The Millionaire è il primo film drammatico di Danny Boyle. Dopo il buon Sunshine, rovinato dal finale disastroso, ritorna con questo The Millionaire, capolavoro consigliatissimo prodotto da Bollywood.
E' un film drammatico ambientato in India, sviluppato all'inizio su tre, poi su due piani temporali: il flashback sulla vita di Jamal, il quiz e l'interrogatorio con il poliziotto. Ogni risposta alle domande del quiz gli sarà fornita da dettagli della sua vita travagliattissima (i flashback sono uno spaccato sensazionale sull'India degli ultimi anni). Non mi soffermo sulla trama, per evitarvi sorprese, ma gli elementi che fanno di The Millionaire un capolavoro sono molti: l'incastro narrativo, perfetto, la fotografia, così luminosa da rappresentare alla perfezione il significato del film, un vero inno alla vita, la recitazione di tutto il cast, e la regia di Boyle, che non sbaglia niente, e dico, niente! (non c'è un'inquadratura già vista, il riutilizzo due volte delle stesse tecniche). Ma il talento di Danny lo conoscevamo già: oltre a quello, c'è una capacità di gestire il film, di rendere un film che in mano a un altro sarebbe stata una banalissima commediola, un capolavoro, alternando scene frenetiche (durante i flashback devi letteralmente rincorrere la telecamera), a scene lente, dove si vede la sua capacità di creare tensione, cosa che sapeva già fare benissimo, e scene drammatiche (ci aveva già provato in The Beach ma quello non era niente in confronto alle lacrime che mi sono scese sulle guance alla scena finale).
Quindi, dal punto di vista cinematografico (montaggio, regia, fotografia, recitazione, colonna sonora), non avevo mai visto un film tanto perfetto.
Però un film perfetto cinematograficamente non è un capolavoro: quello che rende The Millionaire un capolavoro è l'originalità dei temi, della regia e della sceneggiatura.
Infatti, il film riesce a toccare tre temi fondamentali con un equilibrio perfetto tra i tre: film comico, film drammatico, film di denuncia.
Questi tre significati del film si intersecano uno con l'altro senza fare la frittata, come The Beach, ma trovando l'equilibrio perfetto.
Anche la regia di Boyle aiuta molto questi temi, soprattutto quello della denuncia, descrivendo con inquadratura perfette ma mai esagerate l'India. Inoltre utilizza inquadrature molto particolari, ma questo l'ha sempre fatto, tra le quali i migliori sono senza dubbio i primi piani, che ti fanno capire subito i sentimenti dei personaggi.
Poi c'è la sceneggiatura, che riesce ad unire le tre cose senza annoiare, e senza farti esclamare: ma che roba è questa!, lasciandoti appiccicato allo schermo, sperando con tutto il cuore che questo pezzente milionario riesca a vincere venti milioni di rupie, e trovare l'amore della sua vita.
Perciò, dal mio punto di vista, The Millionaire è il film dell'anno, ed è un capolavoro, cosa che, da qualche anno a questa parte, è molto difficile da trovare ad Hollywood.
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the blues brothers
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venerdì 9 gennaio 2009
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piccolo appunto...
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ciao perdonami senza il minimo spirito di polemica ma ritengo che in realtà danny boyle si sia già profondamente immerso nel drammatico nel capolavoro di trainspotting, non trovi?cmq siamo tutti concordi che è un gran bel film....(girato a bollywood) ciao
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paola
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lunedì 12 gennaio 2009
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tutto vero
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mgrazia
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martedì 20 gennaio 2009
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d'accordissimo!
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Penso sia decisamente uno dei migliori che ho visto in questo periodo, insieme a "lezione 21" di Baricco.Da ciò che dici te ne intendi di film e della loro struttura. Sono d'accordo con te, anche se a me è piaciuto pure "the beach".Sì, la parola giusta per definirlo è "perfetto", soprattutto nella scelta degli attori come pure sotto tutti gli aspetti che tu facevi notare. Per noi occidentali, satolli di benessere, è uno schianto nello stomaco e nel cuore immergerci nelle situazioni descritte, sapendo che sono la vera realtà di quei luoghi e forse anche un po' addolcita.Questo è un'ulteriore motivo per vedere questo film, se pure ne avesse bisogno.
