Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- Italia 2017.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 28dicembre 2017.
MYMONETRONapoli velata
valutazione media:
3,08
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
“La gente non sopporta troppa verità “- accettata questa frase all’ inizio del film, ci si può addentrare nelle viscere in cui Ozpetek decide di farci viaggiare con “Napoli velata” : una storia di abissi ( dei palazzi del seicento,del mare, della città moderna , dell’ animo umano).Decide di raccontare questa storia addentrandosi nei vicoli urbani e mentali che porta con se’, sfogliando un bouquet di bellissime donne e pluripremiate attrici Giovanna Mezzogiorno in primis, per raccontare il dramma di Adriana-medico legale quasi immune alle relazioni umane -che dopo un’ unica notte di passione con Andrea -tritone degli abissi ambiguamente coinvolto in traffici poco leciti -si ritrova al centro di una matassa di indagini su un delitto e fantasmi della sua psiche.
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“La gente non sopporta troppa verità “- accettata questa frase all’ inizio del film, ci si può addentrare nelle viscere in cui Ozpetek decide di farci viaggiare con “Napoli velata” : una storia di abissi ( dei palazzi del seicento,del mare, della città moderna , dell’ animo umano).Decide di raccontare questa storia addentrandosi nei vicoli urbani e mentali che porta con se’, sfogliando un bouquet di bellissime donne e pluripremiate attrici Giovanna Mezzogiorno in primis, per raccontare il dramma di Adriana-medico legale quasi immune alle relazioni umane -che dopo un’ unica notte di passione con Andrea -tritone degli abissi ambiguamente coinvolto in traffici poco leciti -si ritrova al centro di una matassa di indagini su un delitto e fantasmi della sua psiche. La passione, il mistero, il dolore sono raccontati attraverso gli occhi di chi lo vive e tutte le stratificazioni dell’ animo umano passano attraverso i mille volti di Napoli,ripercorsa nella sua bellezza, storia, superstizione, folklore per culminare nell’ invettiva di chi la definisce”bella, bugiarda,ladra, assassina”.Esistono personaggi che soffrono, ma Ozpetek non li lascia mai da soli,inserendo una coralità quasi mutuata dall’ antica drammaturgia, fra vita e morte uomini e donne, ricorrendo ad espedienti noti alla tradizione partenopea e scegliendo Peppe Barra per elevarlo a voce della verita’.Lo sguardo, che sia un modo d’ amare, un amuleto, una visione delle cose è il vero sentimento che ci porta a dire “Vasame”, come una grande estrema promessa d’ amore
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Ozpetek con questo film delude su diversi piani.
Il regista aveva dato un cenno di ripresa con il film precedente ma sembra che la sua regia sia completamente cambiata negli ultimi anni. Scivolata in abissi poco confortanti.
Sul piano della sceneggiatura è davvero un film imbarazzante: sembra scritto a caso, per molti versi noioso e privo di qualsiasi appiglio in fatto di logica e di sentimento.
Sul piano attoriale salvo solo Giovanna Mezzogiorno per il suo valore di attrice che purtroppo qui non è valorizzato.
La regia è un fallimento pieno. Eviterei i commenti su altri attori poco capaci.
Non può dirsi che essere bravi tecnicamente faciliti la riuscita di un film.
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Ozpetek con questo film delude su diversi piani.
Il regista aveva dato un cenno di ripresa con il film precedente ma sembra che la sua regia sia completamente cambiata negli ultimi anni. Scivolata in abissi poco confortanti.
Sul piano della sceneggiatura è davvero un film imbarazzante: sembra scritto a caso, per molti versi noioso e privo di qualsiasi appiglio in fatto di logica e di sentimento.
Sul piano attoriale salvo solo Giovanna Mezzogiorno per il suo valore di attrice che purtroppo qui non è valorizzato.
La regia è un fallimento pieno. Eviterei i commenti su altri attori poco capaci.
