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lunedì 11 maggio 2020
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verbi
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Al di là del merito della recensione, trovo non accettabile la libertà con cui usi transitivamente i verbi intransitivi. Un esempio: non si può risorgere un'attrice. Qualunque cosa si scriva, la grammatica non è un optional.
Cordiali saluti.
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stenoir
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domenica 3 maggio 2020
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un tarantino atipico, un racconto più personale
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E’ il miglior film di Tarantino? Sicuramente no. Può competere per un podio di film solo suoi? Nemmeno. Il fatto è che C’era una volta a… Hollywood potrebbe anche non essere/sembrare un’opera di Tarantino (finale “esplosivo” a parte) per come lo abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare; difatti più che i critici, ha lasciato perplessi i fan, abituati ad un altro tipo di script, eppure ritengo il suo nono film il più intimista e personale. La storia ambientata nel 1969 intreccia le vicende di due personaggi fittizi: Rick Dalton, un attore finito in parte nel dimenticatoio e Cliff Booth, la sua controfigura/tuttofare (Leonardo di Caprio e Brad Pitt in coppia valgono comunque il prezzo del biglietto), con persone realmente esistite come Sharon Tate (una credibilissima Margot Robbie, quasi emozionante notare le sue espressioni durante la scena in un cinema mentre vede la vera Tate recitare e intanto osserva la reazione degli spettatori presenti), Roman Polanski, Bruce Lee e Charles Manson.
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E’ il miglior film di Tarantino? Sicuramente no. Può competere per un podio di film solo suoi? Nemmeno. Il fatto è che C’era una volta a… Hollywood potrebbe anche non essere/sembrare un’opera di Tarantino (finale “esplosivo” a parte) per come lo abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare; difatti più che i critici, ha lasciato perplessi i fan, abituati ad un altro tipo di script, eppure ritengo il suo nono film il più intimista e personale. La storia ambientata nel 1969 intreccia le vicende di due personaggi fittizi: Rick Dalton, un attore finito in parte nel dimenticatoio e Cliff Booth, la sua controfigura/tuttofare (Leonardo di Caprio e Brad Pitt in coppia valgono comunque il prezzo del biglietto), con persone realmente esistite come Sharon Tate (una credibilissima Margot Robbie, quasi emozionante notare le sue espressioni durante la scena in un cinema mentre vede la vera Tate recitare e intanto osserva la reazione degli spettatori presenti), Roman Polanski, Bruce Lee e Charles Manson. Quest’ultimo è colui che, nella visione di Tarantino, ha interrotto/spezzato i sogni della città del cinema. Come per Bastardi senza gloria, il regista immagina un “what if…”, che avrebbe potuto cambiare gli eventi e lo fa attraverso i ricordi (anche e soprattutto della sua infanzia) di quell’epoca, omaggia il cinema nostrano, sempre fonte di ispirazione, e come ogni volta riempie il film di citazioni, colte e meno colte. Presente anche Al Pacino che interpreta un produttore. Indispensabile conoscere i fatti reali.
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belliteam
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domenica 3 maggio 2020
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l'omaggio di tarantino ad holliwood
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Comunque lo si voglia giudicare, un film di Tarantino e' sempre un grande evento, che viene atteso dallo spettatore, che cerca di riconoscere le citazioni/omaggi (ne citiamo solo una tra le tante, "Arancia Meccanica" di Kubrick nella parte finale del film ), e per la grande attenzione che il regista porta per i dettagli e i particolari nelle ambientazioni, sempre ricercate e mai banali. In questo omaggio ad Hollywood fine anni '60, Tarantino fa' accompagnare una splendida colonna sonora ai 2 protagonisti Di Caprio (attore) e Brad Pitt (stuntman) in un viaggio a ritroso che ci permette di incontrare le stelle di quel periodo, citero' Steve McQueen, Bruce Lee e Roman Polanski tra le tante.
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Comunque lo si voglia giudicare, un film di Tarantino e' sempre un grande evento, che viene atteso dallo spettatore, che cerca di riconoscere le citazioni/omaggi (ne citiamo solo una tra le tante, "Arancia Meccanica" di Kubrick nella parte finale del film ), e per la grande attenzione che il regista porta per i dettagli e i particolari nelle ambientazioni, sempre ricercate e mai banali. In questo omaggio ad Hollywood fine anni '60, Tarantino fa' accompagnare una splendida colonna sonora ai 2 protagonisti Di Caprio (attore) e Brad Pitt (stuntman) in un viaggio a ritroso che ci permette di incontrare le stelle di quel periodo, citero' Steve McQueen, Bruce Lee e Roman Polanski tra le tante. Non mancano comunque nemmeno i momenti cult: la grande fuga di Stuges interpretata da Di caprio e'una perla imperdibile. Indefinitiva un gran bel film, che nella prima parte si fa' preferire perche' piu' palpitante e ritmato, ma che si riprende poi nel finale, come solito nei film di Tarantino, con un'altra scena "madre" da vedere.
