federico
|
sabato 12 giugno 2021
|
una domanda per i più esperti
|
|
|
|
Una domanda per coloro che sono esperti del pensiero di Tarantino, cioè che hanno visto o letto sue riflessioni personali: ma il fatto che Tarantino abbia inserito, in un film di fatto dedicato a Roman Polanski, una ragazzina che sembra più grande di quello è (da come parla), è un caso? O è un messaggio, nemmeno tanto subliminale, voluto? E che poi abbia inserito una ragazza minorenne che propone a Brad Pitt, appena lo ha conosciuto, di fargli sesso orale, è sempre un caso?
[+] ti spiego
(di mondolucio)
[ - ] ti spiego
|
|
[+] lascia un commento a federico »
[ - ] lascia un commento a federico »
|
|
d'accordo? |
|
dandy
|
giovedì 4 marzo 2021
|
tarantino nel ''69.
|
|
|
|
Come sempre anche sceneggiatore,Tarantino racconta quella Hollywood che si è perso,dalla parte dei reietti dell'epoca delle serie tv del decennio precedente costretti ai "compromessi" del cinema europeo o della tv in rapida ascesa,e sullo sfondo dell'incombente vicenda di Charles Manson e Sharon Tate.Scegliendo nuovamente di modificare la Storia come in "Bastardi senza gloria",ma buttandosi nel citazionismo più sfrenato si avvicina assai più a "Grindhouse".Praticamente ogni inquadratura presenta una citazione tra poster,nomi,titoli,canzoni e serie(tra le altre cose si spazia dal western allo spaghetti western al bellico allo spionistico e si citano Steve MacQueen,Sam Wanamaker,Bruce Lee,Sergio Corbucci e Antonio Margheriti e c'è la rituale comparsa delle sigarette Red Apple,nello spot con dalton sui titoli di coda).
[+]
Come sempre anche sceneggiatore,Tarantino racconta quella Hollywood che si è perso,dalla parte dei reietti dell'epoca delle serie tv del decennio precedente costretti ai "compromessi" del cinema europeo o della tv in rapida ascesa,e sullo sfondo dell'incombente vicenda di Charles Manson e Sharon Tate.Scegliendo nuovamente di modificare la Storia come in "Bastardi senza gloria",ma buttandosi nel citazionismo più sfrenato si avvicina assai più a "Grindhouse".Praticamente ogni inquadratura presenta una citazione tra poster,nomi,titoli,canzoni e serie(tra le altre cose si spazia dal western allo spaghetti western al bellico allo spionistico e si citano Steve MacQueen,Sam Wanamaker,Bruce Lee,Sergio Corbucci e Antonio Margheriti e c'è la rituale comparsa delle sigarette Red Apple,nello spot con dalton sui titoli di coda).E Sharon Tate rivede se stessa nei film "Missione compiuta stop.Bacioni Matt Helm" e "La valle delle bambole".Ma dietro tutto questo si avverte la mancanza di vera ispirazione per non dire di una solida ragion d'essere per scomodare uno dei più famigerati fatti di cronaca nera dell'America.Il film infatti non fa che divagare sulle gesta dei due protagonisti lasciando ai marigini sia i bersagli di Manson che lo stesso Manson(in scena per una trentina di secondi in tutto il film) e i suoi seguaci fino all'ultima mezz'ora.Gesta che ribadiscono in modo piuttosto scontato l'elogio dell'amicizia e dei perdenti che si riscattano,Cliff in primis visto che alla fine è solo merito suo se Rick avrà una svolta nella carriera e la tragedia verrà scongiurata.Se il cast sulla carta è promettente,DiCaprio e Pitt non sembrano proprio entusiasti assieme,e Pacino è imperdonabilmente relegato a un paio di sequenze.Escludendo qualcosa qua e là(il discorso tra Rick e la ragazzina sul set di "Lancers",lo scambio di battute tra Cliff e Pussycat e poi con il vecchio George Spahn,la discussione dei seguaci di Manson sul ruolo che Rick e la tv hanno avuto nella loro crescita e la decisione di ucciderlo)anche i dialoghi non sono granchè e pure le sequenze divertenti(Cliff che pesta l'hippy allo Spahn Ranch,il truculento scontro finale)o memorabili(la Tate che si entusiasma al cinema sentendo gli spettatori applaudire per le sequenze in cui appare,l'ultima rispresa dall'alto)sono poche.E la riduzione a macchietta di Bruce Lee(che ha scatenato le proteste della figlia dell'attore)è di pessimo gusto.Ma il vero punto debole del film è la svolta finale:se in "Bastardi senza gloria" il cambiamento del reale era spiazzante e geniale,qui sa di ripetizione e sa di mancanza di buon gusto,da parte di un Tarantino che pare credere ciecamente di poter giustificare il tutto con la propria imponente passione cinefila ed ottenere adorazione assoluta dal pubblico qualsiasi cosa giri.Infatti,il successo è stato notevole in tutto il mondo.10 nominations e 2 Oscar:Pitt(il suo primo) e scenografia.Ultima apparizione per Luke Perry.Il ruolo di Dern sarebbe dovuto andare a Burt Reynolds,scomparso poco prima dell'inizio delle riprese.Michael Madsen fa un cammeo nel ruolo dello Sceriffo Hacket.Kurt Russell è Randy Miller e fa da voce narrante.Harley Quinn Smith è Froggie.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dandy »