Non può dirsi che essere bravi tecnicamente faciliti la riuscita di un film. Qui ne abbiamo la prova.
Anche sul piano estetico non si può vivere di imitazioni estemporanee se non si conosce il valore della stessa bellezza.
Bellezza che Napoli possiede senza alcun dubbio. Ma Napoli è bella anche in quei difetti pochi borghesi che vengano scartati.
Di registi esteti ne abbiamo avuti e sono indimenticabili.
Occorre che Ozpetek si fermi e rifletta bene su cosa vuole fare perché continua a perdere il centro della sua professionalità ormai diventata priva di spessore.
Salvo solo alcuni aspetti della fotografia.
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La maschera e l’occhio. Velo e svelamento segnano e delimitano "Napoli Velata" di Ferzan Ozpetek. La prima inquadratura è l’occhio di una vertiginosa scala elicoidale: citazione di Hitchcock che rimanda al thriller psicologico, svelando una chiave ma allo stesso tempo sviando e velando.
Adriana – matura patologa, con qualche problema col mondo maschile, e non solo – ha una notte rovente, forse la prima della sua vita, con Andrea appena conosciuto a una festa. I due si ridanno appuntamento dopo poche ore, ma lui non si presenta. Adriana lo ritroverà sfigurato il giorno successivo sul suo tavolo anatomico: cavati gli occhi, del suo volto rimane la maschera e lei all’inizio non lo riconosce.
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La maschera e l’occhio. Velo e svelamento segnano e delimitano "Napoli Velata" di Ferzan Ozpetek. La prima inquadratura è l’occhio di una vertiginosa scala elicoidale: citazione di Hitchcock che rimanda al thriller psicologico, svelando una chiave ma allo stesso tempo sviando e velando.
Adriana – matura patologa, con qualche problema col mondo maschile, e non solo – ha una notte rovente, forse la prima della sua vita, con Andrea appena conosciuto a una festa. I due si ridanno appuntamento dopo poche ore, ma lui non si presenta. Adriana lo ritroverà sfigurato il giorno successivo sul suo tavolo anatomico: cavati gli occhi, del suo volto rimane la maschera e lei all’inizio non lo riconosce.
Questi fatti elementari mettono in moto Napoli Velata. Movente e mandanti dell’assassinio si intuiranno abbastanza presto, ma le indagini sembrano distrarsi come se la forma del noir, più dei colpevoli, voglia svelare l’intimità della protagonista, e magari altro più profondo.
Andrea riapparirà quasi subito ad Adriana sotto le specie del gemello Luca, e questo rapporto, presto morboso, farà emergere le morti violente dei genitori cui ha assistito da bambina. Adriana per mestiere apre, svela, i morti, ma il particolare lavoro che ha scelto finora è servito a normalizzare, mascherare, velare, quelle morti essenziali a cui non vuole tornare.
Andrea/Luca è uno dei doppi tanto cari a Ozpetek, e in questo caso fa a sua volta da doppio col padre di Adriana. Padre e amante accomunati dal destino di sangue: nel gioco dei simboli e dei rimandi, Andrea è stato ucciso per una maschera antica, e c’è il monile a forma di occhio del padre di Adriana – in un certo senso causa della sua morte – che lei dona all’amante vivo/morto, ridandogli gli occhi che gli assassini gli hanno tolto.
Nell’altro doppio centrale della storia, la madre omicida/suicida di Adriana ha lo stesso volto di lei, quasi a trasmettergli la sua imperdonata colpa prima di gettarsi nel vuoto. E lungo la stessa folle linea ereditaria si potrebbe sospettare Adriana stessa come assassina.
