Titolo originale | Rambo 5 |
Anno | 2019 |
Genere | Azione, Avventura, Thriller, |
Produzione | USA |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Adrian Grunberg |
Attori | Sylvester Stallone, Paz Vega, Sergio Peris-Mencheta, Adriana Barraza, Yvette Monreal Óscar Jaenada, Louis Mandylor, Joaquín Cosio, Sheila Shah, Jessica Madsen, Nick Wittman, Atanas Srebrev, Owen Davis (II). |
Uscita | giovedì 26 settembre 2019 |
Distribuzione | Notorious Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 |
MYmonetro | 2,38 su 23 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 ottobre 2019
Argomenti: Rambo
Rambo abbandona la sua vita tranquilla per iniziare una nuova missione in Messico. In Italia al Box Office Rambo - Last Blood ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 1,5 milioni di euro e 733 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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John Rambo si è ritirato in Arizona, presso la tenuta di famiglia dove vive con la domestica e amica Maria e con la nipote Gabrielle, entrambe di origini messicane. L'uomo è più integrato che mai, tanto che aiuta anche la forestale nel corso di una alluvione, ma è sempre tormentato dai fantasmi della guerra, infatti vive in un ampio labirinto di tunnel che ha scavato sotto il terreno del ranch. Gabrielle sta per andare al college, ma un'amica trasferitasi in Messico le ha detto di aver trovato suo padre e la ragazza vorrebbe conoscerlo. John e Maria non sono d'accordo, ma Gabrielle non si lascerà convincere e finirà in grave pericolo, obbligando lo zio a imbracciare ancora una volta le armi.
Non c'è pace per un guerriero come Rambo, che dice di aver solo imparato a mettere un tappo alla propria violenza. Una rabbia la sua ormai gelida e metodica ma sempre pronta a esplodere con estrema ferocia.
John è assediato dal passato e non ha altro modo per placarlo che scavare gallerie come un viet-cong o forgiare affilatissimi coltelli, con il pretesto di regalarli come tagliacarte. Come già nel capitolo precedente, per compensare ai limiti del budget, Stallone e il regista Adrian Grunberg puntano dichiaratamente sullo splatter, in puro spirito da cinema di serie B, ma per giustificare una mattanza di rara brutalità servono avversari assolutamente spregevoli. Mentre John Rambo metteva il personaggio nel mezzo di una crisi umanitaria contro i soldati di un regime criminale, ora è il turno dei trafficanti sessuali messicani, dipinti come mostri dal sadismo spesso gratuito.
Si tratta di due fratelli - il più massiccio dei quali interpretato da Sergio Peris-Mencheta (tra i protagonisti della serie Snowfall) - dove uno a un certo punto si dedica ad azioni aberranti per vendetta. O meglio così dice, ma in realtà nessuno gli ha dato alcuna ragione di vendicarsi e sta invece rovinando senza motivo la sua sua fonte di guadagno. Guadagno su cui la sceneggiatura non risparmia momenti di "trivia" su quanto frutti una prostituta, in un improbabile dialogo tra schiavisti e papponi che non hanno alcun bisogno di spiegarsi certe cose l'un l'altro.
Il peggio però si raggiunge quando Gabriella si reca dal padre che la accoglie con parole raccapriccianti. Tanto che viene il sospetto l'abbia trattata male per farla scappare dal pericoloso Paese centro-americano, ma no: scopriremo che è semplicemente cattivo senza un perché. E non ha altra ragione che l'invidia per un braccialetto l'amica di Gabrielle, che nel giro di una mezza giornata conduce la nipote di Rambo verso la peggior fine possibile.
Che bastino pochissime ore in Messico per essere ridotti in schiavitù, oltretutto gestita come una tortura disinteressata alle logiche del profitto (per questo diversissima dalla crudeltà dei cartelli in film come Sicario o The Counselor), è esattamente quello che serve a Stallone per motivare l'ultimo atto del film. E non si ferma neppure qui: arriva a far agire John senza la furtività che caratterizza il personaggio, facendolo pestare (e non uccidere solo perché i cattivi sono così cattivi che vogliono soffra per anni e anni). Del resto anche il dolore e l'immancabile cicatrice/stimmate sono ulteriori motivazioni alla sua ferocia.
