Suburra |
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Un film di Stefano Sollima.
Con Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 130 min.
- Italia 2015.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 14 ottobre 2015.
MYMONETRO
Suburra
valutazione media:
3,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Piovedi maynardi araldiFeedback: 1071 | altri commenti e recensioni di maynardi araldi |
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giovedì 15 ottobre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La pioggia è la protagonista morale del film. Piove su tutto. Sulle tamerici sparse, sulle rupi salmastre. Piove governo ladro. Piove freddo come in Blade Runner, sulla corruzione umana e urbana. E piove anche quando è asciutto. Perché ogni realtà è fradicia. Roma è ancora ‘caput mundi.’ Ma capovolta. Come nella locandina. Sollima, in Suburra, ci racconta il countdown che precede l’apocalisse. Tutto inizia da una escort morta accidentalmente nel corso di un incontro sessuale col politico (Favino) e un’altra prostituta. Da quel momento in poi i personaggi del film saranno risucchiati in una furibonda spirale di vendette e d’interessi. Come venissero ingoiati dal Tevere. E risputati dalle sue fogne. Si mettono in moto tutti gli ingredienti del 'melodramma criminale' e del potere. Il Potere della Chiesa, il Potere dello Stato, il Potere della malavita. Il perno del film, dubito sia la progettazione di Ostia/Las Vegas. Soltanto il Potere è il centro di tutto. In tutte le sue forme. “tu sei robba mia” “quello è robba mia”… Favino interpreta quello che il pubblico si aspetta da un politico corrotto. Anche se il suo viso è talmente sensibile e disperato, da invocare una specie di perdono. Entra in scena anche il capo degli zingari, un fantastico attore decisamente azzeccato nella parte del troglodita e belluino al punto giusto. E con lui, un molle e impotente traffichino, (Elio Germano) che s’arrabatta sopravvivendo ad ogni ignominia. In un mondo che non gli appartiene, ma di cui ne è parte. E sarà proprio questo “omarino”, alla fine dei giochi, a far emergere “l’educazione compiuta” del suo lato oscuro, nell’ inaspettata rivalsa. “Numero otto” (Alessandro Borghi) è un malavitoso rampante, così bravo che gli appiopperei un “Numero nove”. E per finire, Amendola, alias “samurai”, il re di Roma. Il vero padre-padrone dei giochi. La sua faccia scolpita nel cuoio ha un impatto più violento delle parole che pronuncia a voce stanca. E’ anche l’ unico personaggio -in tutto il film (di 2 ore e passa)- che accenni un gesto di vera tenerezza. Accucciato presso la madre, la convince a mangiare una piccola briciola di dolce. Lo spettatore non s’immagina che quell’intimità sia il contraltare all’atto successivo. ‘Giusto’, nella politica dell’apocalisse. Perché nessuno si salva dall’apocalisse. Né esistono spiegazioni. Il ‘dopo’ come lascia detto la tossica: è “per la prossima volta”. Roma è splendida, tutta d’orata. Superiore e indifferente a ogni uomo. Solo il Potere rimane vivo! Ah…dimenticavo: eloquente la locandina. Da un cielo tormentato, una pallottola precipita, come un meteorite, sulla Suburra. E su Roma capovolta. Una Roma, le cui invisibili radici affondano nel buio dell’ imminente nubifragio. Non sarà un capolavoro ma è un film da vedere. (Con l’ombrello o senza…)
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