ralphscott
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domenica 13 gennaio 2013
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il vero e il falso
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Sono uscito dalla sala di proiezione inquietato,e già questo depone a favore del film. Si,mi ha turbato ed un po' addolorato. Non è difficile mettersi dalla parte del protagonista:una vita di arte ed agio in essa sarebbe invidiabile anche nella realtà,ma le pieghe che prende la vicenda fanno davvero riflettere. G. Rush è un attore meraviglioso e,ne La migliore offerta,mi ha richiamato alla mente.la parte che recitava in Shine. Posso,volendo cercare il pelo nell'uovo,lamentare una certa freddezza nella messa in scena,ma penso sia giustificata. Tanta bellezza,fosse stata accompagnata da una messa in scena "più calda" (luci,fotografia.
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Sono uscito dalla sala di proiezione inquietato,e già questo depone a favore del film. Si,mi ha turbato ed un po' addolorato. Non è difficile mettersi dalla parte del protagonista:una vita di arte ed agio in essa sarebbe invidiabile anche nella realtà,ma le pieghe che prende la vicenda fanno davvero riflettere. G. Rush è un attore meraviglioso e,ne La migliore offerta,mi ha richiamato alla mente.la parte che recitava in Shine. Posso,volendo cercare il pelo nell'uovo,lamentare una certa freddezza nella messa in scena,ma penso sia giustificata. Tanta bellezza,fosse stata accompagnata da una messa in scena "più calda" (luci,fotografia.ecc.) avrebbe causato la sindrome di Stendhal agli spettatori più sensibili. E,a dire il vero,è funzionale a descrivere meglio i contrasti che il personaggio di Virgil si porta dentro.
Film emozionante,commovente. Regia sontuosa.
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giorgio mancinelli
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venerdì 25 gennaio 2013
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il miglior tornatore
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In puro stile Tornatore, cioè flemmatico, avvolgente, coinvolgente, per quanto alle prese con una trama originale e una sceneggiatura impeccabile, questo film si apprezza anche per le altre qualità d’insieme, a cominciare dal gusto, elegante e raffinato delle inquadrature, quel po’ di sofisticato ‘viscontiano’ nella ricercatezza scenografica che non guasta, e infine, ma non in ultimo, la gestione dei personaggi, resi vigorosi da un impianto teatrale che molto toglie al cinematografico ma che rende loro lo spessore e la credibilità che necessitano nel raccontare ogni loro singola esperienza. Non sempre imprevedibile la trama, ricorda qua e là altre situazioni déjà vu (La partita, La stangata), e tuttavia intrigante e fascinosa, in cui la simulazione affronta temi ben più sottili e difficoltosi tipicamente nostrani, eppure quasi mai resi così apertamente ‘visibili’ nel cinema, come la sensibilità artistica (tipicamente italiana) del collezionista, la rinuncia di se stessi per uno scopo, la senilità che incombe sul desiderio, l’illusione e la speranza di poter dare una svolta alla propria vita.
