Bigelow prende uno dei più convenzionali generi della cinematografia yankee e lo fa esplodere dal di dentro. Drammatico, Thriller - USA2025. Durata 112 Minuti.
Quando un singolo missile, non attribuito ad alcuna nazione, viene lanciato contro gli Stati Uniti, ha inizio una corsa contro il tempo per scoprire i responsabili e decidere come reagire. Espandi ▽
La traiettoria suborbitale di un missile nucleare viene intercettata dai centri di controllo statunitensi. Dopo aver escluso la possibilità di un falso allarme come tanti che l’hanno preceduto, l’Ente generale per la gestione delle emergenze conferma che si tratta di un lancio ostile, e che il missile impatterà sugli Stati Uniti entro una venina di minuti. Inizia così una corsa contro il tempo per neutralizzare il missile, che coinvolgerà lo Studio Ovale come la sala stampa, il Segretario della Difesa come il Presidente, e tutto il personale strategico e militare del governo americano. Da dove proviene il missile? Russia, Cina, Corea del Nord, Iran, Pakistan? La Casa Bianca si trova a fare ipotesi al buio per sventare un attacco atomico: a riprova che l’era delle armi nucleari non è finita con la Guerra Fredda. Con Una casa piena di dinamite Kathryn Bigelow torna in gran forma dopo gli Oscar per The Hurt Locker e dopo Zero Dark Thirty e Detroit, confermandosi la più muscolare e impavida fra i registi statunitensi. Con il supporto della sceneggiatura di Noah Oppenheim (già autore di Jackie e della serie fantapolitica Zero Day), Bigelow prende uno dei più convenzionali generi della cinematografia yankee e lo fa esplodere dal di dentro, mostrando tutte le sottovalutazioni e gli errori della Difesa americana alle prese con uno scenario che le più sofisticate attrezzature non riescono a rendere più chiaro. Ma ancor più profondamente la regista ci fa riflettere su come siamo arrivati a questo punto di non ritorno, ovvero alla soglia dell’estinzione, credendoci invece i controllori del nostro destino. Kathryn Bigelow sa portare i discorsi alle loro estreme conseguenze, e con Una casa piena di dinamite lo fa in modo definitivo e profondamente sovversivo rispetto alla retorica guerrafondaia corrente. Recensione ❯
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Dopo decenni di solitudine, una famiglia benestante che vive in una miniera di sale entra in contatto con una ragazza sconosciuta. Espandi ▽
Anni dopo una catastrofe climatica che ha estinto la vita sulla Terra, una famiglia di ex capitani d'industria vive ancora nel bunker sotterraneo. In un ambiente elegante e confortevole, la Madre, il Padre, un'amica di famiglia, il maggiordomo, il medico e una cameriera si occupano principalmente dell'educazione del Figlio, che ha una ventina d'anni e non ha mai conosciuto la vita di prima. L'arrivo di una ragazza da fuori, sopravvissuta al tentativo della sua famiglia di raggiungere il bunker, porta scompiglio. Come difendere, dunque, un mondo strenuamente costruito?
Joshua Oppenheimer, autore di uno dei documentari più scioccanti degli anni Duemila (L'atto di uccidere), esordisce nel cinema di finzione con un musical che immagina un'umanità oltre la fine del mondo, condannata a vivere senza prospettive. Immerso in atmosfere stranianti per eleganza e composizione figurativa, il film sfiora a più riprese il kitsch per come cerca di dare forma simbolica allo spirito millenaristico di cui è imbevuto.
