La "Suburra", come ci ricordano teaser e trailer del film, era un quartiere dell'antica Roma in cui criminalità e politica si incontravano segretamente. Partendo dall'omonimo romanzo e da freschi fatti di cronaca, (il libro preveggente di Bonini e De Cataldo è uscito prima dell’inchiesta di Mafia Capitale) Sollima ci conduce in quell’intercapedine oscura in cui politici e criminali sono seduti ancora allo stesso tavolo. Al centro della vicenda c’è il progetto di alcune famiglie del malaffare romano di trasformare Ostia in Las Vegas con annessi grattacieli, casinò e locali notturni.
La Suburra/Gomorra di Sollima è popolata da personaggi cinici e violenti senza moralità e senza spiragli di redenzione, che si muovono in una Roma piovosa e inestricabile, in cui ogni situazione sembra affogare nelle pozzanghere e i politici urinano letteralmente sulle persone (una delle migliori scene del film). Siamo lontani dall’Urbe meravigliosa e decadente di Sorrentino, qui non c’è bellezza, non c’è sacralità (tranne che per l' accenno alle dimissioni di Papa Ratzinger, sinceramente posticcio).
Il ritmo delle vicende è sostenuto e la trama avvincente grazie anche a ottime scene d’azione cariche di tensione in cui Sollima è maestro (una rarità per il cinema nostrano).
Purtroppo però il regista romano non riesce ad emanciparsi da una dimensione seriale, in cui trama intricata e personaggi ben caratterizzati possono bastare, e a rivolgersi piuttosto verso un registro CINEMAtograficamente autoriale che avrebbe richiesto una riflessione soprattutto politica.
Il film infatti, funziona molto bene fin quando scorre nel sottobosco criminale con la sua fauna malvagia (i personaggi cattivi di Sollima sono sempre meravigliosi), un po’ meno quando si avventura in ambienti politici, che come il deputato corrotto interpretato da Favino, risultano avulsi dal contesto. A Roma tutto ha a che fare con la politica. Per capire la sua criminalità, la chiesa, il calcio, i suoi quartieri e i suoi locali occorre avventurarsi nelle sottili connessioni che questi ambiti hanno con la politica, quella alta e quella bassa. Per questo Suburra è un ottimo film ma non un capolavoro. Piacevolissima sorpresa Numero 8, criminale spaccone e violento di Ostia interpretato dall’ottimo Alessandro Borghi. (guardate qualche sua intervista “in borghese” e stenterete a credere che sia Numero 8). Non male Amendola che interpreta il boss Samurai, anche se cucita addosso ha l'ombra pesantissima di Giulio Cesaroni e anche quando si esibisce in ruoli drammatici fa abbastanza ridere.
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maynardi araldi
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domenica 18 ottobre 2015
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che recensione calibrata!
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Rimango disorientata solo alla fine. Quando additi per risibilità il Cesaroni-Amendola. Su di me, al contrario, la domestica bonarietà dell’attore, amplifica il senso dell’Orrore. Come se un placido padre di famiglia, incarnasse la figura del Perverso. Pur rimanendo capace dell’unico atto di tenerezza di tutto il film: la pietas verso la madre. Così umana da commuovermi… da perdonare Samurai, per un secondo. Da dovergli dire: “Tra tutti quanti -almeno tu- ami qualcuno...” Mostruoso! ma alla fine, chissenefrega delle mie impressioni, caro tool27. Io voto SI per la tua recensione. Colta nella giustezza del suo intero!
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d'accordo? |
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