superpicche
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mercoledì 22 ottobre 2014
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remake spaghetti western
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Vi ricordate gli spaghetti-western come disprezzatamente titolavano i nostri western gli americani? Bene, questo è un SIGNOR remake di quei tempi. Aveva avvicinato lo stile western italiano Appaloosa, Ed Harris (il regista) era venuto (virtualmente) in Italia come fosse stato dal pizzicagnolo; di nostro aveva introdotto:pepe, pecorino e peperoncino, l'impianto era rimasto cmq fondamentalmente USA ed è un ottimo film da vedere e rivedere. Un regista che cerca i vetri delle finestre impuri e piombati per farti sentire a tuo agio nel 1800 è solo da apprezzare. Tarantino affonda a piene mani nella nostra cultura Western; collabora con Ennio Morricone e produce una colonna sonora che vale da sola il film.
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Vi ricordate gli spaghetti-western come disprezzatamente titolavano i nostri western gli americani? Bene, questo è un SIGNOR remake di quei tempi. Aveva avvicinato lo stile western italiano Appaloosa, Ed Harris (il regista) era venuto (virtualmente) in Italia come fosse stato dal pizzicagnolo; di nostro aveva introdotto:pepe, pecorino e peperoncino, l'impianto era rimasto cmq fondamentalmente USA ed è un ottimo film da vedere e rivedere. Un regista che cerca i vetri delle finestre impuri e piombati per farti sentire a tuo agio nel 1800 è solo da apprezzare. Tarantino affonda a piene mani nella nostra cultura Western; collabora con Ennio Morricone e produce una colonna sonora che vale da sola il film. La storia ricca di colpi di scena, è nello stretto stile tarantino, ricca di sangue, pistole che producone dei botti tremendi, come lo erano le Colt del 1800, avvincente violenza. Il leitmotiv è, a differenza dei nostri western, il razzismo. Il western italiano correva dietro a storie d'onore, d'onestà e tutto ciò che gli gira intorno. Tarantino ci trasporta in un mondo veramente inventato ma molto piacevole, sopratutto accarezza a suon di pallottole un paese con il presidente negro. Irrealmente pone in sella un negro che ammazza i bianchi nel sud razzista USA, quando il negro è schiavo. Veramente irreale ma però è piacevolmente raccontato
La storia, in due righe tratta di un cacciatore di taglie, il simpatico dentista dr. Schulz, questo signore per individuare dei ricercati di cui nn conosce il volto non si fa scrupolo di comprare Django, lo schiavo negro, lui, invece li conosce e riconoscerà i ricercati. Nasce questo strano sodalizio fra i due, condurrà Django a divenire un Bounty Killer come e in compagnia del dr. Schulz. Ciccia fuori la storia della moglie di Django, schiava in Mississippi nel ranch di Di Caprio. Di Caprio sporco schiavista è da vedere. Finirà a spingardate (i botti di quelle cose non possono essere chiamati di pistole), moriranno tutti tranne Django e la sua bella ke kissà do' kazzo andranno (il Miss.. sta bello al sud) con il cavallo. Se fosse vero dopo cinque kilometri, pardon miglia, sarebbero appesi ad un albero; ma nel film noi speriamo che me la cavo permettendo ad Obama di nascere.
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dario
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domenica 19 ottobre 2014
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quasi un capolavoro
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Manicheismo insopportabile e troppi morti ammazzati. Ma la regia è ottima e la storia regge grazie ad ujna intelligente dose di ironia. Meglio la prima parte, finchè c'è Waltz. A tratti pare un fumetto, comunque l'intrattenimento è assicurato: grande cinema.
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gepy7
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sabato 18 ottobre 2014
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il western secondo quentin
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Tarantino dimostra di essere a suo agio nel western, ancor di più rispetto ai due Kill Bill (che non mi piacquero) e agli ultimi lavori. Se infatti, trattando i generi del kung fu e del bellico, il regista americano amalgamava ma con un inventiva a volte un po stanca (soprattutto nel KB volume I) e fine a se stessa, staccandosi dal modello originario (il Django di Corbucci) reinventa il west in una maniera personale più fine di quella di un Leone e dei suoi emuli americani, facendo letteralmente scomparire il modello originario, del quale alla fine prende solo il tema. Mixato e aggiornato allegramente, dalle musiche di Morricone al rock moderno, passando per Verdi (unica nota stonata: il brano di Elisa), Tarantino racconta l'epopea di Django in stile Ulisse mettendosi dietro la macchina da presa più come un Sam Peckhinpah che non un Leone, evidenziando il suo stile personalissimo fatto di esplosioni, ralenty, battute memorabii ma mai scontate, citazioni classiche, inquadrature fisse, campi lunghi ecc.
