umberto
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giovedì 26 settembre 2019
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il classico tarantino.
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Cast strepitoso per l'ultima opera targata Quentin Tarantino. Ad un eccellente Leonardo Di Caprio e ad un finalmente ottimo Brad Pitt, si aggiungono un carismatico Al Pacino e una bellissima, anche se un po' in ombra, Margot Robbie, per una storia ancora più confusa rispetto alle ultime pellicole, ma con un suo senso logico, con momenti indecifrabili ed altri particolarmente ironici, per arrivare al momento clou che non delude. Fotografia e regia impeccabili come sempre, per non parlare delle musiche.
Voto: 9
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frankmoovie
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giovedì 26 settembre 2019
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film, non film ...
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“C’era una volta … a Hollywood” è un film di Quentin Tarantino e, come tutti gli altri suoi film può piacere o no. A me è piaciuto perché racconta una storia, dietro le macchine da ripresa, di uomini, un attore e il suo stuntman e dei loro problemi, affetti, aspirazioni. Racconta, affiancando a questa,un fatto terribile di cronaca che sconvolse non solo la gabbia dorata di Hollywood, ma tutto il mondo: la strage in casa Polanski del 1969. Racconta, riportandoci con spezzoni ben inseriti, nel cinema e i personaggi di quegli anni, i western (con un occhio ai nostri spaghetti western …), i telefilm polizieschi, le commedie all’americana.
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“C’era una volta … a Hollywood” è un film di Quentin Tarantino e, come tutti gli altri suoi film può piacere o no. A me è piaciuto perché racconta una storia, dietro le macchine da ripresa, di uomini, un attore e il suo stuntman e dei loro problemi, affetti, aspirazioni. Racconta, affiancando a questa,un fatto terribile di cronaca che sconvolse non solo la gabbia dorata di Hollywood, ma tutto il mondo: la strage in casa Polanski del 1969. Racconta, riportandoci con spezzoni ben inseriti, nel cinema e i personaggi di quegli anni, i western (con un occhio ai nostri spaghetti western …), i telefilm polizieschi, le commedie all’americana. Racconta, facendoci “rivedere” registi e produttori, attori come Steve Mc Queen, Bruce Lee, Dean Martin … Sharon Tate … Racconta, facendoci tornare nel tempo indietro e regalandoci sogni e delusioni di un mondo lontano da noi, ma come il nostro, con bellezze e brutture. Racconta con due attori, Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, che si dividono la maturità raggiunta, l’esperienza, e un’attrice stupenda che, confermando la sua bravura, è capace di farci innamorare maggiormente di quella Sharon Tate aspirante diva. Colonna sonora ad hoc, non invadente. Un regista che spesso divide, ma molto più con i piedi per terra e meno volgare, meno angosciante, forte con i primi piani e dettagli importanti, inventore di una storia di realtà e fantasia, un film – non film.
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luca scialo
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mercoledì 25 settembre 2019
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la follia salvifica di tarantino
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Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma.
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Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma. Facendo restare sempre alta l'attenzione dello spettatore.
E poi, la sua grande conoscenza del cinema, soprattutto quello western. Tra continue citazioni e omaggi. Ma anche dei polizieschi italiani anni '70. In questa sede, ha addirittura girato dei film in un film.
Cosa dire poi della sua nota violenza splatter, ridotta all'essenziale, quando realmente serviva.
Ancora, la capacità di riscrivere un fatto realmente accaduto. Cosa che aveva fatto magistralmente in Bastardi senza gloria, riscrivendo la conclusione della Seconda guerra mondiale in un modo così credibile da farlo sembrare vero. Oltre che desiderato. In questo lungometraggio, invece, riscrive le sorti delle vittime di Cielo Drive. Dandoci un finale alternativo, magari più esagerato del precedente e marcatamente "tarantiniano", ma comunque ugualmente inaspettato e desiderabile.
Quante conferme poi in questo film. Oltre alla succitata originalità registica e la grande conoscenza cinematografica di Quentin Tarantino, ci troviamo un'ennesima grande prestazione di Leonardo Di Caprio. Ormai da considerare tra i migliori attori dell'ultimo trentennio. E Brad Pitt, bellezza e talento come pochi nella storia del cinema. Forse solo Alain Delon. Due attori straordinari. Il primo, nei panni di un protagonista di film e serie western considerato quasi superato, tanto da venire in Italia per film Polizieschi (di cui Tarantino va matto). Il secondo, nei panni di uno stant man ormai quasi senza lavoro, finito a fargli da autista e tutto fare. Una sorta di angelo custode, che risulterà decisivo nel finale.
