Le immagini potrebbero essere prese da un film di fantascienza impostato sul pianeta Terra dopo che è diventato inabitabile. Edifici abbandonati, complessi residenziali, negozi, cinema, ospedali, uffici, scuole, una biblioteca, parchi di divertimento e prigioni. Luoghi e spazi bonificati dalla natura circostante, come un bar coperto di muschio di felci che cresce appunto tra le feci, un distributore di bevande analcoliche ora ricoperto di vegetazione, o carri armati nella foresta. Gli uccelli volano in cerchio intorno alla cupola di un reattore dismesso. Completamente privo di dialoghi, gli unici rumori percepiti sono i suoni di questa natura finalmente padrona di spazi che una volta appartenevano - o si credeva appartenessero - all'uomo. Tutti questi luoghi portano le tracce dell'esistenza umana a testimoniare una civiltà che ha portato avanti l'architettura, l'arte, l'industria dell'intrattenimento, le tecnologie, le ideologie, guerre e disastri ambientali, e che ha inevitabilmente finito per autodistruggersi. Nikolaus Geyrhalter mostra un panorama desolante post-apocalittico. Non ci sono persone nel suo film, eppure - come suggerisce il titolo - è chiaro come le immagini rappresentino il futuro dell'umanità.