Napoli velata

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roxy19 martedì 1 maggio 2018
misterioso Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
50%

Oltre la indiscutibile bravura della Mezzogiorno, il film lascia un velo di incompiuto che apre a mille interpretazioni.
la crudezza delle riprese e i piani sequenza sono tra i più belli mai visti.
semplicemente Napoli, la sua vena esoterica che ci accompagna da secoli.
per chi si nn ha ancora visto il film, suggerisco di lascarsi andare e liberare la mente dal giudizio che incatena e fa perdere la poesia del film.
tutte le scene hanno un senso, anche la prima e più criticata, sensa la quale nn avrebbe Spessore tutta la trama.
nn si può etichettare il film in un genere, lascia però tantissimi spunti di riflessione.
io l'ho visto già due volte, e ad ognuna ho provato un emozione diversa . [+]

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no_data domenica 20 maggio 2018
grandioso regista Valutazione 5 stelle su cinque
0%
No
0%

Parto dicendo che è diretto da un un regista che adoro, ed ho adorato anche questo dipinto di Napoli. C'è tutto in questo film , bellezza, arte, passione, mistero , sentimenti, risentimenti . Mi stupisco ci sia gente che si sia concentrata sul fattarello insignificante dell'omicidio e si sia anche irritata per la mancata individuazione del colpevole o per il finale "velato" appunto. Stiamo parlando di una bellezza esterna ed interna di questa meravigliosa cittá , che oltre ai tanti primati ha avuto il culto dell'esoterismo del "velo", dove hanno operato Eusapia Palladino ed il Principe di San Severo (giusto per esemplificare) . Non siamo andati a vedere Montalbano (in tutta la sua grandezza) , ma Ozpetek. [+]

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saintloup martedì 2 gennaio 2018
ozpetek ritrovato Valutazione 4 stelle su cinque
48%
No
52%

 Napoli velata. Noir dalle tinte fortemente contrastanti, l'ultima fatica di Ferzan Ozpetek colpisce per la ritrovata ispirazione artistica del regista. Infatti tutti gli elementi che caratterizzano la sua poetica vengono dipanati uno ad uno sullo sfondo di una Napoli rappresentata all'insegna del doppio : misteriosa ed esoterica nei suoi vicoli oscuri e lugubri corridoi sotterranei, ma anche sfarzosa e debordante nel fasto dei suoi palazzi antichi, barocchi e nobiliari. E su questo sfondo fa la sua passerella uno stuolo ben nutrito di personaggi grotteschi e di riti pagani, primo fra tutti il parto dei femminielli. 

Ma l'ambiguità del doppio scenografico non è  il delirio estetizzante di un regista sterile : esso rappresenta il simbolo esteriore di un conflitto irrisolto, amaro e tragico che dilania l'esistenza della protagonista, una splendida e intensa Giovanna Mezzogiorno. [+]

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michelangelomonni giovedì 4 gennaio 2018
ozpetek non è pontormo! Valutazione 2 stelle su cinque
33%
No
67%

C’è un segreto e un dramma rimosso ma ancora drammaticamente presente nell’inconscio di Adriana, un’affascinante anatomo-patologa che, quasi per una sorta di espiazione di colpe non sue, “vive in mezzo ai morti”.
In una Napoli misteriosa e patinata, tratteggiata da una fotografia elegante, raffinata anche se un po’ fredda, da riti sincretici e teatrali (il film si apre con “la figliata dei femminielli” una rappresentazione antifrastica del parto di chi partorire non può), da una lingua spesso esibita anche nella scelta, forse un po’ artificiale, dell’allocutivo di cortesia “voi” utilizzato dalla protagonista con il poliziotto, dai dialoghi (nei quali spicca per alto tasso di “napoletanità” una quasi caricaturale Luisa Ranieri) nonché dal “coro” di personaggi che si muove intorno alla protagonista (altra costante del cinema di Ozpetek) in cui il corifeo è Peppe Barra (forse un po’ sottodimensionato) si dipana la vicenda dell’ennesima borghese inquieta (categoria assai cara a Ozpetek) che improvvisamente riscopre una sensualità lungamente repressa nel giovane aitante ed emblematico Andrea, barbaramente trucidato dopo la prima notte di sesso con la protagonista . [+]

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michelangelomonni giovedì 4 gennaio 2018
ozpetek non è pontormo Valutazione 2 stelle su cinque
33%
No
67%

C’è un segreto e un dramma rimosso ma ancora drammaticamente presente nell’inconscio di Adriana, un’affascinante anatomo-patologa che, quasi per una sorta di espiazione di colpe non sue, “vive in mezzo ai morti”.
In una Napoli misteriosa e patinata, tratteggiata da una fotografia elegante, raffinata anche se un po’ fredda, da riti sincretici e teatrali (il film si apre con “la figliata dei femminielli” una rappresentazione antifrastica del parto di chi partorire non può), da una lingua spesso esibita anche nella scelta, forse un po’ artificiale, dell’allocutivo di cortesia “voi” utilizzato dalla protagonista con il poliziotto, dai dialoghi (nei quali spicca per alto tasso di “napoletanità” una quasi caricaturale Luisa Ranieri) nonché dal “coro” di personaggi che si muove intorno alla protagonista (altra costante del cinema di Ozpetek) in cui il corifeo è Peppe Barra (forse un po’ sottodimensionato) si dipana la vicenda dell’ennesima borghese inquieta (categoria assai cara a Ozpetek) che improvvisamente riscopre una sensualità lungamente repressa nel giovane aitante ed emblematico Andrea, barbaramente trucidato dopo la prima notte di sesso con la protagonista . [+]