A completare il tutto, la presenza di Al Pacino in un ruolo quasi secondario. La raffigurazione quasi macchiettistica di Bruce Lee. Il cameo quasi commovente di Luke Perry. La raffigurazione quasi celestiale di Sharon Tate, interpretata dalla bellissima Margot Robbie.
Insomma, Tarantino resta uno dei registi più importanti emersi negli ultimi trent'anni. Forse il migliore nel saper abbinare l'originalità ai canoni del Cinema. La sua è una pazzia controllata, una follia che migliora il mondo.
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frank bernardi
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mercoledì 25 settembre 2019
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sono d'accordo ma...
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Sono d'accordo sul fatto che Brad Pitt abbia ucciso la moglie. Tutto lo fa pensare: la donna scontenta, l'imbarcazione da poveri, il fatto che questa gli rinfacci la sua "sfigataggine". Si capisce che in fondo l'ha fatta fuori in modo splatter non mostratoci (la fiocina, appunto) e tuuto fa supporre che il personaggio si liberi di ciò che gli dà fastidio (o peggio, come nel finale), in modo sbrigativo e meccanico. Detto questo, non deve nemmeno sorprendere il finale splatter di tizi e tizie massacrate e bruciate vive come pupazzi - e qui the horror maestro Argento domina. E tutto questo conferma il noto lato sadico - a freddo - di Tarantino, sempre giocato sul filone di un buon umore più spesso dark che comico in assoluto.
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Sono d'accordo sul fatto che Brad Pitt abbia ucciso la moglie. Tutto lo fa pensare: la donna scontenta, l'imbarcazione da poveri, il fatto che questa gli rinfacci la sua "sfigataggine". Si capisce che in fondo l'ha fatta fuori in modo splatter non mostratoci (la fiocina, appunto) e tuuto fa supporre che il personaggio si liberi di ciò che gli dà fastidio (o peggio, come nel finale), in modo sbrigativo e meccanico. Detto questo, non deve nemmeno sorprendere il finale splatter di tizi e tizie massacrate e bruciate vive come pupazzi - e qui the horror maestro Argento domina. E tutto questo conferma il noto lato sadico - a freddo - di Tarantino, sempre giocato sul filone di un buon umore più spesso dark che comico in assoluto. Nel suo universo la violenza può esplodere da un momento all'altro senza bussare alla porta, e questo lo si sa. Quanto all'antifemminismo, che talvolta in effetti pare emergere, la saga Kill Bill dovrebbe testimoniare il contrario, anche se, in qualche modo, una certa doppiezza sul tema pare permanere, è vero. Ma anche Bunuel, in Bella di giorno e non solo, venne accusato di trattare le donne come oggetti con una loro incerta volontà. Anni e anni dopo, il movimento femminista francese - dunque una sorta di intelligencija tutta di donne - ha rivendicato la libertà per la donna di essere puttana, rovesciando schemi che sembravano intoccabili, pur nella coerenza dell'autogestione del corpo. Anche Tarantino è maestro d'ambiguità ma con modi espressivi suoi. Se si pensa che che anche Kubrick è stato accusato di misoginia perché in 2001 le donne hanno un ruolo marginale (stewardess della Pan Am, scienziate un poco frivole oppure ibernate e senza diritto di parola)... Ci pensarà la Weaver (lesbizzata) in Alien, a recuperare posizioni. Chi narra, chi fa arte, cinema, letteratura, non può che essere ambiguo se vuole essere credibile nelle sua fondamenta espressive. Basta che tali fondamenta ci siano. Ma nel 90 per cento dei casi non si vedono. E questo è il brutto della faccenda, non avere una propria personalità, che è il guaio maggiore, in grado di trasformare chicchessia in un mestierante, sebbene le major, da sempre, preferiscano non tremare e nel dubbio e si affidino volentieri a chi fa le cose con lo stampino. Forse, oggi, solo l'ambigua pazzia che sta spazzando il terreno del fashion sembra avere una marcia in più - con tutte le sue contraddizioni, si badi bene.
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nota giovanni
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mercoledì 25 settembre 2019
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film inutile
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wathan
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mercoledì 25 settembre 2019
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bello ma non troppo.
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Piacevole, devo affermare che nonostante la durata (161 minuti), non mi sono annoiato minimamente i personaggi sono ben caratterizzati ed enigmatici come allo stesso tempo le recitazioni di Pitt e DiCaprio sono convincenti, il finale invece può far arrabbiare una certa schiera di cinefili "puristi" io tuttavia ho apprezzato. Il problema sta nel fatto che non potrei pensarla così dopo una seconda visione, questo dovuto al fatto che il post modernismo alla Tarantino qui, in questo film, è già stato riciclato ovvero la ricetta alternativa di prendere in considerazione un periodo storico, eventi realmente accaduti come punto di riferimento e stravolgerli, è già stata vista e rivista nella sua filmografia.
