Ho visto The Hateful Eight e mi ha colpito, ma non vuol dire che mi sia piaciuto. È legittimo, il mio ultimo film è di 52 anni fa e i nostri stili sono diversi: per cominciare, le parole...
di John Ford
Da qui, dove sono ormai da tanto tempo, mi tengo informato, soprattutto su cose che possono in un certo senso riguardarmi, e interessarmi.
Caro Quentin, l'ho visto The Hateful Eight, definito "il tuo secondo western" - ma lo è? -. Di western me ne intendo, lo sanno tutti, l'ho inventato io.
Lo sapevo che hai grande successo, e che sei bravo, anche se i nostri stili non possono essere più diversi. Ma è legittimo, il mio ultimo western è di 52 anni fa. Il tuo film mi ha... colpito, questo non vuol dire che mi sia piaciuto.
Qualcuno, i denigratori non mancano mai, diceva che io ero "quello dei western". Mi concedo un promemoria: con Un uomo tranquillo ho firmato una delle più belle storie d'amore del cinema, e con Furore ho fatto il film americano più di sinistra. Io, considerato un repubblicano di destra. Te lo dico, caro Quentin, occorre esplorare altri registri.
E poi mi rattrista pensare ai quattro Oscar a Gli spietati a fronte di tutti quei titoli degli anni d'oro, Sentieri selvaggi, Un dollaro d'onore, Shane, Là dove scende il fiume, I magnifici sette... e altri. Neppure un Oscar per tutti quei capolavori.
Ho rilevato, amico mio, a fronte di quel fiume di parole una grande, studiata lentezza generale. Ho sempre pensato che i film , western compresi, dovessero svolgersi con una velocità naturale. Si chiama equilibrio narrativo. Qui con me c'è gente che sapeva cosa sono gli equilibri, Cecil, Howard, Anthony, e li ho visti infastiditi durante la proiezione. Scuotevano continuamente il capo. Solo uno, Sergio, sembrava apprezzare.
La violenza. So che tanta, estrema e fantasiosa violenza, caro Quentin, sei riuscito a imporla e ti è stata perdonata, per via del "grottesco" che la renderebbe innocua. Sarà, ma noi tutti eravamo imbarazzati e a disagio vedendo sangue misto a cervello e a vomito, teste che esplodono con materia grigia che schizza su facce, muri e pavimento. Ma non ce la farò a esprimere a parole ciò che conosce molto bene chi mi sta leggendo.
E poi le donne. Come viene trattata quella poveretta che deve essere impiccata. Le donne, nei western normali magari erano un po' messe da parte, ma trattate... da donne.
Nel mio Sentieri selvaggi John Wayne odia a morte i Comanchies. Scoperchia la tomba di un indiano e gli spara due colpi, agli occhi. Poi spiega "ogni Comanche crede che senza occhi non giungerà mai nella terra del grande spirito, ma dovrà vagare in eterno in balia del vento". Ho fatto vedere Wayne che sparava, non la faccia devastata dell'indiano. Non era necessario, e sono stato più "violento" di te. E poi quella sequenza, strana, direi estranea al western e al (buon) cinema tutto. Quando il nordista Jackson tortura il confederato facendolo camminare nudo nella neve fino a sfinirlo, ma non prima di farlo inginocchiare davanti al suo... pube, per quella pratica - noi americani d'Irlanda usiamo una parola che non si può scrivere qui, così sono ricorso ancora al professore italiano che me l'ha suggerita: fellatio -. Ma perché Quentin? Ma perché?
Dunque mr. Quentin, ti dico che sei bravo, ma vieni meno al tuo dovere, che sarebbe quello di usare la tua dotazione per qualcosa di importante, la grande idea che cambia il mondo e rende migliori e più liberi. I tuoi film sono solo confezione spessa, fumo colorato e fuochi d'artificio che si spengono presto. E la sostanza che la confezione dovrebbe contenere? Difficile da reperire.
Per concludere, Quentin, ti dico quanto segue: tu possiedi due grandi vocazioni, la scrittura e l'immagine, sei un vero superdotato. Ma le hai applicate male. Per questo sono arrabbiato con te. E così non puoi essere accolto nel nostro gruppo, di gente come Charlie, Alfred, Billy, Marcel, Orson, Federico, Ingmar, Wim e (pochi) altri. Artisti che hanno arricchito il pensiero e la felicità. Com'era la loro consegna.
Dopo aver visto un tuo film non si è più ricchi. Sarai dimenticato, Quentin Tarantino. Che peccato, con tutto quel talento.
Tuo John
Di Pino Farinotti