Cast non irresistibile: Giovanna Mezzogiorno sotto se stessa, a tratti più estranea che interrogativa, Alessandro Borghi poco incisivo nel ruolo-ombra di Luca, più convincenti gli altri comprimari, sopra tutti Peppe Barra. Qualche caduta televisiva nella sceneggiatura, non sempre all’altezza della complessità del soggetto. "Napoli Velata" è un film barocco nelle atmosfere, nella struttura ridondante e nell’esorbitante simbolismo, di cui la città partenopea è giusta coprotagonista. Le streghe che consumano il loro sabba scambiandosi la maschera sotto il Grande Occhio, i Quartieri Spagnoli, i vicoli, gli ipogei e le torri, le chiese e i palazzi, gl’interni sontuosi, la brulicante umanità di ciechi, nani, santone, veggenti e cabaliste, materializzano una storia possibile solo in poche altre città misteriche. Astratta e simbolica, ma anche carnale, l’insistenza su maschere d’amore e morte: il martoriato evanescente Cristo Velato fa da contraltare ai possenti nudi marmorei romani del Museo Archeologico, ai corpi vibranti dei due protagonisti nell’amplesso, alle fotografie nude di lei rubate da Andrea, e naturalmente alle carni livide sul tavolo anatomico.
Sul finale qualcosa sembra chiarirsi. Adriana incontra un altro uomo che l’aiuta a liberarsi dell’ombra di Andrea; cambia casa, lascia il lavoro, in qualche modo scopre e fa i conti con la parte rimossa di se stessa.
L’ultima scena è il doppio della rappresentazione teatrale della figliata dei femminielli in cui Adriana e Andrea si erano conosciuti; parto impossibile, simbolica venuta alla luce che il velo del sipario nasconde nel momento cruciale perché troppa verità è insopportabile.
Adriana si ritrova nella Cappella Sansevero alla commemorazione funebre dello zio, morto anche lui in circostanze poco chiare. Dinanzi al Cristo Velato intuirà le mandanti dei due delitti, scoprirà un tradimento, ma soprattutto si ritroverà tra le mani l’occhio che è stato di suo padre e poi di Andrea, a significare un nuovo finale che inghiotte tutto quello che finora è stato.
Il rimpiattino di Ozpeteck con lo spettatore continua. L’occhio che rivela è maschera che nasconde, e viceversa. L’inatteso epilogo, più che ribaltamento o cancellazione, è un altro giro lungo la scala a spirale della verità, qualunque cosa sia. Del regista turco conosciamo la dimestichezza con le ombre: i fantasmi non solo esistono, ma i fantasmi siamo noi, di cui rimane solo un rumore di passi in un vicolo.
E forse non è lui col suo cinema, ma qualcos’altro a giocare con noi lì fuori. [-]
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Sta diventando un’abitudine per i cineasti italiani ambientare pellicole a Napoli. Ma Napoli non è una location qualunque dove mettere in scena un dramma una commedia una tragedia, non è un palco per rappresentazioni di vario genere. Napoli è dramma è tragedia è commedia e qualsiasi storia raccontata a Napoli se non ci parla di Napoli se non dà voce a Napoli stessa, diventa superflua, trascurabile, noiosa, diventa un fatterello che si poteva ambientare a Roma a Firenze a Milano, senza essere fagocitato dalla città stessa.
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Sta diventando un’abitudine per i cineasti italiani ambientare pellicole a Napoli. Ma Napoli non è una location qualunque dove mettere in scena un dramma una commedia una tragedia, non è un palco per rappresentazioni di vario genere. Napoli è dramma è tragedia è commedia e qualsiasi storia raccontata a Napoli se non ci parla di Napoli se non dà voce a Napoli stessa, diventa superflua, trascurabile, noiosa, diventa un fatterello che si poteva ambientare a Roma a Firenze a Milano, senza essere fagocitato dalla città stessa. Detto questo, il cast è di prim’ordine e a parte la Mezzogiorno, spicca la partecipazione di Peppe Barra e di Lina Sastri, due anime della tradizione canora e teatrale napoletana che non bastano però a compenetrare la storia con la città. Se il dramma familiare e psicologico di una donna matura con un grave trauma infantile, che ne condiziona l’esistenza fino a spingerla ai margini della follia, poteva essere rappresentato ovunque, perché allora si è scelta Napoli? Perché inserire Napoli nel titolo? E perché velata? Non è sufficiente accostare le ombre e i misteri, la velatezza dell’animo umano alla meravigliosa opera del Cristo velato della cappella del principe di Sansevero, non è sufficiente inserire qualche topos partenopeo, come la tombolata dei “femminielli”, per giustificare l’uso e direi, in questo caso, l’abuso del nome di Napoli.