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Piacevole, devo affermare che nonostante la durata (161 minuti), non mi sono annoiato minimamente i personaggi sono ben caratterizzati ed enigmatici come allo stesso tempo le recitazioni di Pitt e DiCaprio sono convincenti, il finale invece può far arrabbiare una certa schiera di cinefili "puristi" io tuttavia ho apprezzato. Il problema sta nel fatto che non potrei pensarla così dopo una seconda visione, questo dovuto al fatto che il post modernismo alla Tarantino qui, in questo film, è già stato riciclato ovvero la ricetta alternativa di prendere in considerazione un periodo storico, eventi realmente accaduti come punto di riferimento e stravolgerli, è già stata vista e rivista nella sua filmografia. Ho notato che molti estimatori del regista italoamericano non hanno apprezzato il film, perché questa volta (per fortuna), Tarantino caratterizza in modo molto più emozionale ed empatico i personaggi principali, senza perdersi in un'accozzaglia di dialoghi fighi da duro e sparatorie superflue o una moltitudine di scene splatter che, piacciono anche a me ma alla lunga stancano, certo Pulp Fiction rimane sempre un bel vedere intendiamoci... Quindi il film merita ma non arrovellatevi troppo sul come sul quando... Questo è il cinema di Tarantino prendere o lasciare.
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luca scialo
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mercoledì 25 settembre 2019
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c’era una volta a hollywood, la follia salvifica di tarantino
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Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma. Facendo restare sempre alta l'attenzione dello spettatore.
E poi, la sua grande conoscenza del cinema, soprattutto quello western.
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Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma. Facendo restare sempre alta l'attenzione dello spettatore.
E poi, la sua grande conoscenza del cinema, soprattutto quello western. Tra continue citazioni e omaggi. Ma anche dei polizieschi italiani anni '70. In questa sede, ha addirittura girato dei film in un film.
Cosa dire poi della sua nota violenza splatter, ridotta all'essenziale, quando realmente serviva. Ancora, la capacità di riscrivere un fatto realmente accaduto. Cosa che aveva fatto magistralmente in Bastardi senza gloria, riscrivendo la conclusione della Seconda guerra mondiale in un modo così credibile da farlo sembrare vero. Oltre che desiderato. In questo lungometraggio, invece, riscrive le sorti delle vittime di Cielo Drive. Dandoci un finale alternativo, magari più esagerato del precedente e marcatamente "tarantiniano", ma comunque ugualmente inaspettato e desiderabile.
Quante conferme poi in questo film. Oltre alla succitata originalità registica e la grande conoscenza cinematografica di Quentin Tarantino, ci troviamo un'ennesima grande prestazione di Leonardo Di Caprio. Ormai da considerare tra i migliori attori dell'ultimo trentennio. E Brad Pitt, bellezza e talento come pochi nella storia del cinema. Forse solo Alain Delon. Due attori straordinari. Il primo, nei panni di un protagonista di film e serie western considerato quasi superato, tanto da venire in Italia per film Polizieschi (di cui Tarantino va matto). Il secondo, nei panni di uno stant man ormai quasi senza lavoro, finito a fargli da autista e tutto fare. Una sorta di angelo custode, che risulterà decisivo nel finale.
A completare il tutto, la presenza di Al Pacino in un ruolo quasi secondario. La raffigurazione quasi macchiettistica di Bruce Lee. Il cameo quasi commovente di Luke Perry. La raffigurazione quasi celestiale di Sharon Tate, interpretata dalla bellissima Margot Robbie.
Insomma, Tarantino resta uno dei registi più importanti emersi negli ultimi trent'anni. Forse il migliore nel saper abbinare l'originalità ai canoni del Cinema. La sua è una pazzia controllata, una follia che migliora il mondo.
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paolo bisi
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mercoledì 25 settembre 2019
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quentin tarantino e l'amore per il cinema
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Il tempo passa per tutti, ma le fiabe (Once Upon a Time...) ci hanno insegnato che alcuni simboli e valori rimarranno per sempre. Quentin Tarantino non è più quello di Reservoir Dogs e Pulp Fiction, è maturato e invecchiato come tutti noi, continuando però ad amare il cinema più di ogni altra cosa al mondo: la potenza della settima arte è sempre, per lui, superiore alla potenza della storia. Questa pellicola (vietato passare al digitale o anche solo proiettarlo al cinema, come nel suo New Beverly, dove spero di andare presto) è una delle più forti dichiarazioni d'amore degli ultimi anni a Hollywood, nella sua interezza, coi suoi miti e le sue fate come Sharon Tate, e i suoi lati troppo spesso misconosciuti e dimenticati dal grande pubblico, come i B-movies e la figura dello stuntman.