In questo abominevole ritratto dei messicani non può ovviamente mancare il muro al confine, che viene agilmente superato con un tunnel. Forse a dire che il mondo di Rambo è così privo di salvezza che nemmeno un muro terrà alla larga i messicani (a ben vedere il vero muro è proprio Rambo stesso), o forse a suggerire che il muro va costruito meglio, più in profondità. Infine, dopo oltre un'ora di film estenuante e spesso pedestre, Rambo scatena l'iperviolenza in una sequela di trappole micidiali, dove John infierisce pure sui nemici già feriti a morte, crivellandoli di colpi con gusto sadico. Qui i messicani oltre che cattivi si rivelano pure scemi, continuando a morire nelle trappole uno dietro l'altro senza mai pensare a una ritirata, mentre la coreografia dell'azione è comodamente coperta dalle ombre. A tenere desta l'attenzione non rimane che lo splatter, magra consolazione.
Nonostante i palesi problemi di razzismo, dove non basta certo la piccolissima parte di una buona giornalista messicana per riequilibrare le cose, Rambo: Last Blood evita toni trionfalistici e alla fine la mattanza è una vacua soddisfazione per il protagonista. Che si ritrova più solo che mai, ancora una volta a pensare ai suoi compagni caduti (in un voice over di vuota retorica). La sua è una figura tragica, ma il nichilismo in cui è avvolto è fin troppo chiaramente un pretesto per scatenare fantasie di vendetta, più o meno consciamente di propaganda trumpiana.
Arriva poi l'epilogo con scene riprese dai film precedenti, rallentate e desaturate, in un "amarcord" che include anche il film appena concluso, in una sorta di cortocircuito volto a suscitare nostalgia del presente. Un commiato stucchevole del tutto indegno sia del capitolo precedente, sia soprattutto dell'amaro primo film e del romanzo da cui era tratto.
John Rambo sembra essersi ritirato e vive finalmente in tranquillità nel ranch di famiglia in Arizona, ma non ha superato i traumi del Vietnam. Ha un rapporto quasi da fratello con Maria Beltran, la donna messicana di servizio che in realtà per anni ha mandato avanti il ranch e vive lì con la nipote, Gabrielle. Questa, che per Rambo è quasi come una figlia, decide di andare in Messico per trovare il suo vero padre e finisce rapita dagli uomini del cartello, quindi John attraversa la frontiera ed entra in un nuovo territorio di guerra per salvarla. Lo aiuta anche una bella reporter, Carmen Delgado, che da anni copre le vicenda dei cartelli della droga.
«In ognuno dei film Rambo non torna mai a casa, va nella giungla o in Afghanistan. Questa volta invece torna a casa, ma in un certo senso non ci arriva mai. È lì ma al tempo stesso non è lì. È su questo che è costruita l'intera storia».
Sylvester Stallone
Annunciato in pompa magna allo scorso festival di Cannes e con un titolo per certi versi definitivo, che richiama quello originale del primo capitolo, ossia First Blood, Rambo: Last Blood potrebbe non essere in realtà l'ultimo capitolo, visto che in caso di successo Stallone si è detto pronto a continuare. Del resto il laborioso percorso per arrivare a questo film è passato per molte idee e proposte, una delle quali con il coinvolgimento di Stallone e dell'autore del personaggio originale, lo scrittore David Morrell. La Lionsgate ha preferito alla fine ritornare sulle prime idee per il nuovo film: lo scontro con il cartello messicano era stato proposto da Stallone, co-sceneggiatore del film, già nel 2009, mentre si era parlato di farlo tornare a casa in Arizona addirittura nel 2008.
Il trailer di Rambo: Last Blood sembra però raccontare una storia leggermente diversa, o meglio successiva, rispetto alla sinossi del film. Il protagonista pare infatti intento a difendere il proprio ranch da un assalto degli uomini del cartello. Probabilmente una rappresaglia dopo gli eventi che avranno luogo in Messico, insomma sembra che il trailer per la promozione abbia puntato direttamente sul terzo atto del film, ossia sullo scenario più americano (seppure girato in Bulgaria). Nelle immagini si vedono anche i tunnel sotterranei di cui ha parlato Stallone a Cannes: «Ha ancora il complesso del sopravvissuto, perché non ha potuto salvare i suoi amici in Vietnam. Così pur avendo un bel ranch vive sottoterra, è il suo modo di affrontare questo dilemma. Perché c'è qualcosa di sotterraneo nel Vietnam».
