Titolo originale | The Long Goodbye |
Anno | 1973 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Robert Altman |
Attori | Sterling Hayden, Elliott Gould, Nina Van Pallandt, Mark Rydell, David Carradine Rutanya Alda, Warren Berlinger, Henry Gibson, Jack Riley, Stephen Coit, Danny Goldman, Ken Sansom, Jack Knight, David Harkin, Jim Bouton, Jo Ann Brody, Pepe Callahan, Vince Palmieri, Arnold Strong, Tammy Shaw, Sybil Scotford, Tracy Harris, Jerry Jones, Rodney Moss. |
Tag | Da vedere 1973 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 3,74 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Il detective Marlowe cerca di risolvere il caso di un suo amico accusato di uxoricidio. Scopre che questi ha davvero ucciso la moglie e riesce a smascherarlo. In Italia al Box Office Il lungo addio ha incassato 1,2 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
Il detective Philip Marlowe accetta di portare un amico, Terry, al confine con il Messico dopo che questi gli ha chiesto aiuto per sfuggire alle ire della moglie e di non meglio specificati inseguitori. Non trascorrono molte ore e Marlowe viene fermato dalla polizia che lo accusa di aver favorito la fuga di un omicida: la moglie di Terry è stata uccisa. Ma la detenzione dura poco perché dal Messico giunge la notizia che Terry si è suicidato. Ora il detective inizia ad occuparsi di un nuovo caso: la scomparsa di uno scrittore alcolizzato. Ma Terry non è del tutto uscito dalla sua vita.
Raymond Chandler creò il personaggio del detective Philip Marlowe nel romanzo "Il grande sonno" nel 1939 e nel 1946 Humphrey Bogart ne indossò i panni sul grande schermo. Da allora numerosi attori si sono confrontati con questo ruolo (da Robert Montgomery a Robert Mitchum) ma l'interpretazione di Elliott Gould sotto la guida di Altman si colloca in uno dei vertici, basandosi sul racconto in cui il personaggio esce definitivamente di scena. Con una macchina da presa costantemente in movimento e lasciando la libertà all'attore di improvvisare alcune scene (vedi quella in cui Philip si impiastriccia il volto con l'inchiostro utilizzato per le impronte digitali) Altman offre una lettura contemporanea del detective il cui comportamento è un misto di ironia spavalda e di profonda e malinconica solitudine esistenziale. Sul piano stilistico poi sono innumerevoli le invenzioni: dalla moltiplicazione di superfici, che riflettono e quindi mettono in gioco più collocazioni spaziali, agli interventi in post produzione per ammorbidire l'intensità di alcuni colori. In definitiva il film si rivela come una ricerca di senso da parte del protagonista il quale, nonostante la professione e a differenza del suo gatto, non fiuta immediatamente l'inganno ma è costretto a prenderne dolorosamente atto. Un'annotazione per i cinefili più curiosi: nel film compare, non accreditato, Arnold Schwarzenegger nel ruolo di uno dei guardaspalle del gangster Augustine.
Il detective privato Philip Marlowe riceve la visita di un vecchio amico, Terry Lennox, che gli chiede di condurlo in Messico; al suo ritorno, l'investigatore viene prelevato dalla polizia e scopre che Lennox è sospettato di aver ucciso la moglie. Nel frattempo, Marlowe viene assunto dalla ricca Eileen Wade per rintracciare suo marito Roger, un noto scrittore vittima di crisi depressive e con problemi di alcool.
Il personaggio di Philip Marlowe, creato dalla penna dello scrittore Raymond Chandler, è stato il protagonista di tanti famosi noir nel corso degli anni '40, inclusa l'indimenticabile interpretazione di Humphrey Bogart nel classico di Howard Hawks Il grande sonno. Nel 1973, il regista Robert Altman ha deciso di far rivivere l'eroe di Chandler, portando sul grande schermo il romanzo Il lungo addio, con Elliott Gould nei panni del celebre detective privato. Il copione del film, firmato da Leigh Brackett (che era già stata una delle sceneggiatrici de Il grande sonno), si distacca notevolmente dalla struttura del libro e ne modifica il finale, oltre ad ambientare l'azione in epoca contemporanea. Accolto senza troppo entusiasmo alla sua uscita nelle sale, con il tempo Il lungo addio è diventato un classico della cinematografia americana degli anni '70, ed è stato consacrato dalla critica come uno dei capolavori della produzione di Altman.
In realtà, in questa pellicola il regista di M*A*S*H non punta a ricreare un tipico hard-boiled nello stile dei vecchi film in bianco e nero; il suo intento, piuttosto, è quello di decostruire dall'interno un genere cinematografico (quale appunto il noir) rivisitandolo in chiave ironica e grottesca, come aveva già fatto due anni prima per il western con I compari. Il Marlowe di Elliott Gould non è più l'eroe impavido interpretato da Bogart, determinato e infallibile nel risolvere i casi più difficili; al contrario, è un detective beffardo e scanzonato, che si alza in piena notte per andare a comprare da mangiare alla sua gatta e scambia battute scherzose con le ragazze che sostano seminude sul terrazzo di fronte a casa sua. La trama, complessa e intricata come vuole la tradizione dei romanzi di Chandler, diventa così un puro pretesto per mettere in scena questo "splendido canto funebre di un personaggio e di un genere" (Paolo Mereghetti), un giallo crepuscolare ambientato nella torrida estate di una Los Angeles decadente e alla deriva.