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Tarantino dimostra di essere a suo agio nel western, ancor di più rispetto ai due Kill Bill (che non mi piacquero) e agli ultimi lavori. Se infatti, trattando i generi del kung fu e del bellico, il regista americano amalgamava ma con un inventiva a volte un po stanca (soprattutto nel KB volume I) e fine a se stessa, staccandosi dal modello originario (il Django di Corbucci) reinventa il west in una maniera personale più fine di quella di un Leone e dei suoi emuli americani, facendo letteralmente scomparire il modello originario, del quale alla fine prende solo il tema. Mixato e aggiornato allegramente, dalle musiche di Morricone al rock moderno, passando per Verdi (unica nota stonata: il brano di Elisa), Tarantino racconta l'epopea di Django in stile Ulisse mettendosi dietro la macchina da presa più come un Sam Peckhinpah che non un Leone, evidenziando il suo stile personalissimo fatto di esplosioni, ralenty, battute memorabii ma mai scontate, citazioni classiche, inquadrature fisse, campi lunghi ecc...., secondo una logica autoironica che non disedegna comunque la critica sociale. Nella figura di Samuel Jackson, con molta ironia, il regista forse vuol dirci che il razzismo non è un fenomeno limitato alla sola pelle o rango sociale bensì un virus che si propaga generando vendetta senza alcune limite definito. Oscar meritato alla scenggiatura (memorabile il dialogo degli incappucciati del Ku Klux Klan), e al non protagonista. Magari il finale alla Trinità stempera molto la tensione sudata della sequenza, del duello in villa Di Caprio, ma Tarantino regala così un doveroso omaggio ad un cinema western italiano dove la violenza delle sparatorie si coniuga allegramente in una visione divertita e colorata del West .
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rongiu
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giovedì 16 ottobre 2014
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"la tua ora è arrivata!".
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Puoi rinunciare, non so', ad una pizza con gli amici; ad una serata galante; ad una festa per un chicchessia o per un chissà cosa. Ma, non puoi, assolutamente rinunciare alla visione di "Django". Perché? Perché Django non è un film normale, non è un film per normali, da "vedo e vado". Django è un capolavoro, un altro capolavoro del genio dello Stato del Tennessee. Nel panorama cinematografico ed oltre, capolavoro significa eccellenza e le eccellenze o le ami o le odi. Cosa? Vuoi sapere cosa racconta, di cosa parla, i temi trattati da Django? Presto detto. Parla di tutto ciò che non raccontano le altre 100 e passa recensioni. Troppe? Hai ragione; ma si, lascia perdere perché "La tua ora è arrivata" Siediti e goditi lo spettacolo ma, attento alla giacca; potrebbe abbondantemente macchiarsi di blood.
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Puoi rinunciare, non so', ad una pizza con gli amici; ad una serata galante; ad una festa per un chicchessia o per un chissà cosa. Ma, non puoi, assolutamente rinunciare alla visione di "Django". Perché? Perché Django non è un film normale, non è un film per normali, da "vedo e vado". Django è un capolavoro, un altro capolavoro del genio dello Stato del Tennessee. Nel panorama cinematografico ed oltre, capolavoro significa eccellenza e le eccellenze o le ami o le odi. Cosa? Vuoi sapere cosa racconta, di cosa parla, i temi trattati da Django? Presto detto. Parla di tutto ciò che non raccontano le altre 100 e passa recensioni. Troppe? Hai ragione; ma si, lascia perdere perché "La tua ora è arrivata" Siediti e goditi lo spettacolo ma, attento alla giacca; potrebbe abbondantemente macchiarsi di blood.
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demone
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domenica 28 settembre 2014
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bello e coinvolgente
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Credo che sia il milgio film di Tarantino. Il film è divertente, ma anche pieno di tensione. Gli attori impeccabili, tutti. Tiene alta l'attenzione in tutto il film, e la voglia di vendetta sale anche dentro di te. Coinvolgente. Bello. Guardalo.
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hudson1
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venerdì 26 settembre 2014
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paura e tensione
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Tarantino riesce a rendere omaggio degnamente ad un genere cinematografico a lui tanto caro. Dell'originale Django di Sergio Corbucci conserva solo la musica di Luis Bacalov oltre alla presenza di Franco Nero in un accattivante cameo. Purtroppo alcune citazioni risultano goffe ed inserite in modo poco sensato (ex. Django che toglie la sella prima di cavalcare). Ma questo elemento insieme agli errori storici passa fortunatamente in secondo piano rispetto alla bellezza del film. Il regista americano crea una forma alternativa di western, adattando il genere al proprio stile. Le esplosioni di sangue e le uccisioni violente concigliano bene con i temi presenti, con la rabbiosità e durezza dello schiavo liberato.