L'attore e autore ha colto l'occasione di Cannes per spiegare come a inizio anni 80 fosse stato una delle ultime scelte per il ruolo di John Rambo, che nessuno più quotato intendeva accettare. Ha anche raccontato come abbia voluto un finale diverso da quello del romanzo «Nel libro è un Frankenstein, un uomo che alla fine della storia si uccide per la macchina da violenza che è diventata. Io volevo qualcosa di diverso [...] ho proposto di non farne un mostro, di farne un figlio rigettato dalla sua stessa madre, l'America». Non pensava però a una lettura politica del film, lo vedeva come una storia di alienazione, non sui reduci, ma poi Ronald Reagan ha abbracciato il personaggio come repubblicano e così è stato visto da allora in poi.
Rambo: Last Blood vede nel ruolo della giornalista la spagnola Paz Vega, recentemente apparsa anche nella seconda stagione di The OA, ed è diretto da Adrian Grunberg. Regista all'opera seconda, dopo Viaggio in paradiso del 2012 con Mel Gibson che finiva in una prigione messicana, Grunberg ha una solida carriera come assistente alla regia specializzato proprio in storie mesoamericane, da Amores perros di Iñárritu e Traffic di Soderberg fino ad Apocalypto e Man on Fire - Il fuoco della vendetta, senza dimenticare la serie Narcos che nell'ultima stagione si è spostata proprio in Messico. Un'esperienza che di certo porterà autenticità a un film che rischia di finire bollato come l'ennesima opera hollywoodiana con il complesso del "white savior", ossia dove un bianco risolve i guai di una minoranza.
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Leggendo riconosciuti critici sparsi qua e là, ritengo inopportuno ed imbarazzante cercare di immettere la solita politica pro deboli o pro classi sociali meno abbienti come si rispecchia nell'eroe Rambo con l'eccezione del primo della serie. Quindi dovremmo analizzarlo sotto l'impegno artistico relativo al suo genere, senza andare a cercare intellettualismo o messaggi sublimi.
Questo "Rambo" rappresenta per forza di cose (anagrafica, periodo, storia) una evoluzione dello storico Rambo avventuriero che si ripropone nella modernità post-guerre in una chiave nuova e inedita. E' indiscutibile che i nostalgici della storia di questo film e della figura di John Rambo possano nutrire dubbi su questa produzione, ma in realtà cio' che rappresenta [...] Vai alla recensione »
Ho già recensito il film Rambo (il primo della serie) e lo considero un capolavoro ben messo sullo schermo con qualche modifica azzeccata rispetto al romanzo da cui è tratto. IL Morandini , libro di critica scritto da una famiglia di critici cinematografici di sinistra, dice che Rambo piaceva alla destra perchè esaltava un ex eroe in divisa e alla sinistra poichè esaltava [...] Vai alla recensione »
Concepito come il crepuscolo di un eroe che non salva più nessuno, il film è condannato da una scrittura infima e parzialmente salvato dalla violenza splatter. Rambo è stato sempre l’anima nera di Stallone. Rambo è la sfiducia nel Paese. In tutti i film della serie John Rambo, la macchina di morte addestrata dal governo e poi scaricata, dimenticata e abbandonata, [...] Vai alla recensione »
11 anni dopo "John Rambo",il quinto capitolo della serie,a dispetto delle precedenti dichiarazioni di Stallone di non voler più interpretare il suo iconico ruolo.Come nel film precedente,scompare ogni tratto mitico o eroico,e Rambo diventa un outsider autoisolatosi da un mondo dove gli è sempre stato impossibile adattarsi per merito di quella "sporca guerra" che non [...] Vai alla recensione »
La doverosa premessa è che Rambo fa parte del percorso di crescita di chi, come me, è oggi cinquantenne. Era il film di cassetta per eccellenza, stroncato dalle critiche, ma visto da tutti, tanto che il nome Rambo è entrato nel lessico comune. La premessa è doverosa perché per poter vedere questo film devi aver amato anche se in gioventù Rambo e le sue assurde [...] Vai alla recensione »
John Rambo si è ritirato nel suo ranch di famiglia in Arizona, dove sembra aver trovato un certo equilibrio. A fargli compagnia è una vecchia amica di famiglia e sua nipote Gabrielle. Giovane dalle belle speranze, che vuole proseguire gli studi anziché occuparsi di cavalli, malgrado il suo talento e le speranze dello stesso Rambo. Certo, come avrà modo di dirgli, non è cambiato, ogni giorno cerca di [...] Vai alla recensione »
Sylvester Stallone torna ad essere Rambo nel nuovo capitolo della saga Rambo: Last Blood. Rambo; Last Blood si colloca undici anni dopo gli avvenimenti narrati nel capitolo precedente. John Rambo è tornato nel vecchio ranch del padre e ospita nella casa la sua vecchia amica Maria e l’adolescente Gabriela, nipote di questa.
