Il viaggio di un uomo attraverso l'Estremo Oriente e della sua fidanzata che cerca di raggiungerlo. Espandi ▽
Miguel Gomes ha contribuito in maniera determinante a rendere una materia sempre più fluida la commistione di cinema documentario e di finzione. Grand Tour continua un discorso personale e lo porta in Estremo Oriente: la componente di finzione è ambientata nel passato ma è evidentemente girata nel presente, spesso in interni, anche a causa del lockdown da Covid-19. La suggestiva monocromia della fotografia e l’utilizzo di tecniche come l’iris rimandano però a un’epoca lontana del cinematografo. A rappresentare gli esterni sono invece immagini catturate da Gomes durante viaggi recenti in quei luoghi e il montaggio di vecchio e nuovo, bianco e nero e colore, documentario e finzione provoca l’effetto ossimorico desiderato dall’autore. Un effetto complessivo straniante, agevolato da un ritmo lento e suadente e dall’immersione in una vegetazione lussureggiante che culla lo spettatore in uno stato semi-onirico.Forse è cinema per iniziati, ma vale la pena provare ad avvicinarsi al culto del regista portoghese per poterlo apprezzare appieno. Recensione ❯
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Agnieszka Holland torna in Patria con una fotografia brutale della crisi dei rifugiati al confine polacco. Drammatico, Polonia, Germania, Francia, Belgio2023. Durata 147 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una famiglia di rifugiati siriani, un insegnante di inglese solitario dall'Afghanistan e una giovane guardia di frontiera, che si incontrano sul confine polacco-bielorusso durante l'ultima crisi umanitaria. Espandi ▽
Il cinema di denuncia sociale e politica di Agnieszka Holland non poteva non interessarsi alle turbolenze del presente che interessano in maniera diretta la sua patria, la Polonia, già in un tumulto interno per le politiche del governo e messa in una situazione ancor più delicata prima e durante l’invasione russa dell’Ucraina. Naturale che uno dei nomi di spicco del cinema polacco moderno abbia deciso di mettere in scena il travaglio umano delle migliaia di persone coinvolte in un sadico gioco di rappresaglia politica tra paesi e tra blocchi globali, in un corposo dramma in bianco e nero che vuole offrire molteplici punti di vista sulla vicenda. Lo fa in quel modo diretto, senza fronzoli e contundente che abbiamo imparato ad aspettarci da lei, autrice guidata dal principio - non privo di un certo didatticismo - che certe cose vadano semplicemente portate alla luce: Green Border è pieno di sofferenza e angherie, non lesina negli appelli diretti alla pietà spettatoriale, cerca emozioni forti costruendo una storia di abusi vergognosi su donne, anziani e bambini. Recensione ❯
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La pandemia è agli inizi. Una coppia di fratelli, Etienne e Paul, si rifugia nella casa di campagna dei genitori per isolarsi assieme alle rispettive compagne. Espandi ▽
Nell'aprile 2020, la pandemia è ancora agli inizi e la Francia è in lockdown. Una coppia di fratelli, Etienne e Paul, si rifugia nella casa di campagna dei genitori per isolarsi assieme alle rispettive compagne, Carole e Morgane. Insieme cucinano, fanno lunghe passeggiate e bisticciano sui protocolli di sicurezza e sullo shopping online. Soprattutto Paul, regista di cinema, vive con grande intensità il rapporto con la casa e con il ricordo dell'infanzia, in un ambiente che è sospeso nel tempo come all'epoca di quando era ragazzo.
Il film è una piacevole commedia autobiografica che da un lato cattura bene tutti i riti collettivi e le paure di quei primi mesi di pandemia. Dall'altro, rimanendo pur sempre il parto di una mente raffinata come Assayas, il film sembra ossessionato dalla permanenza visiva dei luoghi, dalla pittura figurativa e la sua capacità di imprimersi su un paesaggio meglio ancora di quanto possa fare il cinema.