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In puro stile Tornatore, cioè flemmatico, avvolgente, coinvolgente, per quanto alle prese con una trama originale e una sceneggiatura impeccabile, questo film si apprezza anche per le altre qualità d’insieme, a cominciare dal gusto, elegante e raffinato delle inquadrature, quel po’ di sofisticato ‘viscontiano’ nella ricercatezza scenografica che non guasta, e infine, ma non in ultimo, la gestione dei personaggi, resi vigorosi da un impianto teatrale che molto toglie al cinematografico ma che rende loro lo spessore e la credibilità che necessitano nel raccontare ogni loro singola esperienza. Non sempre imprevedibile la trama, ricorda qua e là altre situazioni déjà vu (La partita, La stangata), e tuttavia intrigante e fascinosa, in cui la simulazione affronta temi ben più sottili e difficoltosi tipicamente nostrani, eppure quasi mai resi così apertamente ‘visibili’ nel cinema, come la sensibilità artistica (tipicamente italiana) del collezionista, la rinuncia di se stessi per uno scopo, la senilità che incombe sul desiderio, l’illusione e la speranza di poter dare una svolta alla propria vita. Questi i risvolti sottili e ‘coinvolgenti’ del film, difficili da esternare in immagini ma che il regista ha sottolineato, forse senza ironia, certamente con destrezza e capacità intellettuale, volendo compenetrare - come egli stesso ha detto in una recente intervista - quella che è l'Arte del cinema nel mondo dell'Arte tout court. E forse c'è riusciuto, mixando in ciò che di 'visibile' le due arti hanno in comune, lo stupore sottile della bellezza. Lo si direbbe un thriller dotato di un suspense per così dire ‘alterato’ nell’effetto, che non ha fretta di arrivare a una conclusione oggettiva ma che, all’uopo tende a diluirla nel ‘tempo e nello spazio’, la sequenza ‘hitchcockiana’ degli orologi lo rivelano, che lascia allo spettatore di ritrovare la sua pacatezza (o la propria inquietudine a seconda dei casi), e per qualche istante, lasciarlo dirigere il suo personale film, fuori dello schermo.
Straordinari tutti gli interpreti a cominciare dal suo protagonista Geoffrey Rush, la cui impassibile interpretazione lascia a momenti sconcertati; a Donald Sutherland sempre grande anche nelle piccole parti, e a tutti gli altri, da Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Philip Jackson, Dermot Crowley capaci e misurati, e comunque ber orchestrati dal regista Tornatore che con questo film sembra aver recuperato la sua autentica maturità. Strano a dirsi, che aveva già dimostrato nel suo film presentato a Cannes “Una pura formalità’ del 1994. L’ottima colonna sonora di Ennio Morricone ovviamente si commenta da sola, opera di un vero ‘maestro’ il cui riconoscimento è ormai planetario.
Nb: risulta un tantino ripetitivo e piuttosto statico nella parte centrale che si potrebbe accorciare e che non penso inficerebbe la validità del film.
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joker 91
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venerdì 4 gennaio 2013
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the best offer
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Il premio oscar Giuseppe Tornatore affronta il tema psicologico della diversità nella sua ultima fatica cinematografica. Il film è retto totalmente sulle spalle di un grandissimo attore tra i protagonisti dell'ultimo ventennio ovvero il premio oscar Geoffrey Rush,Rush affronta nel modo migliore possibile tutte le dinamiche di un uomo solo,acculturato ed cosi diverso dalla collettività,pieno di tic ma allo stesso tempo fragile ed bisognoso d'amore. La pellicola affronta le dinamiche psicologiche umane in modo impeccabile ed anche il resto del cast è ottimale-specialmente la Hoeks,il film coinvolge per tutta la sua durata attraverso un protagonista carismatico ed le colonne sonore di Morricone ricordano alla lontana cera una volta in America,anche se deludenti davanti ad altre che ormai i più conoscono.
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Il premio oscar Giuseppe Tornatore affronta il tema psicologico della diversità nella sua ultima fatica cinematografica. Il film è retto totalmente sulle spalle di un grandissimo attore tra i protagonisti dell'ultimo ventennio ovvero il premio oscar Geoffrey Rush,Rush affronta nel modo migliore possibile tutte le dinamiche di un uomo solo,acculturato ed cosi diverso dalla collettività,pieno di tic ma allo stesso tempo fragile ed bisognoso d'amore. La pellicola affronta le dinamiche psicologiche umane in modo impeccabile ed anche il resto del cast è ottimale-specialmente la Hoeks,il film coinvolge per tutta la sua durata attraverso un protagonista carismatico ed le colonne sonore di Morricone ricordano alla lontana cera una volta in America,anche se deludenti davanti ad altre che ormai i più conoscono. Tornatore realizza un film sufficiente ed artistico ad ottimi livelli adatto ad ogni tipo di collettività nel mondo ed lontano dalle tematiche della sua sicilia che lo hanno reso famoso,i significati psicologici espressi attraverso il protagonista sono molteplici. Il film manca di vere ed proprie emozioni strappalacrime al quale Tornatore ci ha abituato più volte-specialmente in storie d'amore. Buon Dramma
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senso78
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domenica 6 gennaio 2013
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un'ordinaria bellezza.