Chi si accinge a vedere questo film è, molto probabilmente, cresciuto con i film di Stallone e ne è fan o ne apprezza un lavoro che continua ad oltre 70 anni di età. Questa è una premessa necessaria alla recensione. Vedere un film di Rambo è come ritrovare un vecchio amico o un conoscente di cui conosci la vita difficile e tormentata.
Il film è particolarmente brutale nel finale, ma Rambo lo è sempre stato. E' dannatamente bravo nella guerra e mai come nel suo caso questo modo di dire va inteso letteralmente; perchè ciò in cui eccelle è anche ciò che non lo fa dormire di notte. Non si può chiedere al reduce di ammansirsi; che razza di fine sarebbe per un uomo che vale un esercito? [...] Vai alla recensione »
ora è stato adattato in un gioco e ci sono molti giochi simili a rambo. esempio è il free fire
Denuncia sociale, propaganda politica, orgoglio nazionale etc etc etc, storie passate in quattro episodio precedenti, qua si tratta solo di CHI TOCCA LA MIA ROBA LO MACIULLO, e di fatto questo accade, clichè compassato con nessuna novità nè imprevisto, se non il V episodio che porta alla fine naturale il personaggio cinematografico che è invecchiato nella vita e nella pellicola. [...] Vai alla recensione »
Limiti di budget? E da quando è il budget a determinare il valore di un film? A me e piaciuto, pienamente in linea con le aspettative e anche qualcosa di piu
rieccolo il rambone indomito, incredibile come il mondo del global condivision, senza condividere spese, debito pubblico e soldi, e non voglia ricordarsi "della grande vittoria di rambo col vietnam" il sogno americano, dunque... sempre lì, a ricordarci che l'hiroes c'è, e ci sono dei prigionieri, e il secret efficientamento americano comunque sa, ed è a sua [...] Vai alla recensione »
Qualcuno gli doveva impedire di rovinare un pe4sonaggio che nei primi due Rambo era stato apprezzato sia dalla critica che dal pubblico.
Caro Stallone era proprio necessario continuare ancora con questa saga ( che per me andava già chiusa dopo il secondo capitolo) ? Il film parla anche di un dramma reale che succede in sudamerica,cioè i rapimenti di ragazze costrette poi a prostituirsi e impossibilitate a fuggire (polizia corrotta). Finale assurdo alla Mamma ho perso l aereo,splatter e violento.
Indubbiamente encomiabile la volontà e lo sforzo di mostrare l'evoluzione del personaggio ai nostri giorni,ma era proprio necessario?Al di là del fascino del personaggio, anche se per me valido solo nel primo capitolo della serie ,il resto del film è un'accozzaglia truculenta,un misto senza senso tra Breaking Bad (vedi i cattivissimi narcos/papponi messicani e l'utiliz [...] Vai alla recensione »
Be'Il 70enne Stallone e'quasi meglio ora che in altri film meno riusciti.John Rambo ritirato in un ranch in Arizona vive sempre con lontani ricordi del vietnam.Ha ritrovato un po' di quiete.Ha la nipote Gabrielle accudita anche da una vecchia amica.Tutto cambia quando la ragazza decide di conoscere il suo vero padre in Messico,che non e'molto distante.
L'età passa per tutti e anche per chi deve interpretare determinati personaggi d'azione. Il film comunque un pò assurdo e poco chiaro sul legami di parentela è scorrevole e piacevole. Non è il rambo di un tempo, ma comunque fa sognare.
Una mancanza di rispetto post i precedenti Rambo
John Rambo, il reduce del Vietnam diventato una scheggia impazzita in patria, era diventato l'icona del reaganismo popolare anni 80: ben presto arruolato, mandato a recuperare i compagni rimasti nella giungla, oppure in Afghanistan, si era sempre più ideologizzato diventando la bestia nera dei cinefili di sinistra. Eppure lui, come il pugile Rocky che lo aveva preceduto, nasceva come ultima propaggine [...] Vai alla recensione »
La netta sensazione è quella di essere di fronte a un film il cui esito sia qualcosa di alquanto differente dal concetto iconico cercato dal suo protagonista: Rambo Last Blood nasce a tutti gli effetti come un film tardo e terminale, il punto di arrivo di un'iconografia del ritorno del guerriero che Stallone ha pensato come la deposizione di un corpo da sacrificare alla purezza dell'idea.
