peppy86
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martedì 28 gennaio 2020
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un film incompreso, purtroppo.
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È difficile descrivere la trama di questo film o il suo intreccio.
Se lo si approccia nel tentativo di cavarne fuori qualcosa alla Kill Bill o alla Bastardi senza gloria probabilmente si rimarrà delusi.
Once upon a time in Hollywood è un'esperienza d'altri tempi. Una lunga corsa in auto assieme alle star, gli stunt man e gli hippy di una Los Angeles soleggiata.
È quel piacevole torpore che ci avvolge alla fine di una lunga giornata di mezza estate. Un sereno tramonto che sa tanto di addio ad un tempo che non tornerà mai più.
Sedetevi comodi e scordatevi della velocità con la quale corre internet, dei suoi social network e della nevrosi ossessivo compulsiva dell'età moderna.
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È difficile descrivere la trama di questo film o il suo intreccio.
Se lo si approccia nel tentativo di cavarne fuori qualcosa alla Kill Bill o alla Bastardi senza gloria probabilmente si rimarrà delusi.
Once upon a time in Hollywood è un'esperienza d'altri tempi. Una lunga corsa in auto assieme alle star, gli stunt man e gli hippy di una Los Angeles soleggiata.
È quel piacevole torpore che ci avvolge alla fine di una lunga giornata di mezza estate. Un sereno tramonto che sa tanto di addio ad un tempo che non tornerà mai più.
Sedetevi comodi e scordatevi della velocità con la quale corre internet, dei suoi social network e della nevrosi ossessivo compulsiva dell'età moderna.
Fate finta invece di stare sdraiati su una bella cadillac, coccolati dal vento e bagnati da un buon margarita ghiacciato.
Tarantino ricorda inoltre allo spettatore che il cinema e la sua violenza non vanno mai presi sul serio. Spenti i riflettori del set ognuno torna per la sua strada: lo stunt man nella sua roulotte scassata, la star nella sulla villa lussuosa e tutti gli altri alle loro vite ordinarie.
Strumentalizzare i film per spiegare omicidi e atti di violenza è superficiale oltre che inutile.
Se c'è una critica che posso fare a questa pellicola è la vicenda da cui prende spunto: il massacro di Cielo Drive.
Si tratta di una vicenda di cronaca nera che vide convolti Roman Polanski e sua moglie Sharon Tate.
Per chi non conosce la vicenda sarà un po' dura comprendere la tensione o i momenti creepy del film, per non parlare del suo finale.
Non si tratta di un fatto storico, come quello che Tarantino cambia in Bastardi senza gloria, ma di un avvenimento macabro che si potrebbe non conoscere o ricordare.
Raccomando quindi di documentarsi un minimo a riguardo prima della visione di questa incantevole favola moderna.
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jonnylogan
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domenica 26 gennaio 2020
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i fratelli dalton
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Sul finire degli anni ‘50 Rick Dalton è il protagonista di Bounty Law, serie western che pare potergli garantire una carriera di sicuro successo. Dieci anni dopo Rick, e la sua controfigura Cliff, vivono a Hollywood nel tentativo di rilanciare una carriera che a causa del calo d’interesse per il western sta precipitando nel dimenticatoio. Proprio per questo Rick vorrebbe avvicinare il regista Roman Polanski, che da poco si è trasferito con la moglie Sharon al 10050 di Cielo Drive, esattamente vicino alla sua villa.
Un tributo alla Città degli Angeli e al mondo del cinema che stava muovendo i primi passi verso un nuovo tipo di eroe.
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Sul finire degli anni ‘50 Rick Dalton è il protagonista di Bounty Law, serie western che pare potergli garantire una carriera di sicuro successo. Dieci anni dopo Rick, e la sua controfigura Cliff, vivono a Hollywood nel tentativo di rilanciare una carriera che a causa del calo d’interesse per il western sta precipitando nel dimenticatoio. Proprio per questo Rick vorrebbe avvicinare il regista Roman Polanski, che da poco si è trasferito con la moglie Sharon al 10050 di Cielo Drive, esattamente vicino alla sua villa.