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Giuseppe Tornatore abbandona le sponde della Sicilia per avventurarsi in terra straniera. Un atto di coraggio che esige rispetto ma non altrettanta clemenza. La migliore offerta è un tentativo solo parzialmente riuscito di edificare un ponte tra l'Uomo, la fragilità e l'Amore dove l'anello di congiunzione dei due termini estremi è proprio il tema centrale attorno a cui si snoda il film. La fragilità appunto. Da una parte c'è l'Uomo nella sua apparente durezza psichica, Virgil Oldman. Un misantropo solitario incapace di amare e legato ossessivamente ai beni materiali, all'Arte. Al suo estremo, l'Amore come storia ineludibile della vicenda umana dipinta con tratto sottile, a doppia punta tra realtà e finzione.
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Giuseppe Tornatore abbandona le sponde della Sicilia per avventurarsi in terra straniera. Un atto di coraggio che esige rispetto ma non altrettanta clemenza. La migliore offerta è un tentativo solo parzialmente riuscito di edificare un ponte tra l'Uomo, la fragilità e l'Amore dove l'anello di congiunzione dei due termini estremi è proprio il tema centrale attorno a cui si snoda il film. La fragilità appunto. Da una parte c'è l'Uomo nella sua apparente durezza psichica, Virgil Oldman. Un misantropo solitario incapace di amare e legato ossessivamente ai beni materiali, all'Arte. Al suo estremo, l'Amore come storia ineludibile della vicenda umana dipinta con tratto sottile, a doppia punta tra realtà e finzione. Tra purezza e inganno. L'Amore è una giovane ereditiera in cui Oldman si imbatte e che innesca il meccanismo della paura. L'ingranaggio è antico così come abilmente vivificato dalla metafora dell'automa. Lentamente i pezzi ritrovano l'antica forma, quello scopo chiaro solo nella sua interezza che la paura e il tempo avevano incrostato, avevano demolito. La vita diventa solo una possibilità dell'Amore. Una scommessa con la paura sul desiderio di toccare l'altro e dall'altro farsi toccare. Farsi letteralmente ferire, aprire. Come si apre il cancello dell'anima, o quello di una villa in cui ci si è rinchiusi per una vita intera. L'idea di Tornatore potenzialmente raffinata si trascina a tratti stancamente nell'identità dei personaggi. I dialoghi sembrano talvolta sospesi rispetto alla gravità emotiva così come la fotografia appiattita, fredda e volutamente distante. Emerge comunque con forza la mano estetizzante di Tornatore nei movimenti macchina, capace di usare la forza espressiva dei volti come collante nei salti temporali e psichici della vicenda. Gli ultimi venti minuti si risolvono in un colpo di scena degno di Hitchcock ma che sembra accelerare un po' irrealmente il cammino della storia lasciando un senso incompiuto nella maturazione dei personaggi rispetto al tema affrontato. Il ponte che doveva condurre l'Uomo sull'altra sponda vacilla in debito di credibilità e di emozione e scrive un messaggio di cambiamento troppo labile per restare impresso. Una nota a parte per il talento di Ennio Morricone e la sue musiche ancora una volta da oscar.
