antrace
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mercoledì 3 gennaio 2018
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napoli velata, coperta, quasi nascosta
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Un film esoterico, ossia denso di simboli e misteri, dedicato alla città del Vesuvio. L'intento di Ozpetek è ben intuibile. L'esito lascia dubbi, e gusti acri. Attraverso una vicenda scabrosa, il regista turco prova a descrivere Napoli con echi lontani, gestualità dei femmiinielli , superstizioni popolari, fra guitti e malavita. La Napoli velata ha pochi tratti lirici, mostra un volto cupo e torbido, pur nella suggestione dei luoghi e nel vernacolo dei personaggi.
Dopo la sequenza iniziale, un delitto in un palazzo, episodio enigmatico, sospeso, il film si svolge tra vicoli storici e p.zza del Gesù. E' in questo scenario che si incontrano Andrea ed Adriana, uno giovane esuberante, irruento, l'altra persona matura, impacciata.
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Un film esoterico, ossia denso di simboli e misteri, dedicato alla città del Vesuvio. L'intento di Ozpetek è ben intuibile. L'esito lascia dubbi, e gusti acri. Attraverso una vicenda scabrosa, il regista turco prova a descrivere Napoli con echi lontani, gestualità dei femmiinielli , superstizioni popolari, fra guitti e malavita. La Napoli velata ha pochi tratti lirici, mostra un volto cupo e torbido, pur nella suggestione dei luoghi e nel vernacolo dei personaggi.
Dopo la sequenza iniziale, un delitto in un palazzo, episodio enigmatico, sospeso, il film si svolge tra vicoli storici e p.zza del Gesù. E' in questo scenario che si incontrano Andrea ed Adriana, uno giovane esuberante, irruento, l'altra persona matura, impacciata.
L'assassinio dell'amante di una notte sconvolge la vita di Adriana, che ne scopre il corpo , seviziato, nell'obitorio del Policlinico, dove la stessa donna lavora come medico legale. Adriana non si dà pace, e nel frattempo viene braccata dalla polizia, che indaga sul'atto cruento, sulla coppia inusuale, sulle esperienze di entrambi. Sotto cauta sorveglianza , inseguita dai ricordi laceranti, Adriana si imbatte nel sosia della vittima, sempre là, nel cuore di Napoli, in una ripetizione inspiegabile del primo incontro. Decide di ospitare questo individuo, che si definisce fratello dell'amante ucciso, ne subisce le insinuanti profferte. Lo sguardo del regista si sofferma sul carattere inquieto di Adriana, sempre in cerca di affetti maschili, sempre turbata, ferita in modo indelebile dalla memoria della fine dolorosa dei suoi genitori. Il padre colpito al cuore per le scale dalla moglie tradita. La madre suicida dinanzi ai suoi occhi di bimba. E' la sequenza iniziale che svela il dolorte intimo della protagonista. E' il racconto successivo che apre uno squarcio sulla sua follia nascosta. Intorno ad Adriana un ambiente concitato ed estremo di parenti teatranti, di mercanti d'arte con pistole fra le mani, di figure losche. Nessuno scoprirà l'assassino di Andrea. nessuno potrà dare connotati precisi alla vicenda di Adriana, se ingannata e offesa, se inconsapevole carnefice. Scene curate, musiche levantine intense, abile recitazione. Peppe Barra titanico. Ma a dispetto del titolo seducente, Napoli ne viene fuori con volto in penombra, quasi soffocato.
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yarince
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martedì 9 gennaio 2018
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chiaroscuro tra il visibile e ciò che è disvelato
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Ho riconosciuto,in Napoli Velata, lo stile di Ozpetek che ho sempre apprezzato: l'attenzione per gli interni ( in palazzi storici, case di famiglia, con cimeli, specchi, quadri di antenati, nascondigli e sottopassaggi, abitate dalle voci e dai passi del passato), i silenzi che dilatano gli occhi sui dettagli e sulla comprensione, la fotografia, le musiche e le canzoni di Sezen Aksu. A me lui è sempre piaciuto, anche se, a volte, è un pò melenso. In Napoli velata, thriller psicologico, mi è piaciuto il suo "occhio turco", che svela una Napoli esoterica e cabalistica. La metonimia del titolo, il velo che ricopre Napoli è lo stesso che copre il Cristo; un drappo che non nasconde, ma, anzi, aderisce perfettamente al corpo marmoreo e ne evidenzia le forme, l’espressione, le ferite, la sofferenza, la passione.