The End è un film senza subbio coerente. E forse ci dice, non tanto chi saremo o chi potremmo essere, ma chi siamo. Recensione ❯
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Il film, girato nel '25, era originalmente muto. Nel '42 ne venne realizzata un'edizione con commento parlato. Espandi ▽
Un omino, cercatore d'oro solitario, affronta i rischi e i pericoli dell'algido Klondike per trovare la ricchezza. Incontra prima il temibile Black Larsen per poi instaurare un sodalizio con il robusto Giacomone in cui si imbatte accidentalmente cercando un rifugio in una baracca di legno. I due dovranno cercare di sopravvivere insieme alla fame e al freddo. Quando l'omino si recherà nel paese vicino ci troverà l'amore. Recensione ❯
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"Volevo fare un film su una storia di successo americana e sui valori culturali americani, ma volevo che fosse spassoso e non pedante." Woody ha fatto... Espandi ▽
La storia di Ray (ex detenuto) e di sua moglie Frenchy. Ray vuole fare il colpo della sua vita. Affitta un negozio in cui Frenchy preparerà biscotti, attività questa che servirà da copertura al tentativo di scavare un tunnel sotterraneo fino al caveau della vicina banca.
Allen sa perfettamente come gestire tutti i meccanismi della commedia. Lo spirito torna corrosivo ma il tono è quello di chi è fondamentalmente indulgente con i propri personaggi. Woody sembra nuovamente pacificato con se stesso e con il suo cinema. Il pubblico non può che trarne vantaggio. Recensione ❯
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Buffalo Bill insegue Santino, buttero fuggitivo con Rosa, per raccontarne l'impresa più che per la taglia. Un'avventura tra mito e frontiera italiana. Espandi ▽
Bill Cody, detto Buffalo Bill, è arrivato nell’Italia da poco unita come star del Wild West Show, in cui ricostruisce (a modo suo) la storia della conquista della frontiera e della sconfitta dei nativi americani. Si ritiene innanzitutto un cantastorie, e forse ha appena trovato il nuovo racconto di avventura da immortalare sul suo taccuino: la fuga di Santino insieme a Rosa, moglie del possidente locale che Santino – così dicono - ha ucciso. È chiaro: Testa o croce? è un western in piena regola, solo ambientato (e non semplicemente girato) nelle campagne italiane. Alessio Rigo De Rigi e Matteo Zoppas, qui all’opera seconda, aggiungono un gusto personale per la leggenda. Un film animato da una fame di rimettersi in gioco e sperimentare con il cinema popolare tanto italiano quanto americano, attingendo tanto alla letteratura della frontiera quanto agli spaghetti western. Il film appartiene ad Alessandro Borghi, che si conferma uno dei grandi attori del cinema italiano contemporaneo, mantenendo il perfetto equilibrio fra agiografia e realtà. Recensione ❯
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Dal crime movie americano al thriller internazionale, un secondo capitolo ricco di malinconia, scetticismo e fatalismo. Azione, Drammatico - USA2024. Durata 144 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Le nuove avventure di Big Nick, agente della squadra speciale anticrimine. Espandi ▽
Sono passati due anni dal colpo alla Federal Reserve quando il gruppo di Merrimen è stato decimato e l'unità Major Crimes dello sceriffo della contea ha subito gravi perdite. "Big Nick" O'Brien è oramai separato, al verde, senza una squadra, ma sente che il furto appena avvenuto all'aeroporto internazionale di Anversa porta la firma di Donnie, il vero ideatore della rapina di Los Angeles nonché l'unico ad essere riuscito a scappare. Arrivato in Europa, Nick presto capisce che ogni cosa converge verso il World Diamond Center di Nizza, dove Donnie ha trovato dei nuovi alleati nella banda internazionale della Pantera e un nuovo impossibile colpo da eseguire.
Il film è il secondo capitolo per la mini-saga prodotta e interpretata dal re degli incassi di gennaio, Gerard Butler. Pantera passa dal crime movie americano al thriller internazionale adombrandosi di malinconia, scetticismo, fatalismo, perdendo il respiro della strada per acquisire uno sguardo globale (confermato dall'annuncio del terzo capitolo e dai piani di Gudegast di girarne altri in Brasile, Africa e Sud-Est Asiatico), asciugando ancora di più motivi e maschere - sono solo uomini duri che complottano per grandi guadagni. Recensione ❯
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Un pilota è incaricato di trasportare un agente federale e il suo prigioniero al processo. Espandi ▽
Winston, ex-contabile della potente famiglia criminale dei Moretti, si è rifugiato al motel Igloo in Alaska dopo essere diventato informatore di giustizia. Lì viene rintracciato e arrestato dal maresciallo dell'aeronautica Madolyn Harris che viene incaricata di scortarlo da Anchorage a New York per farlo testimoniare contro i suoi ex-datori di lavori. Noleggia così un piccolo aereo. Durante il viaggio Winston nota che sotto il sedile di fronte a lui c'è la licenza di Darryl, ma la fotografia è diversa. Cerca di avvertire Madolyn ma lei non può sentirlo perché indossa le cuffie. Ben presto però Darryl rivela la sua vera identità di sicario.