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andrea lade
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mercoledì 9 gennaio 2013
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voto: 8 1/2
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La Migliore Offerta è l’ atteso ritorno che Tornatore ci regala proprio con il primo giorno dell’ anno. Il regista prende le distanze dal suo precedente Baaria, un film troppo contestato e inquinato da dichiarazioni politiche e torna al suo genere preferito, il noir. Un film che esce dai confini autoimposti della sicilianità , ma anche dell’italianità riprendendo le atmosfere già respirate in “La sconosciuta” e spingendosi anche oltre Trieste con riprese a Vienna , Praga e a Milano, quasi obbedendo alla volontà di essere presente nella culla della Mitteleuropa. Volontà espressa anche nella scelta di un cast anglofono e anglosassone, tra cui spicca il noto Shuterland e il bravo Jim Sturgess .
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La Migliore Offerta è l’ atteso ritorno che Tornatore ci regala proprio con il primo giorno dell’ anno. Il regista prende le distanze dal suo precedente Baaria, un film troppo contestato e inquinato da dichiarazioni politiche e torna al suo genere preferito, il noir. Un film che esce dai confini autoimposti della sicilianità , ma anche dell’italianità riprendendo le atmosfere già respirate in “La sconosciuta” e spingendosi anche oltre Trieste con riprese a Vienna , Praga e a Milano, quasi obbedendo alla volontà di essere presente nella culla della Mitteleuropa. Volontà espressa anche nella scelta di un cast anglofono e anglosassone, tra cui spicca il noto Shuterland e il bravo Jim Sturgess . Fortemente penalizzata dal doppiaggio anche Sylvia Hoeks , riesce a sostenere il ruolo della protagonista, dalla bellezza conturbante e pericolosa.
Questa volta il personaggio principale è un valutatore di opere d’arte , celebre per la sua professionalità , un uomo che è diventato un ‘istituzione nel suo campo: tutti lo conoscono , tutti lo riconoscono e la sua ricchezza è tale che può permettersi uno stile di vita altissimo . Ma non è un personaggio popolare e anzi nel privato Virgil Oldman è un uomo pieno di fobie , chiuso ermeticamente nei suoi rituali e fobico del contatto fisico con l’altro. Il suo temperamento evitante lo costringe ad una misantropia generalizzata e ad una totale inesperienza virginale nei rapporti con l’altro sesso. Gli unici rapporti che coltiva sono quelli con il collega Billy e quelli con il giovane Robert ,abilissimo restauratore di rompicapi meccanici.Rapporti funzionali ed opportunistici però in quanto l’unica cosa che gli interessa è l’acquisizione avida e indebita di ritratti femminili, raffinati esempi questi, di arte moderna, che da soli costituiscono un punto meritorio di tutto il film.
L’inossidabilità apparente di Virgin viene scalfita dall’irrompere di una telefonata ambigua di una donna , una ricca ereditiera, che chiede in modo pressante ed esclusivo la valutazione del suo patrimonio. Clair , inizialmente introdotta da una voce telefonica forse un po’ troppo ispida , non si scoprirà facilmente , perché per via della sua singolarissima malattia è costretta a vivere relegata in una stanza della grande casa e a comunicare con il resto del mondo con il solo ausilio di un cellulare.
L’incontro delle due individualità, ossessionate dalla paura dell’altro , costituisce il cuore misterioso dell’opera perché Tornatore occultando la verità ai due personaggi, nasconderà la realtà anche allo spettatore . La vista per lei ed il tatto per lui vengono volontariamente sacrificati per una buona parte del film che indugia in modo quasi pressante sul dialogo oscuro tra i due protagonisti che non toccano e non vedono.
Tuttavia l’intreccio narrativo è semplice, almeno in apparenza, e il regista costruisce un puzzle che viene composto tassello per tassello, obbedendo agli stilemi di un thriller i cui pezzi vengono ricostruiti come il simbolico robot assemblato lentamente e con geniale abilità dal giovane artigiano, amico, confidente, ma dall’ambigua moralità.