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Ho riconosciuto,in Napoli Velata, lo stile di Ozpetek che ho sempre apprezzato: l'attenzione per gli interni ( in palazzi storici, case di famiglia, con cimeli, specchi, quadri di antenati, nascondigli e sottopassaggi, abitate dalle voci e dai passi del passato), i silenzi che dilatano gli occhi sui dettagli e sulla comprensione, la fotografia, le musiche e le canzoni di Sezen Aksu. A me lui è sempre piaciuto, anche se, a volte, è un pò melenso. In Napoli velata, thriller psicologico, mi è piaciuto il suo "occhio turco", che svela una Napoli esoterica e cabalistica. La metonimia del titolo, il velo che ricopre Napoli è lo stesso che copre il Cristo; un drappo che non nasconde, ma, anzi, aderisce perfettamente al corpo marmoreo e ne evidenzia le forme, l’espressione, le ferite, la sofferenza, la passione. Allo stesso modo, il mistero che aleggia sulla città, le verità nascoste, incomprensibili, aderiscono alla bellezza e all’unicità della città e sono inscindibili da essa, perché fatte della stessa materia. E proprio gli occhi sono centrali nel film; la scena velata della figliata, l’inquadratura sulla spirale della scalinata di palazzo Mannajuolo, gli occhi strappati del cadavere, il cieco che cammina per strada, l'amuleto, gli occhi del medico sui cadaveri. La vista è il senso più facile e immediato che usiamo per decifrare la realtà, ma essa non si esaurisce nella sola analisi visiva, non basta leggere la mappa, per capire il territorio, c'è altro, oltre il visibile, c'è altro, da dis-velare. Il film è un continuo "chiaroscuro" di presenze e scomparse, corpi vivi che emanano energia erotica, cadaveri e fantasmi, riti pagani, oggetti d'arte e numeri da dis-velare. Il finale riconsegna la protagonista al mistero, lei svolta l'angolo, possiamo sentire i suoi passi, ma non la vediamo più, perchè viene risucchiata nel vortice della città, come tutti i suoi abitanti. Metaforicamente, il viaggio a ritroso che fa Adriana nel cuore delle sue tenebre, non è finito. Ozpetek non vuole che il suo viaggio sia compiuto, infatti nell’ultima scena lei se ne va camminando, per riconporre il mistero, che altrimenti, sarebbe compiuto. Lei simbolicamente rappresenta Napoli " che i segreti li porta con sè"...
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cesarepremi
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mercoledì 14 febbraio 2018
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ozpetek svelato
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Film cervellotico e pretenzioso. Sullo sfondo di una Napoli magica e folclorica si snoda quello che vorrebbe essere un giallo psicologico. Ma la storia non sta in piedi, la sceneggiatura è di una mediocrità imbarazzante, il filo della "vicenda" completamente scollegato dalla quinta teatrale costituita dalla città e dal suo fascino un po' esotico. I flash back sull'infanzia traumatica della protagonista, il medico patologo Adriana, appaiono ridicoli per come sono costruiti didascalicamente. Le citazioni autoriali (Hitchcock nell'incipit, Sorrentino nello sfruttamento della città come quinta teatrale) giustificano l'aggettivo pretenzioso con cui qualifico il film.
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Film cervellotico e pretenzioso. Sullo sfondo di una Napoli magica e folclorica si snoda quello che vorrebbe essere un giallo psicologico. Ma la storia non sta in piedi, la sceneggiatura è di una mediocrità imbarazzante, il filo della "vicenda" completamente scollegato dalla quinta teatrale costituita dalla città e dal suo fascino un po' esotico. I flash back sull'infanzia traumatica della protagonista, il medico patologo Adriana, appaiono ridicoli per come sono costruiti didascalicamente. Le citazioni autoriali (Hitchcock nell'incipit, Sorrentino nello sfruttamento della città come quinta teatrale) giustificano l'aggettivo pretenzioso con cui qualifico il film. In conclusione, un film brutto che conferma definitivamente il mio giudizio negativo su Ozpetek, un regista che vela la sua mediocrità dietro effetti sofisticati e ambizioni autoriali ma privo di sostanza. Ozpetek svelato.