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gianni95
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giovedì 2 aprile 2020
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non il migliore di tarantino
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non è il suo miglior film, o meglio dire non è la sua miglior sceneggiatura , ho trovato inutile la sua visione di Menson,
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efrem
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lunedì 2 marzo 2020
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tarantino nella sua summa registica.
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C'era una volta a… Hollywood è un racconto sul cinema, su una Hollywood vista da Tarantino in modo sognante. E immergendosi nella storia di un attore e la sua controfigura che girano per la città e fanno incontri, e soprattutto assistono alla loro decaduta, racconta il cinema. La storia segue anche le vicende di Sharon Tate e Polanski, soprattutto di lei, che è come la felicità, la spensieratezza. La Tate interpretata magistralmente da una bellissima e sensuale Margot Robbie, che buca lo schermo con la sua bellezza di attrice. Poi ci sono altrettanto grandi Leonardo DiCaprio e Brad Pitt.
[+] ??peccato che oltre la tecnica ci sia il messaggio
(di noillusions)
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auc
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domenica 16 febbraio 2020
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palloso, senza capo ne coda
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Sono riuscito ad addormentarmi due volte, noiosissimo, senza capo ne coda.
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xerox
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sabato 15 febbraio 2020
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grandissimo brad pitt...
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Dovessero fare gli esami al sangue a Quentin Tarantino, non ci troverebbero i globuli rossi o bianchi, ci troverebbero dei fotogrammi...
Penso che non ci sia altra persona al mondo che abbia visto più film di lui. Penso che POCHISSIMI altri come lui AMINO il cinema, e il mondo che gli gravita intorno con la stessa passione, con lo stesso interesse. Direi che basta solo questo a farcelo considerare col massimo rispetto. Cera una volta a Hollywood è pieno di riferimenti al cinema americano che a noi europei magari sfuggono: quanti nomi, e quante citazioni! Un cast di all-stars che un pochettino ci frastorna. Ma su tutti svetta veramente una interpretazione super e che si farà ricordare: quella di Brad Pitt.
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Dovessero fare gli esami al sangue a Quentin Tarantino, non ci troverebbero i globuli rossi o bianchi, ci troverebbero dei fotogrammi...
Penso che non ci sia altra persona al mondo che abbia visto più film di lui. Penso che POCHISSIMI altri come lui AMINO il cinema, e il mondo che gli gravita intorno con la stessa passione, con lo stesso interesse. Direi che basta solo questo a farcelo considerare col massimo rispetto. Cera una volta a Hollywood è pieno di riferimenti al cinema americano che a noi europei magari sfuggono: quanti nomi, e quante citazioni! Un cast di all-stars che un pochettino ci frastorna. Ma su tutti svetta veramente una interpretazione super e che si farà ricordare: quella di Brad Pitt. Mai visto così maturo, asciutto, PERFETTO, come in questo film. Spero veramente che gli facciano fare tanti altri film, per fissare meglio questo stato di grazia.
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felicity
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lunedì 3 febbraio 2020
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potrebbe essere il capolavoro di tarantino
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C’era una volta a…Hollywood è un film che presta il suo fianco ad una serie di analisi quasi infinite.
Visto con un piglio superficiale, potrebbe anche non piacere. Soprattutto se ci si aspetta il classico film tarantiniano, carico di sangue, botte, linee temporali sfasate e tutto quello che da sempre ha caratterizzato l’estetica e lo stile di Quentin Tarantino.
Un film completamente disinteressato alla tenuta ritmica complessiva, ma ossessivamente attento a che le molte pillole di grazia attoriale o registica possano dipanarsi con il ritmo che è loro proprio.
Il ritmo del singolo momento è tutto, il ritmo del film nel suo complesso è nulla: ma finché c’è la grazia e la vediamo, fosse anche solo Pitt che salta di tetto in tetto o consegna le chiavi della macchina valletto messicano, quella frattura scompare.
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C’era una volta a…Hollywood è un film che presta il suo fianco ad una serie di analisi quasi infinite.
Visto con un piglio superficiale, potrebbe anche non piacere. Soprattutto se ci si aspetta il classico film tarantiniano, carico di sangue, botte, linee temporali sfasate e tutto quello che da sempre ha caratterizzato l’estetica e lo stile di Quentin Tarantino.
