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Statuetta molto lontana: ma Moretti poteva farcela

Terraferma scelto per l'Oscar. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Donatella Finocchiaro (53 anni) 16 novembre 1970, Catania (Italia) - Scorpione. Interpreta Giulietta nel film di Emanuele Crialese Terraferma.

lunedì 3 ottobre 2011 - Focus

Terraferma, di Emanuele Crialese è stato dunque scelto dalla Commissione di selezione istituita dall'Anica come candidato a entrare nella cinquina che si contenderà l'Oscar come miglior film straniero. È stato già scritto molto, sono state poste molte domande. Cerco di rispondere. Per i miei interventi, credo sia notorio, preferisco la chiave storica a quella critica. La critica abbonda e ... deborda, è discrezionale, e offre molti vantaggi, a cominciare dalla natura anarchica del cinema che si lascia scrivere addosso in una certa chiave e in quella opposta, e una può valere l'altra. Ma la storia non la imbrogli. È lì a rappresentare e a certificare, in prospettiva, magari in lunga prospettiva. E così produco la lista d'oro dei nostri film premiati col massimo riconoscimento del cinema.

1947 Oscar a Sciuscià, di De Sica
1949 Oscar a Ladri di biciclette, di De Sica
1956 Oscar a La strada, di Fellini
1957 Oscar a Le notti di Cabiria, di Fellini
1963 Oscar a 8 e mezzo, di Fellini
1964 Oscar a Ieri, oggi, domani, di De Sica
1970 Oscar a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Petri
1972 Oscar a Il giardino dei Finzi Contini, di De Sica
1974 Oscar a Amarcord, di Fellini
1990 Oscar a Nuovo cinema Paradiso, di Tornatore
1992 Oscar a Mediterraneo, di Salvatores
1999 Oscar a La vita è bella, di Benigni

Diciamo che nel 1974, con l'Oscar attribuito ad Amarcord, eravamo ancora nelle grandi stagioni del nostro cinema. Il riscontro è preciso, essenziale: quattro De Sica, quattro Fellini e un Petri. I commissari dell'Academy Awards, magari non saranno stati infallibili, ma sapevano scegliere, anche nelle proporzioni. Dal 1990, dunque era recente, a quei maestri sono subentrati Tornatore, Salvatores, Benigni. Con tutto il rispetto...sono un'altra cosa. E poi i titoli: quelli dei primi decenni sono tutti classici del mondo. Nuovo cinema Paradiso, è un manifesto del cinema, certo gradito... al cinema. È un prodotto gradevole, furbo, e poi non toccavamo quella statuetta da tanti anni. Diciamo che ci hanno premiato anche per... simpatia. Mediterraneo era un discreto film, ma va "relativizzato": altrove non era neppure discreto, infatti quell'Oscar si portò uno strascico di polemiche. La vita è bella ci stava. È un film che sorpassa i contenuti nostrani e venne accettato dal movimento generale. Insomma, in classico "sopranazionale". Dal 1999, le nostre proposte sono state... inadeguate, quantomeno. Ecco i titoli che abbiamo mandato, meglio tentato di mandare.

Fuori dal mondo, I cento passi, La stanza del figlio, Pinocchio, Io non ho paura, Le chiavi di casa, La bestia nel cuore, Nuovomondo, La sconosciuta, Gomorra, Baarìa, La prima cosa bella.

Siamo sempre nella relatività, nella qualità autoctona, salvo un titolo, importante, La stanza del figlio, che infatti vinse la Palma d'oro. Va detto che questi titoli rimasero solo progetti di concorso, infatti fra tutti, solo La bestia nel cuore di Cristina Comencini riuscì a entrare nella selezione, per poi essere puntualmente ignorato. E anche questo è un paradosso italiano, perché quel film era il ... meno meritevole, diciamo così. Titolo da una stella, disperato, quasi morboso, con quella mamma che prepara per benino la figlia di sei anni per offrirla al padre pedofilo. Le giurie non hanno apprezzato.

Soliti
E poi c'è la storia dei "soliti italiani". Per anni abbiamo giocato la carta-mafia.
Ma c'era stato uno sponsor, Coppola, che aveva stravolto la prospettiva dall'alto della sua qualità. E comunque Brando, De Niro e Pacino offrivano assist irresistibili che da noi nessuno riusciva a raccogliere. E poi, chiedo scusa, ma una cosa sono Brando e Coppola, un'altra Giordana e Sperandeo. Così quando abbiamo sostituito la mafia con la camorra, con Gomorra di Garrone –proposto, e scartato, per l'Oscar nel 2009- cavalcando l'enorme successo politico-mediatico del romanzo di Saviano, i giurati dell'Academy ci hanno ... la parola è "sgamati". Adesso da noi dilaga la sindrome dei migranti, cinque film a Venezia su quell'argomento, ne ho già parlato. Argomento certo dolente e importante, ma che dagli altri viene inteso come squisitamente italiano. Insomma "roba nostra" da... tenerci per noi.

Crialese è certo autore di talento, capace di un'estetica riconoscibile, seppure un po' "autocompiaciuta" ma è pur sempre autore "nostro". Gli argomenti, la potenza per una gittata che vada oltre i confini non c'è, non c'è ancora per lo meno. Insomma Crialese non è Moretti. E il suo Terraferma è un film da tre stelle, ma autoctone. Nel contesto generale diventano due, e non bastano per farsi notare. La differenza con film come Le vite degli altri e Un mondo migliore, vincitori recenti dell'Oscar, salta all'occhio, non è un fatto di discrezionalità, quelli sono grandi film. Grandi dovunque. Terraferma lascia indietro di molte lunghezze una Bestia nel cuore e, a minor distanza un Mediterraneo, ma dico che saremmo stati meglio rappresentati da Noi credevamo e soprattutto da Habemus Papam. Che sono stati titoli concorrenti di Crialese. Il film di Martone aveva la giusta potenza, e racconta una storia "epica in chiave antiepica" come ho già scritto, una bella novità per noi. Quello di Moretti sarebbe stato all'altezza del contesto: intelligenza, umorismo, grande – magari non condivisibile- contenuto. Insomma film per il mondo. Ma al nostro movimento i film per il mondo fanno paura. Si preferiscono codici nostrani, con cifre di politica nostrana. Lampedusa è catalizzatore irresistibile. Ma lo è qui, non altrove. E così Terraferma non si unirà a Ladri di biciclette, Amarcord e gli altri.
Sono, fin troppo facile, profeta.

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