Ci sono uomini che diventano icone e icone che si ricordano di essere anche uomini. Arnold Schwarzenegger rientra in entrambe le categorie. Il colosso austriaco ha prestato anima e (tanto) corpo alla creazione di un monolite cinematografico. Nei suoi 188 centimetri Schwarzenegger incarna la causa e la conseguenza di un'intera epoca. Figlio e fautore di quegli anni '80 in cui il mito del corpo dominava incontrastato; il fisico e l'esteriorità dettavano legge, giustificando l'edonismo e determinando il trionfo della forma sulla sostanza. La sua corporeità spropositata ha contribuito alle stesura di una vera e propria "mitologia cinematografica del fisico" in cui la rappresentazione del corpo ha trovato diverse declinazioni. Talvolta barbaro e selvaggio, inteso come forza della natura, altre in lotta contro il disumano, l'ignoto, l'alieno. Altre ancora costretto ad ibridarsi con la tecnologia. Il suo androide T-800 è la massima espressione di una società che iniziava a scoprire il fascino dell'ibridazione tra carne e circuiti, rivestimenti organici e tessuti elettronici, entrando a contatto con il virtuale e l'ipertesto. Il testosterone invece diventa un pregiudizio da cui svincolarsi. Un scultoreo assemblato di muscoli che intraprende la carriera politica. Per Schwarzenegger la vita è anche sinonimo di lotta contro la propria carriera d'attore, un marchio indelebile difficile da eliminare, segnato a fuoco dai suoi eroi capaci di influenzare l'immaginario collettivo. Grazie ad un atto di forza di volontà, Arnold riesce ad acquisire quella credibilità personale che ha reso possibile il superamento dei suoi personaggi stereotipati. Da action hero palestrato a Governatore della California, uomo impegnato nel sociale e nell'imprenditoria, persona capace di conseguire tre lauree (due honoris causa). Il contenuto che finalmente controbilancia il peso della forma. Arnold Schwarzenegger è l'emblema del pensiero extra large. Non a caso fu il primo civile a possedere un Hummer. Un uomo capace di essere qualcuno eppure di rappresentare qualcosa di molto più grande, un'icona appunto. Il suo celebre cyborg era stato inviato dal futuro per cambiare il passato. In qualche modo Schwarzy è riuscito a cambiare un certo modo di concepire il cinema, con la parola "azione" che talvolta precede l'ordine del "ciak".
Infanzia e giovinezza: la cultura del culturismo
Difficile immaginarlo neonato, eppure Arnold nasce nel paesino isolato di Thal (Austria) il 30 Luglio 1947. Di famiglia modesta, Schwarzenegger trascorre un'adolescenza segnata dal difficile rapporto con un padre severo. Il genitore poliziotto, che sperava in un figlio calciatore, lo educa all'attività fisica e alla cura del corpo. Dopo aver praticato diversi sport, Arnold dà inizio ad un'invidiabile carriera da body builder nella quale colleziona molti titoli internazionali come il celebre "Mr. Olympia". Ed è proprio il culturismo a fargli raggiungere prima una fama mondiale nel settore per poi portarlo, probabilmente illegalmente, a trasferirsi negli Stati Uniti dove la "quercia austriaca" inizia a mettere radici. Dopo aver conseguito la laurea in "marketing internazionale del fitness e amministrazione aziendale", Arnold decide di intraprendere la carriera di attore cinematografico all'età di 22 anni.
Gli esordi sotto il nome di Strong
Ci sono due problemi a caratterizzare l'inizio della carriera di Schwarzenegger. Il suo cognome ed il suo forte accento tedesco. Al primo i produttori statunitensi ovviano con un emblematico "Strong", cognome d'arte che lo accompagna per pochi anni. La complicazione linguistica viene risolta con il ridoppiaggio, come accaduto nel suo film d'esordio Ercole a New York (1969). Un B-movie dal risultato grottesco e quasi parodistico che conferma la collocazione attoriale del giovane Schwarzy: presenza scenica, fisico in bella mostra e poco altro. Ed è nei panni di uno scagnozzo che appare nella sua prima regia prestigiosa. Robert Altman lo sceglie per il cast del suo Lungo addio (1973). Un autentico campione (1976) e L'uomo d'acciaio (1977) confermano sin dal titolo la scia intrapresa nel corso degli esordi dal colosso austriaco.
I successi di Conan e Terminator: per tanti pugni di dollari
Per arrivare al primo grande successo di Schwarzenegger bisogna andare indietro nel tempo, sino alle civiltà barbariche di un selvaggio e arido mondo fantasy. Conan il barbaro (1982) rappresenta il primo caposaldo della sua carriera. Una produzione ambiziosa, la sceneggiatura di Oliver Stone e un eroe carismatico che vive di regole proprie, trasformano l'operazione in un film tutt'ora di culto. Il 1984 non sarà soltanto l'anno del sequel Conan il distruttore (1984), ma anche e soprattutto di un punto di riferimento per la fantascienza in celluloide: Terminator (1984). James Cameron è alla sua seconda regia, ma ha già ben chiaro un profondo percorso di analisi sociologica di un mondo che entra in contatto con le macchine intelligenti. La data orwelliana propizia un film che funge da spauracchio, utile ad esorcizzare le potenzialità mostruose di mezzi capaci di portare sino alle derive dell' autodistruzione umana. Il cyborg T-800 è il risultato dell'ibridazione tra umanità e tecnologia, un compromesso simbolo di un'epoca. Cameron trova il modo giusto per parlare al mondo dei new media e il successo è planetario. Gli ingredienti sono ancora una volta corpo imponente e poche parole, ma il carisma è una dote innata. Schwarzenegger inizia la sua conquista dei box office mondiali nel corso della seconda metà degli anni '80. Lustro che lo vedrà impegnato in ruoli da protagonista all'interno di produzioni action più o meno riuscite come Commando (1985), Codice Magnum (1986) e Predator (1987). I gemelli (1989) è un primo tentativo di rivisitazione del suo corpo statuario, messo a confronto con la goffaggine di Danny DeVito. Il risultato è una commedia gradevole e autoironica che non scalfisce il mito del soldato imperturbabile, ma al contrario lo connota di autoironia.