[ - ] lascia un commento a dandy »
|
|
d'accordo? |
|
mr.rizzus
|
mercoledì 24 febbraio 2021
|
capolavoro
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a mr.rizzus »
[ - ] lascia un commento a mr.rizzus »
|
|
d'accordo? |
|
dave san
|
martedì 19 gennaio 2021
|
love l.a.
|
|
|
|
Il cinema che si racconta è già noto per film come Ave Cesare! dei Cohen. Tarantino però percorre un’altra strada. Non tesse una trama gialla, ma ricostruisce gli ultimi momenti di un fatto di cronaca nerissima. Decisamente modificandolo. Manson si scorge soltanto in una breve sequenza di perlustrazione. Per il resto Cliff Booth e Rick Dalton (Pitt e DiCaprio), occupano l'obiettivo da addetti ai lavori. Le rispettive storie si intrecciano a quella di Sharon Tate (Margot Robbie), tra party e passeggiate in auto, in una Los Angeles ospitale e solare. Una sequenza significativa la vede entrare a cinema per guardare il proprio film incontrando l'empatia del "consumatore".
[+]
Il cinema che si racconta è già noto per film come Ave Cesare! dei Cohen. Tarantino però percorre un’altra strada. Non tesse una trama gialla, ma ricostruisce gli ultimi momenti di un fatto di cronaca nerissima. Decisamente modificandolo. Manson si scorge soltanto in una breve sequenza di perlustrazione. Per il resto Cliff Booth e Rick Dalton (Pitt e DiCaprio), occupano l'obiettivo da addetti ai lavori. Le rispettive storie si intrecciano a quella di Sharon Tate (Margot Robbie), tra party e passeggiate in auto, in una Los Angeles ospitale e solare. Una sequenza significativa la vede entrare a cinema per guardare il proprio film incontrando l'empatia del "consumatore". Sdraiata sulla poltrona assiste divertita insieme al pubblico. Rick Dalton cerca di far decollare la sua carriera interpretando personaggi canaglia nei Western, sino ad approdare alle produzioni Italiane. La sequenza in cui recita mirabilmente la sua parte in 'Lancer' lo ripaga dalla crisi che lo investe nel camerino, aggredendo le sue debolezze. Cliff Booth incontra una giovane hippie che lo conduce allo Spahn Ranch, dove porterà i saluti al vecchio amico George. L'atmosfera che accompagna la scena è lugubre e vagamente torbida. Malgrado il paesaggio rigoglioso e “agrituristico”, qualcosa di losco aleggia... Booth non ne sembra particolarmente scosso e conclude la sua visita replicando agli imprevisti. Diversamente dalle precedenti, questa pellicola sembra più un affresco. Illustra l’ambiente Hollywoodiano con disposizione confidenziale e nostalgica. Le vicende dei protagonisti vengono presentate con gusto faceto, utilizzando montaggi e punti di vista esplicitamente cinematografici. La trama e il ritmo narrativi sembrano forse meno accattivanti rispetto ai precedenti lungometraggi. In chiusura nondimeno, il regista convoglierà la sua vena più ‘pulp’, con una sequenza lisergica e sanguigna. Dopo che Dalton scaccia in malo modo gli hippie dello Spahn, questi tenteranno un’irruzione violenta. Pessima idea. Tra sigarette allucinogene, lanciafiamme e pitbull inferociti, il regista cala il sipario in rosso. Ci porta quindi in casa Polansky insieme a Dalton per trascorrere la serata. Se in Inglorious Basterds il cineasta offre un finale modernizzato, forse qui, adatta il contesto ai tempi. Spettacolarizzazioni a parte.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dave san »
[ - ] lascia un commento a dave san »
|
|
d'accordo? |
|
ancocco
|
sabato 17 ottobre 2020
|
il cinema nel cinema
|
|
|
|
Un film di Quentin Tarantino non è mai scontato o banale e come tale anche in questo bel film ambientato ad Hollywood il regista ha cercato di tirar fuori il meglio per esaltare le performance attoriali. In primis Leonardo Di Caprio ha dimostrato di essere un grande attore perchè ha saputo recitare la sua parte del film nel film, a tratti teatrale e a volte cinematografico, impersonando un ruolo principale e degno di nota. Non è facile recitare nel film facendo la parte di chi recita in un altro film! Diversamente non ho si nota sacrificio in Brad Pitt il quale ha dovuto fare il suo lavoro ordinario, di attore cinematografico, senza poter esprimere qualcosa di più, ma sempre su un alto livello recitativo.
