la prima parte del film è costruita in modo avvincente: bravi i bambini interpreti, bella la fotografia, azzeccata la documentazione della vita nella metropoli di Mumbai. Poi tutto prende un'altra piega, più sdolcinata, più "americana". La favola di Orfeo ed Euridice in salsa... Bollywood. Più "La città della gioia" che "Salaam Bombay" tanto per capirci. Almeno quest'ultimo film manteneva la medesima tensione, lo stesso "linguaggio", la propria tragicità fino alla fine. E poi quel balletto finale alla... Kitano!Un'operazione furba, proprio da Oscar, fatta per anime semplici che si commuovono e inorridiscono, ma ben attaccati alla loro poltroncina dei cinema occidentali.Al sicuro.
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sajana
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giovedì 19 marzo 2009
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i agree
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Sono completamente d'accordo con te...dopo la prima parte nella baraccopoli, le scene sui treni il film si spegne completamente. Emerge un insieme di argomenti di cui nessuno è definito...e il ballo finale...mi volevo alzare eandarmene. 8 statuette?? mah....
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il camerlengo
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lunedì 27 luglio 2009
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rimpianto
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C'è poco da aggiungere alla tua recensione, sono pienamente d'accordo con te, posso dire che i primi 40 minuti mi avevano addirittura entusiasmato, ma poi all'improvviso la svolta commerciale... Tra l'altro ho trovato davvero forzata la storia d'amore che per gran parte del film non era stata per nulla caratterizzata (per fortuna...) ma che per rendere la storia piu appetibile al grande pubblico è diventata all'improvviso il fulcro del film fino a caratterizzarne il melenso e a mio avviso davvero mal riuscito finale, degno quasi di un action movie hollywoodiano. Per carità in definitiva un buon film, grande la sceneggiatura davvero originale e riuscita, ottima la regia il ritmo la fotografia, ma la seconda parte del film stravolge troppo tutto e alla fine ci si ritrova ben lontani da un capolavoro e molto vicini al premio Oscar e al successo commerciale.
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toponas
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venerdì 31 luglio 2009
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originale ma...
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Anch'io sono d'accordo con quanto è già stato detto. Vorrei solo aggiungere un'osservazione che qualcuno definirebbe "astuzia ovina". Credo che il film abbia vinto l'oscar solo grazie all'originalità della storia che racconta: una bella trovata che forse poteva essere sviluppata meglio, per il resto sottoscrivo quanto detto dal camerlengo.
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poisonblack
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giovedì 25 febbraio 2010
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il finale scade nella farsa
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un film molto godibile per 3/4,rovinato da un finale che di credibile ha ben poco...lasciamo stare il balletto,che farò finta non sia mai stato girato,ma il crollo verticale della sceneggiatura avviene sull'ultima domanda..l'ultima di chi vuol essere milionario,quella che(dice il presentatore)professori e luminari non sono riusciti a risolvere..riguarda il terzo moschettiere??
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(di claudiokarate)
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loxcobra
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sabato 17 luglio 2010
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non sono affatto d'accordo (parte 1)
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Scusate ma non posso essere d'accordo con voi. Abbiamo ormai accettato la qualità della fotografia e della musica che caratterizzano questo, a mio parere, meraviglioso, film. Come voi dite esiste una spaccatura tra la prima parte del film e la seconda e questo penso che sia assolutamente incontestabile ma penso che si possano avere diverse opinioni sulla qualità di tale cambiamento. E' ovvio che ci siano parti un po' forzate nel film, come la domanda finale che riguarda i tre moschettieri o la storia d'amore tra Latika e Jamal ma non penso affatto che sia questo il punto. TUTTI (o quasi) i film realistici hanno delle parti improbabili nella vita reale ed è proprio questo che caratterizza un film da un documentario.
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Scusate ma non posso essere d'accordo con voi. Abbiamo ormai accettato la qualità della fotografia e della musica che caratterizzano questo, a mio parere, meraviglioso, film. Come voi dite esiste una spaccatura tra la prima parte del film e la seconda e questo penso che sia assolutamente incontestabile ma penso che si possano avere diverse opinioni sulla qualità di tale cambiamento. E' ovvio che ci siano parti un po' forzate nel film, come la domanda finale che riguarda i tre moschettieri o la storia d'amore tra Latika e Jamal ma non penso affatto che sia questo il punto. TUTTI (o quasi) i film realistici hanno delle parti improbabili nella vita reale ed è proprio questo che caratterizza un film da un documentario. Inoltre una storia vale la pena di essere raccontata con un film proprio se ha elementi improbabili, unici a volte. Se si fosse girata la vita di un qualsiasi bambino che vive nelle baraccopoli indiane si avrebbe avuto un altro film, totalmente diverso; un film che sicuramente raccontava meglio tale realtà ma che aveva uno altro scopo; "The Millionaire" vuole fare affrontare agli spettatori delle problematiche molto grandi, vuole soprattutto farci vedere una realtà COMPLETAMENTE diversa dalla nostra ma lo fa in maniera velata, con una naturale leggerezza. Se per noi occidentali sarebbe assurdo andare in un bagno come quello visto in una delle prime scene del film; per chi è nato e vissuto lì è perfettamente normale e penso sia così che il regista ci abbia far voluto vivere le baraccopoli, come se fossimo da sempre abituati a viverci, a conoscerle. Secondo me la parte inerente alla documentazione di questa India è magistrale. Ragazzi.. è OVVIO che un film di un'ora e mezzo non possa affrontare tutte queste problematiche. Sulla prostituzione minorile bisognerebbe fare un'altro documentario di un'ora; sullo sfruttamento dei bambini un altro; sugli abusi (sopratutto edili) di ricconi in queste zone povere un altro ancora e così via discorrendo. Il tutto però è racchiuso in questa ora e mezzo di fotogrammi, riuscendo a creare ed a spiegare a noi, non certo abituati a tale realtà, dove si svolge la storia principale. Una storia d'amore certo improbabile ma bellissima. Assodato ormai che se in un film si mette una bella storia d'amore, con un bel finale questo diventa automaticamente un'americanata. (cosa che la maggior parte delle volte è vera). Questo non è però un titolo che penso si possa dare a QUESTO film. L'affermarsi di un valore quale l'Amore, anche in una realtà poverissima è un messaggio molto forte. La sopravvivenza di alti valori in una società in cui si è abituati a scannarsi per sopravvivere. Il finale, la storia ha un significato nascosto e molto particolare che è bel lontano dal voler un qualcosa di banale per vincere l'oscar o attirare noi stupido pubblico. Forse si sottovaluta una delle frasi di maggior rilievo del film "Da accattone a marajah, questo è il tuo destino". Esuliamoci un attimo dalla prima impressione che può dare questa frase e vediamo cosa significa nel profondo. Analizziamola nel suo contesto, analizziamola in India, luogo che per secoli e secoli è vissuto e vive tutt'ora in un sistema di caste. Il programma rappresenta la modernità, arrivata ormai anche in India, che offre a tutti la possibilità di diventare qualcuno. C'è la trasposizione del modello sociale occidentale in una realtà dove le pari opportunità sono sempre state negate.
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