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Tarantino riesce a rendere omaggio degnamente ad un genere cinematografico a lui tanto caro. Dell'originale Django di Sergio Corbucci conserva solo la musica di Luis Bacalov oltre alla presenza di Franco Nero in un accattivante cameo. Purtroppo alcune citazioni risultano goffe ed inserite in modo poco sensato (ex. Django che toglie la sella prima di cavalcare). Ma questo elemento insieme agli errori storici passa fortunatamente in secondo piano rispetto alla bellezza del film. Il regista americano crea una forma alternativa di western, adattando il genere al proprio stile. Le esplosioni di sangue e le uccisioni violente concigliano bene con i temi presenti, con la rabbiosità e durezza dello schiavo liberato. Ma il tema ricorrente è quello della paura e dell' "inermità" nella quale diversi personaggi vengono a trovarsi; lo stare di fronte ad un soggetto particolarmente spaventoso e crudele che si trova in una tale situazione di forza da rendere il suo interlocutore intimorito e appunto inerme: come uno schiavo di fronte al padrone armato. Pensiamo alla scena di Old man Carrucan... o alla sfuriata di Calvin Candie dove si raggiunge una tensione forse superioire quella della scena iniziale di "Bastardi senza gloria" in cui Landa interroga il fattore. A cominciare dal protagonista, i personaggi sono tutti credibili e ben congegnati. Gli interpreti sono ottimi: spicca il pluripremiato Waltz, anche se avrei visto una bella contesa con DiCaprio che non ha avuto neanche la nomination nonstante sia stata una delle sue migliori intepretazioni: la scena del teschio è un raro pezzo di bravura, frutto di una miscela di preparazione e improvvisazione. Fantastico anche Samuel L Jackson che intepreta una versione maligna, ruffiana ed estremizzata di quello che i seguaci di Malcolm X definirebbero uno "Zio Tom". Fa da contorno una bella colonna sonora dove figurano peraltro, pezzi di Ennio Morricone; azzeccatissime anche "I've got a name" di Jim Croce nella sequenza in montagna ed il trascinarsi delle catene degli schiavi accompagnato da Johnny Cash. Un gran pezzo di cinema, consiglio di vederlo in lingua originale.
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baf80
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venerdì 22 agosto 2014
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grande tarantino!
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Grande Tarantino!
Bellissimo film, non un capolavoro ma quasi! Ho ritenuto sempre un po' particolari i film di Tarantino per i miei gusti ma questo Django Unchained è proprio bello da vedere. Mi piace anche il fatto che abbia voluto rendere omaggio all'originale Django con Franco Nero (tra l'altro compare anche in un cameo).
Per non parlare poi di Christoph Waltz di una bravura incredibile nella parte del Dr. King Schultz e Jamie Foxx, il Django scatenato che non scherza neanche lui.
Forte anche Di Caprio nella parte di uno dei più ricchi latifondisti del Mississipi dove coinvolge anche un Samuel Jackson truccato da vecchio per la sua parte di capo della servitù.
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Grande Tarantino!
Bellissimo film, non un capolavoro ma quasi! Ho ritenuto sempre un po' particolari i film di Tarantino per i miei gusti ma questo Django Unchained è proprio bello da vedere. Mi piace anche il fatto che abbia voluto rendere omaggio all'originale Django con Franco Nero (tra l'altro compare anche in un cameo).
Per non parlare poi di Christoph Waltz di una bravura incredibile nella parte del Dr. King Schultz e Jamie Foxx, il Django scatenato che non scherza neanche lui.
Forte anche Di Caprio nella parte di uno dei più ricchi latifondisti del Mississipi dove coinvolge anche un Samuel Jackson truccato da vecchio per la sua parte di capo della servitù.
Bellissime anche le colonne sonore, un po' meno i brani rap che stonano un po' in un film western e poi il gran finale del film che viene chiuso con Lo Chiamavano Trinità.
Lo consiglio vivamente anche perché vi farete un'idea di come venivano trattati gli uomini e le donne di colore schiavi e in questo Tarantino ha fatto centro alla lotta al razzismo e per questo merita 5 stelle.
Grandissimo!!!