Il respiro da B-movie, teso ed efficace, anima il sesto film da regista di Mel Gibson, realizzato a nove anni dal bellico La battaglia di Hacksaw Ridge. Flight Risk concentra gran parte della vicenda quasi tutta sul volo con soli tre personaggi ad alta quota.
Ma è Mark Wahlberg la vera sorpresa. Perfido, senza scrupoli, gioca con la morte ad alta quota come se quel viaggio fosse una sfida alla roulette russa. Qui è in uno dei rarissimi ruoli negativi della sua carriera. Recensione ❯
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Un'incursione nel mondo delle star di cinema e tv in stile puramente alleniano. Commedia, USA1998. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
"Help" è la scritta che compare nel cielo alleniano all'inizio del film. Occorre davvero aiuto per districarsi nel mondo delle star hollywoodiane, in ... Espandi ▽
"Help" è la scritta che compare nel cielo alleniano all'inizio del film. Occorre davvero aiuto per districarsi nel mondo delle star hollywoodiane, in cui le nevrosi si sprecano, in cui il sesso (quello orale in testa) dilaga ma l'amore scarseggia. Allen (sempre più "volgare" dicono alcuni, sempre più "realista" affermiamo noi) ci porta a spasso in questo nuovo girone infernale (ricordate Harry a pezzi?), assegnandoci come guida il suo nuovo alter ego Kenneth Branagh. Ma non si limita a ragionare delle persone celebri (e quindi anche di se stesso), gioca anche perfidamente con uno dei suoi attori: il romantico Di Caprio di Titanic entra in scena sfasciando una camera d'albergo e picchiando una donna. Recensione ❯
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Un'incredibile storia di resilienza, strass e piume, con protagonista un'inedita Pamela Anderson. Espandi ▽
Shelly Gardner era una leggenda a Las Vegas, la star dello spettacolo Le Razzle Dazzle nato negli anni Ottanta. Ma ora lo show sta per chiudere definitivamente. Per di più Shelly ha affidato sua figlia Hannah ad una famiglia-ospite che risiede a Tucson, e ora la ragazza non la chiama più mamma. È valsa la pena per Shelly rinunciare a sua figlia e a una vita normale, con la pensione e l'assicurazione sanitaria, per quel mondo che ora la lascia senza soldi e senza futuro?
A metà strada fra Tournée di Mathieu Amalric e The Wrestler di Darren Aronofsky, The Last Showgirl si addentra nel ventre molle di una città-spettacolo. Grande protagonista è Pamela Anderson in un ruolo metacinematografico: la ricordiamo come la bagnina più desiderata della serie Baywatch e la ritroviamo 57enne ancora bellissima ma sfiorita, un pallido ricordo della star che è stata tanto nella vita quanto nella finzione.
Il mondo di Shelly è esposto nella sua crudeltà e pochezza, ma per lei è tutto, e il film coraggiosamente non le chiede di "redimersi", o di rinnegare il suo desiderio di primeggiare in palcoscenico, di "sentirsi guardata e bella", e di inseguire i suoi sogni anche a discapito di una figlia, comunque amata. Recensione ❯
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Il teatro, padre di tutte le forme di spettacolo, si innesta nella poetica alleniana. Commedia, USA1994. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Presentato alla Mostra di Venezia. David Shayne, un giovane drammaturgo, vuole sfondare a Broadway. Per avere i soldi necessari per la sua commedia de... Espandi ▽
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Il sequel di Troppo cattivi arriva finalmente al superamento delle inutili barriere degli stereotipi di genere. Animazione, USA2025. Durata 104 Minuti.