[+]
Un film di Quentin Tarantino non è mai scontato o banale e come tale anche in questo bel film ambientato ad Hollywood il regista ha cercato di tirar fuori il meglio per esaltare le performance attoriali. In primis Leonardo Di Caprio ha dimostrato di essere un grande attore perchè ha saputo recitare la sua parte del film nel film, a tratti teatrale e a volte cinematografico, impersonando un ruolo principale e degno di nota. Non è facile recitare nel film facendo la parte di chi recita in un altro film! Diversamente non ho si nota sacrificio in Brad Pitt il quale ha dovuto fare il suo lavoro ordinario, di attore cinematografico, senza poter esprimere qualcosa di più, ma sempre su un alto livello recitativo. In questo film tuttavia si evince l'umanità che si nasconde dietro un attore e un mestierante del cinema, lavoro ormai difficile e discontinuo per molti ma non per tutti! Forse era questa l'intenzione del regista, tirar fuori l'umanità dietro l'attore. Di certo non ci si annoia con due attori di quel calibro ma forse si rimane delusi a fine film perchè non succede molto e si attende fino alla fine l'esploit della vicenda, che poi non arriva. Secondo me con un cast così si poteva tirar fuori molto di più per non deludere le aspettative e sfruttare al massimo le potenzialità.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ancocco »
[ - ] lascia un commento a ancocco »
|
|
d'accordo? |
|
marco
|
martedì 1 settembre 2020
|
un tarantino intimo e maturo come non mai
|
|
|
|
Dopo una parabola a mio avviso leggermente discendente, con la sua “nona sinfonia”, Quentin Tarantino torna sulle scene con un film intimo e “maturo” che addirittura si inserisce a metà della mia personalissima classifica della filmografia tarantiniana (dietro a Pulp, Iene, Kill Bill e Bastardi). Non ci sarà la genialità di Pulp Fiction, la poesia di Kill Bill o l’epicità di Bastardi senza gloria ma qui troviamo, oltre alla consueta tracotante “qualità”, anche una profondità davvero inaspettata: una sorta di tenera malinconia sul concetto del “c’era una volta”.
[+]
Dopo una parabola a mio avviso leggermente discendente, con la sua “nona sinfonia”, Quentin Tarantino torna sulle scene con un film intimo e “maturo” che addirittura si inserisce a metà della mia personalissima classifica della filmografia tarantiniana (dietro a Pulp, Iene, Kill Bill e Bastardi). Non ci sarà la genialità di Pulp Fiction, la poesia di Kill Bill o l’epicità di Bastardi senza gloria ma qui troviamo, oltre alla consueta tracotante “qualità”, anche una profondità davvero inaspettata: una sorta di tenera malinconia sul concetto del “c’era una volta”. Un film che poggia evidentemente su ottime interpretazioni (fantastico DiCaprio, superbo Pitt) ma, in definitiva, è la scrittura dei personaggi che consente al regista di scavare bene così a fondo in soggetti resi sullo schermo in modo meno caricatureggiante del solito ma che, al contempo, risultano interessanti proprio perché complessi: diversi ma simili, stelle del firmamento hollywoodiano ma con delle fragilità molto terrene, sempre a caccia di una qualsiasi forma di compiacimento (soprattutto Rick e Sharon). Personaggi che vagano disillusi in un microcosmo fatto di precarietà in cui tutto passa: i fasti del cinema americano, il divismo dei miti hollywoodiani così come l’idealismo delle comunità hippy. La fragilità del divo (ma con essa anche quella dell’individuo in generale) e la puerilità della sua mitizzazione vengono sottolineate (anche ma non solo) dal rapporto che Rick (DiCaprio) ha con Cliff (Pitt), la sua controfigura che è anche suo migliore amico, confidente, consigliere e factotum; verrebbe da dire “una controfigura anche nella vita”, con tutte le accezioni che una tal asserzione porta con sé.