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giusy
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sabato 5 maggio 2018
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molto velata......
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Napoli velata napoli celata nascosta con i suoi misteri con le sue maschere. Un film che ruota intorno agli occhi a ciò che vedono ciò che ricordano che desiderano che cercano...un film per me spesso sovraccarico.... che narra una napoli nascosta esasperante misteriosa dimenticata...Una Napoli narrata nei suoi vicoli spesso bui rappresentati da maschere, palazzi e sculture inquietanti....come l'anima della protagonista come le anime dei vari attori.....Ozpetek narra personaggi che emergono per la loro diversità ma stavolta una diversità esasperante. Il piccolo universo omosessuale che emerge nel film non viene narrato come normale ma letto come diversità, cupezza, mistero spietato e forse omicida.
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Napoli velata napoli celata nascosta con i suoi misteri con le sue maschere. Un film che ruota intorno agli occhi a ciò che vedono ciò che ricordano che desiderano che cercano...un film per me spesso sovraccarico.... che narra una napoli nascosta esasperante misteriosa dimenticata...Una Napoli narrata nei suoi vicoli spesso bui rappresentati da maschere, palazzi e sculture inquietanti....come l'anima della protagonista come le anime dei vari attori.....Ozpetek narra personaggi che emergono per la loro diversità ma stavolta una diversità esasperante. Il piccolo universo omosessuale che emerge nel film non viene narrato come normale ma letto come diversità, cupezza, mistero spietato e forse omicida....un mondo dove la diversità tra virgolette si moltiplica x se stessa e si nutre di altre diversità si circonda delle diversità come le vede Ozpetek......la chiaroveggente non è solo chiaroveggente ma è distesa bloccata in un letto trasandata quasi stregata una figura esasperata accostata ad altre immagini anch'esse esasperate....la diversità della chiaroveggente viene presentata e assistita da una donna affetta da nanismo spavalda a tratti sfacciata e cinica in scene ridondanti di mobili e suppellettili...abitazioni con altari mobili tappeti ornamenti pesanti...ma dove sono queste abitazioni...esistono ancora?... Unica perla la Mezzogiorno...malata per amore malata d'amore e malata in amore...perseguitata da paure, desideri, e tanto forte negli sguardi....brava la Mezzogiorno e li riconosco la maestria del regista nel suo modo di muovere la macchina da presa un po' meno questa volta sulla narrazione dei personaggi spesso sproporzionati e a tratti anacronistici.... ..Finale con interrogativo....le amiche lesbiche la zia oppure lei la chiave di tutto? Perché a volte per poter far vivere un amore vanno chiusi gli occhi....a voi la scelta del finale...io il mio ce l'ho.....il mistero continua dopo la visita al Cristo anch'egli velato ma questa è tutta un'altra storia....
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vivirieg
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lunedì 1 gennaio 2018
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il risveglio dei sensi in una napoli un po' forzata
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Bellissimo film sul potere dell'erotismo e del risveglio dei sensi che ne deriva. Adriana, anatomo pataloga borghese e single, trascorre il suo tempo con sua zia ed il suo entourage....l'incontro con Andrea,la notte di passione con lui ed il violento trauma legato a perdere immediatamente l'uomo che la aveva sedotta in modo così sfacciato portano la nostra protagonista a fare una personale indagine sui fatti incontrando persone (reali ed immaginarie) che la portano alla presa di coscienza di un trauma infantile. Gira intorno ad una Giovanna Mezzogiorno bravissima e sempre in scena un cast di attori di grande talento. La città di Napoli è una grande protagonista con le sue piazze,strade,monumenti e palazzi meravigliosi.
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Bellissimo film sul potere dell'erotismo e del risveglio dei sensi che ne deriva. Adriana, anatomo pataloga borghese e single, trascorre il suo tempo con sua zia ed il suo entourage....l'incontro con Andrea,la notte di passione con lui ed il violento trauma legato a perdere immediatamente l'uomo che la aveva sedotta in modo così sfacciato portano la nostra protagonista a fare una personale indagine sui fatti incontrando persone (reali ed immaginarie) che la portano alla presa di coscienza di un trauma infantile. Gira intorno ad una Giovanna Mezzogiorno bravissima e sempre in scena un cast di attori di grande talento. La città di Napoli è una grande protagonista con le sue piazze,strade,monumenti e palazzi meravigliosi.Qualche scena un po' forzata (l'incontro con l'incomprensibile chiromante) ma nel complesso Ozpetek mostra chiaramente di essersi innamorato. Unico difetto la lentezza del film che comunque si fa seguire senza noie. bellissima la fotografia... assente la tavola come fulcro della vita.... sono l'arte,la cultura e la superstizione a fare incontrare i personaggi... film da vedere....