Una banda di animali criminali, cercano di guadagnarsi fiducia e accettazione nella loro nuova vita da "bravi ragazzi". Espandi ▽
Wolf, Shark, Piranha, Tarantula e Snake – ovviamente un lupo, uno squalo, un pesce predatore, un ragno velenoso e un serpente – uniscono le forze in una missione (forse) impossibile: quella di condurre una vita onesta, facendo dimenticare a mondo le malefatte combinate in passato, e meritandosi il nuovo nome di Troppo Buoni. Ma la società non riconosce le loro encomiabili intenzioni e anzi, li incolpa di qualunque delitto arrivi agli onori (si fa per dire) della cronaca. In particolare vengono accusati di essere responsabili dell’entrata in scena di un nuovo cattivo, il Bandito Fantasma, imprendibile ladro di artefatti. La banda troverà due insolite alleate nella Governatrice Diane, che ha anche lei un passato criminale, e nella Commissaria, l’unico essere umano (nel senso che non è un animale antropomorfizzato come gli altri personaggi) a frequentare assiduamente il gruppo. Troppo Cattivi 2 è il sequel di animazione di quel Troppo Cattivi che ha lanciato l’insolita compagnia di antieroi: animali pericolosi in natura ma irresistibilmente simpatici sul grande schermo, capitanati da un lupo carismatico che è un George Clooney in versione canide.. La Dreamworks e i due registi – il francese Pierre Perifel e il venezuelano J P Sans (a riprova che l’animazione, anche quella di produzione statunitense, è internazionale) – si spingono oltre nelle divisioni di genere fra il cast, arrivando finalmente al superamento delle inutili barriere dello stereotipo. Fra i doppiatori italiani il più riconoscibile è Valerio Lundini che presta la sua erre moscia a Piranha, mentre Margherita Vicario d la sua voce modulata e musicale a Tarnatola. Recensione ❯
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Il ritorno del sanguinoso franchise horror di successo della New Line Cinema, che riporta il pubblico all'origine del malvagio senso di giustizia della Morte. Espandi ▽
La studentessa universitaria Stefani è ossessionata da un ricorrente incubo che ha a che fare con la nonna Iris, alle prese, cinquant'anni prima, con il disastro di un ristorante sospeso a 150 metri d'altezza, lo Skyview, a cui era andata con il fidanzato per vivere una serata magica. Desiderosa di capire cosa le sta succedendo, Stefani torna a casa dai suoi familiari, anche perché vuole capire cosa ne è stato di Iris, che nell'incubo muore, ma in realtà è viva e vegeta e se n'è andata da decenni. Quella di Final Destination è stata una delle serie horror di maggiore successo degli anni 2000 e buona parte del merito va allo sceneggiatore originario Jeffrey Reddick che ha sviluppato l'interessante concetto di avere la Morte stessa - invisibile, ma pervasiva - come villain e l'ha inserito in una particolare struttura narrativa con l'inizio destinato alla rappresentazione vivace e realistica di una catastrofe dalla quale si salvano incongruamente alcune persone e il seguito della vicenda intento a mostrare come la Morte voglia riportare le cose a posto facendo morire i sopravvissuti che, dal canto loro, lottano prima per capire cosa succede e poi per evitare di morire. Recensione ❯
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In una tranquilla comunità abitata da alcune delle persone più importanti del mondo la serenità va in frantumi quando si verifica uno scioccante omicidio e si apre un'indagine ad alto rischio. Espandi ▽
L'agente speciale Xavier Collins, prima guardia del corpo del Presidente degli Stati Uniti Cal Bradford, deve indagare sul brutale omicidio di quest'ultimo. Il Presidente non si trovava però alla Casa Bianca, bensì in una villa, al centro di una piccola comunità, che si scoprirà presto essere il rifugio di quel che resta della popolazione americana: il mondo è stato infatti sconvolto da una inizialmente imprecisata catastrofe e pare caduto in un inverno nucleare.