Il film potrebbe finire qui, ed avremmo già la visione di un classico del cinema italiano. Quello che posso dire è che “La migliore Offerta” è incontestabilmente un’opera d’arte e di sicuro piacerà sia al grande pubblico che allo spettatore più esigente e mi è facile intuire che chiunque sarà sedotto dall’eleganza degli attori, dalla sofisticata bellezza delle immagini e da un’eccellente fotografia, punto fermo di tutta la filmografia di Tornatore che per la prima volta qui si cimenta con il digitale,abbandonando la tanto amata pellicola ; citerò a mo’ di esempio gli interni della villa o la stanza in cui sono conservati i tesori d’arte, veri e propri omaggi per tutti coloro che con il cinema hanno un approccio visivo.
Ad impreziosire ulteriormente “La migliore Offerta” , una colonna sonora firmata da Ennio Moricone è garanzia di un accompagnamento soave a tratti idilliaco : una musica ammaliante sarà cornice ininterrotta e consiglio vivamente di non abbandonare la sala a film ultimato per godersi appieno la sinfonia dei titoli di coda.
Ma ogni opera d’arte ha la sua firma e se la perfezione non è data ai terreni, di certo non è caratteristica di Tornatore ; pur essendo un eccellente regista e uno dei vanti europei della produzione filmica italiana , non è e non sarà mai premiato per la sceneggiatura che pur non essendo qui rovinosa come in altre sue opere, certo è che fa scricchiolare un ‘ impalcatura un po’ difficile da tenere in piedi. Nel tentativo di non cadere nell’ovvietà e sfruttando al massimo le metafore narrative , il regista complica lo script lasciandosi andare ad una interessantissimo, ma altrettanto macchinoso sviluppo della vicenda; la narrazione si sviluppa in modo un po’ confuso e non essendo più sostenuta dalla bravura degli attori che svolgeranno un ruolo secondario agli eventi, bisognerà affidarsi alla comparsa di nuovi personaggi e ad una veloce scaletta di scene non sempre chiare nella loro consequenzialità temporale. Occorrerà fare attenzione a tutti i dettagli per non cadere nei tranelli o peggio ancora per non farsi colpire dai dubbi. Ottimo film quindi di cui mi sento di consigliare la visione a tutti; vorrei scrivere tante altre cose su questa opera ma ho paura di rovinare una sorpresa , quindi concluderò dicendovi che a me è piaciuto veramente tanto e sicuramente lo vedrò una seconda volta perché io amo il cinema di Tornatore; questo è un film inoltre che ci serve perché è uno di quei prodotti che darà ancor più visibilità alle produzioni italiane all’estero ; ma con una sceneggiatura più chiara, Tornatore avrebbe sicuramente creato un capolavoro.
Frase chiave: in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico
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eliamarchesin
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lunedì 14 gennaio 2013
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l'eterna storia dell'uomo
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Il regista racconta in modo mirabile quella che è l'eterna storia dell'uomo:l'incanto e il fascino della giovinezza,le paure della vecchiaia che avanza,il desiderio di sentirsi utile a qualcuno e non solo a se stessi,la speranza che non muore,l'illusione che a te non potrà mai succedere nulla di irreparabile.
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lollo-brigida
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lunedì 14 gennaio 2013
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sopravvalutato
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Leggo commenti che definiscono questo film un capolavoro… beh, non esageriamo. È un buon film, ma niente di eccezionale. La storia non ha nulla di straordinario, il finale è abbastanza scontato, gli attori, a parte Rush (bravissimo) non sono all’altezza. Soprattutto la recitazione di Claire è alquanto scarsa. La doppiatrice di Claire credo sia Diane Fleri, abbastanza brava, ma anche qui, senza sussulti. Il film si regge tutto sulla magistrale interpretazione di Rush, che è un vero talento. Ottima la scenografia, la fotografia, ma il film è troppo sopravvalutato.