Hors du temps è anche una rivisitazione di L'heure d'été, una delle sue opere più riuscite. Stavolta il canale aperto col suo trascorso personale è più limpido e anche più pacato, perfino inconsistente, in un film-curiosità che sarà imprescindibile per i fan del regista ma forse fuori tempo per tutti gli altri. E, senza dubbio, Assayas di questo sarà contento. Recensione ❯
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Un doc che è il lucido ritratto di una generazione. Giovani umiliati e offesi dalle rassicurazioni di un regime. Documentario, Svezia, Norvegia, Francia, Germania2022. Durata 103 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La testimonianza dei malesseri, dei conflitti e delle tensioni di una gioventù perduta. Espandi ▽
Girato nel corso di 12 anni, è il resoconto di una storia d’amore in una società in rovina.Marusya Syroechkovskaya e Kimi Morev. Due giovani come tanti, troppi, che nella Federazione russa non trovano una loro collocazione. Il film si apre con la smentita del titolo. Kimi non si è salvato ed assistiamo al suo funerale. Da quel momento il documentario diventa un lungo flashback che all’origine non doveva diventare un film. Siamo di fronte a un ritratto di una generazione che definire ‘perduta’ finirebbe con l’essere un’attribuzione impropria. Se vogliamo restare nel solco della tradizione russa possiamo rinvenirvi una matrice dostoevskiana trasposta ai tempi nostri. Ci viene mostrato un mondo di umiliati e offesi su cui cadono dall’alto le rassicuranti e patriottiche parole dei potenti. In questa descrizione partecipe e non finalizzata in anticipo sta la forza di un film che si dimostra più efficace di molti pamphlet contro il regime. Recensione ❯
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Un documentario sul fotografo Martin Parr, diretto da Lee Shulman, ideatore dell'Anonymous Project, dedicato alla raccolta di scatti anonimi e amatoriali che in passato ha fatto dialogare con quelli di Parr. Espandi ▽
Documentarista, umorista, fine commentatore della società britannica, instancabile lavoratore. Nel corso della sua prolifica carriera Martin Parr ha pubblicato 120 libri, girato il mondo, inventato un nuovo modo di intendere la fotografia, senza mai smettere di ritrarre i suoi soggetti preferiti: le persone nella loro quotidiana spontaneità. Non c'è luogo in cui Parr non troverebbe qualcosa, o meglio qualcuno, che catturi la sua attenzione. Attraverso le parole del protagonista e della moglie, unite alle testimonianze di critici d'arte, fotografi, galleristi, colleghi e amici, il film ricostruisce la figura di un artista iconico e all'avanguardia, che ha immortalato il mondo senza filtri, in tutta la sua naturale e drammatica comicità.
Con I Am Martin Parr Lee Shulman dirige un documentario pop, ironico e accattivante, capace di mimetizzarsi alla perfezione nello stile e nella visione artistica del suo adorabile protagonista. Dell'ironico cronista del kitsch britannico riusciamo a scorgere anche qualche tratto della personalità: non tutto però, perché Parr è un uomo sensibile e misterioso, a cui non piace parlare troppo. Recensione ❯
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Abel e Gordon si muovono nei territori inesplorati del noir senza mai rinunciare all'originalità e alla poesia. Thriller, Belgio, Francia2023. Durata 98 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Boris, latitante da 35 anni, lavora come barista. Il suo passato rischia di riaffiorare quando un misterioso sconosciuto appare al bar, armato e desideroso di vendetta. Espandi ▽
Da più di trent’anni l’ex terrorista Boris si nasconde dietro l’apparenza del silenzioso e innocente barista del café L’Etoile Filante, insieme alla sua compagna, l’astuta e intraprendente Kayoko, e al fedele amico di entrambi, il buttafuori Tim. Una sera di pioggia torrenziale, però, un uomo si presenta al bancone pronto ad ucciderlo, poiché ha riconosciuto in lui il responsabile dell’attentato in cui è rimasto gravemente menomato tanto tempo prima. L’unica soluzione, per Boris, sembra essere la fuga, ma ecco che Tim incontra per caso Dom, un individuo solo e depresso, che assomiglia a Boris come una goccia d’acqua: il candidato ideale per pagare al suo posto. Al quinto lungometraggio, il duo composto dal belga Dominique Abel e dalla compagna di vita e d’arte Fiona Gordon, australiana, si muove, come di consueto sopra le righe, nel territorio finora inesporato del noir, senza per questo rinunciare alla poesia. Recensione ❯
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Quattro adolescenti vengono scelti per essere i protagonisti di un film. Espandi ▽
A Boulogne-sur-mer, nel nord della Francia, nel quartiere popolare Picasso, una serie di gigantesche torri residenziali costruite in un paesaggio desolato, un regista gira un film con la sua troupe. Protagonisti sono quattro ragazzi e ragazze della zona, Lily, Ryan, Maylis e Jessy, scelti al termine di un lungo lavoro di casting: sono "i peggiori" del quartiere, les pires, e hanno attirato l'attenzione del regista.