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michelecamero
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lunedì 8 gennaio 2018
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il fascino di napoli nelle fantasie di ozpetek
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Un consueto film di Ozpetek con tutti i suoi temi più cari. Il melò, il rapporto tra la persona che scompare e quella che si trova in grado, quest’ultima, di riaprirti alla vita o ad una diversa e più piacevole visione dell’esistenza, le presenze occulte che si manifestano solo al protagonista della storia così da confondere lo spettatore impegnato fino in fondo a discernere la realtà dall’immaginazione, il mondo dell’omosessualità rappresentato sempre con una certa gaiezza, leggerezza nonostante sempre sopra tono per immagini, atteggiamenti e comportamenti. E poi sempre questa bellissima fotografia calda, sensuale, lasciva.
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Un consueto film di Ozpetek con tutti i suoi temi più cari. Il melò, il rapporto tra la persona che scompare e quella che si trova in grado, quest’ultima, di riaprirti alla vita o ad una diversa e più piacevole visione dell’esistenza, le presenze occulte che si manifestano solo al protagonista della storia così da confondere lo spettatore impegnato fino in fondo a discernere la realtà dall’immaginazione, il mondo dell’omosessualità rappresentato sempre con una certa gaiezza, leggerezza nonostante sempre sopra tono per immagini, atteggiamenti e comportamenti. E poi sempre questa bellissima fotografia calda, sensuale, lasciva. Tutto il suo mondo variopinto questa volta attraversa una città magica, solare e tenebrosa, femmina al punto di rappresentare se stessa nell’utero, piena di misteri, ricca di traffici con la sua storia ultramillenaria che sembra sempre presente tutta quanta: Napoli, teatrale naturalmente, mediterranea e confusionaria come la sua Istanbul. E poi c’è un giallo, la morte dell’amante di una notte della protagonista la quale macabramente è una anatomopatologa, il dottore dei morti insomma, un giovane che manca pertanto l’appuntamento del giorno dopo perché viene ucciso in modo efferato. Questo delitto sveglia nella memoria di Adriana un episodio doppiamente luttuoso della sua infanzia, rimosso ma ancora in cerca di chiarificazioni. Insomma una gran macedonia come piace al nostro turco – italiano del quale ho visto tutti i film (anche il primo, “Il Bagno Turco”) e di cui continuerò a seguire le imprese cinematografiche se non altro per la maestria con la quale è in grado di creare certe atmosfere decadenti, lascive, nostalgiche, accorate, colorate e questa volta, dopo Roma, Lecce, Istanbul scende in una Napoli che sembra voglia fare il paio con la Roma de La Grande Bellezza.
michelecamero
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paolo
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sabato 13 gennaio 2018
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fra i film che più ci sono piaciuti
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Il fatto che la storia narrata sia poco credibile nel suo motivo dominante (una notte d’amore con uno sconosciuto, che poi verrà ucciso) nulla toglie al fascino di questo film che si inoltra nelle profondità ancestrali di Napoli, e quindi dell’animo umano. Delle sue fragilità, delle sue debolezze, delle sue paure, delle sue aspirazioni come delle sue frustrazioni, della vergogna del passato che può coesistere ("deve" coesistere) con la vita quotidiana. A una assoluta perfezione estetica (gli interni della casa borghese rivaleggiano – e secondo me vincono – con il Visconti di "Ritratto di famiglia". Alcuni dettagli – le due sedie dell’ingresso inquadrate sia “al presente” sia “al passato”, per dire che, a distanza di una trentina di anni, niente cambia – sono ridondanti di emozioni nonostante la loro fissità) si affianca la freschezza dei dialoghi, parte in italiano parte in dialetto, come si usa nella borghesia partenopea.