Altman, dunque, capovolge gli stereotipi di Hollywood regalandoci un noir anomalo popolato da figure losche ed ambigue: Roger Wade (Sterling Hayden), scrittore alcolizzato con il complesso di Hemingway, la sua affascinante moglie Eileen (Nina Van Pallandt) e il truce gangster Marty Augustine (Mark Rydell), per concludere con un finale quanto mai amaro. Decisamente originale anche la tecnica di regia, con una serie di inquadrature effettuate attraverso vetri e finestre, quasi a sottolineare il distacco rispetto agli eventi narrati attraverso la deformazione delle immagini; efficacissima, in tal senso, la fotografia notturna e sbiadita di Vilmos Zsigmond. La canzone del titolo, The long goodbye, è stata composta da John Williams e Johnny Mercer, ed è riproposta in differenti versioni nel corso del film. Una curiosità: in ogni singola scena in cui compare, Marlowe si accende sempre un'immancabile sigaretta.
Il detective Marlowe cerca di risolvere il caso di un suo amico accusato di uxoricidio. Scopre che questi ha davvero ucciso la moglie e riesce a smascherarlo.
Los Angeles, nel pieno della notte, Philip Marlowe riceve la visita di un suo grande amico, Terry Lennox; quest’ultimo chiede al detective un passaggio fino a Tijuana, al confine tra Stati Uniti e Messico. Tornato a casa, trova due poliziotti ad attenderlo e viene informato che il suo amico è accusato di aver ucciso la moglie, Sylvia Lennox, ma Marlowe non crede a questa versione dei fatti [...] Vai alla recensione »
Uno dei film migliori di Altman nonchè capolavori assoluti della storia del cinema.Memorabile canto funbre di un personaggio e di un genere(il noir vecchio stile)dove l'omonimo romanzo di Raymond Chandler è aggiornato con intelligenza e sagacia ai tempi di allora.La suspence nel senso tradizionale è assente,ma c'è una sottile inquietudine che diventa tensione col [...] Vai alla recensione »
Con Altman le cinque ***** partono di default; fu un genio del cinema, poteva dirigere l'elenco telefonico; uno dei rari geni, che diresse sempre film intelligenti, originali, non si piegò mai a holliwood, alcune delle sue opere sono assolutamente memorabili - nashville; ricordo che era il maggio del 73 e sentii ad un tavolo di ristorante con cui ero assieme ai miei genitori un signore [...] Vai alla recensione »
Altman nel ’73 traspone rielaborandolo a modo suo l’omonimo romanzo di vent’anni prima di Chandler, ne stravolge la trama, il finale e lo stesso personaggio di Marlowe, reso perfettamente da Elliott Gould, è caratterizzato in modo estremo per renderlo più adeguato allo spirito dei tempi della sua epoca. Il Marlowe di Altman non è soltanto il disincantato antieroe del secondo dopoguerra, che, nonostante [...] Vai alla recensione »
"TGe Long Goodbye"(1973, Robert Altman, da Raymond Chandler)è notoriamente un grande film: pur spostando l'ambientazione del film agli anni Seventies, ossia alla contemporaneità(allora), mantiene tutta la tematica chanleriana in pieno. L'ambiente è chandleriano, chandleriana è l'atmosfera, la "cupa solitudine esistenziale di Philip Marlowe, investigator [...] Vai alla recensione »
Quando l’unica spiegazione, per quanto assolutamente incredibile e straordinaria rimane da valutare,allora è l’unica possibile. Los Angeles, anni 40. Marlowe, famoso investigatore privato, antierore per eccellenza, solitario e dal carattere scontroso (interpretato da un convincente e segaligno Elliot Gould), riceve la visita notturna del suo amico Terry che gli chiede un favore,una [...] Vai alla recensione »
Film davvero bello, crepuscolare, disincantato. Però, ragazzi, imparate a non anticipare i finali!
ci troviamo, in questo Lungo Addio, di fronte a un mondo scuro, a cavallo tra gli anni '40 e '70, popolato di personaggi strani. Philip Marlowe è un "dritto", pesce fuor d'acqua. Vive a los Angeles city, ma vediamo gli spazi di appartamenti, spazi angusti e naturalmente i chandleriani centri benessere, qui in città, là sperduti nel deserto. Le macchiette sono numerose, a iniziare dal "gangster" ebreo [...] Vai alla recensione »
Sarà un caso (?), ma scene come quella del funerale, o quella concitata in acqua, appaiono veramente metafore di un addio..Forse quello agli anni '60 per un nuovo decennio?
devo ammetterlo, non mi piace Altman e questo è un film alla Altman, cioè ironico ma con cautela, sconclusionato, succede tutto o niente, non è mai chiaro..certi tratti fan sorridere (tipo il gangster che fa spogliare tutti in nome della verità, l'inizio col micio,il pedinamento di Marlowe da parte dello scagnozzo del boss) spesso però non si capisce bene dove vuole andare a parare, e certi altri annoiano [...] Vai alla recensione »
RAYMOND CHANDLER, the creator of the tough-but-honorable Los Angeles private detective Philip Marlowe, once wrote in a letter to a friend: “The private eye is admittedly an exaggeration – a fantasy. But at least he's an exaggeration of the possible.” When Robert Altman made a movie of the novel Chandler considered his best, The Long Goodbye, Marlowe, played by Elliott.
L'adozione del "genere" (fortemente connotato, del resto, attraverso il referente e la mediazione Chandler) si risolve, in realtà, in uno svuotamento: in questo, la new Hollywood di A. ribadisce i suoi legami con la old Hollywood di Huston (Key Large, a esempio). Con maggior disincanto, certo. Qui la sconfitta è totale, e la "riparazione" finale accresce soltanto la solitudine e l'amarezza di Marlowe [...] Vai alla recensione »