Nato da un'esperienza vissuta dalle due registe, un film che espone senza paura le proprie contraddizioni interne, cercando nello scontro fra le sue svariate anime un'impossibile sintesi fra vita e finzione.
Il film diventa uno dei tanti possibili sul disagio di una parte di società francese e sullo smarrimento delle sue autrici. A suo modo è una dichiarazione politica, ma anche un discorso con tante, troppe sfaccettature. Recensione ❯
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D'Artagnan, mentre è alla ricerca dell'amata Constance, incontra sulla sua strada Milady. Intanto ognuno dei suoi tre amici deve risolvere i propri problemi. Espandi ▽
Francia 1627. Il giovane D’Artagnan è alla ricerca dell’amata Constance, scomparsa dopo un fallito attentato a Luigi XIII. Crede di poterla liberare ma nella cella trova la misteriosa Milady. La donna è al servizio del cardinale Richelieu e viene ricercata sia dai cattolici che dai protestanti i quali si confrontano a La Rochelle che rischia di diventare il luogo in cui si aprirà una nuova guerra di religione. Nel frattempo Athos deve lasciare il figlio per tornare a combattere e Aramis deve risolvere un problema della sorella che si trova in convento. La seconda parte della saga cinematografica da Dumas non tradisce le aspettative e dà l’appuntamento ad un terzo film. L’obiettivo di Bourboulon è riportare sullo schermo l’opera letteraria di Dumas rispettandola e al contempo consentendo al cosiddetto genere ‘cappa e spada’ di poter avere una sua dignitosa nuova riconoscibilità sul grande schermo. Riesce a realizzare entrambi i propositi grazie alla riproposizione di un cast di elevato livello in cui ognuno prende sul serio il proprio personaggio. Recensione ❯
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Un sapiente Guillaume Canet in un gioco cinematografico riuscito. Che sarebbe piaciuto anche a Simenon. Drammatico, Thriller - Francia2024. Durata 100 Minuti.
Tratto dal romanzo "La morte di Belle" di Georges Simenon, amatissimo scrittore belga e celebre giallista tradotto in 47 lingue con 550 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Espandi ▽
Pierre e sua moglie Cléa conducono un'esistenza tranquilla in una piccola città di provincia. Lui è un insegnante, mentre lei gestisce un negozio di ottica. La coppia ospita Belle, la figlia di un'amica. La loro vita viene completamente stravolta quando la ragazza viene trovata morta nella loro casa. Poiché Pierre era l'unico presente nell'abitazione al momento della tragedia, diventa l'unico sospettato. Subisce interrogatori umilianti dalla polizia, l'ostracismo dei colleghi e l'ostilità dei residenti della cittadina, dove tutti sanno tutto. Perché la domanda sulla bocca di tutti è la stessa: chi ha ucciso belle? Recensione ❯
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Un uomo viene condannato per quattro rapine. Si dichiara innocente per una delle accuse e il suo caso diventa mediatico. Espandi ▽
