filippo catani
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lunedì 7 gennaio 2013
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un vero e proprio gioiello
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Un anziano esperto d'arte e curatore d'aste riceve un'offerta; dovrà fare l'inventario delle opere d'arte presenti in una villa in cui vive una donna che soffre di agorafobia. Dopo l'avvio difficile dei rapporti tra l'uomo e la ragazza, l'anziano battitore d'asta comincerà a nutrire un sentimento profondo per la giovane.
Speriamo che questo film possa essere di buon auspicio per tutto il cinema italiano del 2013. Girato in inglese ma con regista Tornatore questa pellicola coinvolge lo spettatore come poche altre hanno saputo fare almeno nel recente passato. Intanto per la bravura del cast su cui spicca come un gigante la figura di Geoffry Rush che si conferma ai livelli del Discorso del re e forse oltre.
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Un anziano esperto d'arte e curatore d'aste riceve un'offerta; dovrà fare l'inventario delle opere d'arte presenti in una villa in cui vive una donna che soffre di agorafobia. Dopo l'avvio difficile dei rapporti tra l'uomo e la ragazza, l'anziano battitore d'asta comincerà a nutrire un sentimento profondo per la giovane.
Speriamo che questo film possa essere di buon auspicio per tutto il cinema italiano del 2013. Girato in inglese ma con regista Tornatore questa pellicola coinvolge lo spettatore come poche altre hanno saputo fare almeno nel recente passato. Intanto per la bravura del cast su cui spicca come un gigante la figura di Geoffry Rush che si conferma ai livelli del Discorso del re e forse oltre. Questo perchè nell'occasione si trova ad impersonare un personaggio singolare e sofferente; un uomo che vive solo ed esclusivamente per il suo lavoro e ciò lo ha portato a limitare al massimo ogni contatto con le altre persone e con le cose tanto che indossa sempre i guanti e solleva la cornetta con il fazzoletto. Per cui ecco che per lui che si è circondato delle donne appese nei quadri che custodisce in una gigantesca parete, l'incontro con una donna misteriosa e problematica lo porta piano piano a scoprire una parte di se che aveva ormai accantonato Insomma si vuole far riflettere su quanto sia difficile per un essere umano passare la propria esistenza per intero senza una compagnia. E poi che dire delle splendide scenografie e fotografie che ci fanno ammirare meravigliose opere d'arte. E poi la storia è meravigliosamente raccontata e coinvolge lo spettatore fino ad un spettacolare ed imprevedibile finale. Proprio per evitare di svelarlo non aggiungerei altro se non la considerazione che questo film ci mostra quale terribile arma a doppio taglio siano i sentimenti capace ora di regalare grandi emozioni e un secondo dopo cocenti delusioni. Speriamo davvero che quest'anno i registi italiani ci sappiano regalare pellicole di questa fattura. Davvero consigliato a tutti.
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derriev
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giovedì 10 gennaio 2013
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thriller del "pensiero"
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Un thriller con risvolti filosofici, ben congegnato ma che ne ricorda altri.
La trama: Virgil è uno scorbutico ricchissimo e nevrotico antiquario. La conoscenza di una misteriosa cliente sconvolgerà la sua vita in tutti i sensi.
"La migliore offerta" dimostra il talento di Tornatore: come spesso accade qui non solo regista ma anche soggettista e sceneggiatore.
Il film è ben congegnato, con alcuni dialoghi un po' da limare nella forma, ma con una vicenda che per tre quarti delle sue due ore abbondanti appassiona e coinvolge, in un'attesa spasmodica di rivelazioni, colpi di scena.
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Un thriller con risvolti filosofici, ben congegnato ma che ne ricorda altri.
La trama: Virgil è uno scorbutico ricchissimo e nevrotico antiquario. La conoscenza di una misteriosa cliente sconvolgerà la sua vita in tutti i sensi.
"La migliore offerta" dimostra il talento di Tornatore: come spesso accade qui non solo regista ma anche soggettista e sceneggiatore.
Il film è ben congegnato, con alcuni dialoghi un po' da limare nella forma, ma con una vicenda che per tre quarti delle sue due ore abbondanti appassiona e coinvolge, in un'attesa spasmodica di rivelazioni, colpi di scena.