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[+] napoli non è una razza protetta, quindi che vuole? (di marezia)[ - ] napoli non è una razza protetta, quindi che vuole?
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Sono letteralmente corso al cinema attirato dalla bontà del regista e del cast (e senza leggere alcuna recensione preventivamente).
Sono uscito (altrettanto di corsa) deluso. Deluso dall'irrazionalità del finale (pseudo magico): se la storia approdava alle problematiche psicologiche (ai limiti della malattia mentale) riconoscendole come radice di quanto vissuto dalla protagonista sino ad allora, il finale sconfessa e svilisce completamente questa idea a cui gli autori portano lo spettatore. Insomma se ad un certo punto appare chiaro che Luca e' una proiezione esterna della mente di Adriana quasi a voler continuare la travolgente esperienza amorosa con Andrea che senso ha insinuare il dubbio che 'forse' era reale accompagnandola al cristo velato?
Deluso dall'utilizzo della città: un mero sfondo folcloristico senza nessuna attinenza con il nucleo della storia.
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Sono letteralmente corso al cinema attirato dalla bontà del regista e del cast (e senza leggere alcuna recensione preventivamente).
Sono uscito (altrettanto di corsa) deluso. Deluso dall'irrazionalità del finale (pseudo magico): se la storia approdava alle problematiche psicologiche (ai limiti della malattia mentale) riconoscendole come radice di quanto vissuto dalla protagonista sino ad allora, il finale sconfessa e svilisce completamente questa idea a cui gli autori portano lo spettatore. Insomma se ad un certo punto appare chiaro che Luca e' una proiezione esterna della mente di Adriana quasi a voler continuare la travolgente esperienza amorosa con Andrea che senso ha insinuare il dubbio che 'forse' era reale accompagnandola al cristo velato?
Deluso dall'utilizzo della città: un mero sfondo folcloristico senza nessuna attinenza con il nucleo della storia. Non c' e' nessun rapporto tra i misteri (mentali) della protagonista e quelli della città. Una assoluta dissociazione che non giustifica il titolo. Questa storia poteva svolgersi in una qualunque altra città del mondo senza subire contraccolpi.
Deluso anche dalla trama del thriller: puramente abbozzata e oscurata dalla voglia di stupire con gli interrogativi misteriosi (i fantasmi esistono davvero? Magia o realtà' ? E via di questo passo...)
Gli attori molto bravi: su tutti la Mezzogiorno e Barra (sublime). Sicuramente bella la fotografia e l innegabile artistica capacità di muovere la macchina da presa .
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[+] giallo, erotico o fantastico? (di mgaby)[ - ] giallo, erotico o fantastico?
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Ieri ho visto “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek. Premetto che considero il regista un gran paraculo e un falsario di sentimenti, passioni, situazioni, contesti, ecc. Però, alcuni suoi falsi sono accettabili e qualche volta persino ben riusciti. Penso a “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte”, “Saturno contro”, “Un giorno perfetto”, “Mine vaganti” e “Magnifica presenza”. Altri, sono delle patacche intollerabili, come "Il bagno turco", “Cuore sacro” e quest’ultimo “Napoli velata”.