Un tributo alla Città degli Angeli e al mondo del cinema che stava muovendo i primi passi verso un nuovo tipo di eroe. Non più personaggi senza macchia né paura ma controversi e pieni di incertezza. Fra i primi si poteva di certo annoverare Rick Dalton, un Leonardo Di Caprio che si agita nel sottobosco hollywoodiano a caccia di una fama che non è mai arrivata se non di striscio, e che nel breve volgere di due lustri è passato da essere una possibile promessa al simbolo del villain delle serie tv. Con lui l’inseparabile amico e stuntman Rick Dalton, Brad Pitt, non una semplice controfigura ma anche un sostegno sul quale poggiare i propri dubbi, frutto di un mestiere pieno di incertezze. Tarantino al solito confeziona ricostruzioni d’ambiente e personaggi che rasentano la maniacalità, unite a una colonna sonora selezionata con altrettanta certosina pazienza e una dose di ultraviolenza, come la definirebbe il protagonista di Arancia Meccanica, a condire il tutto. Trascinandoci sul finire dei ’60 e giocando con citazioni cinematografiche e serie tv di secondo piano, in un’eterna dichiarazione d’amore per il cinema che ha saputo formarlo, prima da appassionato e poi da regista adulto e pieno di talento. Gli eroi Tarantiniani questa volta però mancano il bersaglio, e l’undicesima pellicola del regista originario del Tennessee non sarà quindi ricordata fra le sue migliori, nonostante Di Caprio e Pitt riescono a diventare un duo perfettamente in sintonia e degno erede di Vince Vega e Jules Winnfield. Colpa di una sceneggiatura che purtroppo si spegne e trascina in due ore di party a bordo piscina ai quali partecipano star e starlette a caccia di scritture e gossip. Non bastano le ultime curve per rivalutare quindi una pellicola che nella vicenda finale riguardante la Manson Family vede solamente un appendice in cui narrare la definitiva perdita d’innocenza dei ‘60 e con loro la probabile fine della cultura hippy.
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jayan
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sabato 25 gennaio 2020
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film vuoto, inconcludente, sterile
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Un film davvero brutto. Non riesco a capire come ci sia stato chi abbia applaudito a questo lavoro di Tarantino. A me non è piaciuto affatto. E' inconcludente, non c'è una trama, non commuove, non fa niente.
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kalm
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venerdì 24 gennaio 2020
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insieme a grindhouse il peggiore di tarantino
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Questo film insieme a Grindhouse lo considero il peggiore di Quentin Tarantino. Il finale alla Tarantino mi è piaciuto comunque,magari fosse andata così anche nella realtà. Voto 2 stelle
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archiviobenny
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domenica 19 gennaio 2020
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passo falso
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Sin dall'inizio si percepisce che il film non ha neanche lontanamente la potenza e la capacità di tenerti incollato al video degli altri film di tarantino. Personalmente per me è sì è trattato di un'attesa di 2 ore e 40 minuti che il film decollasse, ma soltanto gli ultimi 10 minuti hanno avuto vagamente il sapore del film che mi aspettavo. Troppo tardi, film a tratti snervante per la sua lentezza, privo di dialoghi, espressioni, inquadrature da ricordare. Ormai non è più un caso: quando farciscono un film di attori strafamosi, il rischio schifezza è dietro l'angolo.
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nezoct
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sabato 11 gennaio 2020
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incomprensibile non chiaro.
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fin dal titolo non ci sembra chiaro
ossessionato e remante contro holliwood,
sembra altresì di cera lacca e non comprensibile,
al 44% forse di gradimento non di più, da lì
forse anche il titolo, specie con l'apprezzamento del genere,
coi b movie, si deve altresì rigenerare e fiorire la miglior holliwood.
