Café Express |
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Un film di Nanni Loy.
Con Nino Manfredi, Adolfo Celi, Vittorio Caprioli, Vittorio Mezzogiorno, Nino Vingelli.
continua»
Commedia,
durata 100 min.
- Italia 1980.
MYMONETRO
Café Express
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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commedia grande e amaradi ANTONIOPAGANOFeedback: 2428 | altri commenti e recensioni di ANTONIOPAGANO |
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martedě 6 febbraio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il primo reality della televisione italiana fu girato da Nanni Loy con la tecnica della candid camera sui treni italiani, raccogliendo storie e testimonianze di vita (Viaggio in seconda classe, 1978). Dai personaggi incontrati, tutti autentici e nessun tronista, Loy estrasse caratteri e sceneggiatura per questo film (Nastro d’argento come miglior soggetto) dove il genere leggero della boutade popolare si arricchisce di umanità e si intesse con il dramma. Chi ha visto ed apprezzato questo film non può non ricordare quella cantilena “qua sta Michele che vi porta il vostro conforto, cafè, cafè lungo, latte e cappuccino, p’gliatev’ o’ cafè, qua sta Michele” con la quale Michele Abbagnano (Nino Manfredi, Nastro d’argento come miglior attore protagonista) gira tra gli scompartimenti con la sua mescita clandestina su un treno notturno. Il treno trasporta pendolari dalla provincia verso Napoli e Michele, oltre al ristoro, fornisce anche il servizio sveglia. Michele si iscrive a pieno titolo tra le maschere della commedia dell’arte italiana: simula di avere una protesi al braccio, si inventa particolarità salutari per il proprio caffè, sfugge con un repertorio da primula rossa ai controllori che lo braccano lungo il treno. Insomma, un commediante che tira a campare e filosofeggia “voi vi fissate sopra alla commedia e non vedete la tragedia che c’è indietro”. Una maschera tanto malinconica quanto arlecchinesca: ma all’inverso del goldoniano “Servitore di due padroni”, il nostro Michele non sta con la legalità (il capotreno) ma neanche con l’illegalità, perché riesce anche a sottrarsi ad una banda di balordi itineranti che derubano i passeggeri e lo vorrebbero arruolare per facilitare la loro attività. La sceneggiatura, nel tentativo di sdoganare in termini deamicisiani un personaggio istrionico che vive di espedienti, affibbia a Michele l’intento patetico del provvedere ad un figlio malato e per giunta in collegio (eravamo nel 1980, oggi un Checco Zalone non avvertirebbe il bisogno di nobilitare un abusivo). Per i più giovani, che magari ricordano Nino Manfredi solo come interprete di una pubblicità televisiva (… di un caffè, per l’appunto) ma che comunque lo ricordano, potrà costituire ulteriore elemento di attrazione vedere all’opera una rassegna di grandi attori e caratteristi che, all’epoca, coloravano le scene del cinema, della televisione e del teatro italiani e che oggi già gli under 40 conoscono poco: Adolfo Celi, Vittorio Mezzogiorno, Marzio Honorato, Gigi Reder, Luigi Basagaluppi, Marisa Laurito, Vittorio Marsiglia, Vittorio Caprioli, Silvio Spaccesi, Leo Gullotta, Maurizio Micheli, Lina Sastri.
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