Il finale è la parte più scontata, seppure volutamente e studiatamente non "ad effetto", comunque perfettamente coerente con la trama.
I "nei" sono: un eccesso di compiacimento e rimandi, come la ragazza autistica che svela il mistero, la costruzione dell'automa con la rivelazione completa (difetto che si poteva evitare al montaggio); poi una sceneggiatura un po' facilona, con l'architettura dell'inganno che risulta un po' fragile; infine qualche cliché abusato, come il negozio svuotato del ragazzo e il ricovero in clinica, entrambi nel finale.
Nel complesso un buon film "di genere", che come tale però rimanda a molti altri, con gran prova di attore di Rush, mentre Sutherland un po' sfuocato e quindi sprecato.
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jo.edwall
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martedì 15 gennaio 2013
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banale
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Banale con finale di facile intuizione, non basta un attorone come Rush a regalare la terza stella di un film che, probabilmente, morirà nelle sale.
Unica nota positiva cast a parte, ottimo utilizzo delle inquadrature, "smarmellato" tra un italiettata e l'altra.
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henry1964
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martedì 15 gennaio 2013
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tremendo
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Da salvare, in questo film pieno di pretese e mortalmente noioso dall’inizio alla fine, l’interpretazione magistrale di Geoffrey Rush e, volendo essere indulgenti, qualche spunto di ambientazione (non dovuto all’abilità registica, ma alla bellezza dei luoghi). Per il resto, trovo incredibile che qualcuno abbia il coraggio di lodare un lavoro pessimo come questo. Oscilla continuamente tra l’insensatezza e la banalità, è pieno di presunti simbolismi, di presunti virtuosismi, di esercizi d’autocompiacimento. Si fa fatica a sopportare, appunto, la noia che a tratti si trasforma in irritazione. Tornatore è osannato da sempre e i motivi mi sono sempre sfuggiti: forse si crede Fellini e forse altri lo credono Fellini…ma Fellini, Polanski o Pupi Avati riuscirebbero a realizzare un film più bello di “La migliore offerta” anche lavorando bendati e dopo una bella sbronza.
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Da salvare, in questo film pieno di pretese e mortalmente noioso dall’inizio alla fine, l’interpretazione magistrale di Geoffrey Rush e, volendo essere indulgenti, qualche spunto di ambientazione (non dovuto all’abilità registica, ma alla bellezza dei luoghi). Per il resto, trovo incredibile che qualcuno abbia il coraggio di lodare un lavoro pessimo come questo. Oscilla continuamente tra l’insensatezza e la banalità, è pieno di presunti simbolismi, di presunti virtuosismi, di esercizi d’autocompiacimento. Si fa fatica a sopportare, appunto, la noia che a tratti si trasforma in irritazione. Tornatore è osannato da sempre e i motivi mi sono sempre sfuggiti: forse si crede Fellini e forse altri lo credono Fellini…ma Fellini, Polanski o Pupi Avati riuscirebbero a realizzare un film più bello di “La migliore offerta” anche lavorando bendati e dopo una bella sbronza. Orribile.
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giacomo scardua
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mercoledì 16 gennaio 2013
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"la migliore offerta": andare oltre le apparenze
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Il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore ritorna finalmente sul grande schermo e, ancora una volta, lo fa con un magico capolavoro, "La migliore offerta".
Virgil Oldman (un ottimo Geoffrey Rush, anch'egli premio Oscar), collezionista d'arte e battitore d'aste di fama mondiale, ha negli anni raccolto una quantità incredibile di ritratti femminili, custoditi in una grande stanza segreta della sua casa e che costituiscono da sempre il suo unico rapporto sentimentale. Uomo dal carattere molto particolare, egli tocca tutto ciò che appartiene alla realtà che lo circonda solo attraverso i suoi guanti di pelle, ad eccezione delle opere d'arte, che sfiora a mani nude. La sua vita vedrà una svolta decisiva dopo la conoscenza di Claire (l'esordiente Sylvia Hoeks), ragazza di 27 anni affetta da agorafobia, rinchiusa da anni nella villa dei suoi genitori da poco deceduti.