Regista e attore ormai veterano del circuito francese, e spesso sensibile all’ispirazione letteraria, Cédric Kahn estrae dalla cronaca anni settanta uno dei suoi film più tesi e meglio riusciti, riportando in auge la figura dell’attivista Pierre Goldman e del suo processo per omicidio. Un racconto fatto di sguardi incrociati in una stanza affollata (di poliziotti ma anche di sostenitori di Goldman, un coro greco di reazioni che testimoniano del valore politico del personaggio), che si chiuderà con il verdetto senza concedere nulla al mondo esterno, mentre la rabbia iconoclasta del protagonista non risparmia nemmeno il suo stesso avvocato. Un’opera dai risvolti tanto complessi - eppur così asciutta nel ritmo e nella struttura - si poggia naturalmente sulla furiosa e carismatica interpretazione di Arieh Worthalter, attore belga il cui talento camaleontico viene finalmente premiato con un ruolo di primo piano. Insieme mattatore e sabotatore, uomo animato dalla contraddizione, e personaggio cinematografico dal magnetismo innegabile. Recensione ❯
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La serie evento RAI in quattro puntate tratta da uno dei romanzi senza tempo e più popolari di sempre della letteratura francese, diretta dal visionario regista danese Bille August. Espandi ▽
Marsiglia, 1815. Bonaparte è confinato all'Elba e gli anti-monarchici sono ricercati come spie e traditori. Edmond Dantès è un giovane marinaio della nave Pharaon quando, durante una tempesta, il capitano morente gli affida il comando dell'imbarcazione e una lettera confidenziale da consegnare a Parigi. Grazie alla sua guida coraggiosa, il Pharaon giunge sano e salvo a Marsiglia. Al suo arrivo, Dantès riceve la gratitudine dell'armatore Morrel per l'impresa e ritrova i suoi affetti più cari: l'amata Mercédès e il vecchio padre. Tuttavia, il suo successo suscita le invidie di Danglars, che ambiva alla promozione da scrivano di bordo a capitano, e di Fernand, innamorato di Mercédès.
I due complottano per sbarazzarsi di Dantès, che viene accusato ingiustamente e imprigionato nelle segrete del Castello d'If, al largo di Marsiglia. L'incontro con l'abate Faria, suo vicino di cella, cambierà il destino di Dantès, permettendogli di evadere e di diventare il misterioso conte di Montecristo. Con ogni mezzo a sua disposizione, metterà in atto la vendetta ambita e pianificata nei suoi quindici anni di prigionia.
La serie si distingue per un proprio stile e una propria identità narrativa, con scelte che non sempre aderiscono fedelmente al romanzo, suscitando alcune critiche da parte del pubblico, che tuttavia ha premiato l’adattamento con un grande seguito. La regia attenta di Bille August conferisce alla narrazione un ritmo lento e cadenzato, senza però mai far calare l’interesse dello spettatore. Recensione ❯
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Una cronaca romantica che volge in inferno coniugale. I sentimenti, secondo Donzelli, sottendono una sentenza bellicosa. Drammatico, Francia2023. Durata 105 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Quando Blanche incontra Greg pensa di aver trovato l'uomo della vita. Presto però si ritrova coinvolta in una relazione tossica con un uomo possessivo e pericoloso. Espandi ▽
Blanche Renard vive a un passo dal mare dove attende l'amore, che arriva e ha lo charme di Grégoire Lamoureux (nomen omen), un perfetto sconosciuto che sembra avere tutto quello che cerca. Cresciuta tra una madre affettuosa e una sorella gemella più intraprendente, Blanche sposa Grégoire e lascia la famiglia per il tetto coniugale. Lontana dalla Bretagna e dagli affetti più cari, la sua idea romantica dell'amore si scontra presto con la realtà e un uomo possessivo. Vessata dal marito, manipolatore nocivo e inquisitore feroce, Blanche precipita in una disperazione profonda. Non resta che decidere se restare o partire, tacere o denunciare.