Un film completamente disinteressato alla tenuta ritmica complessiva, ma ossessivamente attento a che le molte pillole di grazia attoriale o registica possano dipanarsi con il ritmo che è loro proprio.
Il ritmo del singolo momento è tutto, il ritmo del film nel suo complesso è nulla: ma finché c’è la grazia e la vediamo, fosse anche solo Pitt che salta di tetto in tetto o consegna le chiavi della macchina valletto messicano, quella frattura scompare.
Cinema e metacinema. Mai come stavolta il regista di Jackie Brown e Bastardi senza gloria gioca a carte scoperte, separa chirurgicamente il film in due momenti cruciali della narrazione, segue i suoi due protagonisti in un continuo gioco di immersioni, dentro e fuori il set, e di rimandi, con flashback che arrivano quando meno te lo aspetti, per ragionare come forse mai fatto prima sulla natura stessa dell’essere attore.
Gli oltre centosessanta minuti di C’era una volta a…Hollywood sono la risposta alla domanda “Cos’è il cinema per Quentin Tarantino?”.
Un film che è un’aperta dichiarazione di amore a chi il cinema l’ha assaporato in ogni sua forma, da spettatore, da venditore, da creatore.
Potrebbe essere il suo capolavoro.
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gbavila
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giovedì 30 gennaio 2020
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i nostri aquiloni
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All'inizio si stenta ad orientarsi, le varie finestre a cui ci affacciamo sembrano quadri di tempi passati, ma non lontani, in cui ci ritroviamo nella nostra infanzia (per chi ha gli anni di Tarantino). Un poco alla volta però questi quadri diventano aquiloni sgargianti che incantano richiamando nostalgie, vecchie fantasie che sempre più riconosciamo come più reali della realtà. I personaggi fantastici del cinema appaiono molto più veri di quelli che stanno intorno a loro superandoli in umanità e moralità. Come accade a noi, soffrono le loro sconfitte con quel senso di "occasioni perdute" ma che non ci fanno arrendere e smettere di camminare.
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All'inizio si stenta ad orientarsi, le varie finestre a cui ci affacciamo sembrano quadri di tempi passati, ma non lontani, in cui ci ritroviamo nella nostra infanzia (per chi ha gli anni di Tarantino). Un poco alla volta però questi quadri diventano aquiloni sgargianti che incantano richiamando nostalgie, vecchie fantasie che sempre più riconosciamo come più reali della realtà. I personaggi fantastici del cinema appaiono molto più veri di quelli che stanno intorno a loro superandoli in umanità e moralità. Come accade a noi, soffrono le loro sconfitte con quel senso di "occasioni perdute" ma che non ci fanno arrendere e smettere di camminare. Persino la delusione degli hippy, così idealizzati in un alone di sacro pacifismo, si rivelano sciocchi assatanati falsi e inconcludenti. Le pietre miliari della nostra storia recente si identificano in queste figure fantastiche che vengono dal cinema e che scopriamo come i nostri maestri di vita: ci hanno fatto diventare adulti e le loro miserie, sofferenze, fallimenti, li abbiamo vissuti con loro mentre ci indicavano i nuovi orizonti, i nuovi valori come l'amicizia, per esempio, che è la forza più grande che abbiamo a disposizione e che resiste alle intemperie della vita. Siamo testimoni attivi degli affetti che ci circondano e che volentieri abbracciamo, fino a quelli con i nostri animali domestici diventati specchi fedeli di ognuno di noi. Anche loro recitano con credibilità di cui va reso merito a Tarantino. Il bravissimo Di Caprio recita alla grande il ruolo del mediocre attore vanesio ma molto umano, piange slla sua grandezza che sempre più svanisce e che lo costringe a non essere più riconosciuto e trova conforto nella bambina di 8 anni (ma ne mostra dodici!) che è saggia e perspicace come lo sono solo i bambini prima che perdano la loro geniale spontaneità. Il cinema trionfa come un gigante buono che ci accompagna pedagogicamente nella vita raccontandoci chi siamo ma soprattutto chi dobbiamo essere e diventare. Qui l'imitazione non è più solo degli attori che fanno i cowboy e che sono esperti di cadute come il bravissimo Pitt, al gioco ci stiamo anche noi e questi maestri del cinema ci hanno fatto crescere e segnano con le loro vite le nostre pietre miliari che è bello ricordare di avere passato. Bellissimi i passaggi in cui le azioni recitative vanno in sincronia con quelle della vita attiva dei persoaggi, come in una recitazione continua che non distingue fra il fingere e l'essere. Grande film e grandi tutti gli attori diretti da un grande maestro a cui sempre più riconosciamo di dovergli molto.
Giuliano Bavila
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