Dopo la morte del Presidente il potere viene preso in mano da "Sinatra", una ricchissima donna decisa a tutto pur di proteggere la sua famiglia e la comunità che ha creato. È lei a scegliere il nuovo Presidente, a tenere sotto controllo il resto dell'oligarchia dei miliardari e a gestire i segreti e gli assassini che lavorano in città.
La nuova serie dell'autore di This Is Us ha ancora una volta una struttura che incastra ingegnosamente presente e passato, spostandosi però nel genere della fantascienza distopica. L'eco dell'attualità americana, con Elon Musk onnipresente, risuona fortissima in Paradise e ha reso la serie uno dei titoli più commentati dalle pubblicazioni statunitensi, velocemente rinnovata per la seconda stagione. Recensione ❯
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Uno spettacolare e intenso film concerto dei Depeche Mode, la celebre e acclamata band britannica. Espandi ▽
M come Messico. M come "Memento Mori", titolo - e monito - dell'ultimo album. Il ritorno su grande schermo dei Depeche Mode si concentra sul legame profondo tra arte e morte, un legame che per il gruppo non è mai stato puramente simbolico. Inevitabilmente, dopo la scomparsa di Andrew Fletcher, il film-concerto assume i contorni di un rito commemorativo. E quale luogo migliore del Messico per esplorare questo intreccio? La terra che celebra la morte come prosecuzione della vita diventa specchio perfetto per una band che da quarant'anni gioca sul confine tra eros e thanatos, tra fede e disillusione, tra l'ombra e la luce di un sintetizzatore. Il film è un'esperienza visiva che alterna il magma collettivo dell'arena all'intimità dei volti e dei simboli. Frías sceglie di spezzare la continuità tipica del film live, preferendo un dialogo per contrasti: da un lato l'indagine etnografica, dall'altro la potenza del palco, dove la musica diventa atto catartico.
Depeche Mode: M non è soltanto un film-concerto, ma un viaggio nell'identità di una band che ha fatto del lutto e della resilienza la propria poetica. Frías trasforma la morte in ritmo, l'assenza in colore, la malinconia in energia vitale. Laddove molti film musicali si limitano a documentare, questo trasfigura: cattura un momento di transizione e lo eleva a simbolo. L'arte, sembra dirci, sopravvive sempre - soprattutto quando sa guardare in faccia la fine. Recensione ❯
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Josh O'Connor, con la sua tenerezza e simpatia, veste i panni di un antieroe ambiguo e sfuggente, laconico e goffamente disperato. Thriller, USA2025. Durata 110 Minuti.
Massachusetts, 1970. JB, ex falegname, tenta un colpo d'arte ambizioso, ma tutto degenera e la sua vita prende una svolta irreversibile. Espandi ▽
Massachusetts, 1970. James Blaine Mooney, per gli amici J.B., è figlio inconcludente del giudice della contea di Framingham, ha una moglie, Terri, e due figli gemelli, ma non ha un lavoro, anche se è laureato ed è abilissimo nei lavori manuali. Si diletta nel frequentare il museo locale e a sottrarre da lì qualche artefatto, finché non decide di rubare quattro quadri del pittore astrattista Arthur Dove e dare così una svolta alla sua vita, cosa che probabilmente stupirebbe suo padre e renderebbe orgogliosa sua moglie, l’unica a portare a casa il pane. J.B. dunque mette insieme un trio di malcapitati e il furto al museo apparentemente riesce, ma le cose cominciano a mettersi male fin da subito, costringendo J.B. ad una latitanza in giro per gli Stati Uniti. Intorno a lui si muovono i movimenti contro la guerra nel Vietnam, e il Paese sembra anch’esso allo sbando.
Kelly Reichardt è la regista, sceneggiatrice e montatrice di The Mastermind (titolo ironico che indica una “mente organizzativa” quando invece qui la mente di J.B. è un disastro annunciato), un film di una luminosità accecante quando inquadra l’America della palizzata bianca, via via sempre più buio quando racconta l’implosione progressiva del suo protagonista (la direzione della fotografia è di Christopher Blauvert, che ha accompagnato Reichardt in tutti i suoi film da Meek’s Cutoff in poi). Recensione ❯
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