Il reduce di guerra John Rambo (Sylvester Stallone) vive in un ranch in Arizona. Opera come aiuto volontario di soccorsi in caso di emergenza. Condivide casa con una famiglia di messicani. Quando la ragazza che ha cresciuto come una figlia viene rapita da un cartello messicano dedito anche al commercio sessuale, Rambo rientra in azione. Invecchiato, acciaccato, eppure convinto di essere ancora invincibile, [...] Vai alla recensione »
C'era una volta in America, hollywodiano cinema del secolo scorso, anni 80, invincibile eroe Rambo, pur tratto da un libro di David Morel, talmente identificatosi con Sylvester Stallone da mutuarne la figura, torace poderoso, grinta implacabile, per quattro film restato come l'aveva disegnato Stallone, pietroso, monocorde, trasgressivo, quasi a gratifica di collettive frustrazioni icona di crude violenze [...] Vai alla recensione »
È il quinto e forse ultimo capitolo della serie dedicata al veterano della guerra in Vietnam, questo Rambo - Last Blood (Usa, 2019, 100'). Tutti e cinque sono rievocati dalle immagini che passano alla fine del film di Adrian Grunberg, da Rambo (1982), in originale First Blood, a First Blood - Part II (1985), per noi Rambo 2 - La vendetta, e poi a Rambo III (1988), e di nuovo a Rambo (2008), per noi [...] Vai alla recensione »
A trentasette anni dal primo capitolo (dal titolo originale "First Blood"), la saga di Rambo potrebbe avere il suo epilogo in "Rambo - Last Blood". Il condizionale è d'obbligo perché al botteghino non si comanda e il settantatreenne Stallone non esclude, in caso di lauti incassi, di andare avanti. Questa quinta avventura vede il reduce di guerra John Rambo (Stallone) appesantito nel cuore e nei movimenti [...] Vai alla recensione »
Mandate qualcuno a legarlo, a incatenarlo, a tenerlo lontano dal set o almeno dai combattimenti che schianterebbero un giovanotto. Abbiamo in simpatia Sylvester Stallone (cominciata quando abbiamo guardato - assai in ritardo - il primo "Rambo", per via di un lavoretto sul cinema e la guerra del Vietnam, scoprendo che il macho era magrolino e mosso da ideali patriottici).
Le primavere non passano invano. E pure Rambo, a 73 anni suonati, matura una pensione a 5 stelle nel Paese a 50 stelle. Si rifugia nel suo buen retiro in Arizona ma non c'è pace nemmeno per gli ex eroi. La «nipotina» insegue un segreto. Il passato però non è mai remoto e la carneficina, degna del miglior splatter, riecheggia Five to one dei Doors sul rapporto tra soldati Usa e vietcong.
Il sottotitolo del film di Adrian Grunberg è Last Blood (Ultimo Sangue) perché la serie Rambo s'è aperta nel 1982 con First Blood, alla lettera primo sangue, ma in gergo militare primo colpo andato a segno. Trentasette anni dopo essersi fatto un nome come guerriero solitario a spese di polizia e guardia nazionale, John Rambo (Sylvester Stallone) è all'ultimo colpo andato a segno.
