L’unico vero difetto di questo film è che siamo tutti inevitabilmente portati a paragonarlo con i quattro precedenti di Checco Zalone e, quindi, ci sentiamo costretti a sentenziare “non fa ridere”. Certo, non fa ridere come i primi quattro e manca di quel cinismo estremo al quale Checco ci aveva abituati.
Se provassimo, invece, a considerare Tolo Tolo come opera a sé allora andrebbe piuttosto paragonato a La vita è bella di Benigni, naturalmente con le differenze dovute ai vent’anni trascorsi e alla personalità degli autori. Temi drammatici, in senso storico, rappresentati con inventiva e ilarità, insomma con chiavi narrative almeno coraggiose.
I migranti distribuiti in Europa a peso, il reporter francese che vuole raccontare il dolore altrui ma non è disposto a condividerlo, il cameriere africano appassionato di cinema neorealista italiano che ne diventa un personaggio, i naufraghi in mare che si impegnano in una coreografia alla Esther Williams, il politico a riposo (interpretato dallo stesso politico) che ha conservato lo stesso incomprensibile linguaggio del politico in attività, il mediocre che raggiunge le vette istituzionali partendo dal ruolo di vigile urbano per diventare un mediocre supponente: realtà che si fa commedia in modo geniale e non becero. Anche la chiusura non è da Checco Zalone DOC ma da racconto favolistico: non c’è una risata finale ma un cartone animato con cicogne e bambini. Del Checco Zalone classico conserva la figura del cialtrone che non fa mai i conti con sé stesso ma, a differenza dei film precedenti, viene riscattato dai buoni sentimenti che, più o meno volontariamente, ha saputo suscitare negli altri.
Per chi si aspettava un Checco n. 5 è una mezza delusione ma per chi, come me, si aspettava un film diverso dagli altri (“tutti” gli altri) è un conforto constatare che la grande tradizione delle maschere della commedia italiana (Pulcinella, Alberto Sordi, Roberto Benigni, Massimo Troisi) si perpetua in modo originalissimo in Checco Zalone. A proposito … in Tolo Tolo si ride, anche.
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giuseppe del sole
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giovedì 2 gennaio 2020
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condivido
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Grazie Antonio. Hai scritto una recensione illuminante, che condivido in pieno.
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lorenzo colovini
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giovedì 2 gennaio 2020
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l'ho pensato anch'io..
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Anche a me è venuto in mente la vita è bella di Benigni per l'evidente analogia di voler trattare un tema drammatico in veste comica. Ma quanta differenza... questo film semplicemente non funziona. Manca una sceneggiatura solida su cui innestare lo svolgersi della vicenda e le incursioni comiche risultano quasi fastidiose. Non riesce a essere né un film "serio" né uno comico. I due livelli si danneggiano a vicenda
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(di luxgraph)
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fuak6976
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giovedì 2 gennaio 2020
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mi hai fatto ghiacciare il sangue
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Davvero. Starò male per un po'. Sentir paragonare "La vita è bella" di Benigni a "Tolo Tolo" non posso spiegare le sensazioni che mi hai provocato. Guarda, quando un film ha bisogno di troppe spiegazioni, lascia perdere. E' semplicemente un film brutto, senza ne capo e ne coda, sconclusionato, senza un inizio ed una fine. Luca Medici deve pensare a fare l'attore e sceneggiatore MA NON IL REGISTA, cosa che è avvenuta in questo film. Se sei ANCHE regista devi pensare a troppe cose senza poi farne bene nemmeno una, soprattutto se è la tua prima regia. Ecco dove ha fallito sto film. Spero che Luca Medici si ravveda. Gli darò un'altra possibilità in futuro e poi stop.
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Davvero. Starò male per un po'. Sentir paragonare "La vita è bella" di Benigni a "Tolo Tolo" non posso spiegare le sensazioni che mi hai provocato. Guarda, quando un film ha bisogno di troppe spiegazioni, lascia perdere. E' semplicemente un film brutto, senza ne capo e ne coda, sconclusionato, senza un inizio ed una fine. Luca Medici deve pensare a fare l'attore e sceneggiatore MA NON IL REGISTA, cosa che è avvenuta in questo film. Se sei ANCHE regista devi pensare a troppe cose senza poi farne bene nemmeno una, soprattutto se è la tua prima regia. Ecco dove ha fallito sto film. Spero che Luca Medici si ravveda. Gli darò un'altra possibilità in futuro e poi stop.
Questa l'ha toppata.
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michele voss
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mercoledì 8 gennaio 2020
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... ghiacciare ...
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... "Luca Medici deve pensare a fare l'attore e sceneggiatore "... La sua critica è geniale visto che quello che ha scritto trova la sua causa nella SCENEGGIATURA ... e lei si preoccupa della regia ... Della serie il bue da del cornuto all'asino ...
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fuak6976
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giovedì 9 gennaio 2020
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michele voss
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Mi riferivo che quando devi preoccuparti di tutto compreso dirigere, perdi il focus e non ti concentri. Infatti il meglio di se la maschera Checco Zalone la da nei film precedenti dove viene diretto. L'allontanamento del suo regista di sempre, Gennaro Nunziante, allontanato probabilmente perchè in conflitto con le (pessime) idee di Luca Medici su come portare avanti il film ha generato sto obrobrio con una sceneggiatura molto debole ed una direzione da brivido.
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