Un melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma "Le roi s'amuse" di Victor Hugo e musicato da Giuseppe Verdi. Espandi ▽
Per molto tempo Verdi giudicò Rigoletto il suo capolavoro. E a ragione. Con Rigoletto, Verdi rinunciava ad ogni cliché melodrammatico precedente per puntare direttamente all'espressione musicale di sentimenti umani complessi: le due facce di Rigoletto, quella buona e quella cattiva, la spocchia del suo signore, il Duca di Mantova, l'innocenza di sua figlia Gilda. Fino a fonderli e, insieme, contrapporli nel celebre quartetto dell'Atto III, "Bella figlia dell'amore", acme dell'opera e una delle vette di tutta l'arte verdiana. L'originalità della vicenda, senza precedenti nella storia dell'opera, fu probabilmente ciò che aiutò Verdi a liberarsi da ogni convenzione. Mai, fino ad allora, protagonista del teatro musicale era stato un personaggio così in conflitto con se stesso: Rigoletto, in pubblico, è un buffone di corte obbligato a far ridere, è la voce graffiante e cinica del suo dongiovannesco Duca; ma in privato è il padre affettuoso di una figlia che tiene segregata per salvarla da quella corte corrotta di cui egli stesso è parte.