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Il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore ritorna finalmente sul grande schermo e, ancora una volta, lo fa con un magico capolavoro, "La migliore offerta".
Virgil Oldman (un ottimo Geoffrey Rush, anch'egli premio Oscar), collezionista d'arte e battitore d'aste di fama mondiale, ha negli anni raccolto una quantità incredibile di ritratti femminili, custoditi in una grande stanza segreta della sua casa e che costituiscono da sempre il suo unico rapporto sentimentale. Uomo dal carattere molto particolare, egli tocca tutto ciò che appartiene alla realtà che lo circonda solo attraverso i suoi guanti di pelle, ad eccezione delle opere d'arte, che sfiora a mani nude. La sua vita vedrà una svolta decisiva dopo la conoscenza di Claire (l'esordiente Sylvia Hoeks), ragazza di 27 anni affetta da agorafobia, rinchiusa da anni nella villa dei suoi genitori da poco deceduti. Virgil viene incaricato da Claire di effettuare una valutazione delle opere artistiche all'interno dalla villa, ma il tutto è reso difficile dalla malattia della ragazza che rifiuta qualsiasi contatto diretto, provocando in Virgil attrazione e sentimenti mai provati prima di allora.
In un film in cui scenografia e fotografia eccellono e si nota ovunque il tocco prodigioso di Tornatore (che si distingue come sempre nella perizia delle inquadrature e delle riprese, mai prive di logica e significato), risulta impeccabile l'interpretazione degli attori, soprattutto di Geoffrey Rush e di Sylvia Hoeks, ma anche quella di Jim Sturgess e Donald Sutherland (rispettivamente nei ruoli di Robert e Billy). La colonna sonora, ad opera del pluripremiato maestro Ennio Morricone, risulta essere leggera, soave e perfettamente in sintonia con il contenuto, dando la pennellata finale ad un quadro senza sbavature.
Il film non rinuncia, inoltre, a fornire interessanti spunti di riflessione, in primis la contrapposizione tra realtà e finzione, cuore dell'intera storia (come si scoprirà alla fine) e sintetizzata efficacemente in una frase di Virgil: "In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico". Ma la pellicola di Tornatore non è solo questo: trovano il loro spazio anche altri temi sempre attuali, come il desiderio ardente di denaro, la frode, l’eterna ipocrisia delle persone.
Insomma, "La migliore offerta" si rivela allo spettatore per ciò che davvero è: un capolavoro, un'opera d'arte perfetta e curata nei minimi particolari da un artista che sa stupire ed affascinare sempre di più.
Giacomo Scardua
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(di angelo umana)
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giugy3000
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giovedì 11 aprile 2013
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la vita e' un' asta venduta al miglior offerente
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Oggi ho inaugurato l'anno con una pellicola che attendevo moltissimo e devo dire che il 2013 è partito proprio bene,difatti Tornatore è tornato vittorioso dalla sua esperienza estera, portando sullo schermo un grandioso Geoffrey Rush e il sempre più bravo Jim Sturgess (che ormai sapete quanto ami alla follia).
E' un film particolarissimo, che ricalca di molto la sceneggiatura e lo stile narrativo de "La sconosciuta", con parte lineare e poi capeggiato da un grande colpo di scena che ribalta l'intera visione delle cose.
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Oggi ho inaugurato l'anno con una pellicola che attendevo moltissimo e devo dire che il 2013 è partito proprio bene,difatti Tornatore è tornato vittorioso dalla sua esperienza estera, portando sullo schermo un grandioso Geoffrey Rush e il sempre più bravo Jim Sturgess (che ormai sapete quanto ami alla follia).
E' un film particolarissimo, che ricalca di molto la sceneggiatura e lo stile narrativo de "La sconosciuta", con parte lineare e poi capeggiato da un grande colpo di scena che ribalta l'intera visione delle cose. Si narra di Virgil, patrono dell'arte e delle aste, bravo come nessun'altro nel suo ambiente a valutare quadri di notevole importanza, nonchè a distinguerne la loro autenticità. Un uomo di rinomato rispetto e ammirazione, ma completamente solo. Costretto a cenare in solitudine ogni sera e spegnere solitario la candelina del suo compleanno Virgil può consolarsi con l'unica presenza del suo fedele compagno di aste, che da anni presiede con lui a quest'ultime facendogli ottenere con le migliori offerte i dipinti più celebri dei più stupefacenti volti femminili. Virgil non ha mai conosciuto l'amore di una donna e sfoga con la sua collezione di quadri tutti i sentimenti che non ha mai potuto dimostrare a nessuno, finchè un giorno la telefonata di una misteriosa donna che gli chiede di valutare la sua villa di averi non gli farà cambiare vita.