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matteo
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giovedì 22 gennaio 2009
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altro piccolo appunto
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Vero! è un capolavoro.Il film mescola ad arte elementi di commedia, drammaticità, realismo crudo alla City of God e non ultima la storia d'amore. Non credo che sia esclusivamente un film drammatico. E questo è uno dei suoi principali elementi di forza. Per il resto sottoscrivo a pieno, ma citerei anche le musiche che sono fantastiche!
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dirac
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lunedì 2 marzo 2009
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un orrore
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un vertice di negativitá: la banalitá della storia, il compiacimento anglosassone per la violenza, la fotografia da schizzati, il trio SSS (sesso sangue soldi) moderato sul lato sesso solo per vendere in India...una rappresentazione dell'india da colonialista...la sola cosa giusta é l'oscar attribuito da una industria americana che speriamo fallisca il prima possibile.
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francesco2
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sabato 6 febbraio 2010
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originalità?
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Tralasciando che non condivido quasi nulla di quanto hai scritto,tra l'altro con uno stile che ricorda la paodia di certa "Critica",non riesco a capire cosa intenda per "Originalità".L'unico lato "Originale" è la globalizzazione presente(?)nel film, secondo me.
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marcus 76
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sabato 7 agosto 2010
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capolavoro no buon film forse
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Non sono d'accordo sul giudizio di capolavoro. Fermo restando infatti il valore della sceneggiatura, della fotografia e della colonna sonora il film nella sua struttura generale ha una ossature della trama (aspetto da te trascurato ma non di secondaria importanza) scontatissima. C'è lui il protagonista, lei la donna da conquistare, e l'altro il fratello di lui che è il duro dal cuore tenero, il malvivente diventato tale per emergere dai bassifondi cheperò conserva una umnaità di fondo palesata in più occasioni nei confronti del fratello nei momenti cruciali del film stesso. Beh forse sarai d'accordo ma tutto questo sa di dejà vu. Anzi è un trito e ritrito che ulteriolemente acuito dalla conclusione finale scontatissima (per la serie e vissero tutti felici e contenti) impedisce di fatto al film di assurgere al titolo di capolavoro.
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Non sono d'accordo sul giudizio di capolavoro. Fermo restando infatti il valore della sceneggiatura, della fotografia e della colonna sonora il film nella sua struttura generale ha una ossature della trama (aspetto da te trascurato ma non di secondaria importanza) scontatissima. C'è lui il protagonista, lei la donna da conquistare, e l'altro il fratello di lui che è il duro dal cuore tenero, il malvivente diventato tale per emergere dai bassifondi cheperò conserva una umnaità di fondo palesata in più occasioni nei confronti del fratello nei momenti cruciali del film stesso. Beh forse sarai d'accordo ma tutto questo sa di dejà vu. Anzi è un trito e ritrito che ulteriolemente acuito dalla conclusione finale scontatissima (per la serie e vissero tutti felici e contenti) impedisce di fatto al film di assurgere al titolo di capolavoro. Tra l'altro tutti questi premi oscar dati ad un film sull'India non sono forse del tutto casuali ma sono un implicito riconoscimento, uno strizzare l'occhio da parte di Hollywood all'india, all'industria cinematografica indiana (bolliwood). Non è forse un caso che siano gli Indiani oggi a poter portare soldi freschi ed investimenti anche nell'industria cinematografica americana.Dopo le critiche passo invece in rassegna gli aspetti che mi sono piaciuti: lo spaccato di vita della società indiana che Danny ritrae è a mio parere davvero efficace perchè pur se non sono mai stato in India credo illustri molti aspetti della società locale: la rigida organizzazione sociale, le tuttora permanenti sperequazioni economiche che contraddistinguono la società stessa, le forti connotazioni religiose nella pluralità di professioni di fede esercitate (Induismo, Islam ) ecc. Risulta inoltre apprezzabile come giustamente sottolineavi la gestione del film tramite flashback narrativi per enfatizzare la problematica vita del protagonista e nonostante questo la generale linearità del film: in alcuni momenti, soprattutto nella prima parte riesce ad assorbirti al punto che senza accorgertene sei già alla metà del film stesso. Quest'ultimo aspetto in particolare mi spinge ad attribuire al film un giudizio globalmente positivo
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