Tutto ciò viene messo in scena da Tarantino con la consueta passione, ancor più palese in questo contesto da lui spesso idolatrato ed evocato, e al quale dimostra di essere fin troppo legato tanto da dare l’impressione che più che un “C’era una volta…”, a Tarantino sarebbe piaciuto che questo film fosse il suo “Amarcord”.
Un film pregevole per molti aspetti (è plausibile pensare che a febbraio possa fare incetta di nomination, ne ipotizzerei almeno sei), maniacale da molti punti di vista, non solo per la regia; come sempre colpisce il montaggio: incalzante dall’inizio (tanto che quando gli attori raccontano una qualunque cosa, le inquadrature vengono spesso interrotte da inserti visivi a supporto) ma che concede anche di “riprendere fiato” con deliziosi piani sequenza. Ma tra i punti di forza v’è anche un’ambientazione rigorosissima che ci riporta inequivocabilmente nella Hollywood di fine anni ’60 tanto da far risultare quasi superflue le sovraimpressioni con i riferimenti temporali e una sceneggiatura ben equilibrata che stride un po’ solo verso il finale prima del pregevole epilogo “alla Tarantino”.
C'era una volta a... Hollywood rimarrà uno di quei film di Tarantino che vedrò e rivedrò, e un po’ rattrista pensare che, stando a ciò che ci dice lui, manchi solo un film prima che la sua macchina da presa venga appesa al chiodo. Ogni buon film di un regista accende il desiderio per il successivo, figuriamoci quando questo viene riferito a Quentin Tarantino.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a marco »
[ - ] lascia un commento a marco »
|
|
d'accordo? |
|
wolvie
|
martedì 19 maggio 2020
|
tarantino's tales
|
|
|
|
Attraverso i film si riscrive la storia, quella con la S ( "Bastardi Senza Gloria" e " Django Unchained") e quella con la s ( il massacro Tate ad opera di Manson e dei suoi accoliti). Una " catarsi" che permette di realizzare una fiaba, ambientata nella L.A del'69, composta di microuniversi paralleli: quello dello stuntman Cliff Booth ( ispirato al grande Hal Needham?), sodale dell' attore televisivo e di B Movie italiani, Rick Dalton (un Burt Reynolds alternativo ?), della comune hippie che figlia mostri antisistema di Charles Manson, tutto narrato dalla voce ( v.o Kurt Russell), che oscilla tra produzioni televisive western e la fiorente industria cinematografica hollywoodiana ( fantastica la sfida tra Bruce Lee e Cliff).