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giovedì 4 gennaio 2018
napoli cupa, spettatore sgomento.... Valutazione 2 stelle su cinque
43%
No
57%

Centotredici minuti. Centotredici minuti per lasciare lo spettatore sgomento, magari un po irato anche. Questo "Napoli Velata", leggo sopra, apparterebbe al genere "drammatico" (ma anche ovviamente al genere "thriller"!), ed in effetti si tratta di un film drammatico (inevitabile in presenza di un efferato omicidio...), e ciò non solo per la complessiva tematica dell'opera del regista turco, non solo per la trama e per la tecnica e l'atmosfera legati al montaggio ed alla fotografia, ma soprattutto per la profondissima cupezza che pervade l'intero film ed i suoi personaggi principali (lungo tutti i 113 minuti non conterete una loro sola risata, al massimo un tiratissimo sorriso...): davvero troppo cupo. [+]

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andrea alberini venerdì 5 gennaio 2018
lusso e spettacolo ma senza poesia
0%
No
100%

“Napoli velata”, ultimo film di Ozpetek, si presenta da subito come una sceneggiata napoletana, nel senso forse più profondo. Il dramma, il sangue, la passione e il mistero, incarnati dalla maschera antica di Peppe Barra che riempie lo schermo mentre pronuncia enigmi a commento del parto simulato di un bambino, in uno spettacolo-cerimonia officiato durante una festa, in un lussuoso appartamento storico della città di Partenope.

Il film quindi ha intenzioni forti e ambisce a descrivere l’animo ricco e complesso di questa grande città d’Europa attraverso una vicenda fortemente drammatica. L’artista ne avrebbe le possibilità e usa un po’ tutti i ferri del mestiere, per così dire. Mostra il volto lussureggiante degli ambienti barocchi, panorami tra i più belli del mondo, l’eleganza e grandiosità degli spazi moderni (e non molto di quelli più popolari, a dire il vero) ma quello che ottiene alla fine non sembra essere tanto di più di un buon effetto estetico. [+]

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lunedì 8 gennaio 2018
un film totalmente insulso deludente e volgare Valutazione 1 stelle su cinque
43%
No
57%

Sabato sera come ammiratrice da anni di Ozpetek, sono stata totalmente delusa. Il film, fatta salva una buona fotografia ed una regia che siamo abituati a conoscere e non ci rivela fortunatamente sorprese, e` una totale delusione. La storia e` inconsistente, slegata, inesistente. La recitazione e` vergognosa a parte i fantastici camei di Lina Sastri, Luisa Ranieri, Anna Bonaiuto e Beppe Barra, la Mezzogiorno e Borghi sono insulsi, insespressivi e devono ricorrere al porno per attirare qualche attenzione e scuotere lo spettatore dal torpore emotivo.
I quadri estetici di una Napoli difficilmente riconoscibili sono molto simili a delle cartoline turistiche e poco paragonabili ai quadri meravigliosi ai quali Ozpetek ci aveva abituati (vedi la splendida Lecce di Mine Vaganti). [+]

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zim mercoledì 10 gennaio 2018
simulacri e spostamenti Valutazione 4 stelle su cinque
45%
No
55%

 Cosa spinge una distinta dottoressa in età ad accettare la perentoria ed esplicita proposta sessuale di un giovanotto tanto simpatico quanto sbrigativo e impertinente?
C'è  uno sparo all'inizio, un nodo edipico non risolto, una fame insaziabile che sembra non fermarsi nemmeno con la misteriosa elisione del giovanotto che poi è ritrovato  morto sul banco di lavoro della dottoressa, appunto come Edipo: senza occhi. Non basta, il suo fantasma si ripresenta nella persona di un fratello gemello altrettanto intraprendente e bello e lei la dottoressa non gli fa mancare nulla cibo vestiti e sesso. Spunta anche un prezioso reperto arcaico a forma d' occhio che sembra risarcire, uno per due, quelli persi e  si intreccia nel destino disordinato di cabale familiari e tradizioni cittadine, napoletane, non sempre "oh sole mio" Ci vuole ordine  e per fortuna c'è il poliziotto buono che non è  mai In divisa ma recupera le foto degli scatti compromettenti della bella dottoressa, le svuota il frigorifero dall'eccesso di manicaretti andati a cattivo fine e mette nel sacco dell'immondizia i vestiti di troppo e le cravatte incellofanate mai usate dal fratello gemello che da simulacro del morto sta sempre   fra i piedi, a torso nudo. [+]

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maria patrizia maccotta sabato 13 gennaio 2018
napoli velata o la trama dello sguardo
0%
No
100%

Nell'ultimo film di Ozpetek affascina la trama dello sguardo. In psicanalisi lo sguardo, la vista, è il senso più celebrale, legato alla sfera della razionalità, dell'intelletto. Non a caso Edipo si acceca, quando vede le conseguenze delle sue azioni.
La protagonista del film, Adriana, vede - da bambina - l'omicidio/suicidio della madre. I suoi occhi azzurri ingranditi sullo schermo ne assorbono tutto l'orrore. E' con gli sguardi che si tratteggia l'incontro con Andrea, grazie al quale lei, per la prima volta, si abbandona al mondo delle emozioni, delle sensazioni.
E' l'occhio/lente - appartenuto a suo padre e consegnatole dalla zia - che risveglia in lei il ricordo del trauma rimosso. [+]

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