Una trama semplicemente perfetta dove sul finale ogni cosa va a suo posto come i tasselli di un vecchio puzzle e dove si impara a diffidare di tutti, proprio come si fa nei migliori film alla Hitchcock. Un giallo, un thriller, un dramma di un uomo...il nuovo film di Tornatore è tutto questo e molto altro ancora, perchè un film molto impegnato ed esteticamente interessante, dove l'antitesi realtà/finzione si fa preponderante per la metafora cardine della vicenda: si può emulare l'amore proprio come il più grande falsario può riprodurre perfettamente un'opera d'arte, ma nel farlo peccarà sempre dell'aggiunta, seppur minima, di un particolare che ne nasconderà la sua traccia. Si narra del bisogno che spesso abbiamo nella vita di credere all'irreale e al fasullo, della cecità in cui ci fa muovere l'amore e dell'attenzione che bisogna sempre avere nel riguardo del raggiro da parte dei nostri più fedeli conoscenti. Anche di fronte al più brutale degli inganni siamo sempre tendenti a chiederci se abbiamo davvero solo avuto a che fare con la spietata delle menzogne e ci ancoriamo al ricordo di quelli che a nostro avviso sono stati nella falsità i più veri momenti della nostra vita. Ci ancoriamo a quelli per sentirci meno soli e finiamo così per aspettare ad un bar di prenderci un caffè con la reale persona che aspettiamo da un'intera esistenza.
Riprese finali di Praga eccezionali, come delle altre cinque o sei capitali in cui sono state girate le scene. A mio modestissimo avviso la trama de "La sconosciuta" rimane una spanna sopra a questo, ma è un film di notevole livello che va visto e che sicuramente non vi deluderà, facendovi scorrere d'un fiato le quasi due ore e un quarto del film. Bentornato Tornatore!
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antonella scafati
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lunedì 14 gennaio 2013
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indimenticabile
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film stupendo, indimenticabile. Tornatore dirige con maestria un noir che si rivela tale solo nella seconda parte. è tutto incentrato sull'intreccio tra arte e amore, tra il vero e il falso, l'apparire e l'essere, che ricordano atmosfere pirandelliane. trama apparentemente semplice che si complica man mano. l'interpretazione dei protagonisti, soprattutto di Geoffrey Rush, è magistrale. il finale è inaspettato ed amaro ma tutto il film ha una connotazione onirica, soprattutto da parte del protagonista.nonostante le due ore, non annoia e la storia, la scenografia e la fotografia tengono desta l'attenzione mentre si arriva verso il finale dove il regista dà il meglio di sè con un vero coup de theatre, benchè forse alcuni particolari del finale stesso, possono lasciano perplessi, tanto da essere interpretati significativamente in modi diversi.
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barone di firenze
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martedì 22 gennaio 2013
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decisamente bello
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Tornatore ha colpito ancora, oserei chiamare questo film un thriller artistico, solo nel finale si riesce a capire l'inghippo che non era scontato: Geoffrey Rush,è esemplare nel suo ruolo d'altronde lo ha dimostrato più volte di essere un grande attore,Donald Sutherland, Anche lui ormai un'icona cinematografica,Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, che dire senza lode e senza infamia. L'ambientazione greve di una Vienna che si riconosce solo dalle targhe delle autovetture, la bellezza della riproduzione delle opere d'arte ti proiettano nel mondo misogino dell'antiquario almeno sino a che non conosce Claire. Il film ti tiene ancorato alla sedia e per me assolutamente da vedere.