[+]
Attraverso i film si riscrive la storia, quella con la S ( "Bastardi Senza Gloria" e " Django Unchained") e quella con la s ( il massacro Tate ad opera di Manson e dei suoi accoliti). Una " catarsi" che permette di realizzare una fiaba, ambientata nella L.A del'69, composta di microuniversi paralleli: quello dello stuntman Cliff Booth ( ispirato al grande Hal Needham?), sodale dell' attore televisivo e di B Movie italiani, Rick Dalton (un Burt Reynolds alternativo ?), della comune hippie che figlia mostri antisistema di Charles Manson, tutto narrato dalla voce ( v.o Kurt Russell), che oscilla tra produzioni televisive western e la fiorente industria cinematografica hollywoodiana ( fantastica la sfida tra Bruce Lee e Cliff). In definitiva non esiste un film di Tarantino che non mi abbia attratto, ma poi resto sempre " spiazzato" dalla visione, che non riesce mai a convincermi del tutto. Qui la narrazione è più lineare del solito, ma pur essendo un film esteticamente bellissimo, ci sono comunque troppe scene di viaggi in auto " interminabili" e dilatazioni temporali " disturbanti",ad esempio la lunga scena nel ranch che fa incontrare Brad Pitt e Bruce Dern. Le dissertazioni verbali non sono così ingombranti come in altri film di Tarantino, però riecheggia spesso un certo riverbero misogino e fors anche destrorso : la comunità hippie viene subito etichettata come straniante, sbagliata, fuori luogo, moralmente non adeguata, tramite un machismo esagerato. Sharon Tate/Margot Robbie che va al cinema a vedersi (realmente) in un film della serie di Matt Helm con Dean Martin è una metacontestualizzazione che Tarantino usa con consapevolezza, come le feste nella Playboy Mansion con la presenza di Roman Polansky e Steve McQueen, così come la capacità filologica di rappresentare il periodo italiano di Dalton creando film ad hoc (non reali in questo universo), perfettamente inseribili nel tessuto produttivo anni '70 del cinema di genere italiano, citando non ha caso Antonio Margheriti e Sergio Corbucci. Si rimane affascinati dalla mis en scene, specie con corpi attoriali come quelli di Pitt e della Robbie, ma il senso (se non la verbalizzazione personale delle immagini che divengono, appunto, storie) mi sfugge, ma certamente è un limite del tutto personale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a wolvie »
[ - ] lascia un commento a wolvie »
|
|
d'accordo? |
|
nerazzurro
|
venerdì 15 maggio 2020
|
tarantino più che mai
|
|
|
|
Il film rispetta alla grande le mie aspettative. Secondo me il suo più grande lavoro. Il finale poi...
|
|
[+] lascia un commento a nerazzurro »
[ - ] lascia un commento a nerazzurro »
|
|
d'accordo? |
|
noillusions
|
mercoledì 13 maggio 2020
|
sempre la stessa storia, purtroppo
|
|
|
|
evidentemente non c'è più nulla da fare, i film di tarantino sono tutti uguali ormai. come tutti i suoi ultimi film: patetico, velleitario, diseducativo. dal punto di vista tecnico tanto di cappello, ci mancherebbe. è il contenuto il problema. tarantino ormai ha fatto una scelta fissa: riscrivere la storia. sostituirla con una nuova storia di sua creazione che però, ahimé, non si è verificata nella realtà. una storia con profondità psicologica pari ai film di Pierino in cui i presunti buoni trucidano i presunti cattivi nei modi più orrendi per il visibilio del pubblico, sempre tutto formato da buoni che godono nel vedere massacrare i cattivi.
[+]
evidentemente non c'è più nulla da fare, i film di tarantino sono tutti uguali ormai. come tutti i suoi ultimi film: patetico, velleitario, diseducativo. dal punto di vista tecnico tanto di cappello, ci mancherebbe. è il contenuto il problema. tarantino ormai ha fatto una scelta fissa: riscrivere la storia. sostituirla con una nuova storia di sua creazione che però, ahimé, non si è verificata nella realtà. una storia con profondità psicologica pari ai film di Pierino in cui i presunti buoni trucidano i presunti cattivi nei modi più orrendi per il visibilio del pubblico, sempre tutto formato da buoni che godono nel vedere massacrare i cattivi. patetico, velleitario, ma il servizio è completo: persone che si credono illuminate entrano in un cinema e appaudono all'eroe che stermina i malvagi, giacché loro sono i buoni. che siano nazisti, razzisti, maniaci religiosi, vanno massacrati con gusto. il guaio grave di tarantino è che non si rende conto dell'abisso che c'è tra ammettere la possibilità e il diritto di autodifesa fino anche a uccidere chi voglia uccidere te e il GODERE nel farlo, il BEARSI di di massacrare i presunti cattivi. una pena.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a noillusions »
[ - ] lascia un commento a noillusions »
|
|
d'accordo? |
|
|
martedì 12 maggio 2020
|
verbi
|
|
|
|
Buongiorno Marzia
Al di là dell'analisi, trovo disturbanti le tue forzature grammaticali, non so se volontarie o meno. I verbi intransitivi non possono diventare transitivi solo perchè ci serve. Ad esempio, non si può dire "Margot Robbie che risorge Sharon Tate dalla finzione", per una frase simile si deve usare il verbo resuscita, che è transitivo. I casi sono diversi, te ne ho citato uno. Come il cinema, la grammatica ha le sue regole, che vanno rispettate.
Cordiali Saluti Davide
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
|