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Il fatto che la storia narrata sia poco credibile nel suo motivo dominante (una notte d’amore con uno sconosciuto, che poi verrà ucciso) nulla toglie al fascino di questo film che si inoltra nelle profondità ancestrali di Napoli, e quindi dell’animo umano. Delle sue fragilità, delle sue debolezze, delle sue paure, delle sue aspirazioni come delle sue frustrazioni, della vergogna del passato che può coesistere ("deve" coesistere) con la vita quotidiana. A una assoluta perfezione estetica (gli interni della casa borghese rivaleggiano – e secondo me vincono – con il Visconti di "Ritratto di famiglia". Alcuni dettagli – le due sedie dell’ingresso inquadrate sia “al presente” sia “al passato”, per dire che, a distanza di una trentina di anni, niente cambia – sono ridondanti di emozioni nonostante la loro fissità) si affianca la freschezza dei dialoghi, parte in italiano parte in dialetto, come si usa nella borghesia partenopea. Mi sono sempre piaciuti i film in cui il regista propone e non dispone, come questo. Che lascia libero lo spettatore di "immaginare": che il fantasma di Andrea possa essere persona vera e vivente, che Pasquale possa essere stato avvelenato, che la maschera delle due amiche (lesbiche?) sia la copia oppure l’originale. Mi piacciono anche i simbolismi di cui questo film è pieno: dalle riprese con lo sfondo sfocato (Napoli "velata") ai ciechi con il bastone che incontriamo all’inizio e alla fine del film (Buñuel?). Mi piacciono le penombre, gli incroci degli sguardi ai cocktail, i passi sui lastroni del centro storico. Mi piacciono i personaggi, tutti umani e ambigui (per forza: sennò che umani sarebbero?), primo fra tutti questo Pasquale che incarna alla perfezione l'antica licenziosità/saggezza di un intero popolo. Alcune scene (la fila dei questuanti nel cortile della santona, con tanto di doni in natura, introdotti dalla nana scorbutica; la tombola all'ospizio dei vecchi poveri, con tanto di spettacolare scenografia sul golfo) sono squisitamente felliniane. E dunque? Se in questo ultimo Ozpetek troviamo – tutti insieme – brandelli dei grandi maestri che abbiamo amato, perché non dovremmo conservare anche "Napoli velata" fra i film che più ci sono piaciuti?
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mei
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martedì 23 gennaio 2018
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ozpetek, fino a dove vuoi spingerti?
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Esattamente come Gaspar Noe con "Enter The Void".
Purtroppo la totale assenza di un filo narrativo (non perche' poco credibile, ma perche', ripeto, del tutto assente) nuoce gravemente agli aspetti tecnico/formali positivi di cui invece il film avrebbe potuto godere. Cosi' la scena iniziale, allo stesso modo di quella finale risulta inspiegabilmente imbarazzante: non solo i due momenti fanno da cornice a una trama che non si regge in piedi, ma dimostrano quanto il regista, qui alla sua seconda innegabile caduta, cerchi di apparire 'il Sorrentino della situazione'. Un insieme disarticolato in cui si mescolano mistery, dramma, eros (insomma, non bastavano Borghi e la Mezzogiorno? Era davvero necessaria la scena d'amore con la maschera?), arte e morte, salvato solo dalla bellezza unica di Napoli al sole, che forse era meglio non velare.
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(di marezia)
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jackmalone
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giovedì 25 gennaio 2018
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perché napoli velata?
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Difficile superare gli stereotipi quando si parla di Napoli, forse il posto più bello del mondo dove la natura ci ha regalato tutte insieme le sue bellezze: il mare pieno di isole, la collina, il vulcano, il clima mite, la pianura lussureggiante e fertile. Da secoli popoli stranieri l'hanno colonizzata e assediata, poi è diventata la capitale di un regno con sovrani di provenienza straniera che, con inaspettata modernità e lungimiranza hanno creato la prima ferrovia, fabbriche modello con asili nido per i dipedendenti e un'economia brulicante di vita. L'unità d' Italia ha rotto molti equilibri e Napoli è diventata di nuovo terra di conquista, di malavita, di speculazioni edilizie e ruberie perpetuando, anche attraverso il cinema e la fiction, lo stereotipo di una città difficile, fragile e dominata dalla camorra.