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nikki schwartz
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domenica 6 gennaio 2013
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oltre le apparenze
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La forza di questo film è il plot semplice, come una fiaba. Un famoso battitore d'aste, ormai non più giovane, elegantissimo, ricchissimo e decisamente originale, misantropo, maniaco dell'igiene, offeso da un'infanzia infelice, conduce una vita regolare e noiosa nell'elevato mondo dell'arte. Virgil Oldman (Geoffrey Rush) protegge le sue mani dai microbi con lussuosi guanti di pelle, proprio come protegge la sua vita interiore dai legami sentimentali, solo sublimati nell'arte. Chiude la sua esistenza nella prigione d'oro della sua magnifica casa, che ha anche un luogo segreto, una sorta di "cuore" metaforico, che custodisce le sue fantasie e la sua memoria e in cui può contemplare "le sue donne", i ritratti femminili collezionati nel tempo.
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La forza di questo film è il plot semplice, come una fiaba. Un famoso battitore d'aste, ormai non più giovane, elegantissimo, ricchissimo e decisamente originale, misantropo, maniaco dell'igiene, offeso da un'infanzia infelice, conduce una vita regolare e noiosa nell'elevato mondo dell'arte. Virgil Oldman (Geoffrey Rush) protegge le sue mani dai microbi con lussuosi guanti di pelle, proprio come protegge la sua vita interiore dai legami sentimentali, solo sublimati nell'arte. Chiude la sua esistenza nella prigione d'oro della sua magnifica casa, che ha anche un luogo segreto, una sorta di "cuore" metaforico, che custodisce le sue fantasie e la sua memoria e in cui può contemplare "le sue donne", i ritratti femminili collezionati nel tempo. Sembra immune da tutto: del mondo esterno, della vita di tutti i giorni, sa poco o niente. Virgil Oldman è, come dice il suo nomen/omen, un "vecchio vergine", che ha instaurato due soli legami nella sua vita: quello con il vecchio amico e socio in affari d'arte Billy (Donald Sutherland), artista frustrato ma instancabile frequentatore delle sue aste, e Robert (Jim Sturgess) formidabile riparatore di oggetti. La svolta nella sua vita avviene con una semplice telefonata per una valutazione di un patrimonio artistico presente in un antico palazzo ricco di tesori. Nel palazzo è rinchiusa l'autrice della telefonata, che rimane solo una voce di giovane donna per molto tempo. Diventa una necessità per Virgil capire qual è il corpo in cui si nasconde questa voce misteriosa, di nome Claire (Sylvia Hoeks), seducente e timorosa. Gli dicono che la ragazza soffre di una strana malattia, è agorafobica. La curiosità per gli oggetti della casa e per la misteriosa padrona diventano un diversivo nella vita di Virgil: questa caccia a incontrare la "principessa" infelice rinchiusa nel palazzo lo fa sentire per una volta vivo. E si innamora, dopo averla vista nella sua giovane e naturale bellezza. Entrambi, dopo essersi incontrati, sembrano essersi riconciliati con la vita, anche con i suoi aspetti più sporchi e dolorosi, come una corsa all'ospedale ricoperti di sangue e bagnati di pioggia. Un po' "Bella e la Bestia" un po' "Raperonzolo" nella torre salvata dal principe, questa tenera coppia, insolita e fragile, riempie le speranze più romantiche e sentimentali degli spettatori. Ma come nell'arte non è oro tutto ciò che luccica, anche nella vita, ogni cosa può essere simulata. Tornatore è rinato, o meglio si è superato: toglie agli spettatori l'aspettativa che gli ha dato fino a poco tempo prima. Ha affidato una storia dalla trama semplice ma dallo snodo sofisticato a un gigante del cinema come Geoffrey Rush, straordinario e unico padrone della scena. Un film eccezionale, forte, crudele e spietato, che arriva a tutti, ma colpisce i palati più fini di chi ama il cinema. Non mancano i topoi dei thriller (come la presenza di un'inquietante nana), le allusioni (a Dario Argento e Hitchcock) e citazioni: le manie igieniche di Virgil ricordano quelle del Jack Nicholson di "Qualcosa è cambiato", l'androide/automa ricostruito da Robert quello dell'ultimo Scorsese di "Hugo Cabret". Morricone dà al film il tocco finale per restare nella storia del cinema italiano, e anche oltre...
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eva giulia faith
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venerdì 11 gennaio 2013
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"gli ingranaggi sono come le persone...
