto … come dice Amleto: lo spettacolo ecco la cosa con cui catturerò la coscienza del Re.
Il cinema di Tornatore ci cattura perché riesce a creare, nei suoi film, un mondo tutto suo. Un mondo incredibilmente umano, con le sue regole e le sue forme: lo spettatore può entrarvi e godere della sua bellezza e dei suoi drammi oppure restarne fuori e non apprezzarlo.
Anche La migliore offerta, l’ultimo dei mondi che Tornatore ci regala, mantiene interamente la promessa di catturare le coscienze presentandoci una storia che ci pone molte domande : Che valore hanno per noi le persone? Che cosa sono gli oggetti e quali desideri scatenano? Siamo disposti a rischiare il fragile equilibrio della vita quando le emozioni diventano passioni forti e sconvolgenti? Esiste un modo per vivere senza ferirsi o ferire?
Il film , come nelle antiche tragedie greche, inizia con un prologo che presenta il protagonista e il filo che ordisce la trama del film e continua con una vicenda ricca di colpi di scena e di eventi raccontata assumendo sempre il punto di vista del personaggio principale. Il pubblico sente e prova tutte le emozioni di Virgil Oldman, grande esperto d’arte e battitore di aste importantissime, affabile ed astuto nel lavoro ma soprattutto gelido con le donne alle quali non rivolge manco lo sguardo.
Sembra privo di passioni ma scopriremo che ne ha una predominante :come il Don Giovanni mozartiano tiene un suo personale catalogo di donne sotto forma di una raccolta, imponente e straordinaria , di ritratti femminili dipinti dai migliori pittori di tutti i tempi . In una stanza blindata e monacalmente arredata Virgil Oldman colleziona e ammira, solo e felice, tutte le donne del mondo. Virgil, antiquario nell’anima, tocca e accarezza con le sue mani solo quei ritratti e gli oggetti d’arte. Con il resto degli oggetti e dell’umanità usa invece guanti di tutte le fogge per non avere nessun contatto fisico.
Tra Oldman e il mondo comune c’è un velo invisibile ma potente che lo salva dal caos. Anche il luogo dove si svolge l’azione è spiazzante:un mosaico di città europee barocche e moderne. La vera casa di Virgil è la cripta blindata con i ritrattiVirgil è bravissimo nel suo lavoro, persino scaltro e furfante quando c’è da soddisfare il suo collezionismo, ma la sua solitudine beata ha piedi d’argilla. Come è giusto presto incontra un’anima opposta e gemella: una ragazza, Claire , che violerà la solitudine di Virgil. Pure il nome di Claire contiene tutta la storia… Con l’incontro-scontro tra Virgil e Claire scatta un dramma narrativo che conduce al di-svelamento circolarmente perfetto della vicenda.Nel caso de La migliore offertasia Virgil che il pubblico restano avvinti dalle straordinarie geometrie emotive mostrate da immagini visivamente stupende congegnate e montate da Tornatore con una cifra formale e narrativa che sintetizza il miglior cinema d’autore insieme al genere giallo psicologico . Quanto cinema ci sia nei film di Tornatore è materia ovvia come chiedersi quanta letteratura ci sia nei romanzi di Mann o Tolstoj: ogni artista parla la lingua della sua arte e la buona conoscenza della grammatica filmica e della storia del cinema non costituisce di per sé una garanzia di stile ma per fortuna non è mai il caso di Tornatore. Il regista bagherese respira aria di cinema da sempre e tutta la sua opera è ispirata da uno sguardo stilistico che rende i suoi personaggi e le sue storie diversi e sempre fedeli ad un’idea del cinema come il grande spettacolo nel quale attirare la coscienza del pubblico per farlo vivere in un mondo artisticamente diverso ma tanto più vero della realtà quotidiana.
Non è la sede adatta per discutere con buone ragioni ( che ci sono) l’autorialità di Tornatore nel cinema mondiale però chiunque può notare come la galleria di personaggi e di storie raccontate e mostrate in tanti film abbiano spesso una valenza interessantissima e quasi sempre presente: una polarità tra ordine e disordine esistenziale che è dell’intelligenza e delle passioni e che ha come teatro di guerra gli spazi dell’esistenza individuale e le strutture della società oppressiva sia nelle strutture architettoniche che sociali.Ne La migliore offertal’irrompere dell’amore sgretola la maniacale esistenza di Virgil Oldman provocando in lui reazioni contrastanti e dolorose. Qual’è la migliore offerta?Tutti siamo chiamati a fare offerte nell’asta della vita: Virgil ci osserva e aspetta solo un nostro cenno; lui la migliore offerta l’ha già fatta!.