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Difficile superare gli stereotipi quando si parla di Napoli, forse il posto più bello del mondo dove la natura ci ha regalato tutte insieme le sue bellezze: il mare pieno di isole, la collina, il vulcano, il clima mite, la pianura lussureggiante e fertile. Da secoli popoli stranieri l'hanno colonizzata e assediata, poi è diventata la capitale di un regno con sovrani di provenienza straniera che, con inaspettata modernità e lungimiranza hanno creato la prima ferrovia, fabbriche modello con asili nido per i dipedendenti e un'economia brulicante di vita. L'unità d' Italia ha rotto molti equilibri e Napoli è diventata di nuovo terra di conquista, di malavita, di speculazioni edilizie e ruberie perpetuando, anche attraverso il cinema e la fiction, lo stereotipo di una città difficile, fragile e dominata dalla camorra. Solo un napoletano può cogliere la realtà vera di Napoli, come tanti registi emergenti ed intellettuali che riescono ad andare al cuore dei problemi , emozionare , sorprendere e far riflettere.
In questo film si rimane invece sempre in superficie; grandiose le bellezze storiche ed architettoniche che lasciano senza fiato ma che fanno solo da cornice ad un quadro molto sbiadito: non c'è intreccio, nè analisi psicologica, nè persone reali: solo personaggi poco credibili su un palcoscenico che cade a pezzi. Pochi sanno che la maggior parte dei monumenti e chiese , tra le più belle del barocco, sono sempre chiusi al pubblico e dopo quasi 40 anni dal sisma, c'è ancora chi abita immobili inagibili. In mezzo al degrado sociale, pochi intellettuali coraggiosi allestiscono mostre e circoli culturali, volontari lavorano nel sociale senza mezzi per togliere i bambini dalla strada, in molti quartieri gli immigrati sono perfettamente integrati nel tessuto sociale mentre il popolo di Napoli continua ostinatamente ad abitare nei "bassi",senza finestre ma tutti tirati a lucido, e si rifiuta di abitare nelle periferie dove domina lo spaccio. Di questo si deve parlare se si parla di Napoli e in particolare dell'amore smisurato che lega i napoletani alla loro città: un amore incondizionato che ha delle radici ataviche e misteriose: questo è l'unico mistero che andrebbe svelato. Se Ozpetek avesse voluto fare un buon lavoro invece di rifare il verso a " La grande bellezza" avrebbe dovuto chiedere la consulenza di sociologi e antropologi ,tra l'altro molto presenti ed attivi nella cultura partenopea.
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ralphscott
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sabato 27 gennaio 2018
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la continua ricerca dei fantasmi
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Tre stelle scarse.
L'ossessione di Ferzan,coerente e,a questo punto,esasperante,continua. Come in tutti i suoi film,tolto gli esordi,tornano i fantasmi del passato. Trame involute e criptiche,degne del più ostico Marco Ferreri,non giovano a ciò che di bello il regista non manca mai di offrirci: la direzione degli attori,soprattutto delle attrici,e l'abilità dietro la macchina da presa. Certo lui si affida sempre allo stesso manipolo di sceneggiatori,ma comunque ne condivide le scelte,evidentemente. Al film in questione,anche a questo,l'erotismo non difetta,anche se la tanto strombazzata scena di sesso non mi è sembrata molto erotica.
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Tre stelle scarse.
L'ossessione di Ferzan,coerente e,a questo punto,esasperante,continua. Come in tutti i suoi film,tolto gli esordi,tornano i fantasmi del passato. Trame involute e criptiche,degne del più ostico Marco Ferreri,non giovano a ciò che di bello il regista non manca mai di offrirci: la direzione degli attori,soprattutto delle attrici,e l'abilità dietro la macchina da presa. Certo lui si affida sempre allo stesso manipolo di sceneggiatori,ma comunque ne condivide le scelte,evidentemente. Al film in questione,anche a questo,l'erotismo non difetta,anche se la tanto strombazzata scena di sesso non mi è sembrata molto erotica. Attici note e protagoniste,come sempre. Manca il cammeo di una vecchia diva,ma non la presenza di ex belle sfatte: la Ferrari è quasi impressionante nella sua decadenza fisica,appesantita dal trucco e da un ruolo nobilitato da poche battute. Ho letto tante interpretazioni del film,recensioni divergenti per un film che si fa vedere ma forse,volutamente,non comprendere. Io preferisco altre opere del turco;Allacciate le cinture è l'ultima che,seppur non riuscitissima,mi ha davvero emozionato. Volendo vedere il percorso,Napoli velata è una risalita dopo il terribile Rosso Istambul.
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