Gli anni 90: un Terminator alle elementari
Il nuovo decennio si apre con due titoli che ben rappresentano l'altalena di generi tra i quali Schwarzenegger oscillerà per diversi anni, tra azione e commedia. Con poche vie di mezzo. Prima veste i panni di Douglas Quaid in Atto di forza (1990), opera fantascientifica basata sull'incalzante tema della realtà virtuale. Poi in Un poliziotto alle elementari (1990), la sua missione eroica si racchiude tra le piccole mura di una scuola alla ricerca di un trafficante di droga. Sono anche gli anni delle prime cariche politiche. Tra il 1990 e il 1993, Arnold viene nominato Presidente del Consiglio Presidenziale per lo Sport e l'Attività Fisica dall'allora Vicepresidente degli Stati Uniti George W. Bush. Lo schieramento repubblicano è ormai palese. Dopo qualche battuta d'arresto, Terminator 2 - Il giorno del giudizio (1991) risolleva le sorti dell'attore. Quattro premi Oscar, un successo unanime di pubblico e critica e una battuta ("hasta la vista, baby") rimasta, come solo nei film più riusciti, nella memoria del cinema. Dopo la commedia citazionista Last Action Hero (1993), arriva un'ulteriore conferma dello strapotere della coppia Schwarzenegger/Cameron. True Lies (1994) è un ossimoro linguistico, ma una certezza di successo. Uno dei film più costosi della storia che per una volta rimane impresso non per il corpo del nostro, ma per quello prorompente di Jamie Lee Curtis. È uno degli ultimi acuti prima di una fase di declino in cui il mito inizia a scalfirsi a causa di scarse fantasie autoriali, ruoli vittime del suo stesso stereotipo e scelte sbagliate. Il punto più basso coincide con un personaggio capace di congelare un intero brand. Schwarzenegger interpreta Mister Freeze nel deludente Batman & Robin (1997) di Joel Schumacher in un film che sembra più un giocattolo o un circo. La pellicola danneggerà l'immagine di quasi tutti i suoi attori, Clooney in primis, incrinando anche la carriera di un interprete sempre più distratto. Il cinema infatti inizia a diventare parte delle attività di Arnold e il pubblico lo nota. Schwarzenegger si addentra nel mondo dell'imprenditoria diventando azionista di diverse multinazionali (Coca Cola, General Electric, Starbucks, Microsoft e Wal-Mart).
Gli anni duemila: il Governatore contro i Mercenari
Il nuovo millennio si apre con film che tentano, senza riuscirci, di rappresentare qualcosa di nuovo. Il Sesto giorno (2000) e Danni collaterali (2002) seguono la china di un cinema schiavo degli schemi delle rappresentazione spettacolare. Lo stupore del pubblico è il vero effetto speciale che viene a mancare. Cosi, alla vigilia del suo più importante incarico politico, Terminator 3 - Le macchine ribelli (2003) sembra quasi un congedo in grande stile. La critica è tiepida, il pubblico accorre in massa, ma alcuni fan giustificano l'abbandono di Cameron e rimangono perplessi. È il film dell'arrivederci al pubblico mondiale e del benvenuto ai californiani. Schwarzenegger viene nominato Governatore della California e durante il suo mandato, scaduto nel 2011, mostra posizioni politicamente sempre più moderate. Applica interventi progressisti sulle problematiche relative all'aborto, ai diritti omosessuali, con particolare attenzione al mercato delle armi. I detrattori lo accusano di populismo, mentre la mancata abolizione della pena di morte nel suo Stato, fa storcere il naso persino nella sua terra natia. Infatti la squadra di calcio dello Strum Graz, che aveva dedicato all'attore il nome del proprio stadio, non gradendo il mantenimento della condanna, lo cambia nel 2005. Nel corso della sua carriera politica Arnold non rinuncia mai al cinema. Appare in rapidi cameo in film come il Tesoro dell'Amazzonia (2003), Il giro del mondo in 80 giorni (2004) e sottoforma di ricostruzione digitale in Terminator Salvation (2009). È entrato a far parte dei cast corali de I mercenari (2010) e I mercenari 2 (2012). Goliardiche rimpatriate tra vecchie glorie che giocano a fare se stessi in nome di un eroismo vintage, ma mai nostalgico e ormai costretto a prendersi in giro. Dopo venticinque anni di matrimonio con la giornalista Maria Shriver, Arnold annuncia di voler tornare a recitare. Nel 2013 recita in The Last Stand - L'ultima sfida (2013), in cui interpreta uno sceriffo costretto a tirar fuori dal cassetto della pensione pistola e distintivo, e in Escape Plan - fuga dall'inferno, al fianco di Sylvester Stallone. C'è ancora una volta una città da difendere. Torna anche nel terzo capitolo de I Mercenari ed è protagonista di Contagious - Epidemia mortale e dell'atteso Terminator Genisys (2015). Se il suo motto è rimasto "I'll be back" nessuno crederà che questa sarà davvero la sua ultima sfida. Le icone, in fondo, sono immortali.