Il lungo addio

Adelio Ferrero

L'adozione del "genere" (fortemente connotato, del resto, attraverso il referente e la mediazione Chandler) si risolve, in realtà, in uno svuotamento: in questo, la new Hollywood di A. ribadisce i suoi legami con la old Hollywood di Huston (Key Large, a esempio). Con maggior disincanto, certo.
Qui la sconfitta è totale, e la "riparazione" finale accresce soltanto la solitudine e l'amarezza di Marlowe (i soldi, intanto, restano, o meglio, sono tornati, nelle mani dei gangsters).
Lo stesso Marlowe è un anacronismo ambulante, un morto con licenza temporanea di vita: spaesato, ironico e guardingo (difensivamente), sconcertato (ma senza sdegni e rancori) dà ciò che vede e sente, privo di una vita erotica e affettiva (il "tema" della gatta e del mangime), "pedinato" da A. [...]

di Adelio Ferrero, articolo completo (3776 caratteri spazi inclusi) su Cinema Nuovo 2005