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Ieri ho visto “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek. Premetto che considero il regista un gran paraculo e un falsario di sentimenti, passioni, situazioni, contesti, ecc. Però, alcuni suoi falsi sono accettabili e qualche volta persino ben riusciti. Penso a “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte”, “Saturno contro”, “Un giorno perfetto”, “Mine vaganti” e “Magnifica presenza”. Altri, sono delle patacche intollerabili, come "Il bagno turco", “Cuore sacro” e quest’ultimo “Napoli velata”.
“Napoli velata” pare la sommatoria di varie tematiche affrontate nei precedenti film. Anzi, più che sommatoria, direi accozzaglia: l’amore melodrammatico, l’omosessualità (i gay sono quasi sempre maggioranza nei film di Ozpetek), i fantasmi, i sogni, la follia nelle sue varie forme (che, chissà perché, colpisce prevalentemente gli eterosessuali). Qui, però, manca l’ironia (a parte quella involontaria della prima scena di sesso) che, vivaddio, salvava molti dei suoi film migliori. Ma, soprattutto, manca una sceneggiatura forte. Se a ciò si aggiunge una regia di stampo televisivo e una pessima recitazione da parte di tutti (il peggiore è sicuramente Alessandro Borghi), il quadro è completo. Giovanna Mezzogiorno ha la sensualità e il fisico di una mela cotta. Assolutamente sprecati sono il grandissimo Peppe Barra (ultimo colto cantore di una tradizione che va dal Cinquecento al Secondo dopoguerra) e l’ottima Anna Bonaiuto. Sempre bona è Luisa Ranieri. Anche le musiche, che sono sempre state un elemento importante dei film di Ozpetek, risultano inadatte.
Napoli è ridotta ad una cupa città fondata su ridicoli esoterismi e su macchiette di santoni. L’ambiente sociale, nobile e alto-borghese “inquinato” da femminielli parassiti e pseudo collezionisti d’arte, è molto poco probabile (anche se un po' mi ha ricordato l'ambiente degli anni '80 a casa della duchessa Melina Pignatelli) e comunque non rappresentativo di una città estremamente complessa. Piazza del Gesù Nuovo è ripresa da ogni angolo e non poteva mancare il finale nella Cappella di Sansevero con il celebre Cristo velato. Una sorta di spot per il turismo mordi e fuggi per croceristi di 3° classe.
Insomma, ognuno ha il diritto di girare la puttanata che crede, però lasci stare Napoli e la sua storia millenaria che resta “velata” solo ai superficiali.
[Il Gatto Giacomino][-]
[+] lascia un commento a ilgattogiacomino »[ - ] lascia un commento a ilgattogiacomino »
Apre citando Hitchcock, prosegue su un canovaccio da feulleton partenopeo che non sarebbe dispiaciuto a Matilde Serao, ma Ferzan non sa resistere ai suoi stereotipi e feticci: gli spiriti e i fantasmi. Spoglia e fa sudare di sesso e passione una sorprendente Giovanna Mezzogiorno che ricorda terribilmente il padre,fiero combattente borbonico nei film di Luigi Magni.Riserva alla protagonista un contorno di Regine, tutte eccezionali, Lina Sastri irriconoscibile e perfida, come Isabella Ferrari, Luisa Ranieri incontenibile e sanguigna, Anna Bonaiuto enigmatica e disperata,addirittura Donna Imma Savastano, commissaria concreta e cazzimmosa,Pietra Montecorvino, in una inconfondibile ballata.Lari e penati non servono, come Nume basta Peppe Barra, gioiosa maschera atellana, principe dei femminielli, ambiguo e possente come una dea madre misconosciuta.