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laurence316
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martedì 3 giugno 2014
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non il miglior tarantino
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A quattro anni dal capolavoro, ecco tornare Tarantino con un nuovo, geniale film, suo primo western. E il fatto che lo sia è anche un'ottima possibilità per il marketing, che ha rimarcato su questa cosa. Come al solito da lui scritto e diretto, è un film strano certo, a partire dal protagonista, ma non assolutamente originale e perfetto come lo è stato Inglourious Basterds, non incriticabile, e sicuramente non il suo migliore. Il suo merito primario risiede proprio nell'essere il suo primo film di questo genere, in modo che il regista possa affrontare ancora una volta alla sua maniera, originale e citazionista, anche il western, e in particolare lo spaghetti-western, come lo era il Django del '66, interpretato da Franco Nero, che qui fa un piccolo cameo con un sottile riferimento proprio al film originale.
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A quattro anni dal capolavoro, ecco tornare Tarantino con un nuovo, geniale film, suo primo western. E il fatto che lo sia è anche un'ottima possibilità per il marketing, che ha rimarcato su questa cosa. Come al solito da lui scritto e diretto, è un film strano certo, a partire dal protagonista, ma non assolutamente originale e perfetto come lo è stato Inglourious Basterds, non incriticabile, e sicuramente non il suo migliore. Il suo merito primario risiede proprio nell'essere il suo primo film di questo genere, in modo che il regista possa affrontare ancora una volta alla sua maniera, originale e citazionista, anche il western, e in particolare lo spaghetti-western, come lo era il Django del '66, interpretato da Franco Nero, che qui fa un piccolo cameo con un sottile riferimento proprio al film originale. Alcune scene ricordano il miglior Tarantino, questo è innegabile, come dimostra la più straordinaria e geniale (e comica) sequenza, nel quale il regista si prende gioco in allegria del Klan e anche di uno dei classici del cinema americano: Nascita di una nazione, di D.W.Griffith, più volte accusato di razzismo, con dei capucci che, soprattutto cavalcando, non permettono di vedere molto bene. E nel complesso è un gran bel film, se togliamo l'ultima mezz'ora però. Beffardo, ironico e divertente fin che si vuole, si serve spesso di uno dei piatti forti nella filmografia del regista: la colonna sonora, che esplode in tutta la sua ricchezza, con brani che vanno da Morricone a Luis Bacalov, da RZA ad uno sconosciuto Brother Dege con uno straordinario brano tutta chitarra, Too Old To Die Young. Ma questo non basta a cancellare la delusione dell'ultimo tempo del film, nella quale la finale metamorfosi del protagonista nel solito giustiziere solitario senza paura appare scontata e già vista, oltre che non lontana dall'ottica del superuomo tipica del cinema americano (di Hollywood). Certo, Djagno Unchained rimane un film da vedere, solo per il fatto che è "made by Tarantino", ma non raggiunge la genialità delle precedenti opere, nonostante certe scene riuscite e attori straordinari (su tutti lo Schultz di C.Waltz, che si aggiudica il 2° Oscar al miglior attore non protagonista dopo quello ottenuto per Bastardi senza Gloria, e anche il crudele schiavista Calvin Candie di L.Di Caprio). 5 nominations e 2 Oscar, al già citato Waltz e alla miglior sceneggiatura originale, la seconda volta per Tarantino dopo la statuetta ottenuta per lo script di Pulp Fiction, anche se, candidato agli Oscar 2010 l'avrebbe meritata anche quella dei Bastardi.
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andreius98
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martedì 20 maggio 2014
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un grande omaggio agli spaghetti western
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Tarantino torna alla carica con un vero e proprio capolavoro che richiama molto gli spaghetti western anni '60. Difficile trovare difetti in questo film. Ottima la regia, la sceneggiatura e anche le interpretazioni di waltz, dicaprrio e Jackson
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il cinefilo
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venerdì 16 maggio 2014
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una delusione
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DJANGO UNCHAINED, un titolo alquanto deludente nella già non encomiabile carriera artistica di Quentin, ma che in questo caso si ricopre di ulteriori disprezzabili aggravanti:colonna sonora molto al di sotto dei suoi standard qualitativi, recitazione mediocre(il peggiore è Di Caprio che, ancora una volta, dimostra di non meritare nemmeno un oscar)a eccezione di Christoph Waltz, sceneggiatura contorta e insoddisfacente, umorismo di bassa lega, fotografia scadente e,"ciliegina sulla torta", l'interpretazione raccapricciante di Samuel Jackson...uno sfacelo sotto ogni punto di vista.
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(di parieaa)
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