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lunedì 6 gennaio 2020
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grazie
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fabio
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venerdì 20 dicembre 2019
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tarantino solo a tratti
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I meccanismi narrativi del regista sono noti e anche stavolta fanno il loro lavoro; i seguaci di Tarantino apprezzeranno come sempre la capacità di mischiare i generi, di reiventare la storia, il gusto per la citazione ecc.
Per quelli che nel cinema ci vedono un rifugio: un mondo di sogno dove puoi tutto.
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alexmanfrex
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mercoledì 18 dicembre 2019
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qualcosa si è inceppato
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Guardando OUATIH, ho avuto come la sensazione che con il trascorrere del tempo, i film di Tarantino stiano derivando sempre più verso una direzione ben precisa ...
Che è quella di dare sempre più spazio all'estrema rappresentazione della sua arte cinematografica e cinefila, fatta di meccanismi ed estetica codificabili ad inconfondibili, a scapito della qualità, se non addirittura, della vera a propria esistenza di una trama/storia
Questo film non è altro che la concretizzazione del gusto cinefilo di Tarantino, il quale ribadisce ulteriormente che il suo cinema è fatto di sequenze lunghissime, dialoghi surreali e a tratti senza senso, una miriade di citazioni cinematografiche più o meno esplicite, attori feticcio, maschere grottesche, sequenze tipo, riscrittura della storia passata etc .
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Guardando OUATIH, ho avuto come la sensazione che con il trascorrere del tempo, i film di Tarantino stiano derivando sempre più verso una direzione ben precisa ...
Che è quella di dare sempre più spazio all'estrema rappresentazione della sua arte cinematografica e cinefila, fatta di meccanismi ed estetica codificabili ad inconfondibili, a scapito della qualità, se non addirittura, della vera a propria esistenza di una trama/storia
Questo film non è altro che la concretizzazione del gusto cinefilo di Tarantino, il quale ribadisce ulteriormente che il suo cinema è fatto di sequenze lunghissime, dialoghi surreali e a tratti senza senso, una miriade di citazioni cinematografiche più o meno esplicite, attori feticcio, maschere grottesche, sequenze tipo, riscrittura della storia passata etc ...
Questo non basta per far gridare all'ennesimo miracolo o capolavoro.
Guardando questo film, si ha come la sensazione di non capire bene dove voglia andare a parare il regista ... o almeno alla fine si capisce forse che non voleva andare a parare da nessuna parte.
Gli riesce raccontare la storia di un attore che vuole emergere in un'epoca fiorente del cinema hollywoodiano, ma che finisce per essere prigioniero di una fragilità comune a molti suoi colleghi. A fare da contrappeso, c'è invece la serena tranquillità e disillusione della sua controfigura, che, pur avendo aspirazioni di carriera, accetta di buon grado il suo mediocre destino.
Mi sarei aspettato una più completa rappresentazione della new Hollywood di fine anni 60, mentre invece Tarantino punta la macchina da presa solamente su quel sottogenere western a lui così tanto caro a su quel cinema cult che lo ha formato in giovane età.
Una raffica di citazioni e riferimenti a questo sub-mondo che forse lo spettatore italiano non è in grado neanche di conoscere ed apprezzare così a fondo.
Decisamente inspiegabile, o per lo meno debole, l'inclusione dell'affaire omicidio di Sharon Tate da parte dei seguaci della setta Manson ...
Ma le realtà è che il suo sottogenere piace sempre e alla fine intrattiene e porta a casa il risultato, anche se in questo caso, ne ha risentito la trama, che negli altri film riusciva a stare saldamente al centro della sua opera e non a corredo.
Ma, considerato che il regista sta per imboccare il viale del tramonto, dovrà trovare qualcosa di più convincente prima che il soli cali sulla sua straordinaria carriera.
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benbedi
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lunedì 16 dicembre 2019
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questa è settima arte
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Questa è settima arte!Questa è genialità!Questo è Tarantino!
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