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Apre citando Hitchcock, prosegue su un canovaccio da feulleton partenopeo che non sarebbe dispiaciuto a Matilde Serao, ma Ferzan non sa resistere ai suoi stereotipi e feticci: gli spiriti e i fantasmi. Spoglia e fa sudare di sesso e passione una sorprendente Giovanna Mezzogiorno che ricorda terribilmente il padre,fiero combattente borbonico nei film di Luigi Magni.Riserva alla protagonista un contorno di Regine, tutte eccezionali, Lina Sastri irriconoscibile e perfida, come Isabella Ferrari, Luisa Ranieri incontenibile e sanguigna, Anna Bonaiuto enigmatica e disperata,addirittura Donna Imma Savastano, commissaria concreta e cazzimmosa,Pietra Montecorvino, in una inconfondibile ballata.Lari e penati non servono, come Nume basta Peppe Barra, gioiosa maschera atellana, principe dei femminielli, ambiguo e possente come una dea madre misconosciuta.La trama oscilla tra edipiche ancestrali paure e simbolismi metafisci, strizzando l'occhio a Bunuel o più prosaicamente a Lina Wertmuller, convitata non citata il cui misterioso intrigo di donne vicoli e delitti non avrebbe sfigurato in questa storia misterica. Simoboli disseminati ovunque, messaggi esoterici e incorporei, l'occhio di Allah, i ciechi , di Napoli o Sorrento poco importa.Confezione elegante, come sempre, musiche accattivanti, cast di Dive, peccato per la sceneggiatura zoppicante e i maschi decorativi.Seducente. [-]
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Ozpetek, regista e sceneggiatore di chiara fama , ambienta la vicenda ivi narrata nella Città di Napoli, con le sue gioie,i dolori , le ancestrali superstizioni e l'atavico mistero che l'avvolge da secoli.
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Ozpetek, regista e sceneggiatore di chiara fama , ambienta la vicenda ivi narrata nella Città di Napoli, con le sue gioie,i dolori , le ancestrali superstizioni e l'atavico mistero che l'avvolge da secoli. La protagonista Adriana, una valente e preparata G. Mezzogiorno, medico anatomo -patologo, fredda e distaccata, durante una festa in cui viene rappresentato il tradizionale " Parto dei Femminielli" , conosce un giovane di bell'aspetto e dai modi assai sbrigativi e sfrontati, Andrea , interpretato da un talentuoso e poliforme A.Borghi. I due trascorreranno una notte infuocata dalla reciproca passione. Al risveglio Andrea si congeda , dando appuntamento alla donna per le 18.00 dello stesso pomeriggio, al Museo Archeologico. Adriana ci sarà , attonita e affascinata da quel misterioso ragazzo e desiderosa di proseguire la frequentazione. Lui non si presenterà mai e non avviserà. Apparentemente, sembrerebbe una storia come tante altre, ma ecco il primo colpo di scena; durante un'autopsia ad un cadavere reso irriconoscibile ed al quale hanno strappato i bulbi oculari, Adriana grazie ad un particolare ( un tatuaggio sul fianco) riconosce il suo giovane amante, ormai senza vita. Inizia allora una ricerca a ritroso, parallelamente alle indagini della Polizia, per capire chi fosse in realtà costui, apparso all'improvviso per morire in tragiche circostanze. Costui frequentava ambienti torbidi, era probabilmente un ladro di opere d'arte e forse aveva tentato di rifilare un falso alle persone sbagliate. Ma ecco che giunge un altro colpo di scena, quel che inizialmente sembrava suggestione si rivela, apparentemente , una realtà concreta. Adriana vede per l'ennesima volta un ragazzo che è il sosia di Andrea e riesce a fermarlo. Convinta che sia lui , va su tutte le furie, ma il giovane , timido ed introverso, spiega di essere il gemello e afferma di chiamarsi Luca, in trasferta a Napoli per conoscere suo fratello, di cui aveva appreso l'esistenza pochi giorni prima, senza poterlo incontrare, perchè quando giunge in città , il fato si era già compiuto. Si instaura tra di loro un rapporto via via sempre più confidenziale e stretto, troppo stretto da diventare un nodo scorsoio. Luca è molto possessivo e a tratti violento, ma Adriana è fatalmente attratta dall'atmosfera morbosa che scaturisce dalla presenza del giovane nella sua vita. Intanto le indagini vanno avanti e i successivi mutamenti sconvolgeranno Adriana e la sua routine verrà invasa da dubbi e misteri più grandi di lei. La presenza così soffocante si rivela molto diversa da ciò che sembra...Ma quando tutto sembra tornare alla normalità , qualcosa di superiore alla volontà della protagonista la guida nella strad senza ritorno...Ottima vicenda , ben scritta e ben narrata, con un cast d'eccezione; P.Barra, icona del teatro napoletano nel ruolo del saggio amico della protagonista, L. Sastri e I.Ferrari interpretano una coppia di antiquarie, ambigue e perfide, interessate solo al proprio tornaconto, M.P.Calzone un funzionario di Polizia da i modi ruvidi e bruschi ma che non dimentica mai di essere donna. Ottime location, come la Cappella di S.Severo ed i sotterranei , intriganti e misteriosi della Napoli esoterica e massonica. Colonna sonora di P.Catalano, molto appropriata alla narrazione.