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Il tempo passa per tutti, ma le fiabe (Once Upon a Time...) ci hanno insegnato che alcuni simboli e valori rimarranno per sempre. Quentin Tarantino non è più quello di Reservoir Dogs e Pulp Fiction, è maturato e invecchiato come tutti noi, continuando però ad amare il cinema più di ogni altra cosa al mondo: la potenza della settima arte è sempre, per lui, superiore alla potenza della storia. Questa pellicola (vietato passare al digitale o anche solo proiettarlo al cinema, come nel suo New Beverly, dove spero di andare presto) è una delle più forti dichiarazioni d'amore degli ultimi anni a Hollywood, nella sua interezza, coi suoi miti e le sue fate come Sharon Tate, e i suoi lati troppo spesso misconosciuti e dimenticati dal grande pubblico, come i B-movies e la figura dello stuntman. La regia questa volta si spinge oltre i livelli della sceneggiatura, da sempre a mio modo di vedere il talento assoluto del maestro americano, con alcune accensioni indimenticabili. E poi il personaggio di Cliff Booth già entrato nella leggenda, il più tarantiniano e uno dei più belli di tutta la sua filmografia. Per chi ama gli anni '60, le strade, le auto, i cartelli, le insegne, i locali immortali di Los Angeles, la musica di quel decennio, le storie poco conosciute della gente del cinema (non solo Roman Polanski e Sharon Tate) quest'opera è un sogno ad occhi aperti; chi invece non ha mai approfondito le vicende della Manson family (non solo le due stragi più celebri Tate-LaBianca ma tutta la loro cultura e visione) e guardato i film hollywoodiani di serie B forse rimarrà deluso, ma probabilmente sarà proprio questa fiaba a stimolarlo in quelle direzioni mai seguite prima. Chissà se questo basterà a convincere Tarantino ad allontanare il ritiro dopo il suo prossimo lavoro, ma anche se non fosse così continuiamo ad ammirare i suoi capolavori e facciamo in modo di trasmetterli alle generazioni future, come lui ha fatto con noi, perchè ricordiamoci sempre, come diceva Norma Desmond in Sunset Boulevard, le stelle non hanno età.
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mercoledì 25 settembre 2019
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tarantino
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Gran bel film per cinefii e non.
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pippo
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mercoledì 25 settembre 2019
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tarantino come piero manzoni
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come molti sapranno, Piero Manzoni era un artista (morto agli inizi degli anni 60) di geniale creatività che lo portò, ben presto, ad essere uno dei più acclamati della scena culturale di quegli anni. Ambiente culturale dallo stesso amato ma anche criticato e deriso come quando, all'apice della fama, inventò la famosissima m..... d'artista (contenuta in barattoli che ne precisavano il contenuto, la data di creazione ed il peso) il cui eloquente significato era: quando un artista è molto famoso qualunque m.... crei sarà sempre cosiderata dai ciritci un capolavoro. E così fu, tant'è che tali barattoli raggiunsero e tutt'ora hanno, prezzi astronomici.
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come molti sapranno, Piero Manzoni era un artista (morto agli inizi degli anni 60) di geniale creatività che lo portò, ben presto, ad essere uno dei più acclamati della scena culturale di quegli anni. Ambiente culturale dallo stesso amato ma anche criticato e deriso come quando, all'apice della fama, inventò la famosissima m..... d'artista (contenuta in barattoli che ne precisavano il contenuto, la data di creazione ed il peso) il cui eloquente significato era: quando un artista è molto famoso qualunque m.... crei sarà sempre cosiderata dai ciritci un capolavoro. E così fu, tant'è che tali barattoli raggiunsero e tutt'ora hanno, prezzi astronomici.
questo è il concetto che evoca il film di Tarantino, una vera m...., un film la cui trama non decolla, sempre in attesa di un colpo di genio che non arriva, esercizio di narcisismo con farciture di autocelebrazione ed eccessive citazioni che appesantiscono la visione ed a cui non giova l'ormai inutile crescendo finale. colonna sonora inferiore ai suoi normali standard.
Tarantino ha già dimostrato di saper fare molto di più, indubbio che tale scarso livello sia voluto, magari per stanare qualche critico ..... e farsi beffa (non sarebbe la prima volta) dei soliti, anche quì presenti, superesperti cinofili (licenza) che si sperticano in lodi e magnificenze
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