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...se stanno molto tempo insieme finiscono per assumere le forme reciproche.”
“Amare la pittura e sapere impugnare un pennello non basta per diventare un pittore… ci vuole un mistero che tu non ha mai posseduto.”
Gli ingranaggi di un film come La migliore offerta finiranno per assumere forme reciproche e combacianti nel corso delle oltre due ore di proiezione? Sicuramente sì, e comporranno anche un dipinto che, pur con qualche eccessiva pennellata, assurgerà sicuramente allo status di opera d’arte.
Giuseppe Tornatore, uscito dal fortunato ma restrittivo territorialismo geografico delle pellicole precedenti, crea un film perfetto come un ingranaggio, in cui le singole parti, ben equilibrate, convergono verso una sofferta ma felice composizione finale.
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...se stanno molto tempo insieme finiscono per assumere le forme reciproche.”
“Amare la pittura e sapere impugnare un pennello non basta per diventare un pittore… ci vuole un mistero che tu non ha mai posseduto.”
Gli ingranaggi di un film come La migliore offerta finiranno per assumere forme reciproche e combacianti nel corso delle oltre due ore di proiezione? Sicuramente sì, e comporranno anche un dipinto che, pur con qualche eccessiva pennellata, assurgerà sicuramente allo status di opera d’arte.
Giuseppe Tornatore, uscito dal fortunato ma restrittivo territorialismo geografico delle pellicole precedenti, crea un film perfetto come un ingranaggio, in cui le singole parti, ben equilibrate, convergono verso una sofferta ma felice composizione finale.
Il celebre e austero critico d’arte Virgil Oldman viene contattato da Claire Ibbestaine per la stima e la dismissione delle opere della villa che ella ha ereditato dai defunti genitori. Fin dall’inizio la giovane Claire inizia con Oldman un sottile gioco a nascondino che avviluppa via via anche lo spettatore: ella soffre di un’invalidante forma di agorafobia che le impedisce di uscire dalla sua stanza e di mostrarsi al mondo, e comunica con mister Oldman (un magistrale Gioffrey Rush) attraverso la porta dell’appartamento in cui vive all’interno della stessa villa.
Va da sé che l’anziano critico, abituato a valutare ogni cosa attraverso la vista, è costretto al confronto proprio in assenza del senso su cui ha fondato il suo talento e la sua rigida esistenza. E forse, anche per questo le conseguenze saranno imprevedibili…
Ogni elemento nel film è ben dosato e usato con un’accortezza che sfiora la ruffianeria. A cominciare dalla sceneggiatura, sobria e ammiccante, fatta di dialoghi ben confezionati la cui punta di iceberg sono le tre-quattro citazioni che resteranno nell’immaginario e con le quali il film verrà identificato ad libitum. La fotografia serve egregiamente lo scopo, fredda e iconica nell’ovvio estetismo, fredda e livida nella rappresentazione di un mondo d’elite, fredda e limpida nell’imprevisto schiudersi dei sentimenti.
Sceneggiatura che suggerisce ovvie e imperiture tematiche: la diffidenza verso il genere umano, mista e in contrasto con l’astratta ammirazione per le donne, fino all’arrivo di Claire, Claire sublimazione fisica di tutte le donne fin lì amate solo su tela; l’ineluttabile natura del pulsioni umane, nella duplice esca lanciata: l’esca dell’arte (con gli ingranaggi dell’automa di Vaucansier) e l’esca dell’amore (con gli altrettanto complessi ingranaggi della donna da amata): amore come opera d’arte, dunque, o arte come (incompleta) educazione sentimentale?...
L’unico difetto di un film del genere, se di difetto si può parlare, è l’eccessiva durata della pellicola – ma una durata che non stanca, non toglie nulla alla concentrazione né all’identificata suspance della trama.
Diciamo che "La migliore offerta" è come una delle più affascinanti opere d’arte: alla quale si perdonano i difetti (di verosimiglianza), gli eccessi (di compiacimento), la tortuosità (del viluppo), l’egotismo di una recitazione senza pari (Geoffrey Rush), in nome dell’amore e dell’arte, con l'estasi e gli scotti che essi comportano.
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