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Film di immagini, sensazioni, stati d'animo. Sotto questo aspetto Ozpetek si risolleva dopo l'assurdo Rosso Istanbul. Ma la storia? Ha un senso oppure si tratta di un semplice esercizio estetizzante e narcisistico con silenzi e pause studiate che in realtà non significano niente? Forse Il regista ha ormai perduto la sua ispirazione migliore? Il dubbio secondo me rimane soprattutto per una conclusione che appare difficile da spiegare su un piano razionale. Brava la Mezzogiorno, impacciato Borghi in un ruolo chiaramente non suo ( e troppo simile purtroppo al sopravvalutato Fassbender ). La conclusione è per la Ferrari: spero che il suo bellissimo volto sia stato devastato dal trucco e non dalle operazioni chirurgiche, perchè nel film è quasi irriconoscibile più vicino ad una strega che ad una donna.
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Film di immagini, sensazioni, stati d'animo. Sotto questo aspetto Ozpetek si risolleva dopo l'assurdo Rosso Istanbul. Ma la storia? Ha un senso oppure si tratta di un semplice esercizio estetizzante e narcisistico con silenzi e pause studiate che in realtà non significano niente? Forse Il regista ha ormai perduto la sua ispirazione migliore? Il dubbio secondo me rimane soprattutto per una conclusione che appare difficile da spiegare su un piano razionale. Brava la Mezzogiorno, impacciato Borghi in un ruolo chiaramente non suo ( e troppo simile purtroppo al sopravvalutato Fassbender ). La conclusione è per la Ferrari: spero che il suo bellissimo volto sia stato devastato dal trucco e non dalle operazioni chirurgiche, perchè nel film è quasi irriconoscibile più vicino ad una strega che ad una donna. Siamo però lontani anni luce dalle prove migliori di Ozpetek.
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[+] la ferrari interpreta una strega (di nick2018)[ - ] la ferrari interpreta una strega
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NAPOLI VELATA ovvero NAPOLI SVELATA 6 Gennaio 2018
Confesso: sono di parte adoro Ozpetek anche quando non inventa storie per compiacere il pubblico ma pare crearle per se stesso per potere esprimere attraverso un film tutta la passione per gli uomini per i luoghi per le storie tragiche che lo coinvolgono e lo affascinano come accade nel suo ultimo film “Napoli velata” .
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NAPOLI VELATA ovvero NAPOLI SVELATA 6 Gennaio 2018
Confesso: sono di parte adoro Ozpetek anche quando non inventa storie per compiacere il pubblico ma pare crearle per se stesso per potere esprimere attraverso un film tutta la passione per gli uomini per i luoghi per le storie tragiche che lo coinvolgono e lo affascinano come accade nel suo ultimo film “Napoli velata” .