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erudith
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domenica 20 gennaio 2013
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un ritorno a metà
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Tornatore è tornato. Se dovessimo dare un giudizio alla regia diremmo sicuramente buono dimenticando il periodo buio culminato in Malena e rintracciando piuttosto la profonda vena artistica di Nuovo Cinema Paradiso. La storia imperniata sulla figura di un antiquario battitore d’aste, magistralmente interpretato da G.Rush, scorre lentamente scavando a fondo il personaggio quasi un ritratto in mezzo alle tante opere d’arte che popolano lo schermo. L’intensità delle inquadrature coglie l’intima essenza, tralasciando il superfluo e concentrandosi sul potere espressivo dell’immagine. Conosciamo il protagonista, entriamo nella sua casa, nella sua vita, diventiamo suoi confidenti. E ci restiamo attaccati fino alla fine, fino al lento graduale distacco della macchina da presa attraverso gli ingranaggi del tempo.
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Tornatore è tornato. Se dovessimo dare un giudizio alla regia diremmo sicuramente buono dimenticando il periodo buio culminato in Malena e rintracciando piuttosto la profonda vena artistica di Nuovo Cinema Paradiso. La storia imperniata sulla figura di un antiquario battitore d’aste, magistralmente interpretato da G.Rush, scorre lentamente scavando a fondo il personaggio quasi un ritratto in mezzo alle tante opere d’arte che popolano lo schermo. L’intensità delle inquadrature coglie l’intima essenza, tralasciando il superfluo e concentrandosi sul potere espressivo dell’immagine. Conosciamo il protagonista, entriamo nella sua casa, nella sua vita, diventiamo suoi confidenti. E ci restiamo attaccati fino alla fine, fino al lento graduale distacco della macchina da presa attraverso gli ingranaggi del tempo. Manca però lo stesso pathos per il racconto, come dire, siamo attaccati al personaggio ma non alla storia. Troppo superficiale per assumere i toni di un thriller, troppo banale per sviluppare la suspance e troppo piatta per tenere sul fil di lama lo spettatore. Che si sveglia tutto insieme alla fine come da un lento sonno ritrovando un po’ di energia per chiudere le tessere del puzzle. Ci aspettiamo qualcosa di più per tutto il film, per dirla con due parole la sceneggiatura è carente. Il risultato è un prodotto ben amalgamato, approfondito dall’uso sapiente delle note di un veterano del calibro di Ennio Morricone, ma mancante di spessore. Un tentativo riuscito a metà per Tornatore, forse il genere thriller non è nelle sue corde o forse di uomini come Alfred Hitchcock e Sergio Leone, capaci di reggere un film tutto sulle proprie spalle, ne nascono davvero pochi!
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oliver barrett
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domenica 27 gennaio 2013
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bravi!
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Bel film con cui il regista torna al genere mistery come in "Una pura formalità". Qui il tema è l'amore, l'arte, il falso, variamente miscelati e amalgamati.
Un uomo anziano, solitario, grande esperto d'arte e battitore d'aste con l'idiosincrasia per il contatto con il resto del mondo e soprattutto con le donne.
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Bel film con cui il regista torna al genere mistery come in "Una pura formalità". Qui il tema è l'amore, l'arte, il falso, variamente miscelati e amalgamati.
Un uomo anziano, solitario, grande esperto d'arte e battitore d'aste con l'idiosincrasia per il contatto con il resto del mondo e soprattutto con le donne. Una ragazza, condannata da una malattia a vivere reclusa, senza potersi mostrare mai in pubblico, gli offre un'expertise sulle sue proprietà. Inizia così un rapporto platonico, a distanza, separati da una parete tra due disadattati, ognuno chiuso nel suo mondo. A poco a poco, pur non vedendosi mai, nasce un'attrazione tra loro, grazie alla somiglianza dei loro mondi e delle loro paranoie, a riprova che l'innamoramento è più cerebrale che dal cuore. Quando poi, per un caso fortuito, lei si lascia incontrare, scoppia l'amore, esplosivo, dilaniante, definitivo, che dilaga e rompe gli argini nella vita ferrea, ma piatta, di lui.
La migliore offerta è appunto quella con cui la ragazza, con le sue debolezze e le sue manie, attrae il freddo esperto. Finale a sorpresa, anche se forse prevedibile.