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ciabatta
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lunedì 28 gennaio 2013
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la fantasia di una vita che abbracci d'un tratto
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L'esistenza del celebre battitore d'aste e critico d'arte Virgil Oldman (il cui nome e cognome, a mio giudizio, alludono alla sua "verginità" emozionale e, al contempo, ad un intrinseco timore per gli aspetti più concreti e moderni della sua epoca) è scandita da ritmi quasi sacri, immutabili e precisi. La paura del disordine connesso all'esistenza lo spinge a rinchiudersi entro una propria monade personale, algida. Geoffrey Rush interpreta magistralmente quest'uomo che si muove sempre un pò a scatti, quasi fosse un ballerino sul punto di danzare, un Ermes del Giambologna pronto a spiccare il volo. Tuttavia al riparo dal rumore dell'universo, nel luogo più inaccessibile della sua splendida e fredda casa, si cela il cuore pulsante di quest'uomo impaurito: una camera lecui parete sono costellata da centinaia di ritratti femminili, opere celebri e famose.
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L'esistenza del celebre battitore d'aste e critico d'arte Virgil Oldman (il cui nome e cognome, a mio giudizio, alludono alla sua "verginità" emozionale e, al contempo, ad un intrinseco timore per gli aspetti più concreti e moderni della sua epoca) è scandita da ritmi quasi sacri, immutabili e precisi. La paura del disordine connesso all'esistenza lo spinge a rinchiudersi entro una propria monade personale, algida. Geoffrey Rush interpreta magistralmente quest'uomo che si muove sempre un pò a scatti, quasi fosse un ballerino sul punto di danzare, un Ermes del Giambologna pronto a spiccare il volo. Tuttavia al riparo dal rumore dell'universo, nel luogo più inaccessibile della sua splendida e fredda casa, si cela il cuore pulsante di quest'uomo impaurito: una camera lecui parete sono costellata da centinaia di ritratti femminili, opere celebri e famose. L'arte, interpretata come attività lavorativa e sfrenata passione ad un tempo, diviene il mezzo per l'espressione della ricerca del femmino. Le donne sono percepita dal protagonista come un territorio distante e misterioso, appena intravisto, impossibile da conquistare, eppure descritto da lontano, amplificandone i rischi ed esagerandone il mistero. La donna di Virgil Oldman, la sua donna, non ancora un volto fisso, ma molteplici espressioni, epoche e pose. Ho trovato splendido il continuo riferimento allo sguardo quale potente mezzo espressivo, la più antica modalità per conoscersi, uno strumento per il trasmigrare delle emozioni: durante le analisi di un dipinto di Petrus Christus (su tavola, è il primo dipinto che compare nel film), che coincidono con la prima telefonata di una misteriosa cliente Claire Ibbetson, il particolare che emerge è, appunto, un occhio. E il primo contatto che Virgil Oldman avrà con Claire (il primo e l'unico per molto tempo) è proprio un fugace incrocio di sguardi.
La bella e solitaria Claire che non mostra mai il suo viso a persona viva, diviene presto oggetto di curiosità del critico d'arte, un desiderio di conoscerne il volto (l'ossessione per i ritratti) che poi sfocerà in amore. L'inganno dell'apparenza, la nemesi Claire-Virgil che poi si rivelerà frutto di astuta macchinazione per speculare sulla sua raccolta. Capolavoro dell'arte come amore e sublimazione.
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pensierocivile
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lunedì 4 marzo 2013
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rimpianti finali
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Parte in modo davvero straordinario questa ultima opera di Tornatore, dalle prime scene, dalla costruzione del personaggio, dai suoi comportamenti, dalle sue idiosincrasie, dal mondo che si è costruito attorno e che gli ruota attorno, sembra di trovarsi nel bel mezzo di un capolavoro. Geoffrey Rush è tutt'uno con il personaggio, asseconda i suoi umori e muta con l'andare del tempo, perfetto nel sentirsi addosso una sceneggiatura che cresce ancora lasciando intuire addirittura la possibilità di mutarsi in un melo' impossibile. E invece, l'intoppo è proprio questo, il melò che non si realizza, le carte si scoprono e l'amore rende il tutto abbastanza stucchevole.
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Parte in modo davvero straordinario questa ultima opera di Tornatore, dalle prime scene, dalla costruzione del personaggio, dai suoi comportamenti, dalle sue idiosincrasie, dal mondo che si è costruito attorno e che gli ruota attorno, sembra di trovarsi nel bel mezzo di un capolavoro. Geoffrey Rush è tutt'uno con il personaggio, asseconda i suoi umori e muta con l'andare del tempo, perfetto nel sentirsi addosso una sceneggiatura che cresce ancora lasciando intuire addirittura la possibilità di mutarsi in un melo' impossibile. E invece, l'intoppo è proprio questo, il melò che non si realizza, le carte si scoprono e l'amore rende il tutto abbastanza stucchevole. Gli incontri col giovane aggiustatore saputello ben presto divengono anche ridicoli, trascinando nella banalità la costruzione dell'automa usato in maniera geniale nel finale; la donna dei numeri nel bar è un artificio troppo scoperto per non generare sospetto, ma l'intero mistero si svela troppo presto, acuendo quella sensazione di occasione persa: si resta delusi nel finale a rimpiangere le vette dell'avvio.
