In occasione del Dantedì, il prof Teodonio, coadiuvato dalle letture di alcuni canti della Divina Commedia da parte di Stefano Messina, ci guida in quella Roma. Espandi ▽
In occasione del Dantedì, il prof Teodonio, coadiuvato dalle letture di alcuni canti della Divina Commedia da parte di Stefano Messina, ci guida in quella Roma, città sede dell'Impero romano e poi del Papato, che fu presenza centrale nella vita di Dante e nella sua Commedia. La Roma che Dante vide tra il 1300 e il 1301 era una città rovinata e decaduta. Ma, nonostante questo sfacelo, a Roma c'è il Papa, la cui presenza le garantisce la sua funzione di città-santuario. Questa città reale ha lasciato parecchie tracce nei versi della Commedia e il suo sentimento è proprio quello dei viaggiatori, che guardano quella città con stupore ammirato. C'è però un'altra Roma rappresentata nella Commedia tanto da diventarne tema costante e centrale: quella corrotta e depravata del potere papale, potere che tradisce quindi il senso della sua missione. Quella missione che Dante con il suo viaggio vuole recuperare e riproporre al mondo: Roma è la sede del Papa, e perciò luce spirituale della vita umana. Il sole, appunto, che il disegno divino voleva accanto e parallelo all'altro sole che doveva governare in maniera giusta e saggia sulla vita temporale, e cioè l'imperatore. E questi due soli sono nati e identificati appunto nella medesima città: Roma, che è la madre del diritto, al di fuori del quale non c'è che trionfo dell'anticristo, cioè anarchia e caos. Questa missione la compie il viator Dante, affinchè per mezzo della sua testimonianza tutti possano sapere, o riconoscere, la missione di Roma nella storia, luogo predestinato ad accogliere
a missione salvifica che Cristo assegna alla sua Chiesa e al mondo.