La storia che il regista ci racconta è in bilico tra un profilo psichiatrico e un thriller ambientata in una Napoli assolutamente stereotipata dove il regista ha voluto mescolare tutto in abbondanza : i luoghi antichi e misteriosi tipo antro delle sibille dove la zia e le amiche della protagonista raccolgono pezzi di antiquariato simili a reperti degli scavi di Pompei, case antiche dove pare che il tempo si sia congelato e che gli avvenimenti accaduti e vissuti dai suoi abitanti siano stati per sempre immobilizzati come inghiottiti dalla lava sgorgata dal Vesuvio in eruzione ed abbattutasi sugli antichi abitanti di Pompei. Ed ancora i personaggi che abitano e popolano questa dolorosa magica stupefacente città sembrano essere tutti rigorosamente omosessuali o donne di dubbia moralità ( vedi le premiate nella scena finale che parrebbero essere le responsabili dell’ atroce delitto del giovane Andrea) o lo stereotipo dell’indovina occupante una caverna -antro a cui Adriana si rivolge nel tentativo di dare risposta alla sua angoscia E il gioco della tombola specchio della napoletanità che si svolge su una grande terrazza alle cui spalle si erge il Vesuvio simbolo perpetuo della città un “femminiello” estrae da un cesto una serie di numeri che vengono interpretati in uno sguaiato dialetto partenopeo E l’immagine dell’utero sezionato custodito nella affascinante Farmacia dell’Ospedale degli Incurabili (altro luogo icona di Napoli) e la rappresentazione del rito pagano della figliata dei Femminielli Tutto è esasperato provocatorio intenso e stupefacente come lo è la città di Napoli dove ancora oggi esiste una scissione ed una sovrapposizione di cultura e di tradizione di antico e di moderno di reale e di fantastico: Napoli è anche questo, Napoli è tutto questo. Tuttavia l’immagine di Napoli che esce dal genio di Ozpetek non è quella di una città decadente ma di un luogo dalle cui viscere a causa del magma sotterraneo di cui la città è permeata erompe un’ energia dilagante una travolgente vitalità La narrazione avviene come a scatti tra luci ed ombre ; impronunziabili segreti di famiglia celati da bugie che determinano il blocco della coscienza di Adriana la protagonista del film che vive in uno stato di congelamento di sentimenti che toglie aria e gioia alla sua vita e da un male oscuro che viene acuito da un lavoro che la fa vivere in mezzo ai morti ( Adriana è un anatomopatologa che compie autopsie sui cadaveri) e sarà proprio durante un esame di un cadavere in sala anatomica che lei riconoscerà da un tatuaggio sul corpo il suo giovane amante, amante conosciuto la sera prima e da cui è stata travolta da un ondata di irrefrenabile passione mai vissuta prima. Questo trauma risveglierà in lei il primo trauma rimosso dell’ omicidio compiuto dalla propria madre sul padre e del suicidio della stessa tutto accaduto davanti ai suoi occhi bambini.
La trama è volutamente contorta. Ozpetek ha fatto di tutto per confondere le carte aggiungendo e sottraendo ma nonostante i suoi sforzi la scena iniziale è rivelatrice di tutta la storia. Sospeso tra il personaggio di Adriana la protagonista del film e del matematico John Nash del film A Beautiful mind, entrambi preda di allucinazioni , il film si rivela già dalla prima scena. Una scena che viene girata su quel capolavoro di scalinata a struttura ellissoidale progettata dall’architetto Giulio Ulisse Arata per il prestigioso Palazzo Mannajolo . La scena finale dove il regista pone la conclusione del film è un ulteriore omaggio alla città, essa si svolge infatti nella Cappella Sansevero altro gioiello del patrimonio artistico internazionale dove è custodita la statua del Cristo velato (da cui presuppongo faccia riferimento il titolo del film )di Giuseppe Sanmartino .
Insomma un film potente esasperato contradittorio ingestibile come la città in cui si svolge come il suo autore come la vita.
Elena
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