Grande Geoffrey Rush, protagonista assoluto, intrigante la ragazza, ottima scelta, sornione come sempre Donald Sutherland. Scenografie e location molto accurate, colonna sonora di Morricone non in stato di grazia. Regia decisa e precisa, non come in Baarìa, di Tornatore che firma anche soggetto e sceneggiatura. Due ore in cui non si guarda mai l'orologio. Tranne all'ultimo... ;-) Bravo!
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filmicus
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domenica 27 gennaio 2013
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il valore dei meccanismi
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L'opera è certo di valore ma è un'opera meccanica. Di un grande meccanico che dà moto ad una sua creazione ma non può dare certo ad essa vita. Oggi come nel settecento.Ma è un'opera che piace al pubblico, che suscita stupore ed incita alle spiegazioni: ne scaturiscono tante recensioni del pubblico che sottolineano, esplicano,interpretano e disvelano. Ma le spiegazioni si danno per un'opera d'arte che ha in se,in quanto tale,un contenuto misterico, non per un trattato, per un'opera scientifica: e questo è il limite del film di Tornatore ed al tempo stesso un motivo di apprezzamento. Il dualismo fra realtà ed apparenza, tra l'essere e l'esistere e quindi il senso ed il valore dell'estetica è motivo di speculazione filosofica dai Greci in poi.
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L'opera è certo di valore ma è un'opera meccanica. Di un grande meccanico che dà moto ad una sua creazione ma non può dare certo ad essa vita. Oggi come nel settecento.Ma è un'opera che piace al pubblico, che suscita stupore ed incita alle spiegazioni: ne scaturiscono tante recensioni del pubblico che sottolineano, esplicano,interpretano e disvelano. Ma le spiegazioni si danno per un'opera d'arte che ha in se,in quanto tale,un contenuto misterico, non per un trattato, per un'opera scientifica: e questo è il limite del film di Tornatore ed al tempo stesso un motivo di apprezzamento. Il dualismo fra realtà ed apparenza, tra l'essere e l'esistere e quindi il senso ed il valore dell'estetica è motivo di speculazione filosofica dai Greci in poi.Ma costruirci sopra, sia pure con maestria, con raffinata tecnica (dalle luci alla musica) un film è un rischio. Se il cinema è la decima musa ed il film può costituire un'opera d'arte vi è una sola misura possibile: la emozione o commozione dello spettatore. E l'opera di Tornatore piace ma non emoziona. Perchè? Perche è scritta a tavolino. Quanto più lo spettatore uscendo dalla sala spiega,interpreta,ricollega (il guanto, il tatto,l'immagine pittorica femminile,il corpo..etc) tanto più si accorge di fare un esercizio sterile, da gioco della settimana enigmistica e soprattutto si avvede che il film non ha parlato al suo cuore non ha smosso alcuno dei suoi sentimenti. 'E il problema della nostra epoca: l'uso delle tecniche e della tecnologia nella comunicazione fra gli uomini. Sono diventate tanto raffinate da acquisire una loro autonomia così quando pure ci sembra di padroneggiarle in realtà ci sfuggono perchè non riusciamo a dare loro vita: come accadeva, per le loro creazioni, ai meccanici del settecento che erano pure raffinati tecnici. C'è un aspetto nell'attività di Tornatore, che pure al di là di qualsiasi critica resta un protagonista del nostro cinema, che va infine sottolineato: l'uso dei sentimenti. Nei suoi film o ne mette troppi o ne mette punto. Come certuni nel salare l'acqua della pasta. Si passa così da Nuovo cinema paradiso a La migliore offerta. Ma non c'e da preoccuparsi: magari nel cinema italiana ci fossero cento Tornatore. Rientreremo in casa pronti a scrivere un commento piuttosto che brontolare con nostra moglie per l'immotivata spesa dei biglietti del cinema.
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