L'amour et les forêts traccia un percorso a parte nella filmografia di Donzelli, lavorando su due universi completamente separati, il lirismo e il realismo noir, che finiscono per convergere violentemente in un melodramma psicologico. I sentimenti secondo Donzelli sembrano sempre sottendere una sentenza bellicosa, i suoi personaggi 'andare all'amore' come si va alla guerra. L'amour et les forêts non fa eccezione, la vita di coppia non è mai stata più pericolosa ma il 'trattamento' avrebbe meritato più sottigliezza e meno eccentricità. Recensione ❯
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Una coppia di poveri taglialegna e un dono prezioso. Una neonata sfuggita all'olocausto. Espandi ▽
Il Povero Taglialegna e la Povera Taglialegna avevano perso un figlio e non potevano più averne. Fino al giorno in cui la donna, pregando il Dio del treno che passava attraverso i campi, trovò nella neve una neonata avvolta in un telo intessuto anche con fili d’oro. Era la più preziosa delle merci di quel convoglio: gettata fuori dal padre affinché si salvasse. Il film di Hazanavicius (nato in una famiglia ebraica ashkenazita di origini polacche e lituane) grazie a una grafica molto delicata, su cui volutamente contrastano le figure degli esseri umani tutte contornate con evidenza, viene proposto al Festival di Cannes in un momento estremamente delicato della storia del popolo d’Israele ma proprio per questo assume più valore. Ci ricorda cioè come ognuno possa finire con l’essere assalito dal tarlo del razzismo e come nessuno possa pensarsene totalmente esente. Recensione ❯
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Il tema del Natale in cinque corti di animazione che affrontano l'argomento con delicatezza e fantasia. Animazione, Francia2024. Durata 72 Minuti. Consigli per la visione: Film per tutti
Un'opera corale di sei giovani registe interamente dedicata ai più piccoli e alle loro famiglie. Espandi ▽
Nella prima storia il distacco della banchisa su cui vive Babbo Natale rischia di impedirgli di portare i regali. Nella seconda un pulcino vive il suo primo Natale aiutando il gallo in difficoltà. Nella terza agli animali del bosco è rimasto un solo abete per festeggiare ma anche quello è a rischio. Nella quarta un procione si trasforma in una creatura umana. Nella quinta un gatto, seguendo tre cuccioli di un'altra specie, raggiunge la grande festa degli animali.
Sei animatrici di culture diverse affrontano con delicatezza e fantasia il tema del Natale.
Le sei animatrici (gli episodi sono cinque ma sono presenti dei simpatici raccordi che hanno come protagonisti dei cristalli di neve) hanno tutte ben presente il pubblico a cui si rivolgono a cui indirizzano le loro opere. Sono storie apparentemente molto semplici e realizzate con grafiche differenti tra loro ma in ognuna c'è un piccolo/grande messaggio che, proprio per la delicatezza con cui è stato realizzato, può arrivare direttamente alla mente e al cuore dei più piccoli. Recensione ❯
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Un film che segna una svolta nel sottogenere cibo-cinema: non più competizione ma condivisione di sapere. Drammatico, Francia2023. Durata 145 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia di Eugenie, stimata cuoca, e di Dodin, il raffinato gourmet con cui ha lavorato negli ultimi 20 anni. Espandi ▽
Sul finire del XIX secolo in Francia Eugenie, cuoca sopraffina, e Dodin-Bouffant, famoso gastronomo, lavorano fianco a fianco da vent’anni. Il loro è un rapporto di reciproca fiducia che progressivamente si è trasformato in una relazione sentimentale. Eugenie però si ritrae dinanzi all’idea che si consolidi in un matrimonio. Lui però non ha intenzione di arrendersi e si muove, per ottenere il risultato desiderato, sul terreno che li accomuna: la cucina. Il rapporto tra cinema e cibo è ormai di lunga data ma un film come quello diretto da Tran Anh Hung segna decisamente una svolta in quello che è diventato quasi un sottogenere. Fin dalle prime inquadrature, e per l’intera durata del film, vegetali, carni e tutto ciò che contribuisce alla riuscita di un piatto (ivi compreso un profluvio di pentole in rame) sono al centro dell’inquadratura e vengono portati sullo schermo grazie ad uno sguardo che è al contempo tecnicamente attento e sensorialmente partecipe. Su questo pentagramma sensoriale si sviluppano le note di un autunno della vita che vede due persone (una delle due preferisce l’estate mentre l’altra finisce con l’amarle tutte) comunicarsi sentimenti attraverso l’attenzione che mettono nella preparazione dei piatti. Recensione ❯
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