L'ennesimo ritorno di John Rambo è puro horror. Se pensavate che a 73 anni Sylvester Stallone si presentasse allo sportello delle poste a ritirare la pensione vi sbagliavate di grosso. Rambo - Last Blood, l'attesa riapparizione del soldato antieroe reduce del Vietnam (il primo inatteso, violento capitolo antisistema fu proprio First blood/Rambo nel 1982), è tutto fuorché un film nostalgico o sulla [...] Vai alla recensione »
John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr. I Beatles. La band, nata a Liverpool nel 1960, amata o disprezzata, ma innegabilmente, per tutti, un punto di rottura e di non ritorno per il cambiamento della società moderna. E come sarebbe, allora, il mondo, se i Beatles non ci fossero mai stati, se cercandoli su Google, oggi, non apparissero altri termini di ricerca che una serie di scarafaggi? [...] Vai alla recensione »
Inaugurata da First Blood - titolo del romanzo di D. Morell ispiratore della cinesaga - la parabola dello scorticato veterano del Vietnam John Rambo non poteva che concludersi (pur se il finale autorizza un ulteriore capitolo) con Last Blood. Qui troviamo l'ex berretto verde rintanato nel ranch di famiglia in Arizona dove, accudito dalla custode messicana Maria, ha ricostruito una sorta di focolare [...] Vai alla recensione »
Dal 1982, quando John Rambo è arrivato -a piedi, sacca militare in spalla- sul ponte che porta a Hope (in italiano «speranza») l'inferno è sempre stato un luogo centrale della sua mitologia. Prima di tutto quello interiore («Rambo è una macchina da guerra che non si può spegnere», secondo Sylvester Stallone, nel 1985) e poi quello dantesco di sangue, viscere e violenza che, nel rituale in crescendo [...] Vai alla recensione »
Ci sono film e personaggi che non invecchiano, capaci di conservare intatta l'aura di capolavoro o icona senza età anche a distanza di varie generazioni di spettatori. Poi ci sono film e personaggi (e attori) che, ahimè, semplicemente si ostinano a non voler invecchiare, cercando pietosamente di nascondere sotto il tappeto l'inesorabile passaggio del tempo.
L'ex berretto verde John Rambo è tornato a vivere nella fattoria paterna in Arizona, insieme all'amica di famiglia Maria e a sua nipote Gabrielle. Un giorno Maria, orfana di madre, fugge di casa per andare a raggiungere il padre mai conosciuto, che l'aveva abbandonata in tenera età per stabilirsi oltre il confine col Messico. La ragazza, nell'occasione, viene rapita da esponenti dei cartelli messicani, [...] Vai alla recensione »
La decisione di lasciare in vita John Rambo alla fine di First Blood, nel 1982 (nonostante fosse stata girata anche la versione alternativa con Trautman che giustizia il reduce dopo il suo celebre monologo-sfogo in lacrime), cambia in maniera irrevocabile il percorso di Sylvester Stallone, che dal prototipo di Kotcheff in poi si fa macchina da guerra in ogni senso, abbandonando quantomeno in apparenza [...] Vai alla recensione »
L'ultima volta che abbiamo visto John Rambo - veterano del Vietnam, paria sociale, salvatore di prigionieri di guerra e macchina per uccidere - stava difendendo missionari e mercenari nella Birmania dilaniata dalla guerra alla fine del secondo mandato di Bush II. Poi il nostro uomo era tornato a casa in Arizona, percorrendo il sentiero polveroso fino alla porta d'ingresso del ranch della famiglia Rambo [...] Vai alla recensione »
(Attenzione: spoiler!) In una delle tante scene ferocissime del film, John Rambo fa irruzione in un bordello messicano per salvare la figlioccia, rapita da una banda di brutali poco di buono, sfregiata, drogata e costretta alla prostituzione: elimina veloce clienti e pappa con un martello, ma si confronta anche con il rifiuto delle ragazze-schiave di fuggire: «Non posso» risponde impaurita ognuna di [...] Vai alla recensione »
"È tutto nella tua testa". "Non è facile spegnerla". Non è solo un batti e ribatti diegetico, tra la "badante" Maria (Adriana Barraza) e John Rambo (Sylvester Stallone), ma un'indicazione d'uso: dobbiamo spegnere la testa nel fruire il quinto film di Rambo, Last Blood, chiamato a terminare l'arco avviato nel 1982 da First Blood, adattamento dell'omonimo romanzo di David Morrell? Sui titoli di coda, [...] Vai alla recensione »
Sylvester Stallone ha 72 anni. Il suo Rambo, esploso nel 1982, ne ha 37. Si può resistere alla quinta avventura del reduce campione d'incassi, "Rambo-Last Blood"in uscita il 26 settembre? No, non si può. Magari solo per verificare se questo micidiale auto-giustiziere - icona consolidata nel DNA americano, e non solo - sia stato erroneamente strattonato politicamente nel corso di una carriera da franchise [...] Vai alla recensione »
Buon sangue non mente. Anzi, ultimo sangue non mente. Last Blood è sanguinario e sanguinolento come da titolo: clavicole divelte a mani nude cuori strappati al coltello, ché non è più tempo di metafore decapitazioni che manco l'Isis macchine per morire di retaggio medievale sembramenti à la carte. Insomma, se la prima volta non si scorda mai, e da First Blood sono passate trentasette primavere, [...] Vai alla recensione »