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26watt
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domenica 3 marzo 2013
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fidarsi è bene.....
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Tornatore ci avvolge in una trama, nel vero senso della parola, che ci porta dalla assoluta certezza alla completa insicurezza, ma nello stesso tempo ci svela come la vita vera, benchè ci possa portare alla rovina, ci renda finalmente vivi.
Il rispettatissimo e temuto esperto d'arte e banditore d'asta, vive una vita irreale fatta di fobie e solitudine e quando finalmente riesce ad uscirne, grazie alla presenza di una misteriosa ragazza che con la sua fragilità lentamente lo riporta in una realtà fatta di emozioni vere, il mondo gli crolla addosso.
Si è fidato, e l'unica volta che lo ha fatto, è stato colpito sia nel patrimonio, che aveva collezionato in tutta una vita di lavoro ma anche di raffinati imbrogli, ma soprattutto nei sentimenti, tradito dalle uniche persone con le quali aveva un rapporto umano.
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Tornatore ci avvolge in una trama, nel vero senso della parola, che ci porta dalla assoluta certezza alla completa insicurezza, ma nello stesso tempo ci svela come la vita vera, benchè ci possa portare alla rovina, ci renda finalmente vivi.
Il rispettatissimo e temuto esperto d'arte e banditore d'asta, vive una vita irreale fatta di fobie e solitudine e quando finalmente riesce ad uscirne, grazie alla presenza di una misteriosa ragazza che con la sua fragilità lentamente lo riporta in una realtà fatta di emozioni vere, il mondo gli crolla addosso.
Si è fidato, e l'unica volta che lo ha fatto, è stato colpito sia nel patrimonio, che aveva collezionato in tutta una vita di lavoro ma anche di raffinati imbrogli, ma soprattutto nei sentimenti, tradito dalle uniche persone con le quali aveva un rapporto umano.
Sembrerebbe quindi che la morale sia quella che è meglio non fidarsi mai di nessuno, ma siamo veramente sicuri che l'essere riusciti finalmente a vivere, soffrire, gioire, non valga tanto quanto l'intera collezione di opere d'arte?
Se non si fosse fidato avrebbe ancora tutte le sue meravigliose donne dipinte che non l'avrebbero mai tradito, ma che non l'avrebbero mai reso umano.
Non fidarsi sarebbe stato veramente meglio?
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graziano.nanetti
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mercoledì 23 gennaio 2013
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il sottile confine tra verità e finzione
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Virgil Oldman è un abile e affermato antiquario che riesce a catalogare a colpo d'occhio le più disparate opere d'arte, e a riconoscere quei piccoli particolari che distinguono una copia dall'originale. Vive in modo schivo e solitario fino a che incontra Claire, una misteriosa dama altrettanto schiva e solitaria che piano piano lo attira sempre più, nonostante una strana agorafobia da cui non riesce a guarire. Per corteggiarla si farà aiutare da Robert, un geniale ripara-oggetti molto a suo agio con il gentil sesso. Ma le opere d'arte sono una cosa, la vita reale un'altra: riuscirà Virgil a distinguere quali sono i sentimenti veri da quelli finti, artefatti, o costruiti per mero interesse?
Tutto il film si gioca sulla sottile distinzione tra ciò che è autentico e ciò che è imitazione, ciò che si conosce e ciò che piano piano si svela.
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Virgil Oldman è un abile e affermato antiquario che riesce a catalogare a colpo d'occhio le più disparate opere d'arte, e a riconoscere quei piccoli particolari che distinguono una copia dall'originale. Vive in modo schivo e solitario fino a che incontra Claire, una misteriosa dama altrettanto schiva e solitaria che piano piano lo attira sempre più, nonostante una strana agorafobia da cui non riesce a guarire. Per corteggiarla si farà aiutare da Robert, un geniale ripara-oggetti molto a suo agio con il gentil sesso. Ma le opere d'arte sono una cosa, la vita reale un'altra: riuscirà Virgil a distinguere quali sono i sentimenti veri da quelli finti, artefatti, o costruiti per mero interesse?
Tutto il film si gioca sulla sottile distinzione tra ciò che è autentico e ciò che è imitazione, ciò che si conosce e ciò che piano piano si svela. La trama è ben costruita e molto avvincente, piena di sorprese, nonostante le scene siano girate tutte (tranne una scena chiave) in luoghi chiusi, mai all'aperto, forse per sottolineare anche nell'animo dello spettatore l'agorafobia che si nasconde in ognuno di noi. Sicuramente un film al di fuori dell'ordinario, da vedere assolutamente.
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